di Giorgio Russo. Quanto accade nelle ultime settimane è davvero la formula per svelare alcuni segreti (comunque di Pulcinella). È noto che la lobby GLBT (quella che “non esiste”) sta tentando per l’ennesima volta, tramite il Disegno di Legge dell’On. Alessandro Zan, di legittimare vie preferenziali per la comunità che asserisce di rappresentare, ma soprattutto uno stanziamento annuale di (minimo) 4 milioni di euro di soldi pubblici per le sue varie organizzazioni e associazioni. Il tutto condito da un bel bavaglio generalizzato dove ogni critica a ciò che in qualche misura ricade nella teoria gender o teoria queer può essere definita “omofobia” e come tale penalmente perseguita. Non è un’esagerazione, altrove già accade: il Prof. Aram Mardirossian dell’Università francese della Sorbona rischia oggi 6 mesi di carcere e più di 20 mila euro di multa per aver detto semplicemente di non essere d’accordo con il matrimonio omosessuale. Una follia che ci metterà poco a scavalcare le Alpi, sulle spalle dell’On. Zan. Non è la prima volta che si tenta un colpo di mano del genere, ci sono diversi precedenti: un test, purtroppo riuscito, in Emilia Romagna, un DDL firmato Scalfarotto e Boldrini, poi naufragato (e ora rifritto e riscaldato dall’On. Zan). Insomma è da vent’anni circa che le truppe arcobaleno, temporaneamente alleate ma in realtà in competizione con le femministe, cercano di raggiungere queste ultime e di ficcare il muso insieme a loro nella mangiatoia piena di denaro dei contribuenti e di privilegi.
Chiaro che tutte le anomalie della proposta di legge dell’On. Zan rischiano di non sfuggire all’opinione pubblica. Anche perché non mancano nel panorama del discorso pubblico, sebbene tenuti insabbiati, coloro che ne criticano la ratio, ovvero la fondatezza. Sono in molti a chiedersi: ma una legge contro la omotranslesbecceterafobia è davvero necessaria? È davvero una priorità nello stato attuale del paese? Domande pericolosissime, un esercizio della coscienza critica che è la tomba dell’ideologia. Così come i numeri ufficiali, ad esempio gli ultimi della Polizia di Stato, pubblicati il 15 agosto: i reati a sfondo omofobo sono un numero risibile. Tale da rendere l’Italia uno dei paesi più gay-friendly d’Europa. Un po’ come accade con la violenza sulle donne: siamo in assoluto i più virtuosi nell’ambito dell’Unione Europea, su tutti i parametri di criminalità di genere ci collochiamo agli ultimi posti, eppure stando a sentire le femministe e i loro media al guinzaglio il nostro non è un paese per donne. Ecco, è proprio lì che la lobby GLBT vuole arrivare: far sì che diventi vero ciò che vero non è, ossia appunto che in Italia l’omofobia dilaga e si tramuta spesso in violenza.
Serve però che i media martellino su questo versante. È anche così che le cugine femministe hanno ottenuto di far percepire la loro gigantesca menzogna come qualcosa di fattuale, dunque servono assolutamente casi, storie, vicende di omofobia da raccontare e da sbattere in prima pagina e sui social. E se non ce ne sono, che problema c’è?, s’inventano o si mettono in scena. Ed è quello che capita con cadenza regolare da molte settimane, con largo anticipo rispetto alla discussione del DDL Zan in Parlamento, come si fa quando si vuole preparare il terreno. Ecco allora la coppia che riceve dalla cucina di un resort un piatto con sopra disegnato un pene: scandalo e indignazione generale. “È la dimostrazione che serve una legge contro l’omofobia!”, tuonano i pupazzi nelle redazioni e in Parlamento, mentre la lobby ha la mano ficcata nel loro didietro. Non basta: “giovane uccisa dal fratello perché ha una relazione con un transessuale”, dicono i titoli, e il coro indignato si ripete a reti unificate. Padova, due ragazzi si baciano e vengono pestati: orrore, Italia omofoba! L’influencer Marco Ferrero, in arte “Iconize”, pestato in strada, mostra l’occhio nero sui social, e di nuovo viene giù il mondo. Sì sì, c’è effettivamente bisogno di una legge contro l’omotranslesbecceterafobia, le cose stanno sfuggendo di mano, in questo paese.
Se non che i media è vero che sono chihuahua obbedienti di fronte ai diktat delle lobby, è vero che come i cani di Pavlov rispondono istintivamente quando si tratta di conformarsi al pensiero unico ma… ma alla fine sono aziende, devono fare utili per stare in piedi. E le notizie-scoop restano notizie-scoop. Senza contare che, con il web a disposizione, è sempre più difficile nascondere la verità delle cose. Così salta fuori che non c’è stato alcun pene su alcun piatto, ma solo il tentativo della coppia gay di scroccare il soggiorno-vacanza usando la falsa accusa di omofobia come ricatto o vendetta. Ma anche che la ragazza di Napoli è rimasta uccisa per un incidente e che il movente del fratello non era l’omofobia, bensì il tentativo di tirare fuori la sorella da un giro di miseria e degrado. Idem il pestaggio di Padova: che fosse di natura omofoba l’hanno autocertificato le vittime, in breve smentite dalle telecamere di sorveglianza e dagli inquirenti. Per finire con “Iconize”, che pare abbia messo in scena tutto quanto: si sarebbe schiantato un surgelato sulla faccia per poter fare la vittima dell’omofobia nostrana. Questa gente simula o racconta strumentalmente casi che non esistono per una propria deviazione mentale, per interesse personale o “su commissione” delle lobby interessate a creare lo scenario ideale per far passare il DDL Zan? Non si possono avere risposte certe, solo sospetti. L’unica cosa vera è che in Italia i casi di violenza omofoba sono talmente pochi da obbligare qualcuno a inventarseli. E dunque il DDL Zan è quel che è. Inutile. O meglio: utile solo a creare qualche privilegio e qualche clientela in più a spese di tutti.