“Il sesso è l’unica attività nella quale la professionista ha uno status inferiore alla dilettante”. Sono indeciso se attribuire l’aforisma a Riccardo Schicchi o Woody Allen, non ricordo bene. La professionista ha comunque una sua tariffa, che sia una pornostar, una escort di lusso o una prostituta sui viali. Tuttavia la praticante del sesso amatoriale non è che lo faccia solo per ricavarne piacere, non ha una tariffa esplicita ma il modo di monetizzare salta spesso fuori. Non sempre, ma spesso. È curiosa la frequenza e la varietà dei casi in cui le dilettanti trovano il modo di fare cassa. Il sesso frutto di un legame sentimentale – che sia un matrimonio, una convivenza, una storia clandestina o un incontro occasionale – nasce come apparentemente disinteressato ma poi, quando la storia finisce, si trasforma in uno strumento per mettere le mani nelle tasche dell’ex partner.
La moglie separata ha un vitalizio, ma diversi giuristi si preoccupano di rilevarne il “carattere parassitario” (Gazzoni in www.judicium.it), biasimano “l’offesa all’immagine della donna nella società italiana, legittimata ad un uso parassitario della separazione” (Mazzola in ilfattoquotidiano.it), specificano “l’esigenza di evitare che l’assegno divorzile finisca per configurare una rendita parassitaria” (Ruggiero in studioruggiero,it). Non solo separazioni e divorzi: anche senza l’autorizzazione del tribunale a usufruire del portafoglio dell’ex marito, la casistica testimonia come ogni legame, breve o lungo che sia, può sempre presentare dei rischi. L’amante dell’uomo sposato lo ricatta per non rivelare tutto alla moglie La badante che riesce a circuire il vecchietto, si fa sposare e poi lo spoglia di ogni avere. La tizia rimasta incinta del calciatore si presenta a mano tesa, specificando però che per sé non vuole nulla, i miliardi servono solo per il pupo.
È deprimente ascoltare i 20enni fare discorsi simili.
È curioso come le donne più sdegnosamente disinteressate al denaro siano quelle che si fanno impollinare da star dello sport, della musica o del cinema. L’attricetta salta da un materasso all’altro in cerca di scritture, dopo 20 anni ha ormai realizzato di non essere Maryl Streep allora si ricorda degli omaccioni brutti e cattivi che hanno approfittato di lei e chiede risarcimenti a nove zeri. Le frequentatrici di festini sessodrogaerockandroll prima sgomitano e cercano raccomandazioni per rimediare un invito sullo yacht giusto, poi denunciano e si costituiscono parte civile. La studentessa che consuma un rapporto consenziente col compagno di bevute, il mattino dopo lo denuncia e vuole essere risarcita perché era ubriaca. È vero che ho detto si, ma lui non ha capito che sottintendeva un forse tendente al no. E poi non conta niente ciò che ho detto quella sera, se il giorno dopo “mi sento” stuprata vuol dire che sono stata stuprata, punto.
Possibile che tutta la vita possa trasformarsi in una immensa trappola sessuale? Può diventarla per l’industriale, il regista e il campione sportivo, ma anche per il pensionato con la minima e la casa di proprietà, per l’operaio separato, per il contadino ricattato dall’amante, per lo studente in vacanza. Il risultato della china venale che ha preso buona parte delle relazioni è inevitabile: la diffidenza lievita. Il timore di trovarsi nei guai è forte persino nelle generazioni più giovani, la chiarezza di intenti ormai è merce rara. La prostituta sui viali sembra essere la più onesta, schietta, trasparente: è l’unica che non riserva brutte sorprese, l’unica che non finge di fare sesso per il piacere di farlo, l’unica che non nasconde il rapporto dare-avere. È deprimente ascoltare i 20enni fare discorsi simili.