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La novità odierna riguarda l’accidentato metodo per accedere ai fascicoli depositati in Corte d’Appello. La procedura richiede la prenotazione telematica per ottenere una data ed un codice valido al fine di consultare solo un determinato fascicolo. Se si ha la necessità di visionare più fascicoli bisogna richiedere più appuntamenti. Nel bilanciare presunte utilità securitarie ed ovvi diritti dei cittadini costretti a vivere esperienze giurisdizionali vince ormai una sorte di truismo giuridico. Una spia della scarsa qualità della vita a cui sono stati condannati gli Italiani si è spostata dalle file interminabili in supermercati ed uffici pubblici alla postazione della tastiera del P.C. per condurre tortuose operazioni telematiche il cui risultato non è mai certo. Per tale motivo forniremo al lettore le copie di nuovi documenti nelle puntate successive accontentandoci, per oggi, di divagare su temi pur sempre a margine della storia che stiamo raccontando. La situazione reale italiana ci appare avvitata intorno ad una frase coniata dal premier per fare propaganda: “Questo governo è costruito per fare” (a beneficio di chi? n.d.r.); è inoltre subordinata alle pratiche decisorie esplicitamente autocratiche dell’Esecutivo e messa a disposizione di imperativi coloniali sovranazionali. Questi, tra l’altro, anche caratterizzati, negli ultimi mesi, da ingiuste, improvvide, autolesive e rischiosissime politiche russofobe.
Nel segno dell’iguana, in spregio della cultura e della storia del Paese, mentre perdura l’impoverimento di molta gente abituata se non altro ad un tipo di vita sopportabile, il governo, che ignora gli umori ostili di grande parte della popolazione e l’inflazione galoppante, agisce “sotto dettatura Nato”. Poi, come da inveterata passione, favorisce gli interessi di banchieri, finanzieri, azionisti di aziende multinazionali, produttori di armamenti, qualunque tipo di predazione e la sempre maggiormente applicata legge del più forte, come accadrebbe nelle preventivate liberalizzazioni del sevizio di taxi e delle concessioni delle spiagge. Con il venir meno delle cure per la conservazione e la salvaguardia della res publica, con le privatizzazioni selvagge, iniziate oltre trenta anni fa, sono state regalate grandi ricchezze e lustro a personaggi di ogni genere, sono state accordate posizioni di rilievo ad avventurieri che un tempo sarebbero stati esecrabilmente qualificati, scherniti e condannati come traditori degli interessi nazionali. Salvo rare eccezioni la politica attuale è abitata da inetti, guerrafondai, corrotti, forcaioli e mutanti. C’è persino chi, cimentandosi in penose confessioni pubbliche, qualche giorno fa, ha fatto della propria totale abiura un motivo di orgoglio. L’apparato mediatico mainstream nazionale tace o mente sapendo di mentire. E’ tutta una menzogna: dalla regia delle passate parentesi emergenziali anti-pandemiche alla narrazione di una Federazione Russa che starebbe perdendo la guerra (dalla stessa cercata?) sia sotto il profilo militare che sotto quello economico-produttivo. I giullari dell’informazione, più o meno esplicitamente, sostengono la logica dell’emergenza, l’idea pervasiva che i diritti fondamentali sanciti dal dettato costituzionale sono un fastidioso limite per fronteggiare le sfide poste da qualunque tema problematico: epidemie, terrorismo internazionale, finanza pubblica, conflitti armati, cambiamento climatico e così via allarmando. Dunque vanno rimossi o contingentati tutti i diritti incondizionati e lo stesso apparato normativo di una nazione, già profondamente corrotta, oltre ogni immaginazione, va rimodulato.
