Le femministe sostengono che il profondo disprezzo per le donne, spesso definito “misoginia”, sia un problema crescente in tutto il mondo (vedasi qui, qui e qui). Ma un’analisi delle piattaforme dei social media e delle politiche sanitarie globali porta alla conclusione opposta: che il disprezzo per gli uomini – noto come “misandria” – sia molto più diffuso. Una ricerca sugli hashtag dei social media denigratori nei confronti degli uomini o delle donne mostra quanto segue:
- #MenAreTrash vs. #WomenAreTrash: una stima «potrebbe collocare #MenAreTrash tra centinaia di migliaia e qualche milione di interazioni su tutte le piattaforme sin dal suo inizio». Al contrario, #WomenAreTrash «non sembra essersi consolidato in un “movimento” unificato e misurabile con un utilizzo coerente degli hashtag su piattaforme come Twitter, Instagram, Facebook o altre».
- #KillAllMen vs. #KillAllWomen : l’hashtag #KillAllMen registra «oltre 3 miliardi di interazioni su tutte le piattaforme dei social media». Al contrario, «non esiste un movimento “#KillAllWomen” ampiamente riconosciuto o documentato sulle piattaforme dei social media».
In altre parole, gli hashtag che umiliano gli uomini registrano fino a 3 miliardi di interazioni sui social media. Al contrario, gli hashtag denigratori nei confronti delle donne sono praticamente inesistenti.
Non sorprende che la diffusione di hashtag anti-maschili si sia tradotta in politiche discriminatorie da parte di organizzazioni internazionali come l’Organizzazione Mondiale della Sanità. A livello globale, gli uomini muoiono in media cinque anni prima delle donne. Logicamente, l’Organizzazione Mondiale della Sanità dovrebbe dedicare almeno altrettanta attenzione alla correzione delle disparità che incidono sulla salute degli uomini. Ma un’analisi del sito web dell’OMS racconta una storia diversa:
- Rappresentazioni del sito web: la Giornata mondiale della salute è stata recentemente celebrata il 7 aprile. Un’analisi della pagina web dell’OMS rivela immagini di cinque persone, tutte donne.
- Rapporti: l’OMS ha pubblicato diversi rapporti e schede informative specificamente per le donne, ma nessuno per gli uomini.
- Violenza domestica: centinaia di studi dimostrano che le donne hanno la stessa probabilità degli uomini di perpetrare violenza domestica. Nel 2005 l’OMS ha condotto uno “Studio multinazionale sulla salute delle donne e la violenza domestica contro le donne”. Tuttavia, l’OMS non ha mai condotto un’indagine sulla violenza domestica contro gli uomini.
Ipocrisia e disagio mentale femministi.
In effetti, un’analisi di altre aree di disparità di genere rivela la difficoltà di identificare un singolo ambito in cui le donne siano in ritardo rispetto agli uomini. Come possono quindi le femministe affermare in modo coerente che la misoginia anti-femminile sia un problema urgente? In Australia, ad esempio, è stato documentato un diffuso pregiudizio istituzionalizzato contro gli uomini nei tribunali penali del paese, nei tribunali di famiglia e nelle forze dell’ordine. Ma un rapporto di ispirazione femminista è giunto a questa notevole conclusione: «Gli uomini australiani hanno alcune delle opinioni più misogine del mondo occidentale». La base di questa affermazione era la scoperta che «il 32% degli uomini australiani concorda sul fatto che gli uomini hanno “perso” economicamente, politicamente e socialmente a causa del femminismo». Quindi criticare la diffusa discriminazione sessuale contro gli uomini rappresenta “misoginia”?
L’illogicità delle affermazioni di misoginia è ancora più evidente in un recente articolo intitolato “La misoginia in ascesa nella musica: e le pop star femminili la stanno guidando”. L’articolo afferma senza mezzi termini che anche una donna può essere ritenuta colpevole del reato di misoginia se include testi audaci nelle sue canzoni. Il fondamento di una buona salute mentale è una salda presa sulla realtà. Ma la presa femminista sulla verità è, nella migliore delle ipotesi, labile. Non c’è da stupirsi che i problemi di salute mentale tra le femministe abbiano ormai raggiunto proporzioni epidemiche, negli Stati Uniti (vedasi qui e qui) così come dalle nostre parti.