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La mancata sospensiva del decreto del G.T. relativo all’amministrazione di sostegno della madre del nostro reclamante (affidata al Sindaco del comune interessato) ha consentito che la vecchia disabile non corrispondesse nel 2021 le tasse previste dalla legge ed invece pagasse indebitamente delle somme non dovute. Nei prossimi giorni la Corte adita dovrebbe pronunciarsi per la sospensiva del decreto emanato dallo stesso G.T. per l’amministrazione di sostegno della sorella. In attesa di conoscere tale pronuncia rivolgiamo la nostra attenzione agli eventi bellici in corso. Gli Usa, in quanto Stato, esistono da 245 anni e sono stati in guerra (senza o con l’Organizzazione del Trattato Nord Atlantico) per quasi tutto questo tempo. Hanno vissuto saltuariamente in pace solo per una ventina d’anni della loro esistenza. Tralasciando tutte le operazioni segrete della CIA e partendo soltanto dal 1941 ad oggi, rammentiamo questi eventi: 1941-1945 Seconda guerra mondiale; 1946 occupazione delle Filippine e della Corea del Sud; 1947 Guerra civile greca; 1950-1953 Guerra di Corea; 1954 Guerra in Guatemala; 1955-1975 Guerra del Vietnam; 1959 Conflitto in Haiti; 1965 Occupazione della Repubblica Dominicana; 1979-1986 Guerra fredda e guerra per procura CIA in Afghanistan; 1981 guerra per procura CIA in Nicaragua e primo incidente del Golfo della Sirte; 1982 Guerra per procura CIA in Nicaragua e Conflitto in Libano; 1983 Invasione di Grenada, Guerra per procura CIA in Nicaragua e Conflitto in Libano; 1984 Guerra Fredda, Guerra per procura CIA in Afghanistan, Nicaragua e Conflitto nel Golfo Persico; 1985-1986 Guerra per procura CIA in Afghanistan e Nicaragua; 1987 Conflitto nel Golfo Persico; 1988 Conflitto nel Golfo Persico e Occupazione di Panama; 1989 Incidente nel Golfo della Sirte, Conflitto nelle Filippine; 1990-1991 Prima guerra del Golfo; 1992-1996 Conflitto in Iraq; 1995 Invasione di Haiti, Bombardamenti NATO nella Bosnia-Erzegovina; 1998 Bombardamento dell’Iraq, dell’Afghanistan e missili contro il Sudan; 1999 Guerra nel Kosovo; 2001-2011 Guerra in Afghanistan; 2002 Guerra in Yemen; 2003 Guerra in Iraq; 2004-2006 Guerra in Afghanistan, Iraq, Pakistan e Yemen; 2008-2010 Guerra in Afghanistan, Iraq, Pakistan e Yemen; 2011 Guerra al Terrore in Afghanistan, Iraq, Pakistan, Somalia e Yemen; Conflitto in Libia, Guerra civile libica; 2011-2015 Guerra in Afghanistan, Iraq, Guerra civile in Ucraina e Siria.
Riteniamo degno di nota sottolineare che, secondo autorevoli analisti, Barack Obama (in carica dal 2009 al 2017), vincitore del Nobel per la Pace, è stato il presidente americano che ha tenuto in guerra per più tempo gli Stati Uniti. L’attivismo militare statunitense ha senza meno contribuito alla globalizzazione culturale, ossia all’unificazione su scala mondiale delle condotte e dei modi di pensare delle persone in tutti i continenti. Le idee, le preferenze, gli sport, gli spettacoli, i programmi televisivi sono diffusi in tutti i paesi dai mass media. L’unificazione delle opinioni e dei comportamenti trascina quasi tutti e fa dimenticare le proprie tradizioni nazionali per abbracciare lo stile di vita e gli archetipi proposti dai grandi persuasori internazionali attraverso attori e commedianti (a volte di mestiere) travestiti da dirigenti politici, ora di una, ora dell’altra Nazione. E’ in tale maniera che si sono smantellati patrimoni culturali, che si sono saccheggiati beni comuni, che si sono distrutte specificità economiche. La società della manipolazione mediatica globale ha fatto sparire la politica (quella vera) per sostituirla con lo spettacolo o le bugie di mediocri e pusillanimi. Il condizionamento che oscilla tra la piaggeria e l’incompetenza professionale ha indotto alcuni commentatori ad affermare che l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia è stata frutto della paranoia di Vladimir Putin, il quale, come tutti i dittatori, è stato vittima della sindrome di accerchiamento e quindi ha fatto scelleratamente ricorso alle armi. Ci domandiamo in quale mondo hanno vissuto coloro che ci ammanniscono certe analisi.
