Un’arma eccezionale per chi cerca di resistere alla bugia e all’oppressione è l’ironia. Saper mantenere la capacità di sorridere o ridere di fronte agli eccessi della propaganda è fondamentale per riuscire a sopravvivere, per non farsi sopraffare dalla demotivazione e per trovare l’ispirazione a proseguire l’impegno con sempre maggiore determinazione. E allora dobbiamo dirlo: noi de “La Fionda” abbiamo riso tantissimo, ma proprio di pancia, nel leggere questa notizia riportata dal sito toscano “#gonews.it”, con il fulminante titolo: “Oltre 518 mila contatti al giorno durante la campagna contro la violenza sulle donne”. Non c’è un giornalista da sbertucciare, sembrerebbe più che altro un comunicato stampa della Regione Toscana riportato pari pari, scritto sotto l’egida dell’ardimentosa assessora alle politiche di genere Alessandra Nardini. Che si dimostra eccezionale in quelle nobili attività circensi del contorsionismo e dei salti mortali, messi in scena per poter dire che, aiuto aiuto, la violenza di genere (intendasi ovviamente solo quella degli uomini verso le donne) è un’emergenza nazionale che coronavirus levati proprio… In un lasso di tempo che furbescamente non viene menzionato, sarebbero nientemeno che mezzo milione i “contatti” che ogni giorno arrivano ai numeri di emergenza, 1522 e affini.
Sì, avete letto bene: un assessore regionale ritiene davvero che ogni giorno mezzo milione di donne chiamino per chiedere aiuto contro la violenza degli uomini. Testuali parole: “Con più di mezzo milione di contatti ogni giorno su tutto il territorio nazionale, siamo di fronte a numeri impressionanti…”, dice la Nardini. Che per sparare cifre del genere deve evidentemente fare ampio abuso nella nota e meravigliosa grappa prodotta a Bassano e che porta il suo stesso cognome. Battute a parte, è evidente che a chi gestisce soldi e potere tramite l’Antiviolenza Srl serva di tanto in tanto rinnovare il (falso) allarme nazionale e rinfrescare l’alibi globale, e così si sparano cifre sempre più grosse e folli, davanti alle quali non resta che farsi una risata. Mezzo milione di emergenze al giorno legate alla violenza di genere non arriverebbero al 1522 forse nemmeno venisse reso disponibile in Iran, Arabia Saudita, Pakistan, Bangladesh, India e nella parte di Nigeria governata da Boko Haram messe insieme. D’altra parte quale sia la natura dei “contatti” di cui parla la Nardini è ben noto, l’abbiamo svelato poco tempo fa, grazie anche alla involontaria complicità dell’ISTAT: dati del tutto irrilevanti. Anche per questo l’assessora prova a rimpinguare il tutto ficcandoci i dati statistici di un “banner informativo” piazzato sul sito della Regione Toscana: “Nei 15 giorni di durata (dal 25 novembre al 9 dicembre) le “impressions” erogate su oltre 7.600 siti sono state ben 7.780.000 e i clic ricevuti da 1.900 siti diversi sono stati 22.900”, dichiara tutta fiera la Nardini. A Roma avrebbero una risposta molto efficace (che non usiamo per decenza) in reazione a numeri che, com’è noto, se possibile sono ancora meno significativi dei “contatti” del 1522. Quindi ci limitiamo a ridacchiare divertiti di fronte a tutto questo sforzo e alla sfrontatezza della falsificazione natalizia dell’Antiviolenza Srl.
