Sui nostri social ci abbiamo fatto un meme sarcastico e non pensavamo si sarebbe scatenata una bufera. Si tratta dei Centri di Assistenza Fiscale (CAF) della rete ACLI (Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani), quelli a cui ci si rivolge per fare la dichiarazione dei redditi o simili. Dunque più clienti, più soldi, per intenderci. Legittimamente la rete CAF dell’ACLI ha ritenuto quest’anno, in prossimità del periodo fiscale, di farsi un po’ di pubblicità. Problema: la scelta del testimonial è caduta su Angela Finocchiaro. Nel nostro meme abbiamo ricordato come l’attrice si sia resa protagonista in TV, nel 2018, di uno sketch che voleva essere comico e che si concludeva con lei che così catechizzava una piccola platea di bimbi: «e ricordate, bambini, gli uomini sono dei pezzi di merda». Una dolce bimba allora replicava: «anche il mio papà?». La risposta della Finocchiaro era recisa: «soprattutto il tuo papà». Così si concludeva uno sketch (girato separatamente con le bambine e la Finocchiaro) imperniato sul concetto di “invisibilità della donna”, un piagnisteo sul fatto che le donne, da una certa età in poi, non vengono più guardate o apprezzate dagli uomini. Ma soprattutto una scenetta che veniva mandata in onda sulla rete pubblica nazionale proprio mentre infuriava la discussione sul noto “DDL 730”, noto anche come “DDL Pillon”, che nelle intenzioni voleva riportare un po’ di equilibrio nelle prassi separative ormai da 15 anni gestite in modo illegale dalla magistratura, a favore pressoché esclusivo delle madri.
Insomma la tempistica dello sketch e la sua conclusione non erano affatto casuali. Venne mandato in onda durante la ribollita di una vecchia trasmissione: “La TV delle Ragazze”, dove la mattatrice Simona Dandini cercava di rinverdire un format tutto orientato secondo i paradigmi del femminismo più vittimista e rivendicativo su piazza. Basti pensare che in una puntata precedente l’uomo era stato rappresentato come un cane in calore, dedito alla molestia sessuale irrefrenabile. Durante la serie di trasmissioni non erano poi mancati altri attacchi espliciti al tentativo di riforma della legge su separazioni e affidi e sarebbe ipocrita sostenere che lo sketch della Finocchiaro non rientrasse in quel filone. In allora le proteste furono vibranti: noi vi prendemmo parte, ovviamente, sul blog che ha preceduto questo sito, ma non fummo gli unici. Ben più importanti e ben più incazzate (a ragione) furono le associazioni di padri separati, che mandarono lettere di protesta e richieste di sanzioni. In quello stesso periodo Collovati veniva cacciato dalla RAI per aver detto che le donne non sempre parlano di calcio a ragion veduta e tanti altri incorrevano in sanzioni per quisquilie simili. L’esito delle proteste contro il duo Dandini-Finocchiaro invece fu un nulla di fatto, una tirata d’orecchie, qualche scusa masticata nella puntata successiva e finita lì. Da quel momento la Finocchiaro è diventata fumo negli occhi per l’intero mondo maschile e paterno italiano, che ha ben presente e non dimentica quale manovra infame, ideologica e propagandistica, ci fosse dietro quella scenetta tutt’altro che comica. Insomma, ci vuole una bella dose di malafede per non ritenere insultante quel messaggio.
Il circuito CAF dell’ACLI sembra esserne ampiamente dotata. Appena è circolato il nome della Finocchiaro come sua testimonial, chi nel 2018 si era sentito diffamato si è rifatto vivo, facendo presente all’associazione cattolica l’inopportunità della scelta (qui una protesta tra le tante). Alle contestazioni l’ACLI ha risposto come nello screenshot che potete leggere qui sopra. Secondo costoro, lo sketch della Finocchiaro era impegnato a denunciare l’invisibilità delle donne causata dal “modello patriarcale e maschilista” e questo giustificherebbe la forte battuta finale. Com’è detto, non è così: lo sketch si lamentava del fatto che le donne, dopo una certa età, difficilmente raccolgono l’attenzione maschile. Era un piagnisteo sul fatto che, passato un certo limite di tempo, il super-potere della seduzione e dell’appeal non fa più alcun effetto, altro che “invisibilità a livello sociale”. Ma anche facendo finta di credere che ACLI non abbia capito il vero messaggio dello sketch, ciò che più colpisce è la disinvoltura con cui afferma l’esistenza di un “modello patriarcale e maschilista” nel passato e nel presente. Forse l’ACLI, nella fretta di allinearsi al pensiero unico prevalente, non ha considerato che questa non è una presa di posizione da nulla. A ben guardare è addirittura peggiore della scelta della Finocchiaro come testimonial. Dichiarando di riconoscersi convintamente nella teoria femminista del patriarcato, l’ACLI si fa portatrice di un principio ben definito, quello che sta alla base appunto della teoria del patriarcato, ossia che da sempre e ancora adesso il genere maschile abbia operato e operi per opprimere con la forza e la violenza il genere femminile. Ovvero che gli uomini siano tutti carnefici e le donne tutte vittime, senza eccezioni.
Sarebbe già grave così e chi avesse pensato di affidare ai CAF dell’ACLI le proprie carte fiscali ora dovrebbe farci una pensata aggiuntiva. Gli uomini dovrebbero farlo in quanto tali, le donne dovrebbero farlo in quanto mogli, sorelle, madri o figlie. Bravi o meno che siano, e sicuramente i CAF dell’ACLI sono precisi ed efficienti, come vi sentireste a far guadagnare soldi a un’organizzazione secondo cui tutti i mariti, fratelli, figli e padri in Italia partecipano a una congiura storica e attuale per opprimere con la violenza l’intero mondo femminile? Ci rivolgiamo alle donne: vostro padre era uno stupratore? Vostro fratello un molestatore? Vostro figlio maltratta regolarmente le sue fidanzate? Vostro marito vi picchia con regolarità? Tutti insieme costoro si organizzano per non far studiare, lavorare o vivere serenamente le donne che incontrano? E ancora, ritenete forse che nel 1940 costoro non si sarebbero arruolati nell’esercito o tra i partigiani e non sarebbero morti per dare un futuro decente a tutti, donne incluse? In ogni epoca non si sarebbero rotti la schiena per dare il proprio contributo affinché sulla tavola ci fosse sempre del pane per tutti? In ogni era non avrebbero forse dato la vita, in quanto fisicamente più portati, per difendere anche con la forza la propria famiglia da minacce esterne di qualunque tipo? Provate a rispondere sinceramente a queste domande, poi chiedetevi, data la fede alla “teoria del patriarcato” professata dall’ACLI, cosa risponderebbe l’ACLI stessa a quelle stesse domande. Dopo di che valutate voi se è il caso di cercare qualche altro CAF o di rivolgervi a un professionista commercialista.