«Come spesso accade mi trovo in controtendenza rispetto alla maggioranza dei pareri più autorevoli». Questo scrivevo nel 2019, quando è esploso lo scandalo dell’inchiesta Angeli & Demoni. L’argomento torna di attualità dopo la manifestazione del 16 luglio a Bibbiano alla quale hanno preso parte consiglieri regionali e comunali, presidenti e attivisti di associazioni a tutela dei minori, avvocati, psicologi. Come è accaduto fin dall’inizio la politica e la stampa compiacente oscurano, il compito di accendere la luce è ancora del privato sociale. Sulle vicende di Bibbiano nel 2019 si sono espressi parlamentari, segretari nazionali di partito e presidenti di sezioni regionali, amministratori locali, presidenti di tribunali, ordini professionali, Garanti regionali, giornalisti televisivi e di carta stampata. Minimizzare era la parola d’ordine che trasudava dalla maggior parte delle dichiarazioni ufficiali, e a seguire depistare, spostare altrove l’attenzione, nascondere il nocciolo del problema o addirittura negare che ci sia un problema. In sostanza, in troppi si sono affannati a concentrare l’attenzione sul dito e non sulla luna. Le truppe oscurantiste si sono mobilitate al grido di “in fondo non è successo niente, è solo una strumentalizzazione dei bambini per fini politici”. La Garante regionale dell’Infanzia ha sfornato appelli a non fare di tutt’erba un fascio, gli assistenti sociali sono tutte brave persone e la categoria non può essere sfiduciata se ogni tanto qualcuno sbaglia. N.B. – lo ha detto la Garante, non l’Ordine delle Assistenti Sociali. La Garante è pagata per rilevare le violazioni dei diritti dell’infanzia, invece si è esposta ufficialmente per tutelare una categoria professionale.
Il presidente del Tribunale dei Minori di Bologna era di parere diverso e lasciava intendere che la responsabilità del sistema di malaffare sarebbe dei servizi sociali. Si dichiarava infatti preoccupato per i suoi giudici e annunciava che avrebbe fatto di tutto per stroncare la campagna d’odio costruita a causa di qualche assistente sociale infedele. Sport nazionale italiano, lo scarico di responsabilità. Quindi i giudici non c’entrano niente, come se i provvedimenti di allontanamento dei minori, lo stato di abbandono e la dichiarazione di adottabilità li firmassero assistenti sociali, psicologi ed assessori. Come minimo il tribunale ha legittimato una intera filiera disfunzionale fatta di condizionamento dei minori, relazioni false, ricordi costruiti a tavolino e disegni contraffatti al solo scopo di “scoprire” abusi in realtà inesistenti. Come minimo i giudici hanno avallato una montagna di falsità, incentivando la reiterazione delle dinamiche illecite. Come minimo, per non dire altro. Grazie alla superficialità di giudici onorari e togati, gli operatori infedeli hanno potuto agire indisturbati per anni, erano tranquilli perché sapevano che nessuno avrebbe verificato, in tribunale si fidavano ciecamente, abboccavano a qualsiasi falsità. Ma quando scoppia lo scandalo il tribunale si chiama fuori, provando addirittura a passare per vittima. Strategia diffusa: dichiararsi parte lesa. Gli Ordini professionali annunciavano la costituzione di parte civile, il diritto cioè di ottenere dei risarcimenti dai propri iscritti qualora ne fosse accertata nel processo la responsabilità penale. Alla società civile poco importa se gli Ordini chiederanno indennizzi di 50 euro o 50.000.000, piuttosto sarebbe interessante sapere quali misure disciplinari abbiano applicato nelle more dell’iter penale. Ci sono dei codici deontologici, vogliamo dargli un’occhiata? Anche il Garante Nazionale per l’Infanzia annunciava la costituzione di parte civile. Anche lei, manco a dirlo, recitava il copione della parte lesa; tuttavia proprio il suo ruolo istituzionale le avrebbe imposto di rilevare il problema già da tempo e segnalarlo al Governo. Non lo ha fatto.