Il nostro pensiero corre al prof. Carlo Gilardi, privato del suo patrimonio, della sua libertà, dei suoi familiari, dei suoi amici, delle sue frequentazioni, umiliato e rinchiuso in una “lussuosa” RSA di Lecco dall’ottobre 2020. Per lui il 6 luglio 2022 (dalle 8,00 alle 14,30) ci sarà un presidio con volantinaggio al tribunale di Lecco. Guardando ai numeri del singolare fenomeno sembra di trovarci di fonte ad un nuovo business: disabili, persone benestanti, soprattutto anziani, vengono rinchiusi contro la loro volontà in gerontocomi da amministratori di sostegno, affiancati e sostenuti dall’intero “Sistema Tribunale Tutelare”, attraverso algoritmi farlocchi che conoscono persino i novellini delle aule di giustizia, con il benestare dell’Autorità Giudiziaria competente. Nel caso del professore di Airuno, per la sua liberazione dalle catene è intervenuto inutilmente anche il garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale. Questa autorità di garanzia non ha il potere di emettere un qualche provvedimento “incisivo”, potere che invece hanno: il presidente del CSM, lo stesso CSM, il ministro della Giustizia, il procuratore generale della Repubblica presso la Corte d’Appello del distretto in cui si sono verificati i fatti, il procuratore generale della Repubblica presso la Corte d’Appello del distretto competente per quanto attiene la legge n. 420/1998, il procuratore generale della Repubblica presso la Corte di Cassazione. Mentre le istituzioni appaiono tutte distratte sulle gravi ed annose carenze dell’amministrazione della Giustizia, abbiamo l’impressione che ai datati negozi legati alle case-famiglie ed ai minori tolti ai genitori si sono sovrapposti gli affari degli anziani sottratti alle famiglie e affidati ad A.d.S. terzi.
Ci chiediamo infine se le attenzioni di alcune toghe rivolte agli anziani delle famiglie degli altri facciano parte dello stesso pacchetto applicativo di origine anglo-americana distribuito in tutto il mondo occidentale. Si perché oltre all’indiscutibile movimentazione di denaro altrui non vi è dubbio che un certo agire scardini sistematicamente l’istituzione familiare tramutando così le comunità umane in favorevoli zone di mercato. Il politicamente corretto vuole l’utero in affitto, la compravendita di bambini, la negazione della maternità e segnatamente quella della paternità. Nel pacchetto citato ci sono le istruzioni per alimentare gli scandali sessuali, l’acerrima guerra quotidiana tra donne e uomini, l’infilarsi in contesti problematici per approfittare dei dissidi familiari, il mettere le grinfie sui soggetti più deboli e rompere i legami di solidarietà. L’operato di certa magistratura è quindi anche funzionale a questo programma di controllo sociale che, per giunta, tollera l’uso di accuse false nel 95% delle denunce penali presentate a carico di soggetti “scomodi” per l’esito giudiziale desiderato dai calunniatori e dai loro complici. Quando un magistrato entra dentro una famiglia, controllando le sue risorse economiche, può condizionare a suo piacimento l’autonomia di tutti i componenti, decidendo per essi e su di essi. In alcuni frangenti chiedere aiuto ad un giudice è addirittura come chiedere auto ad un boss del taglieggiamento organizzato nel suo territorio di influenza. A volte il Diritto è un optional che il magistrato può ignorare tracciando lui stesso, secondo i propri scopi, la linea di demarcazione tra legittimo ed illegittimo.
Le vicende di malagiustizia che si rincorrono da molti anni, le disfunzioni giurisdizionali che riguardano i rapporti tra le stesse toghe, i distinguo postumi tra le loro varie posizioni ideologiche (comunque sempre esizialmente corporative) e la stessa lampante “impossibilità/mancanza di desiderio” del legislatore a cambiare il sistema non ci rincuorano. In certi casi appare conclamato un indirizzamento criminale della giurisdizione e contro l’arbitrio di questo potere non c’è legge che tenga. Le collusioni tra furfanti esistono, sono molto diffuse e, per quanto ci è dato di capire, in questo momento storico, sembrano ineliminabili. Come ci si potrebbe difendere dal persistere della pratica di inserire forzatamente nelle famiglie A.d.S. quali corpi estranei parassitari? Si potrebbe fuggire per tempo in un altro paese. Se fondamentalmente “non violenti” ci si potrebbe rassegnare a perdere tutti gli averi insieme alla propria libertà. Se privi di remore e disposti a reagire con ogni mezzo alla prepotenza istituzionalizzata ci sarebbe solo l’imbarazzo della scelta. Con buona pace di innumerevoli sepolcri imbiancati, fondatori della Repubblica e Padri Costituenti si stanno rigirando nelle tombe. Assodato che la funzione giudiziale è stata gravemente svilita dall’indecoroso trend evidenziato perlopiù da Luca Palamara (ma non soltanto riscontrabile dai suoi orribili racconti) non avendo il potere di cambiare le cose, possiamo solo augurare al nostro reclamante/imputato di trovare presto, come il mugnaio di Bertold Brecht, un giudice a Berlino che gli renda finalmente giustizia.