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Alcune persone sono convinte che soltanto gli avvocati, divenuti magistrati onorari dopo aver superato un concorso per titoli, in ultimo per quanto disposto dal decreto legislativo 13 luglio 2017 n. 116, siano i maggiori responsabili di negligenze ed approssimazioni professionali nell’esercizio delle loro funzioni. E’ possibile che certi pregiudizi derivino dalle esperienze vissute dai tanti cittadini insoddisfacentemente patrocinati. C’è persino anche chi racconta di essere stato “venduto” alla controparte insieme alla causa giudiziaria in cui era coinvolto. Ci sono gli avvocati, nominati dai giudici tutelari amministratori di sostegno, che finiscono ciclicamente per diventare sgradevoli figure della cronaca. Si legge spesso sui giornali che compiono azioni illecite a discapito di persone fragili. Ci sono anche quelli che, per travisare i fatti, suggeriscono ai loro clienti di avvalersi di false accuse, metodo così inveterato da intasare fino all’inverosimile le aule di giustizia. Purtroppo tra gli avvocati ed i loro clienti esiste una relazione squilibrata: i primi possono rifiutare il patrocinio ai secondi, che invece sono obbligati per legge a farsi patrocinare.
Questo sbilanciamento, segnatamente in alcuni settori “impregnati” da particolari interessi, come quelli dove si muovono gli aspiranti a qualche nomina da amministratore et similia, rende quasi impossibile trovare un patrocinatore disponibile a discostarsi dalle consuetudini radicatesi nel foro dove dovrebbe “esibirsi”. Pochissimi se la sentono di rompere le uova riposte nel cestino dal collega. E’ ormai venuto meno tra i giovani avvocati lo slancio per affrontare battaglie “donchisciottesche” a salvaguardia dei tanti diritti che ogni giorno vengono sempre più negati agli Italiani. C’è inoltre l’ordine forense che in genere si mostra abbastanza indulgente nei confronti dei colleghi che sbagliano. Il film “Il tuttofare”, opera prima dello sceneggiatore Valerio Attanasio, ha esasperato, magari distorcendoli, i caratteri tipici dell’avvocato mascalzone e questo deve aver contribuito al dileggio dell’intera categoria. Sicuramente non sarà vero che, per comprovata rettitudine, se ne salvano pochi, però è un dato di fatto assodato che i legali non godono di buona fama. Non a caso un vecchio adagio sostiene: “E’ meglio una mano dal giudice che un abbraccio dall’avvocato”. La vicenda che stiamo raccontando ha preso, fin dall’inizio, un percorso deviato grazie ad un’avvocatessa e ad una sua collega nel ruolo di giudice tutelare. L’operatività del duo, con pesante distorsione dei fatti oggettivi, si è poi dissolta in itinere: una (G.C.) è rimasta estromessa dalla “gara” per diventare amministratrice di sostegno e l’altra (A.P.) è stata spostata dal settore “volontaria giurisdizione” ad un altro dello stesso tribunale.
Ad onor del vero va fatto presente però che tutti gli altri soggetti togati, avvicendatisi nel corso del tempo, non hanno reindirizzato la procedura giudiziaria iniziata sotto gli auspici della diade citata. Senza allargare troppo la panoramica, riduciamo le nostre notazioni al collegio presieduto da R.R. che ha respinto un sacrosanto ricorso perché, secondo quel consesso, era “tardivo” e all’altro G.T. (G.G.) che ha consentito l’illegittimo annullamento di una procura generale regolarmente stilata da un notaio. Non abbiamo gli elementi per ritenere che tutti gli “uomini di legge” siano squalificati ed impresentabili o per stilare delle classifiche di merito/demerito tra avvocati e toghe. Abbiamo visto giureconsulti asserire con nonchalance il falso, ma non sono mai mancate toghe che hanno fatto scempio del Diritto. Ci sovvengono i dubbi di un alto magistrato che tempo fa si domandava come mai alcuni dei suoi colleghi si potessero permettere orologi ed auto di lusso non compatibili con i loro redditi mensili. A nostro avviso, la decadenza dell’attività giurisdizionale dipende ed investe tutti i suoi protagonisti, seppure con responsabilità differenziate. Rientra nel quadro della rivoluzione culturale sostenuta e promossa dalle classi egemoni. S è deciso che il furbo primeggiasse e la persona perbene soccombesse. Insomma l’infimo livello del “servizio giustizia” è figlio dei tempi corrotti nei quali viviamo. Per circoscrivere il campo della nostra osservazione non possiamo non notare con quale cinismo vengono sgretolati i legami naturali delle famiglie, per qualche ragione in difficoltà, da un certo tipo di magistratura.
