Quando è stata annunciata la composizione del nuovo Governo, il primo nella storia d’Italia guidato da una donna, ero al ristorante. C’era una TV senza volume che trasmetteva il volto di Giorgia Meloni e a fianco le grafiche dei vari ministri. Ho subito lasciato il piatto per capire chi avrebbe presieduto il dicastero dedicato alla famiglia, cruciale per i temi di interesse di questo sito, nonché centrale operativa, negli ultimi anni, del peggio del peggio in termini di iniziative ideologiche di stampo femminista intersezionale. Dalle nostre parti Elena Bonetti verrà ricordata alla pari di una delle piaghe d’Egitto, se non peggio. Una posizione contendibile al massimo dalla senatrice Valeria Valente. Dunque c’erano molta attesa e aspettative da parte nostra sul nuovo titolare del Ministero della Famiglia: di male in peggio o si sarebbe accesa una luce di speranza? A un certo punto sullo schermo è apparso il nome di Eugenia Maria Roccella quale nuovo Ministro della Famiglia e Pari Opportunità e un punto interrogativo mi è subito apparso sulla fronte. Chi è costei?
Tornato al tavolo, non avendo a disposizione un PC, mi sono attaccato al cellulare (con il disappunto dei miei commensali) per cercare qualche informazione. La prima fonte in cui mi sono imbattuto è stata Wikipedia. D’accordo, non esattamente il massimo, ma giusto per farsi una prima idea… Per qualche motivo il cellulare mi ha mostrato in particolare la sezione dell’enciclopedia online intitolata “Posizioni politiche”. Sul momento, era esattamente ciò che m’interessava. Leggo allora: «Sulla famiglia ha detto che “siamo tutti nati nel grembo di una donna, generati da un atto d’amore tra un uomo e una donna”». Ottimo inizio, ho subito immaginato i fan del gender cominciare a sciogliersi tra urla strazianti, come i vampiri a contatto con la luce del sole. Leggo poi che si è opposta ai DICO dissentendo sul fatto che la famiglia «possa essere qualsiasi cosa vogliamo». Bene bene, ottimi presupposti. Riguardo ai casi di omofobia in Italia ha dichiarato: «non credo ci sia a livello statistico un’emergenza che riguardi la violenza sugli omosessuali». Con questo richiamo alla statistica, dunque ai dati reali, sono andato vicino ad amarla a prescindere, lo ammetto.
«Quella sulle donne è una violenza specifica».
Poche righe dopo, però, è arrivata la disillusione. Sempre riferendosi alla presuntissima emergenza omofobia, ha dichiarato: «Alcuni casi richiamano l’attenzione dei media, ma sono le donne a vivere una violenza specifica». E niente, amore finito prima ancora che iniziasse. Per esserne certo, tornato a casa mi sono letto con attenzione tutto il restante curriculum politico di Eugenia Maria Roccella: figlia di una “pittrice femminista” (perché, si sa, il femminismo è anche una corrente artistica…), diventa lei stessa femminista «per trasferire l’autorevolezza che la donna aveva nel privato anche nella sfera pubblica». Entra a 18 anni nel Movimento di liberazione della donna, diventandone leader. Si fa portavoce in quegli anni di molte battaglie femministe, per l’aborto, contro la violenza sulle donne, per la modifica del diritto di famiglia, per le pari opportunità, aderendo convintamente al Partito Radicale, da cui poi si allontanerà. Trova una nuova casa in Forza Italia, dove ritaglia uno spazio a un femminismo basato «sull’idea della centralità del materno e del corpo per l’identità femminile». Oltre che politica è stata anche giornalista e autrice di libri, ma questo è superfluo: quello che ho letto basta già per farmi un’idea precisa.
E l’idea precisa è che al Ministero della Famiglia non spadroneggia più il femminismo intersezionale (o transfemminismo), bensì il femminismo radicale. Eugenia Maria Roccella, insomma, è quella che una transfemminista chiamerebbe con disprezzo una “TERF” (Trans-Exlusionary Radical Feminist, ossia femminista radicale che esclude i trans). Dalla padella alla brace insomma o, volendo dirla scherzosamente, dal marcio alla muffa. Differenza poca, se si esclude il posizionamento ostile alla teoria queer, su cui probabilmente ci troveremmo in linea di massima d’accordo con il nuovo ministro. Di fatto, però, con la Roccella non cambierà la musica per uomini e padri, ma nemmeno per tutte le persone di buon senso e buona volontà, desiderose di vedere spazzate via dal campo delle relazioni interpersonali tutta la sozzura ideologica che vi è stata depositata nel corso degli anni. Una parola, una semplicissima parola, dà la certezza che nulla cambierà: “specifica”. Così la Roccella ha definito la violenza subita dalle donne (sottinteso “per mano maschile”), e in quel singolo aggettivo è contenuta tutta intera l’anomalia ontologica e storica del femminismo, ossia l’idea che ci sia un movente ideologico di superiorità, predominio e oppressione nei gesti violenti che taluni uomini (in rappresentanza dell’intero genere maschile, naturalmente…) compiono verso talune donne. Ogni altro movente è escluso: quando un uomo picchia o uccide una donna, lo fa “in-quanto-donna”, non per altri motivi. In questo senso, femminismo è vendicarsi delle passate e presenti angherie (altro che “parità”), facendola pagare cara ai “maschi”. Primo passo, già previsto: delegittimarli e mettere sul loro groppone il mantenimento di tutte quelle donne che non intendono abortire, come spiegava ieri il nostro Rino Della Vecchia.
Nessun cambio di prospettiva.
Questo sarà probabilmente il dicastero della Roccella, con buona pace dei tanti che votando Fratelli d’Italia si sono illusi di un cambio di prospettiva su queste materie. Quel concetto di base, anomalo e totalmente infondato, sarà il nucleo ammorbante che darà energia a tutte le iniziative ministeriali del futuro prossimo. E non saremo noi, poveri e ingenui sostenitori di una parità reale, basata sui fatti e sulla natura profonda di uomini e donne del presente, il bersaglio principale di questa nuova amministrazione. Noi saremo, come in precedenza del resto, totalmente fuori dal campo visivo del nuovo Ministro: saremo i nemici assoluti da tenere in background, da non legittimare in nessun modo ascoltandone le istanze, ma anzi da continuare a disgregare pezzetto per pezzetto, in modo profondo e costante, come fosse una “missione” che è scontato compiere. E mentre questa erosione continuerà sottotraccia, in superficie a finire nel mirino sarà il transfemminismo radicatosi pesantemente a sinistra: nei prossimi mesi vedremo esplodere epiche battaglie “tra sorelle” e innescarsi spirali di contraddizioni incrociate a cavallo tra il tragico e il comico, come sempre accade quando si polarizzano e si scontrano posizioni politiche fuori dalla realtà. Sarà divertente osservarle mentre si prendono per i capelli, ma non si speri che ciò possa causare un’implosione dall’interno. Alla fine sono soltanto due correnti di un solo processo di decadimento ideologico. Di fronte al quale noi continueremo a fare ciò che abbiamo sempre fatto, a partire proprio dall’uso di quelle statistiche con cui la Roccella ha negato l’emergenza dei crimini omofobi in Italia. Siamo da sempre in grado di mostrare, numeri alla mano, che neppure la violenza sulle donne è “specifica” e che dunque, pur esistendo (purtroppo), rappresenta tutt’altro che un’emergenza. Il ministro Roccella ascolterà queste argomentazioni, che dovrebbero suonarle familiari? Certamente no. Ma noi non smetteremo in ogni caso di affermarle.