Molti lettori chiedono, in privato o commentando i post su questo sito o sui nostri canali social, quale sia la percentuale di false accuse di stupro; o meglio di violenze sessuali che, dopo la denuncia, si dimostrano totalmente prive di fondatezza ed esitano in archiviazione (quando non vi sono nemmeno i requisiti minimi per incardinare un processo) o assoluzione (quando nel processo viene dimostrata l’innocenza dell’accusato con varie motivazioni: per non aver commesso il fatto, perché il fatto non sussiste, perché il fatto non costituisce reato, etc.). Chiariamo: il dato scorporato per le sole violenze sessuali non esiste. Un convincente tentativo di ottenerlo aggregando i dati ufficiali disponibili è stato fatto da Stasi nel suo “Violenza sulle donne: le anti-statistiche“, ma in ogni caso sul piano ufficiale le percentuali di accuse che alla verifica giudiziaria si rivelano infondate vengono riportate all’intero pacchetto della cosiddetta “violenza di genere”: maltrattamenti in famiglia, percosse, lesioni, stalking e ovviamente anche violenza sessuale, sia sulla sedicente vittima adulta che sui figli. In questo senso abbiamo tre documenti che costituiscono una fonte ufficiale.
I primo è del 2011: già era in vigore il 612-bis ma ancora non c’era il Codice Rosso e i nuovi reati introdotti nel Codice Penale come revenge porn, deformazione dell’aspetto, violazione delle misure cautelari, costrizione al matrimonio. Tale documento del 2011 (scaricabile qui) contiene gli estratti di un dossier depositato in Senato dove sono raccolte le testimonianze delle operatrici giudiziarie (esclusivamente donne) che denunciano una percentuale di false accuse oscillante tra il 70 ed il 90%, a seconda delle Procure. Il secondo documento è del 2022, ed è una griglia estratta dalle note introduttive del DDL 2530 a firma Bonetti, Cartabia e Lamorgese. Mette a confronto il numero di denunce presentate (fonte Ministero dell’Interno) col numero di condanne passate in giudicato (fonte Ministero di Giustizia) e, come si può vedere, circa il 50% di denunce finisce in archiviazione, il resto per proscioglimento in istruttoria o assoluzione nel processo. Solo una percentuale minima oscillante tra il 5 ed il 6% esita in condanna.
Le manipolazioni sui “reati spia”.
Però la griglia è fuorviante perché i dati così raccolti non possono essere confrontati su base annua: le condanne di un anno solare sono relative a denunce presentate 2, 3, 4 anni prima o anche più indietro nel tempo. Nessuna fonte istituzionale si prende il disturbo di stornare dalle statistiche del 2016 la denuncia che si conclude con assoluzione nel 2021, richiederebbe un lavoro immenso di ricostruzione a ritroso per migliaia e migliaia di processi. Per questo motivo l’unico dato propagandato insistentemente è il numero di denunce che, scollato dall’esito, serve a costruire un allarme fittizio in quanto non corrispondente ai reali contorni del fenomeno “violenza di genere”.
Il terzo documento è sempre del 2022, anch’esso estratto dalle note introduttive del DDL 2530. Mostra condanne in drastico calo nel quadriennio 2018 – 2021, ad esempio le condanne per violenza sessuale passano da circa 2.000 a circa 500. Aspetto curioso: tale griglia, nonostante dimostri in maniera inequivocabile il calo verticale delle condanne per i cosiddetti “reati spia”, viene utilizzata per sostenere che i reati sarebbero in aumento. Menzogna istituzionale che molte fonti, non solo il trio Bonetti/Lamorgese/Cartabia, divulgano da anni.
Attacca il ragionatore.
I dati in forte e inequivocabile calo, invece di generare soddisfazione per l’efficacia delle misure preventive contro le violenze di genere, secondo le note introduttive del DDL 2530 testimonierebbero non un calo e nemmeno uno stallo, ma addirittura un aumento dei reati-spia, dal quale nasce la necessità di nuovi e più stringenti strumenti normativi: “Alla luce dei dati sopra riportati, che evidenziano un trend in aumento dei c.d. reati spia, quali i maltrattamenti in famiglia, lo stalking e le altre violenze ai danni delle donne, il presente provvedimento reca interventi correttivi al codice penale e di procedura penale al fine di introdurre nuovi e più mirati strumenti a supporto delle Forze dell’Ordine e della Magistratura e crea un coordinamento strutturale fra norme e repressione di ipotesi analoghe”.
Quindi la novella si renderebbe necessaria a causa dell’emergenza generata dal trend in aumento dei reati-spia, anche se i fatti (non le opinioni, i fatti) dicono che le condanne passano da 2.665 a 914 e i reati-spia registrano il 95% di innocenti ingiustamente accusati. La percentuale di infondatezza delle accuse è di gran lunga prevalente eppure, invece di suscitare allarme, il fenomeno viene sistematicamente ignorato o addirittura spacciato per il suo contrario. Ogni tentativo di smentire le bufale istituzionali viene contrastato con bordate di odio mai motivato nel merito, la tattica denigratoria consiste sempre nelle accuse ad personam, anche da fonti parlamentari. Un copione già visto: chi non è in grado di attaccare i ragionamenti, attacca il ragionatore.
Tutti maschilisti talebani?
Stasi e Nestola mentono, Stasi e Nestola sono inattendibili, ciò che scrivono Stasi e Nestola non deve essere preso in considerazione perché sono noti maschilisti talebani retrogradi e fassssisti, inneggiano all’odio contro le donne e pertanto non hanno il diritto di esprimere le proprie opinioni tossiche. Tali ottuse contestazioni vengono fatte senza tenere conto che gli odiatissimi Stasi e Nestola non esprimono pareri personali ma hanno sempre presentato dati incontestabili: non opinioni ma fatti. Il dossier del 2011 raccoglie i pareri di autorevoli professioniste, le esperienze personali sulla mole immensa di false accuse vengono testimoniate da PM, avvocati e psicologhe: mentono tutte? Tutte maschiliste talebane favorevoli alle violenze contro le donne??
Le sdegnose proteste dovrebbero riguardare chi si assume la responsabilità di fare una dichiarazione, non chi la riporta; dovrebbero quindi essere denunciati i sostituti procuratori Carmen Pugliese, Monica Magi, Barbara Bresci e tutte le altre professioniste presenti nel dossier, oltre ai giornalisti che hanno loro dato visibilità, i direttori responsabili e gli editori delle testate sulle quali sono comparse le loro dichiarazioni. Ancora peggio per le griglie estratte dalle note introduttive del DDL 2530. Che i cosiddetti “reati spia” siano in calo ma vengano spacciati in aumento per costruire una emergenza fittizia non è un’opinione dei famigerati Stasi e Nestola ma un fatto incontestabile documentato dagli uffici legali di tre diversi Ministeri, avallato quindi dalle rispettive ministre dell’Interno, Giustizia e Pari Opportunità. Anche loro maschiliste talebane?