Siamo certi che Putin e gli oligarchi russi non hanno mai nutrito preoccupazioni per l’abbattimento degli ostacoli normativi alla libera circolazione delle merci e dei capitali, dunque per la globalizzazione nelle sue varie forme. Quello che deve averli inquietatati ed indotti a mettere infine un freno agli appetiti senza limiti del “mondo libero” è stata la progressiva ”annessione” di tutti gli stati dell’Europa orientale, persino delle repubbliche baltiche ex sovietiche e l’allargamento a dismisura della Nato. La Russia più volte umiliata e snobbata, consapevole che le potenze globaliste conoscono solo le ragioni della forza bruta, ha invaso l’Ucraina per non trovarsi con i missili dei suoi “nemici” fuori del cortile di casa. L’assennatezza non sempre accompagna le azioni delle classi dominanti, specialmente quando queste coltivano disegni egemonici senza limiti. A partire dagli Anni 90 del secolo scorso gli USA utilizzano anche il soft power del “politically correct” e della “cancell culture” per frammentare/disarticolare i modelli sociali, economici e culturali diversi da quello forgiato, in ultimo, dal finanzcapitalismo. La Globalizzazione tende a livellare le culture, a rimuovere le diversità, persino quelle sessuali; i gusti delle persone finiscono senza scampo per essere simili, così come i loro bisogni.
Quindi il pericolo è l’omologazione, ovvero il rischio di cancellare le tradizioni, la cultura, le radici di ciascun Popolo. La supremazia statunitense, e più generalmente quella occidentale, comporta processi di uniformazione. Icone del mondo globalizzato, con i suoi disvalori, possono così essere la “furbizia”, l’attitudine ai compromessi di qualunque tipo, la noncuranza per il prossimo, il successo, il potere, i soldi, “signori occulti” delle coscienze e della vita delle persone. L’acquisizione e la conservazione di diritti civili “minori” al posto di quelli fondamentali, pressoché cancellati, è un’altra caratteristica dei tempi problematici che viviamo. Ieri, in un blog dedicato alla “liberazione” del prof. Carlo Gilardi, abbiamo letto: “Come possono chiederci di credere ancora nelle istituzioni? Sono i giudici che stanno offendendo e insultando la nostra Costituzione … Non noi siamo contro di essa, sono questi giudici disumani e crudeli che sono contro il diritto e contro le sacrosante parole della nostra Costituzione. LORO STANNO FACENDO SCEMPIO DELLE NOSTRE REGOLE E DELLE NOSTRE LEGGI. NON NOI, LORO LO STANNO FACENDO e con incredibile e sfacciata disinvoltura pure. PAZZESCO. IL MONDO VA AL CONTRARIO”. Abbiamo pure letto questo. Noi ricordiamo l’Italia che fu ed i tanti magistrati degni che davano prestigio alla toga. Oggi, nell’appiattimento trentennale della globalizzazione, ci troviamo a riflettere, con qualche amarezza, un po’ su tutto.
Vista la bocciatura di alcuni quesiti referendari ripensiamo anche alla brillante carriera dell’attuale presidente della Corte Costituzionale Giuliano Amato, più volte ministro e premier. Durante il suo primo mandato da Presidente del Consiglio, a fronte della situazione finanziaria nazionale, l’11 luglio 1992 ha approvato con il proprio governo, all’insaputa del Governatore della Banca d’Italia, il prelievo forzoso retroattivo del sei per mille su tutti i depositi bancari. È stato presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato dal 1994 al 1997. Nel gennaio del 2002 è stato nominato dal Consiglio europeo di Laeken quale vicepresidente della Convenzione europea, chiamata a disegnare la nuova architettura istituzionale dell’U.E.. Nel febbraio 2010 è stato nominato maggiore consulente in Italia per la Deutsche Bank. Ci sono poteri pervasivi ed assoluti, poteri che agiscono sulle persone per mezzo di subdoli attori, potenti strumenti e diverse motivazioni. Le difese di chi vuole opporvisi sono indebolite dalla sistematica distruzione delle radici culturali, dalla competizione ossessiva, dalla marginalizzazione/erosione graduale ed inesorabile dei concetti di senso civico, morale, giustizia e solidarietà. Non è frutto del caso che attualmente un pezzo della magistratura sia, per un verso, “libero” fino all’arbitrio e, per l’altro, sia pesantemente asservito ad imperativi corporativi o agli interessi di parti in causa.