Ho proposto a suo tempo l’equazione F=m+kF, la quale dice che gli uomini valgono meno delle donne. Non l’ho fatto certo per stupire con un paradosso dozzinale, un infantile effetto speciale, ma perché formule secche e perentorie come questa hanno il pregio di racchiudere in pochi simboli verità importanti. Ci fu un tempo in cui da un’equazione ci si attendeva la spiegazione perfetta dei fatti ad essa pertinenti. Oggi non abbiamo simili ingenue pretese, ci basta che spieghi qualcosa. Più spiega e meglio è: vediamo cosa riesca a fare questa.
Va da sé che stiamo parlando del valore biologico dei due, determinato dalla loro diversa utilità nella sopravvivenza della specie. Il riferimento ai fondamenti evolutivi è largamente condiviso in seno agli uomini del movimento maschile, di quasi tutti gli orientamenti e ad esso fanno riferimento sistematicamente, in modo aperto o implicito. Parimenti implicita è la considerazione che il dato biologico ha sempre riflessi nella psicologia dei due sessi e si riverbera in tutti i versanti del loro rapporto con il mondo e quindi nel loro comportamento. Questo è l’aspetto che ci interessa. Trascuro di ipotizzare quanto valga il coefficiente k e con esso quale sia il grado di disvalore patito dagli uomini. Conta il fatto che quel divario c’è e che in esso sta la ricchezza del mondo.
Siamo diversi per natura.
In queste righe suggerirò infatti che il minor valore biologico degli uomini ha un duplice aspetto. Sta alla base della loro spendibilità su tutti i fronti e al tempo stesso della loro creatività, che quella “carenza” è stata la fonte della edificazione/costruzione di quasi tutto ciò che esiste e di conseguenza (come vedremo) il fondamento del lato luminoso e glorioso della maschilità. Un ventaglio di aspetti negativi connessi al minor valore evoluzionistico maschile di fronte ai quali stanno le potenzialità, le qualità, le attitudini, le vocazioni che quella “inferiorità” porta con sé. Ne ho già accennato qui, sostenendo che gli uomini possono fare tutto e di tutto. Si tratta quindi di vedere in cosa consista quel “tutto”.
È dai primi scritti di Warren Farrell che la spendibilità maschile viene denunciata come un fatto negativo, un’anomalia che dovrebbe essere superata, prefigurando un mondo in cui non ci sia differenza nella distribuzione dei rischi, delle rinunce, dei sacrifici, delle mutilazioni e della morte, aspettativa che però contrasta con la verità che sempre affermiamo sulla irriducibile diversità naturale tra i due che il femminismo nega, mentendo. Siamo diversi per natura con diversi/simmetrici vantaggi e penalizzazioni.
Quella equazione ci dice appunto che la sacrificabilità maschile è inevitabile, giacché dovendo scegliere chi mettere in pericolo ed eventualmente perdere, la natura sceglierà, calcolatrice alla mano, quello che vale di meno. Essa natura avrà intelligentemente dotato quest’ultimo di alcuni tratti psicologici idonei a spingerlo verso i rischi e il sacrificio di sé, avrà introdotto nella sua indole quegli elementi di irrazionalità che servono per superare la tendenza vitale all’autoconservazione, gli avrà inoculato il virus della temerarietà facendolo sentire invincibile e, furba qual è, avrà reso tali pulsioni più vivide e potenti proprio nell’età in cui il rendimento fisico è massimo. Avrà reso dunque i giovani maschi facile preda di entusiasmi e illusioni, avrà reso per essi il rischio attraente, seduttivo e li avrà fatti sentire quasi immortali, affinché da scriteriati andassero spavaldamente a rischiare e, se necessario, a perdersi e a morire. Ma prima ancora a scoprire, ad avventurarsi oltre i confini del territorio, della conoscenza, del noto, dell’ignoto e, ciò non deve stupire, anche della legge e della morale. In sintesi, per dirla in forma cruda ma vivida: carne da frontiera, carne da miniera, carne da galera.
La formula spiega perché tra i nove allievi di Linneo partiti alla ricerca di nuove specie, ne sia tornato solo uno (secondo altra versione nessuno). Spiega perché sull’Atlantico la sola Spagna, perdendo 750 velieri in quattro secoli, abbia regalato al mare non meno di 160.000 affogati. Spiega perché i morti sul lavoro siano ogni anno nel mondo oltre 350.000 e in prigione, colpevoli o innocenti, almeno 9.000.000. Spiega quel che sappiamo: dove ci sono pericoli di qualsiasi genere, là ci sono gli uomini. E là devono stare perché solo loro possono esserci, giacché i sessi sono due (non cinquanta) e tra i due deve soccombere quello fungibile. Questo è il prezzo da pagare, ma l’altra faccia della medaglia parla invece delle conquiste che quel prezzo promette e di cui è fondamento. Dobbiamo dunque considerare i due versanti, quello individuale e quello collettivo, nei quali si manifestano gli effetti strepitosi di quel divario, ossia il corteggiamento e la costruzione delle Civiltà. Mentre il primo sembra ovvio, il secondo forse un po’ meno. Ne parleremo.