Da più parti si connette la vicenda drammatica del piccolo Eitan a condotte tipicamente alienanti, come se ne registrano in altri frangenti a noi noti. Se ne parla in modo approfondito e compiuto ad esempio in questo utile articolo, da cui è possibile partire per sviluppare ulteriori ragionamenti. Anzitutto va detto che la sottrazione di un minore, dentro e fuori i confini nazionali, è un reato da sempre considerato “minore”, degno di sanzioni blande e prevenzione nulla. Una casistica immensa registra sottrazioni messe in atto da uno dei genitori, ma la vicenda di Eitan sfugge a tale casistica in quanto la sua famiglia (padre, madre, fratello) non è sopravvissuta alla strage del Mottarone. Entrano quindi in gioco altri soggetti dei rami parentali paterno e materno. La zia paterna vive in Italia, come la famiglia di Eitan prima della tragedia, e ottiene il bambino in affidamento. La famiglia materna vive in Israele e adotta la giustizia fai-da-te: decide arbitrariamente che il bambino dovrà vivere a Tel Aviv e incarica il nonno paterno di rapirlo con un bliz che fa tanto 007. Il fatto è che dall’Italia esce chiunque, anche se teoricamente sottoposto a rigida sorveglianza. Per dire, la vicenda Kappler (1977) mise in ridicolo il nostro Paese. Restando nel campo dei minori sottratti, è emblematica la sottrazione di tre figli da Roma a Londra operata per cinque volte consecutive senza che le autorità italiane fossero mai in grado di prevenire né di sanzionare il comportamento illecito della madre rea di sottrazione.
Il paradosso è nel fatto che a Scotland Yard non sfuggirono le ripetute irregolarità, per quattro volte la madre venne arrestata ad Heatrow e per quattro volte il padre venne convocato per recuperare i tre figli dopo velocissime procedure giudiziarie. La quinta volta, preso atto della totale inefficienza delle autorità italiane e della mancata capacità (o mancata volontà?) di proteggere i minori dall’ennesimo reato di sottrazione – peraltro segnalato come imminente anche dall’Ambasciata Italiana a Londra – le autorità inglesi consentirono l’ingresso di madre e figli. Ulteriore paradosso, se vogliamo ancora più sconvolgente, è il fatto che ad ogni rientro del padre insieme ai figli la polizia italiana lo controllava minuziosamente poiché destava sospetto un uomo in compagnia di tre minori. Controlli al padre che entrava lecitamente, ma non alla madre che usciva illecitamente. Erano gli anni 2008 e 2009, ma dal secolo scorso si sono succedute, anche se con modalità diverse, vicende analoghe verso Grecia, Repubblica Ceca, Austria, Francia, Spagna, Inghilterra, Danimarca, Belgio, Svizzera, Norvegia, Germania, Polonia, Romania, Russia, Ungheria, Giappone, Australia, Canada, Stati Uniti, Messico, Colombia, Tunisia ed altri Stati nordafricani. Circa 250 minori spariscono ogni anno, l’Italia è un Paese virtuoso per quanto riguarda la restituzione di bambini illecitamente portati in Italia ma è molto meno efficace nel farsi restituire i bambini sottratti dal nostro territorio. Caso assolutamente esemplare, ad esempio, è quello di Emilio Vincioni e di sua figlia.
Sottrazione di minore o rapimento?
Alcune ipotesi trapelano sulle motivazioni che avrebbero indotto il ramo materno della famiglia a sottrarre Eitan: non solo il puro amore ma la molto meno nobile avidità di denaro. L’obiettivo, insinuano alcune fonti di stampa, potrebbe essere quello di mettere le mani sul risarcimento che Eitan riceverà per la morte di mamma, papà e fratellino. Il nonno ovviamente smentisce. Mi chiedo a che scopo vengano fatte certe domande: qualcuno sperava che il nonno ammettesse «accidenti, ci avete smascherati. È vero, di Eitan non ce ne frega proprio nulla, però dovrebbe incassare una bella somma per tre parenti morti allora vorremmo essere noi ad allungare le mani su tale somma in attesa che il bambino diventi maggiorenne, mica siamo così scemi da lasciare il malloppo alla zia paterna». Nelle cronache compare il termine “rapimento”. Tecnicamente sarebbe sottrazione di persona incapace (574 e 574 bis cp), anche se da decenni il privato sociale si batte per configurare il sequestro di persona (605 cp). La questione non è teorica ma estremamente pratica; il grosso limite del 574 è nel bene tutelato, che sarebbe il diritto dell’adulto al quale il minore viene sottratto, quindi non viene riconosciuto il diritto del minore a non subire decisioni delle quali non è reso partecipe.
