Il 20 giugno i nostri Davide Stasi e Fabio Nestola hanno preso parte alle audizioni in Senato sul DDL 2530 e collegati: “disposizioni per la prevenzione e il contrasto del fenomeno della violenza nei confronti delle donne e della violenza domestica”. Hanno espresso opinioni fortemente critiche ma dettagliatamente motivate – pur nella limitatezza del tempo concesso – evidenziando le carenze, gli aspetti a-giuridici e la faziosità ideologica dei DDL in esame. Si sono scontrati col fatto, peraltro già noto, che le opinioni possono essere liberamente espresse a patto che siano in linea col volere del padrone, cioè della politica mainstream che, restando seria, ama definirsi progressista e inclusiva: chi dissente deve essere zittito, delegittimato, squalificato. Sono infatti partite critiche feroci ma, attenzione, mai nel merito.
Secondo la rodata tecnica della diffamazione, infatti, Stasi e Nestola sono stati accusati di aver accumulato molteplici denunce per avere inneggiato alla violenza e all’odio contro le donne; negazionisti della violenza subita dalle donne, blogger misogini infilati subdolamente nelle audizioni, con finalità eversive, dall’odiatissimo Pillon. Insomma le proteste si sono concentrate sul fatto che gentaccia simile non avrebbe dovuto parlare, non su quello che hanno detto; nessuno infatti ha saputo contestare le criticità elencate dai nostri autori. Le colorite – e false – esternazioni della Valente sono state servilmente riprese dai media secondo i criteri attuali di libertà di opinione e pluralità di informazione, senza quindi che un solo cronista abbia sentito il dovere o perlomeno la curiosità di verificare presso i diretti interessati. Niente di strano, oggi la demokrazia e l’informazione di regime funzionano così: stile MinCulPop.
Le risposte al nostro sondaggio.
I Nostri non hanno battuto ciglio, non si sono tuffati in smentite, proteste, denunce o reazioni scomposte, ma hanno ribattuto con l’arma più potente della quale dispongono: la verità. E sulla verità hanno chiamato a rispondere le scalmanate accusatrici: “ok, avete fatto l’usuale compitino della shitstorm descrivendoci come brutti e cattivi, però la piantate di contestare i ragionatori invece dei ragionamenti e vi degnate una buona volta di entrare nel merito? In sostanza, ciò che abbiamo detto è vero, si o no?”. Hanno quindi lanciato un sondaggio articolato in 18 domande, riassumendo i temi trattati nei fatidici 7 minuti + 7 che tanto rancore hanno scatenato. Le domande erano rivolte prevalentemente alle parlamentari haters, al fine di sorvolare sulla macchina del fango ed aprire un dibattito nel merito dei contenuti. Non hanno risposto, ma era tanto ovviamente quanto ampiamente prevedibile. Hanno però risposto giuristi, psicologi, sociologi, associazioni forensi, professionisti di varie discipline e lettori in generale.
Doveroso a questo punto pubblicare i risultati del sondaggio, con la precisazione che i numeri non certo oceanici dipendono principalmente da due fattori. Anzitutto il periodo: le ferie estive non sono il periodo più indicato per coinvolgere i lettori, calano i contatti a luglio, sono ancor meno in agosto. Il sondaggio ha registrato un afflusso significativo nei primi giorni immediatamente successivi al lancio, per andare poi progressivamente scemando: a metà luglio i questionari arrivati in redazione erano oltre 750, a fine mese ancora non era stata raggiunta quota 1.000, al 31 agosto abbiamo raggiunto il totale di “soli” 1.244 questionari. Secondariamente il terremoto politico: a fine giugno non era prevedibile lo scioglimento delle Camere, né la tornata elettorale che ne deriva, né il valzer delle alleanze. I DDL inquinati dall’ideologia non sono più in calendario, è scemata l’attenzione sulle riforme che, per forza di cose, verranno rinviate a data da destinarsi a cura di una maggioranza diversa da quella attuale. Comunque, anche se non moltissimi, i questionari sono arrivati in redazione e ne analizziamo i risultati. Non tutte le 18 domande hanno ottenuto lo stesso numero di risposte, crediamo dipenda dal modo in cui erano formulate. Ad esempio la domanda 1) ha ottenuto la totalità di SI mentre la 2) che in sostanza capovolgeva la domanda replicandone il contenuto e dettagliando le modalità, ha ottenuto 1.109 SI e 135 NO. Potrebbe essersi creato un equivoco da parte di chi inviava inizialmente il questionario via mail sintetizzando “tutti SI”, dopo la prima settimana abbiamo elaborato il questionario compilabile online per evitare malintesi. Ecco dunque i risultati:
