Finalmente… finalmente questa devastante legislatura volge al termine. Che sia stata devastante sotto ogni profilo possibile è sotto gli occhi di tutti, e chi ancora non vede ne avrà la precisa misura questo autunno e inverno davanti agli scaffali semi-vuoti dei supermarket o durante i black-out elettrici pianificati e il taglio dei riscaldamenti. Il neoliberismo in salsa liberal-progressista tira le cuoia, ucciso dai suoi limiti insostenibili e da quelle brucianti contraddizioni interne che lo rendono un’ideologia parassitaria e intrinsecamente autodistruttiva. Purtroppo queste pagine non possono, per i limiti tematici che il sito si è dato, entrare in troppi dettagli politici generali, quindi dobbiamo concentrarci su ciò che hanno portato questi ultimi anni nell’ambito ristretto delle pari opportunità e delle relazioni di genere. Il tutto in un’ottica di prospettiva che incominci a dare qualche suggerimento rispetto alla domanda cruciale: chi votare il 25 settembre prossimo?
Cosa è stata questa legislatura per i temi che ci interessano è ben rappresentato dal collage di copertina, che raccolgono il peggio del peggio, in questo senso. Gli ultimi quattro anni e mezzo sono stati tutti interamente all’insegna di politiche e iniziative miranti alla totale destrutturazione e distruzione delle capacità relazionali tra uomini e donne. Il meccanismo utilizzato è stato quello denunciato da anni su queste pagine, diventato con gli anni sempre più potente e determinato, ovvero l’affermazione in ogni sede (politica, culturale, mediatica, legislativa, economica) che gli uomini sono tutti per loro natura oppressori e violenti, mentre le donne sono tutte per loro natura vittime e oppresse. Uno stato di fatto sempre vero storicamente e radicalmente vero nel presente, tanto da richiedere iniziative “di compensazione”, quelle “discriminazioni positive” che spesso si traducono in una vera e propria vendetta di genere, da attuarsi con ogni misura possibile. Poco importa che si tratti di un’ottica irricevibile per mancanza di fondamento, la direttrice è quella e ha anche la sua bandiera: un capitolo apposito del PNRR dedicato a “donne e giovani”. Gli altri (cioè gli uomini e gli anziani) crepassero pure.
La narrazione tossica come una fede.
In questi anni non abbiamo mancato di sottolineare le tantissime e spudoratissime bugie con cui questa narrazione è stata diffusa e affermata anche con la violenza e la censura come base per una produzione legislativa sempre punitiva per il versante maschile e sempre in qualche misura premiante ma vittimizzante per il versante femminile. Si badi però: sebbene le nostre analisi e osservazioni partano esplicitamente da un’ottica maschile eterosessuale, l’obiettivo non è mai stato quello di affermare una primazia o una superiorità degli uomini sulle donne, o degli eterosessuali sugli omosessuali. Mai. Al centro delle nostre riflessioni c’è sempre stata la persona, a prescindere dall’appartenenza o dall’orientamento sessuale. In questa prospettiva abbiamo sottolineato la deriva di leggi sbilanciate e discriminatorie, sia quando disgraziatamente approvate (come il Codice Rosso), sia quando solamente proposte. In quest’ultimo caso la lista sarebbe interminabile. La banda di criminali che finalmente lascia i propri scranni non si è risparmiata di inventarsi i disegni di legge più fantasiosi pur di potersi appuntare sul bavero la medaglia di “guerriero contro la violenza di genere” (intesa unidirezionalmente come quella maschile contro le donne, mai viceversa).
Nascono così le dichiarazioni o i DDL che fanno a gara a compiacere la narrazione dominante, e al trend non si è sottratto nessuno, da destra a sinistra. Ricordare tutte le mostruosità dette, fatte o che si è provato a fare contro le potenzialità relazionali di uomini e donne, prenderebbe lo spazio di un’enciclopedia. Chi vuole, si scorra gli ultimi quattro anni di articoli e potrà farsi un’idea. Qui possiamo soltanto ricordare due apici particolarmente significativi, che danno la misura esatta di ciò di cui stiamo parlando. Il primo è la dichiarazione di Maria Elisabetta Alberti Casellati, Presidente del Senato, che in occasione del Primo Maggio affermò con piena disinvoltura che le donne sono quelle che muoiono o si infortunano di più sul lavoro (con buona pace degli oltre 1.000 uomini che muoiono ogni anno, il 95% del totale). Il secondo è l’inserimento nelle premesse giustificative di una proposta di legge (il DDL 2530) di dati che smentiscono a monte la necessità della legge stessa, con tanto di disinvolte affermazioni contrarie ai dati (vedi tabella sottostante). Perché la chiave di tutto non è soltanto adeguarsi a una narrazione, ma arrivare a crederci come si crede a una fede, con la conseguenza di arrivare a negare la realtà dei fatti, come accade di fare agli psicopatici.