Il reato è procedibile a querela di parte quindi le autorità non si attivano fino a quando un genitore non denuncia l’avvenuta sottrazione. Non è un problema da poco poiché quasi sempre, dopo la sottrazione, il genitore non si precipita in commissariato ma tenta soluzioni in via bonaria, tratta, cerca mediazioni, prova a concordare il rientro del figlio e spesso riceve dal genitore sottraente assicurazioni in tal senso che poi però vengono disattese. Possono passare diversi mesi prima di arrendersi all’evidenza: il figlio non rientrerà più quindi bisogna formalizzare una denuncia. Il sequestro di persona è invece perseguibile d’ufficio, appena l’Autorità Giudiziaria ha notizia di reato può attivarsi senza aspettare che arrivi una persona a dire che hanno sequestrato un parente. Inoltre il massimo edittale della pena consente agli inquirenti di utilizzare strumenti utili a rintracciare il minore in tempi brevi. Ad esempio le intercettazioni telefoniche e ambientali prima che esca dai confini nazionali, la tracciabilità della moneta elettronica serve a ricostruire in tempo reale pagamenti e spostamenti dei rapitori. Per Eitan si parla apertamente di rapimento mentre per mille altri Eitan si continua a configurare la blanda sottrazione.
Per Eitan si ammette il condizionamento psicologico.
Poi c’è la questione condizionamento. O plagio, manipolazione, pressioni psicologiche, indottrinamento, istigazione, brain washing, i sinonimi sui media sono questi. Bambino manipolato, concetto visto come l’aglio per i vampiri da parte dei soliti noti no-PAS. Non esiste la PAS perché è scienza spazzatura ma non esistono nemmeno l’alienazione genitoriale o alienazione e basta, né la manipolazione o il condizionamento perché, dicono, comunque la si voglia chiamare non è che minestra riscaldata delle teorie di R. A. Gardner. Un bambino che rifiuta un genitore non è mai indotto a farlo, se rifiuta il padre i motivi sono da cercare nella violenza e/o nella pedofilia del padre stesso. Impossibile considerare che la madre potrebbe esercitare pressioni psicologiche finalizzate a fargli rifiutare il padre, la falange no-Pas non ammette tale possibilità, tanto da riuscire a imporre il suo ottuso punto di vista anche nella riforma del processo civile. Ora però con Eitan è proprio questo che sta emergendo. Gli attori sono diversi poiché i genitori non ci sono più, ma le fazioni in lotta sono sempre le stesse: famiglia materna contro famiglia paterna. Da pochi giorni Eitan è in Israele e l’equazione possesso-uguale-potere si è concretizzata attraverso passaggi ben rodati. Diradare il più possibile i contatti col nucleo alienato, se possibile interromperli del tutto; full immersion del minore in un ambiente apertamente ostile al nucleo dal quale deve essere alienato; convincimento del minore della necessità di essere “salvato”, protetto; adesione acritica del minore alle narrazioni faziose che gli vengono propinate; riscrittura dei ricordi; costruzione di criteri di negatività attribuiti al nucleo precedente, contrapposti a criteri di positività esclusivi del nucleo attuale; convincimento del minore di avere un pensiero autonomo. Missione compiuta: Eitan in soli pochi giorni si dimostra sensibile all’indottrinamento subito, mostra «chiari segni di istigazione e lavaggio del cervello».
Da questo nasce l’esigenza di liberarlo in tempi brevi dall’ambiente induttivo, ogni settimana trascorsa nel nucleo ostile alla famiglia paterna non può che peggiorare il condizionamento. Curioso che questi principi trovino spazio sui media. Tutti – almeno in Italia – si dimostrano pronti a comprendere le manipolazioni sul bambino e la necessità di proteggerlo dalle pressioni che sta subendo. Indubbiamente ha il suo peso il fatto che sia l’unico sopravvissuto a una tragedia di quelle proporzioni, come ha il suo peso il fatto che il rapitore sia un pregiudicato ora agli arresti domiciliari, con (sembra) agganci di spessore nei servizi segreti israeliani. Sorvolando sugli elementi “di pancia”, preferiamo soffermarci sugli aspetti oggettivi della vicenda: le dinamiche che coinvolgono Eitan non affliggono solo bambini rimasti orfani, o bambini portati all’estero, o bambini rapiti dal Mossad. A prescindere dalla inesistente validità degli indicatori individuati da Gardner, il fenomeno di un figlio che rifiuta un genitore è in aumento. Tale rifiuto non esisteva prima della separazione dei genitori ma compare durante o immediatamente dopo. Potremmo interrogarci sulle ragioni dell’aumento di tali casi, potremmo discutere all’infinito sulla definizione da dare al fenomeno ma bisogna prendere atto non solo della sua presenza e della sua estensione ma anche, e soprattutto, delle drammatiche conseguenze che produce, a distanza di tempo, nei figli. L’alienazione genitoriale non esiste come “sindrome”, tuttavia esistono e sono estremamente diffusi i comportamenti più o meno consapevoli di un genitore tendenti a condizionare i figli per farne un utile strumento nelle contese giudiziarie con l’ex coniuge. Non ha alcuna rilevanza se Eitan o qualsiasi altro bambino inglobato in un percorso di manipolazione dichiari che sono autonome le proprie decisioni di preferire un genitore (o una famiglia) escludendo l’altro genitore (o l’altra famiglia). Qualunque persona manipolata, a qualunque livello di età, scolarizzazione ed estrazione sociale, è convinta di esprimere un pensiero autonomo. È il primo step di ogni processo di manipolazione.