Un sommerso senza fine.
Questo è il passato. Oggi è giusto seguire le fasi del processo, mi complimento con gli amici di Colibrì e ammiro la competenza e la tenacia con le quali sono riusciti a far valere il diritto alla costituzione di parte civile, in modo tale da entrare a pieno titolo nel processo. Devo dire però che l’aspetto giudiziario di Bibbiano mi interessa meno rispetto al problema generale. Per quanto mi riguarda tutti gli inquisiti potrebbero essere assolti in blocco oppure condannati all’ergastolo, il problema vero non è l’esito di una singola inchiesta quanto il ripetersi, da anni, di inchieste simili ed il gigantesco sommerso di inchieste insabbiate sul nascere. Il problema non sono i 4 anni inflitti a Foti, pena esigua secondo molti pareri, ma il fatto che Foti, la sua gang e le loro strampalate teorie abbiano potuto inquinare Bibbiano e altre mille Bibbiano in tutta Italia. Speravo che il clamore mediatico nato da Bibbiano spingesse il Legislatore, finalmente, a riformare dal profondo un intero sistema che si è dimostrato permeabile a qualsiasi stortura. La filiera disfunzionale ipotizzata dagli inquirenti viene confermata dalle confessioni dell’ultima ruota del carro, la giovane assistente sociale che ha ammesso di aver stilato relazioni false dietro pressione della propria dirigente al fine di allontanare i bambini dalla famiglia d’origine. Doveva scrivere che i bambini andavano allontanati perché la casa in cui vivevano era inadeguata, anche se in quella casa non aveva mai messo piede. Poteva essere tranquilla tanto la sua diretta superiore, la dirigente del Servizio Sociale, non avrebbe avuto nulla da obiettare. Anche lei era tranquilla poiché sapeva che la sua diretta superiore, l’Assessore, non avrebbe avuto nulla da obiettare. Anche lei era tranquilla poiché sapeva che il suo diretto superiore, il Sindaco, non avrebbe avuto nulla da obiettare. Anche lui era tranquillo poiché sapeva che il Tribunale per i Minorenni non avrebbe avuto nulla da obiettare e, senza alzare un sopracciglio, avrebbe firmato i provvedimenti di allontanamento dei minori dalle famiglie d’origine.
Il resto è cronaca: creando un problema creo anche il diritto di potermene occupare. Emerge dagli atti d’indagine una macchina organizzativa fondata sulla sistematica falsificazione delle valutazioni sulle famiglie, con lo scopo di allontanare i minori anche quando non ci fosse alcun criterio per farlo. Una filiera strutturata su paradigmi antigiuridici, antidemocratici e antisociali, contrari alla Convenzione di New York del 1989, alla Carta di Noto ed a qualsiasi principio nazionale e internazionale di tutela del minore. Un laboratorio assistenziale spacciato per buone prassi dove ci si arroga il diritto di scegliere arbitrariamente in quale contesto far crescere bambine e bambini tolti senza motivo ai propri genitori, fratelli, zii, cugini, nonni. Esperimenti di architettura sociale FFM – Famiglie Forzatamente Modificate. Acronimo che utilizzo per identificare il minore sradicato dalla propria famiglia d’origine, e collocato in un contesto forzatamente modificato ad insindacabile discrezione di chi “rileva”, anche con prove false, criticità inesistenti. Il focus è essenzialmente sui diritti del minore, meglio sorvolare sui diritti delle famiglie alle quali vengono strappati i figli poiché si dovrebbe aprire un altro fronte sconfinato. Non c’è solo Bibbiano: per decenni le famiglie hanno denunciato il sistema che sfornava FFM, e a fianco delle famiglie singoli avvocati come anche associazioni forensi, associazioni di pedagogisti, associazioni di genitori e anche diverse interrogazioni parlamentari. I contorni del problema “allontanamenti facili” hanno cominciato a delinearsi già nel secolo scorso, con le prime inchieste su maltrattamenti e abusi nel Forteto del Profeta a Vicchio, poi i finti abusi sessuali di Sagliano, poi finti casi di pedofilia e satanismo a Mirandola e Massa Finalese… l’elenco dei casi emersi è lungo, e di quello dei casi sommersi non si può intuire la fine.