DOMANDE | SI | NO | |
1 | Le vittime maschili di violenza domestica esistono, si o no? | 1.244 | – |
2 | È possibile negare che esistano uomini maltrattati, umiliati, perseguitati, vessati, picchiati, accoltellati, sfregiati o assassinati da una donna, si o no? | 1.109 | 135 |
3 | I DDL in esame ignorano questa casistica, si o no? | 1.244 | – |
4 | I DDL in esame sono apertamente unidirezionali nella tutela delle vittime femminili, si o no | 1.244 | – |
5
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Propagandare i DDL in esame come misure a tutela esclusivamente delle donne è una discriminazione per chiunque non sia donna quindi non solo uomini adulti ma anche minori, anziani, disabili, famiglie Arcobaleno, comunità LGBTQ+ ? | 1.244 | – |
6 | Una norma discriminatoria perde il requisito irrinunciabile dell’imparzialità, si o no? | 1.244 | – |
7 | Legiferare a favore di una sola categoria di persone, privando di identica dignità ed identica tutela qualsiasi altra categoria, è frutto di un’ideologia sessista, si o no? | 1.244 | – |
8 | Una norma che prenda vita da un inquinamento ideologico sessista è incostituzionale, si o no? | 1.217 | 27 |
9 | I dati ministeriali delle denunce per i cosiddetti reati-spia (artt. 572, 609 bis, 612 bis) vengono utilizzati, anche nelle note introduttive dei DDL in esame, per creare allarme sociale e “dimostrare” l’urgenza di nuove norme restrittive, si o no? | 1.244 | – |
10
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Si gioca sull’equivoco della voce “denunce presentate” spacciandola per colpevolezza certa dell’accusato, si o no? | 1.244 | – |
11 | L’incrocio dei dati ministeriali (Interno – denunce; Giustizia – condanne) dimostra una generale infondatezza delle accuse con oltre il 90% delle denunce che esitano in archiviazione, proscioglimento o assoluzione? | 1.244 | – |
12 | Il fenomeno delle false accuse di violenze domestiche è noto da oltre 10 anni, si o no? | 1.106 | 138 |
13 | Si sono espresse in merito anche le operatrici giudiziarie, tutte di genere femminile, si o no? | 1.106 | 138 |
14 | Il Governo attuale e quelli precedenti hanno sempre evitato di prendere atto del fenomeno in espansione e di studiare adeguate contromisure? | 1.213 | 31 |
15 | le contromisure istituzionali (numero verde 1522, finanziamenti pubblici alla rete CAV, gratuito patrocinio per chi si dichiara vittima di violenza, reddito di libertà, norme per tutelare una sola categoria di vittime, etc.) sono dedicate esclusivamente al genere femminile, si o no | 1.244 | – |
16 | il criterio numerico “le vittime femminili sono di più” può indurre il legislatore a considerare superfluo interessarsi anche di altre vittime? | 1.028 | 216 |
17 | alle vittime maschili, anche qualora fossero numericamente inferiori rispetto a quelle femminili, può essere negata la stessa tutela e gli stessi vantaggi, anche economici, oggi riservati alle donne, si o no? | 588 | 656 |
18 | Il concetto di “persona vittima di violenza”, a prescindere dal genere di autori e vittime, è l’unico lecito nella fase legislativa, si o no? | 1.244 | – |
In sostanza, a parte trascurabili variazioni, le risposte pervenute riconoscono ampiamente fondate le contestazioni mosse da Stasi e Nestola in Senato. Fa eccezione la domanda n. 17, l’unica a registrare un sostanziale equilibrio fra risposte positive e negative; temiamo dipenda, come per la n. 2, dalla formulazione che potrebbe essere stata equivocata. In ogni caso non è finita qui. Appena si insedierà il nuovo Parlamento, del quale la Valente sicuramente farà parte (per il suo impegno democratico, inclusivo e soprattutto imparziale è stata premiata con un collegio blindato), riprenderemo il discorso su questi punti e su un altro, particolarmente caro a Stasi e Nestola, sul quale la Valente ha sempre evitato di rispondere: la definizione ufficiale di cosa sia un femminicidio. Lo slogan “uccisa inquantodonna”, con la variante “per la sola colpa di essere una donna”, è un insulto al diritto, alla logica, all’intelligenza.