«La parola delle donne non basta, perché da sempre, nella cultura patriarcale di cui è imbevuta la società, la parola delle donne conta meno». Ipse dixit Antonella Veltri, Presidente di D.i.Re, 20 luglio 2021, in un agghiacciante comunicato stampa. Il riferimento, manco a dirlo, è sempre alle dichiarazioni dell’avvocata Sergiacomi contro la quale si è alzato un fuoco di sbarramento senza precedenti. Non si deve dire che alcune denunce (non tutte, la Sergiacomi non ha detto questo) sono prive di fondamento.
La parola delle donne conta meno? Già, infatti col patriarcale Codice Rosso una donna dichiara di aver subito violenza e il magistrato patriarcale eroga le misure cautelari patriarcali senza bisogno di un patriarcale contraddittorio, senza prove patriarcali, senza referti medici patriarcali, senza testimoni patriarcali, sulla sola base delle dichiarazioni della donna la cui parola però non conta niente a causa del patriarcato. È esattamente il contrario, Veltri, esattamente il contrario.
Perché una menzogna femminile viene derubricata a “stereotipo”?
La parola di una donna conta talmente tanto che, da sola, basta a limitare la libertà personale dell’accusato. Poi ci sono i casi in cui la sola parola prelude ad accuse fondate e gravissime, ma anche casi in cui sono solo menzogne inventate per i motivi più vari: per vendetta, per rabbia, per interessi economici, per gelosia, per invidia, per non accettare un abbandono, per mascherare una relazione extraconiugale, per nascondere una scappatella al fidanzato, per screditare un collega, per distruggere un marito e tanti altri motivi. Succede, lo testimonia la cronaca giudiziaria, cara Presidente Veltri.
Da notare: tra i motivi delle false accuse non abbiamo citato il filone principale, cioè accuse costruite a tavolino per allontanare il padre dai figli, poiché questo particolare filone si sposta sul piano del dibattito parlamentare grazie agli emendamenti della Senatrice Valente, ma questo è un altro discorso che sviluppiamo in sedi diverse. Tornando alle domande pertinenti con le osservazioni di Antonella Veltri relative all’affaire Sergiacomi: perché noi oppressori, maschilisti, patriarcali, pregiudicati e violenti non neghiamo le accuse fondate e ne riconosciamo la gravità, e invece il femminismo Buono e Giusto nega la possibilità che una donna possa mentire? Perché una menzogna femminile viene derubricata a “stereotipo”?
Possiamo formalizzarle un invito ufficiale.
«È insostenibile che ad alimentare tali stereotipi siano persone che ricoprono incarichi politici quali la presidenza di una Commissione pari opportunità», tuona la Veltri, puntando il mirino contro la Sergiacomi. Abbiamo catalogato una casistica immensa di accuse rivelatesi infondate, e la maggioranza dei casi di archiviazione, proscioglimento o assoluzione vengono da patriarcalissimi magistrati di genere femminile.
Ovviamente né l’agenzia D.I.Re. né i media mainstream daranno mai visibilità alle prove documentali delle nostre tesi, l’informazione deve essere e restare unidirezionale. Tuttavia siamo disposti ad aprirle i nostri archivi in privato, senza clamore mediatico, fotografi, giornalisti e comunicati. Non è una sfida, un duello all’OK Corral, per questo la proposta è di parlarne in privato. Noi possiamo mettere sul piatto della bilancia fatti concreti, non opinioni. Vuole verificare? Possiamo formalizzarle un invito ufficiale, gentile Presidente Veltri.