Una risata che però nei giorni attorno al Natale finisce per morirci sulle labbra. La realtà dei fatti irrompe violentemente, segnando con ferocia la divaricazione tra il mondo fantastico delle cifre farlocche sparate a reti unificate dalle CEO dell’industria dell’antiviolenza e il mondo delle persone vere, che è colmo di sangue e disperazione. Mentre infatti persone come l’assessore Nardini e tante altre come lei si trastullano con dati privi di ogni fondamento, gli effetti concreti dell’applicazione nel reale delle loro fantasie malate si manifesta in tutta la sua tragica bruttezza. A San Leone, nell’agrigentino, un uomo di 58 anni si impicca davanti alla casa di famiglia il 24 dicembre. Subito le forze dell’ordine cercano segni di una sua qualche colpevolezza (ovvio), ossia se avesse cercato di introdursi a forza nell’appartamento dove i suoi congiunti si preparavano al Natale. Sì perché sull’uomo gravava un divieto di avvicinamento. Non è chiaro perché, nessun mezzo d’informazione lo specifica, ma è facile indovinarlo: qualche accusa di maltrattamenti o stalking o similare. Una separazione in atto, la pallottola d’argento che espelle l’uomo dal contesto familiare pur se ogni accusa deve ancora essere dimostrata e sottoposta a un giudice. Anche alcuni siti provano ad appioppare all’uomo qualche marca d’infamia: “voleva avvicinarsi alla sua donna”, titola qualcuno. In breve lo scenario si chiarisce: nessun tentativo di effrazione, nessun desiderio di avvicinare una donna. Voleva solo essere partecipe del Natale con i propri figli e la propria famiglia ma gli è stato impedito da una falsa accusa. Chi lo dice? Noi. Abbiamo prove di questo? No, lavoriamo sul calcolo delle probabilità, e riteniamo probabile che fosse così al 90%, che è poi la quota di denunce false che vengono presentate nell’ambito delle violenze di genere e domestiche. Non sapremo mai la verità, i media non approfondiranno mai: un uomo morto suicida per questi motivi non fa notizia, e se la fa, comunque non va diffusa. Ci teniamo quindi la nostra certezza al 90%.
Molto più definita invece la vicenda accaduta sempre il 24 dicembre, ma stavolta ad Amalfi, dove un uomo di 39 anni ha tentato di togliersi la vita tagliandosi la gola con un taglierino. È stato notato da alcuni passanti, è partita la segnalazione ai Carabinieri, che sono intervenuti mentre l’uomo si era già isolato su una spiaggia e si era già procurato gravi ferite al collo. L’hanno fermato e ricoverato, se la caverà. Motivo del suo gesto? Sempre lo stesso: era stato denunciato dall’ex moglie per maltrattamenti ed era scattato il divieto di avvicinamento senza che alcun riscontro sia stato trovato (e probabilmente nemmeno cercato) rispetto all’accusa mossa. Espulso in un istante dall’alveo familiare, senza alcuna verifica, a prescindere, e tanti saluti al famoso “Codice Rosso” che avrebbe dovuto evitare casi del genere. Il dolore per l’improvvisa solitudine, l’umiliazione dell’essere sotto accusa, ma soprattutto la devastazione di non poter passare il Natale con i propri figli e la prospettiva di un futuro privato di tutto (a partire proprio dai figli) hanno spinto l’uomo su quella spiaggia, con il taglierino in mano puntato alla sua stessa gola, e anche questa vicenda ci sentiamo di ascriverla allo stesso calcolo delle probabilità fatto per il caso precedente. Ma non c’è solo il sud: a Noale, nei dintorni di Venezia, capita la stessa cosa, in uno scenario similare. Un padre separato perde il lavoro e il giorno dopo, la vigilia di Natale, tenta di impiccarsi a un albero. Salvato in extremis dalle forze dell’ordine, viene accompagnato a casa, dove cerca di uccidersi con un coltello, gesto fortunatamente sventato dai Carabinieri. Viene poi ricoverato in psichiatria, sano e salvo. Non viene portato in tribunale ad avere giustizia, ma in psichiatria.
Il suicidio di San Leone e quelli tentati ad Amalfi e Noale sono la triste realtà che non ha bisogno di inventare o gonfiare i numeri per manifestarsi in tutta la sua tragicità. Che ha una causa sola, l’ingiustizia, e tanti esecutori: ex mogli arrabbiate o egoiste sostenute da avvocati senza scrupoli, a loro volta legittimati da giudici che applicano leggi in gran parte sbagliate (“Codice Rosso”) e quelle giuste le applicano in modo distorto (L. 54/2006), in un contesto dove l’uomo è considerato sempre sacrificabile, quando va bene, sempre violento quando va male. E in Italia, grazie anche alla propaganda spudorata, ridicola ma pericolosissima, come quella dell’assessore toscano Nardini, per gli uomini tende ad andare sempre e sistematicamente male. Una divaricazione tra fantasia e realtà che presto o tardi dovrà essere colmata, auspicabilmente, se si può, senza urti.