Da messaggio privato. Racconto di seguito quello che mi è accaduto a maggio del 2016 per colpa di una collega che consideravo “amica” e con cui tutti mi vedevano andare d’accordo. Conosco da dicembre 2010 la collega che chiamerò “signora” e con cui si era instaurato un rapporto amichevole e confidenziale, tanto che eravamo soliti scherzare assieme, anche su argomenti di tipo sessuale, nonostante non fossi assolutamente attratto da lei.
Un giorno di maggio 2015, senza dare preavviso e senza che nessuno in ufficio ne sapesse nulla, la signora andava alla stazione dei Carabinieri di un paese a 30 km da dove lavoro, dove suo marito presta servizio, facendo richiesta di ammonimento ai miei danni e dichiarando di essere molestata da circa sei mesi.
Io e gli altri 5 colleghi del nostro ufficio restammo sbalorditi e dopo aver appreso la notizia andai da un avvocato per difendermi, il quale provvedeva a formulare le memorie difensive raccogliendo le dichiarazioni di due colleghi che testimoniavano a mio favore dicendo che io e la “signora” avevamo un buon rapporto tanto che andavamo assieme a pranzo a fine turno (portavo anche le timbrature dei buoni pasto di entrambi come prova).
La Questura, tramite una donna con la qualifica di ufficiale, una volta ricevuta la suddetta denuncia, provvedeva a sentire a testimonianza la “signora”, gli altri 5 colleghi ed io, facendo di tutto per colpevolizzarmi e per confermare l’ammonimento (preciso che due colleghi testimoniavano a mio favore e gli altri tre restavano neutrali dichiarandosi totalmente estranei ai fatti).
Ovviamente, sentendomi colpevolizzato ingiustamente, facevo ricorso al TAR, il quale incredibilmente emanava sentenza dopo solo 5 giorni lavorativi (una donna come giudice) riportando semplicemente le dichiarazioni della Questura (sembrava un copia-incolla) ed evitando di parlare delle grosse incongruenze nelle dichiarazioni della “Signora”, che ad esempio dai Carabinieri sosteneva di essere stata palpeggiata in ufficio e poi in Questura dichiarava di essere stata palpeggiata fuori dall’ufficio.
Successivamente ho fatto ricorso al Consiglio di Stato perchè non ero per nulla soddisfatto della sentenza, che mi condannava pure al pagamento di 4.000 euro più oneri per legge alle controparti (Questura e signora). Preciso inoltre che l’amministrazione per cui lavoro ha archiviato a mio favore il relativo procedimento disciplinare.
Ora sto attendendo l’esito del Consiglio di stato e ovviamente sono parecchio infuriato anche perche il mio avvocato mi ha chiesto circa 10 mila euro tra memorie difensive, ricorsi e costi vari.
Inoltre circa a dicembre 2016 è stata assunta un’altra donna come collega precaria che, conoscendo la mia situazione, non ha esitato a minacciarmi in assenza di testimoni e a fare battute sulla stabilità del mio posto di lavoro e sulla mia attendibilità.
Anch’io ritengo che questa legge sullo stalking sia anticostituzionale.
Nota – Questa di seguito è la sciocchezza che lo scherzetto della collega è costata negli ultimi due anni all’autore di questo resoconto (schema excel inviato dall’autore del messaggio stesso):
Avvocato x memorie difensive | 730,56 € |
Prima fattura avv per ricorso al TAR | 2.000 € |
Contributo unificato ricorso al TAR | 650 € |
Seconda fattura avv per ricorso al TAR | 1.679,52 € |
Prima rata ricorso Consiglio di Stato | 1.000 € |
Contributo unificato ricorso Consiglio di Stato 1 | 650 € |
Contributo unificato ricorso Consiglio di Stato 2 | 325 € |
Costo mancante avvocato per ricorso Consiglio di Stato | 3.377,36 € |
Rimborso predisposto dal TAR per questura e controparte + oneri per legge | 4.000 € |
TOTALE | 14.412,44 € |