Qualche maître à penser potrebbe tacciarci di “complottismo”, eppure quello che accade spesso nel settore giudiziario “della persona e della famiglia” ha poco a che fare col Diritto ma molte attinenze con l’ideologia e con gli affari. C’è chi ritiene che certe determinazioni giudiziarie nascano da un patto sottoscritto dagli “associati” all’ombra di una qualche cupola, per poi diventare prassi alla luce del sole, senza che qualcuno possa opporvisi. Se così non fosse come mai il prof. Carlo Gilardi avrebbe potuto prevedere ciò che gli è accaduto? Se così non fosse come mai il prof. Pierluigi Monello avrebbe scritto questo? Se così non fosse perché Jeanette Fraga, sarebbe finita così? Se così non fosse perché Francesca della Valle dovrebbe denunciare che Lando Buzzanca è stato ristretto in una RSA contro la sua volontà? Se così non fosse come mai il nostro reclamante avrebbe potuto preconizzare che il vero bersaglio del lavoro del tribunale era porre sotto controllo le disponibilità economiche della sorella per disporne liberamente? E’ innegabile che le famiglie con elementi “fragili”, attenzionate da certa magistratura, danno origine ad un giro vorticoso di denaro facile al quale molti “furbi” vogliono attingere. E’ facile per un deputato alla “tutela” di minori, disabili ed anziani approfittare della propria posizione raccontando e scrivendo il falso perché il “beneficiato”, per il suo stato di “debolezza”, è ritenuto ed accreditato dalle varie compagnie di giro come soggetto aprioristicamente non credibile. Qualche giorno fa abbiamo appreso con piacere che Giorgia Meloni continua ad essere particolarmente interessata nel far condurre verifiche sull’attività giurisdizionale che asserisce di “fornire tutela” ai minori, ai disabili ed agli anziani. Insieme e attraverso il ministro Carlo Nordio si infilerà in un mirabolante ginepraio. Per come si presenta lo scenario (Luca Palamara docet) siamo scettici sui risultati, ma le auguriamo un grande successo, soprattutto per quanto potrà riuscire a realizzare nell’interesse delle moltissime vittime di brutte leggi furbamente “interpretate”. La vicenda del nostro amico, in attesa della decisione della Corte d’Appello, prosegue. In modo più sgradevole prosegue la vita di sua sorella. La cugina “incaricata” dalla propria zia di alienare tutti i beni di valore esistenti in casa, quella che nelle sit dei carabinieri del 2020 ha fatto verbalizzare il falso, dalla morte della vecchia disabile è “sparita”. La donna si occupava anche delle pulizie dell’appartamento in cui è rimasta la sorella del reclamante che, per il disinteresse dell’A.d.S., a motivo della propria (trascurata) malattia, rischia di finire in una situazione simile a questa. Per non appesantire la lettura rimandiamo la replica all’irrituale scritto dell’A.d.S. per l’udienza del 20/10/2022, già pubblicato. Aggiorniamo solo in parte il lettore mettendo di seguito la posta elettronica intercorsa il 13/11 scorso, attraverso l’interfaccia di uno degli avvocati del reclamante, tra l’A.d.S e lo stesso reclamante.
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L’ A.d.S scrive ad uno degli avvocati del reclamante:
Buonasera xxxx,
prendo atto e ti rilevo che provvederò al saldo appena verrò autorizzata dal G.T.
Nel frattempo ti comunico che il GT mi ha autorizzata ad accettare l’eredità senza beneficio di inventario e ad effettuare la divisone della comunione ereditaria.
Pertanto
SUI BENI MOBILI: è opportuno procedere alla chiusura dei conti intestati alla madre deceduta, consentendo l’incasso delle somme della signora xxxx nella misura del 50% a favore dei figli (pari ad € xxxx ciascuno come risulta nella successione che mi hai rimesso e nella dichiarazione del credito di Poste)..
Per la chiusura dei conti/libretti Poste Italiane chiede che TUTTI GLI EREDI contemporaneamente vadano allo sportello
A tal fine ti indico che per me potrebbe andare bene un giorno qualsiasi della prossima settimana (da lunedi 14 a venerdì 18) alle ore 12.00 oppure alle ore 14.30 o 15.00.
RELATIVAMENTE AGLI IMMOBILI: per la comunione di via xxxx si può valutare la vendita a terzi dell’appartamento (conferendo incarico ad un’agenzia) oppure il tuo assistito potrebbe manifestare la volontà di acquistare il 50% della quota di spettanza della beneficiaria, attendo quindi che tu mi faccia sapere le intenzioni del signor xxxx.
In attesa di un tuo cortese riscontro ti saluto cordialmente
avvocata xxxx
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Il reclamante risponde all’A.d.S. tramite uno dei sui avvocati
Ciao xxxx,
ho letto le novità giudiziali e gli intendimenti della tua collega AdS xxxx. La stessa amministratrice non ha risposto alle precedenti tue/mie comunicazioni-richieste di posta elettronica. Sembra occupata a definire gli aspetti patrimoniali della situazione di mia sorella, modificatisi alla morte di xxxx. Debbo comunque riflettere sulle ipotesi che l’AdS fa a proposito dell’appartamento di via xxxx. Molto di più della spartizione ereditaria conclusiva mi interessa la pessima realtà in cui è stata “infilata” mia sorella:
1) Non mi fornisce più bollettini ed altre cose da pagare, né ricevute di pagamenti effettuati in sua vece dalla AdS xxxx.
2) L’AdS non ha provveduto ad assumere una badante o quant’altro necessario, dunque la casa in cui abita mia sorella è in condizioni igieniche disastrose! Non viene pulita dalla morte di nostra madre.
3) Altrettanto critiche sono le cure igieniche ed estetiche che, a motivo della malattia, mia sorella dedica a se stessa!
Come ti avevo promesso telefonicamente, ti ripeto il nome dell’amministratore condominiale dell’appartamento in comproprietà (mio e di mia sorella) sito in xxxx.