Chi porta i popcorn?
Non è, va detto, che i personaggetti di cui stiamo finalmente per liberarci siano stupidi, malvagi o in malafede. Indubbiamente lo sembrano, indubbiamente agiscono come tali, ma ciò non deve distoglierci da un fatto centrale: il problema sono loro, ma solo limitatamente al loro bisogno di trovare e consolidare spazi di potere. La radice del male è più ampia e profonda e viene dall’estero, da quegli enti sovranazionali che diramano agende dettate da lobby internazionali sempre più folli e sempre più potenti. Il politicante locale, la mezza tacca che cerca il suo scampolo di potere in un quadro politico dettato nelle sue linee generali dagli USA, dalla NATO, dall’ONU e da quel cavalier servente che è l’UE, non può che adeguarsi ai dettami che provengono da quelle centrali del male e della follia. Basta buttare un occhio su cosa dice (e impone) l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite sulla “parità di genere” per rendersene conto. Ovvio che se vuoi uno scranno, ti adegui e, quando lo raggiungi, agisci di conseguenza. E chi se ne frega dell’impatto che hanno o avranno le varie iniziative. Lo statista pensa alle generazioni future, il politicante alla propria rielezione, diceva qualcuno. E di statisti, nel collage di copertina, ma in generale in tutte le istituzioni italiane, non ce ne sono.
Dunque che fare adesso? Anzitutto stappare una bottiglia speciale per festeggiare sia la scomparsa dalla scena della classe politica che ci ha ammorbato per quattro anni e mezzo, sia soprattutto il fatto che con la legislatura decadranno anche tutte le porcate presentate sotto forma di DDL, dopo di che occorre arrivare al 25 settembre con le idee chiare. L’ideale sarebbe arrivarci anche organizzati, ma quella è da sempre un’utopia. Senza pretendere di dettare la linea a nessuno, ma solo come riflessione iniziale (ne seguiranno altre), riteniamo che non ci siano margini per dare il proprio voto a nessuno dei partiti tradizionali, da destra a sinistra. Nemmeno a Fratelli d’Italia, che ha una leader favorevole alla castrazione chimica e che soprattutto è corsa a dichiararsi “atlantista” in occasione della guerra in Ucraina, ed essere atlantisti significa essere pronti ad asservirsi a quell’ideologia marcia e decadente proveniente dall’estero e dai soggetti sovranazionali di cui si è parlato poco sopra. Occorrerà dunque cercare nelle nuove iniziative qualcuno che, in termini generali, prenda impegno a perseguire l’interesse degli italiani e solo degli italiani, magari pure con una punta d’orgoglio per ciò che siamo stati e potremmo tonare ad essere. Nel dettaglio, come abbiamo già fatto in precedenza, daremo il nostro voto a chi, sulla questione “parità di genere”, assumerà una posizione ostinata e contraria alla narrazione che ha spadroneggiato e fatto danni finora. Non c’è nessuno all’orizzonte, per ora. Nel prossimo futuro scandaglieremo tra le “nuove proposte” e ci prenderemo la libertà di aggiornarvi su ciò che abbiamo trovato, eventualmente. Si porrà il problema usuale del «eh, ma se do il voto a questo partitino, è come se lo disperdessi», oppure «eh, ma io ho sempre votato a sinistra/destra e questo partito è evidentemente di destra/sinistra, quindi non posso votarlo…». Affronteremo questa sciocchezze olimpioniche quando sarà il momento, ora è prematuro. Per ora ritroviamoci insieme sulla riva del fiume e guardiamo i tanti cadaveri che passano. E qualcuno porti i popcorn, per cortesia.