Mille altre Bibbiano.
Tutti sapevano tutto, anche a livello istituzionale. C’è da stupirsi che oggi la politica si stupisca. L’ex Sottosegretario a Palazzo Chigi Vincenzo Spadafora sapeva tutto, ma ha snobbato l’allarme. Nel 2014 gli ho illustrato personalmente, su richiesta della ex senatrice Blundo, una relazione dettagliata sulle storture del sistema di allontanamento dei minori dalle famiglie d’origine e sui trattamenti a volte irrituali che subiscono. Sapeva quindi che non esiste un database ufficiale dei minori collocati fuori famiglia, dei tempi di permanenza, delle strutture di accoglienza laiche e religiose, dei fondi erogati a tali strutture. Sapeva che non esistono criteri certi per l’allontanamento dei minori, sapeva che le criticità delle famiglie potevano essere mistificate, sapeva che esistono interessi economici che proliferano nella costruzione degli abusi, sapeva dell’enorme potere conferito dall’art. 403 CC e sull’utilizzo non sempre cristallino di tale potere, sapeva persino degli abusi e maltrattamenti subiti dai minori proprio nelle strutture che avrebbero dovuto proteggerli. Nel 2019 tutti si sono indignati per Bibbiano e la politica ha chiesto trasparenza, riforme e commissioni d’inchiesta. Tuttavia le stesse richieste sono state fatte a Spadafora da oltre 8 anni, che invece di recepire le criticità non trovò di meglio che minimizzare: “non è il caso di fare allarmismi, il Sistema tutto sommato regge”. Eppure all’epoca era, o fingeva di essere, il Garante Nazionale per i diritti dell’Infanzia.
La dimostrazione di quanto sia irrilevante, secondo me, l’aspetto giudiziario: anche escludendo il dolo e ipotizzando l’errore in buonafede, è inammissibile che gli una giovane assistente sociale commetta degli errori per incapacità o inesperienza e i suoi sbagli superino indenni cinque livelli superiori senza che nessuno tra Assistente, Dirigente, Assessore, Sindaco e Tribunale si accorga di nulla. È un falso obiettivo la condanna di Foti & Co., l’obiettivo reale dovrebbe essere la riforma del sistema; sembrava volessero farlo le On.li Ascani e Palmisano (entrambe M5S) che incontrai alla Camera per consegnare una relazione sulle disfunzioni, mi chiesero di relazionare in due diverse audizioni e annunciarono una proposta di legge per rivedere gli artt. 330, 333 e 336 alla quale collaborammo in tanti. Poi arrivò il rimpasto di Governo passato da giallo-verde a giallo-rosso e la riforma finì in naftalina. Non è un’opinione, è un fatto. Quella che era un’urgentissima priorità per una coalizione è diventata immediatamente un argomento da scopare sotto al tappeto appena subentra un’altra coalizione. C’è da chiedersi da cosa nasca un’inversione di tendenza talmente macroscopica… l’elemento M5S rimane costante in entrambe le coalizioni, forse ha posto un veto la variabile di colore che è subentrata? Ognuno è libero di porsi tutte le domande che vuole, tanto la verità non la sapremo mai. C’è un dato di fatto: la riforma del sistema di allontanamento dei minori dalle famiglie è di pressante attualità per il privato sociale, da anni. Non lo è per la politica. Il rischio concreto è che, archiviata l’inchiesta su Bibbiano, ci troveremo nei prossimi anni a scoperchiare mille altre Bibbiano.