Da messaggio privato. Mia moglie è greca, al tempo dei fatti residente in Italia. Viveva stabilmente in Italia, da anni, quando ha dato l’avvio con me a un chiaro progetto di famiglia: casa, lavoro e un figlio. Decide però di partorire nella sua terra d’origine insieme a me, con il preciso accordo di rientrare dopo il parto. Un impegno provato nei Tribunali e confermato poi da lei stessa. Se non che questa donna si arroga poi unilateralmente il diritto di trattenere la neonata nel suo paese d’origine. Naturalmente faccio ciò che devo sul piano legale e il risultato è che le viene concesso incredibilmente di permanere all’estero, sulla scorta di un’aberrante “interpretazione” della residenza abituale di una neonata, considerato che quando ho iniziato la mia battaglia la bimba aveva 5 mesi e mia moglie sarebbe dovuta rientrare dopo 3. Secondo questo “perverso” ragionamento, la “residenza abituale” della mia ex e soprattutto di mia figlia sarebbe diventata improvvisamente la Grecia. Nello specifico, per quanto riguarda mia figlia, il suo “centro degli interessi” sarebbe là, dove è trattenuta contro la mia volontà e non dove nel corso naturale delle cose, sarebbe dovuta crescere, in Italia.
La cosa sconcertante della mia vicenda però è un’altra, io paradossalmente finora, ho avuto più “tutele” all’estero o da Istituzioni estere che dalle Istituzioni Italiane! L’elenco dei comportamenti omissivi purtroppo è lungo. Basti sapere che l’Autorità Centrale Italiana (Ministero di Grazia e Giustizia) ha archiviato la mia posizione nel 2016 non offrendomi alcun supporto sempre sul presupposto che la bimba era nata all’estero, ignorando il fatto che la famiglia vive stabilmente in Italia. E se un bambino nascesse durante una vacanza all’estero, cosa significa che risiede là dove nasce? Il Tribunale di Ancona nel 2016, nonostante fosse tenuto in sede Separazione a prendere le decisioni riguardanti la bimba da me urgentemente richieste, lascia mia figlia in un “limbo” per oltre due anni, ovviamente “nel suo supremo interesse”.
In compenso la Procura di Ancona ha rinviato la mia ex a Giudizio per sottrazione di minore, ma questo sembrerebbe non contare nulla per nessuno. Comunque il Processo Penale inizierà a quasi tre anni dalla querela iniziale. Per parte sua il Tribunale dei Minorenni di Ancona, attenzionato nel 2016, dichiara estinta la posizione dopo due anni di inerzia assoluta, alla faccia del “supremo interesse del minore”! Dunque nessuna ragionevolezza né tutela dalle autorità italiane. Diversamente, sia il primo giudice greco attivato per il rimpatrio, sia lo stato inglese in sede Corte di Giustizia Europea, hanno perorato la mia causa, ravvedendo quello che le istituzioni preposte italiane non hanno visto. Assurdo! Purtroppo poi è intervenuta la Corte di “ingiustizia” Europea che ha dato un parere terribile, creando un precedente pericolosissimo in tutta l’UE. In sostanza, contraddicendo quanto precedentemente affermato, l’iniziale intenzione dei genitori di risiedere in un paese non conterebbe nulla al fine di definire la residenza abituale di un neonato. Un neonato ha la sua dimora abituale là dove vive la famiglia, o sbaglio? Se si mette in dubbio questo principio allora una donna, ovunque partorisca, là può trattenersi con il nascituro perché là risiederebbe. Anche un bambino capirebbe quello che tutte le Istituzioni non hanno voluto capire, semplicemente perché “la mamma è la mamma”.
Se io, padre, uomo, avessi fatto quello che ha fatto la mia ex cosa sarebbe accaduto? Sarebbe stato l’inferno per me, e giustamente aggiungo! Alla mia ex cosa succede? Nulla! Anzi, vista l’inerzia a prendere qualsivoglia decisione su mia figlia, il Tribunale di Atene mi ha anche spogliato del diritto di affidamento senza alcuna ragione, mi ha attribuito un mantenimento sproporzionato, soprattutto visti i parametri greci, insomma. In sostanza io sto pagando un riscatto tutti i mesi, a dispetto dell’Art. 30 della Costituzione italiana. Io ho il diritto/dovere di mantenere, istruire ed educare mia figlia, ma come posso farlo dall’Italia? Inoltre devo perdere il contatto con la mia bambina perché ho semplicemente concesso a mia moglie di andare a partorire nel suo paese natale. Ora la Cassazione sta paventando che anche le decisioni future sulla bimba debbano tutte essere prese in Grecia e non nel procedimento di separazione, aperto proprio in funzione della sottrazione della minore instaurato ben 3 anni fa. Parlano di “criterio di vicinanza” nel mio caso, ma è assurdo, è un presupposto ovviamente mancante nel mio caso visto che c’è di fatto, un sequestro in atto sin dalla nascita della bambina.
Al momento, il Tribunale di Ancona, evidentemente non pago di quanto fatto sinora, mi sta negando anche il rinnovo del mio passaporto personale per il quale debbo (secondo le leggi italiane) umiliarmi e chiedere il “nulla osta” a colei che ha di fatto sottratto una bambina, togliendole la figura paterna. Tutto questo in costanza di rinvio a giudizio penale sempre nello stesso Tribunale. Ciliegina sulla torta finale, nel procedimento in Cassazione, ultima chance giudiziaria italiana per “costringere” il Tribunale di Ancona a prendere i provvedimenti su mia figlia, a mia moglie viene gentilmente offerto dallo Stato italiano il gratuito patrocinio.
A suo tempo avevo provato a richiedere un patrocinio gratuito anche all’Associazione Doppia Difesa che non ha ritenuto possibile fare uno strappo alla regola ed offrirmi assistenza gratuita, nonostante io avessi un reddito, visto che avevo rappresentato la difficoltà economica arrecatami da questo calvario. In tutto questo ovviamente la Farnesina “monitora con grande attenzione” il mio caso, ma più di quello non fa. Se le cose continueranno così, sto seriamente pensando di richiedere l’annullamento della mia cittadinanza italiana e quella di mia figlia. In questi casi è meglio essere un apolide. Ho riflettuto moltissimo su quanto accadutomi in questi due anni e mezzo e sono arrivato alla conclusione che, sommando i fatti, non credo che il tutto sia casuale. Credo che io e mia figlia siamo vittime della precisa volontà di creare un’Europa in cui la famiglia “tradizionale”, che lega e crea radici, sia nemica, appunto, di quest’Europa che ci vuole apolidi e sradicati, dunque gestibili. La famiglia ideale oggi è la famiglia GLTB. La famiglia “tradizionale” sembra aver perso ogni rilevanza. A mio avviso, stiamo creando le premesse per una dissoluzione generalizzata.