Vedi le puntate precedenti
Riportiamo le ultime novità per aggiornare il racconto: l’udienza relativa alla richiesta di sospensiva del decreto che riguarda la nomina di un amministratore di sostegno per la sorella del nostro amico si terrà il 3 marzo 2022; l’udienza nel merito del reclamo è stata fissata per il 9 giugno 2022, lo stesso giorno in cui si terrà anche quella riguardante l’anziana madre. Non avendo altro da riferire, come è già altre volte accaduto, passiamo ad osservare vari aspetti del contesto dentro il quale si collocano storie simili a quella che stiamo raccontando. Sono vicende dove, per un verso o per l’altro, si comprime fortemente la libertà delle persone. Viviamo anni dove la libertà sembra essere diventata un optional che il Potere elargisce solo in cambio di adesione ideologica. E’ il clima culturale in cui siamo immersi che consente il verificarsi di certi eventi. E’ il processo della finestra di Overton che prosegue per cui, attraverso tecniche di persuasione e manipolazione, applicate su scala globale dai think thank dell’economia e della politica, si orientano il pensiero e le inclinazioni delle masse. La finestra di Overton è uno dei criteri usati per individuare le idee che precisano l’ambito di accettabilità delle politiche dei governi. Tutto ciò che la maggioranza delle persone attualmente ritiene normale, reputa accettabile, giudica lecito, crede legale, è qualcosa che in realtà è stato mutato, un poco alla volta, tramite il condizionamento operato dai mass media.
E’ ormai assodato che ogni idea, per quanto sia paradossale e bizzarra, può ottenere una sua “finestra” di opportunità. Qualunque modello, se abilmente e gradualmente incanalato nel circuito mediatico, può diventare parte integrante del pensiero esteso e prevalente. C’è una grande quantità di idee e comportamenti la cui acquisizione può essere considerata casuale, ovvero non incoraggiata da chi detiene il Potere. Altre invece appaiono frutto di un qualche disegno finalizzato allo scrupoloso controllo dei Popoli. Ci appaiono di questo secondo tipo quelle che nel 2008, quattro anni dopo la decisione del Comune di San Francisco di autorizzare i matrimoni tra persone dello stesso sesso, originando un dibattito sulla questione, hanno portato la corte suprema californiana ad abolire la legge che vietava i matrimoni omosessuali dichiarandola anticostituzionale. Non crediamo casuale anche la serrata propaganda relativa alla Convenzione di Instambul nel nostro Paese. Per quanto ci è concesso di conoscere dalle cronache quotidiane, dei dati assolutamente non contraffatti asseriscono che dal 1 gennaio 2021 a tutt’oggi si sono verificate: 309 false denunce da parte di donne, 259 violenze di donne contro uomini, 143 violenze di donne contro bambini ed anziani. Con riferimento ai cosiddetti “femminicidi”, nel corso del 2020 ci sono stati 44 casi e non 112 (come strumentalmente asserito altrove). Forse è inutile rimarcare quanto sarebbe auspicabile non avere un pur solo episodio all’anno di questo tipo, però, se l’allarme sociale dovesse essere rapportato ai numeri, va constatato che in Italia, nel corso del 2020 si sono registrati 1538 decessi sul lavoro. Nel corso del 2021, fino a tutto ottobre scorso, sul servizio ci sono stati 1017 morti.
Numeri multipli di quelli relativi alle vittime di “femminicidio”. L’allarme per l’asserita emergenza di queste uccisioni viene adoperato per perorare, con una narrazione spudoratamente guidata, che l’Italia sarebbe afflitta dalla “toxic masculinity”. Uno dei prossimi obiettivi dell’U.E. è l’omologazione della “comunicazione inclusiva” per evitare l’uso non intenzionale di un linguaggio discriminatorio all’interno delle istituzioni dell’Unione europea. Il documento elaborato dalla Commissione europea, subito ritirato, suggeriva, tra l’altro, l’impiego “opportuno” della parola “Natale”. In merito alle festività la commissione chiedeva di evitare di dare per scontato che tutti siano cristiani. Altre raccomandazioni contenute nel documento riguardavano l’uso del nome proprio (non quello di battesimo) e l’adozione di altri nomi (come Malika) anziché quello di Maria. Per la commissaria Helena Dalli “L’obiettivo era illustrare la diversità della cultura europea e non altro”. Comunque in questo caso le critiche hanno fatto fare dietrofront agli euroburocrati. Riscriveranno meglio il documento e lo riproporranno successivamente. Il metodo di procedere, ripetendo in continuazione, di persuadere in maniera sottile, di avvicinarsi gradualmente all’idea che ritengono propria dell’ascoltatore per renderlo possibilista, si dimostra infallibile. La classe sub dominante può muoversi agevolmente soltanto all’interno della gamma dell’ammissibile. C’era un tempo non lontano in cui si poteva disporre del proprio denaro al momento del bisogno. Ora non è più così, perché lo sportello automatico non eroga o perché il codice necessario ad operare on line non arriva via sms.
Non ci è dato di conoscere su quale gradino della scala realizzata da Overton (impensabile, estremo, accettabile, ragionevole, diffuso, legale) sia collocabile tale fenomeno, ma la nostra sensazione è che sia sulla buona strada per guadagnare le prime posizioni. Del resto il target appare essere quello di eliminare il contante per dare a tutti una carta elettronica subordinata ai voleri dei banchieri, operativa a loro discrezione e non già legata alle necessità del titolare. C’è stato un tempo nel quale il giudice, non nascondendosi dietro ai tecnicismi, riteneva opportuno spiegare semplicemente al proprio “cliente” la sentenza pronunciata. Ora, quando la “finestra” del sociologo americano sottolinea l’inaccettabilità di una qualche idea, i think tank dedicati si mettono al lavoro. Accade a tutti i livelli. Accade su scala globale, su scala europea e su scala nazionale. La sistematica colpevolizzazione del sesso maschile con fuga del pensiero verso la primazia femminile è un must dell’intero mondo occidentale. Un must dell’Europa di oggi è arrivare alla vaccinazione anticovid-19 obbligatoria. In Austria sta per accadere ed in Grecia il governo spingerà gli over sessanta a vaccinarsi per non dover pagare una sanzione da 100 euro mensili. Gira e rigira torna il tema della libertà. Che si parli della vicenda che stiamo narrando, della vicenda di Carlo Gilardi o di quella di chi è stato costretto a vaccinarsi per poter lavorare è sempre qualche libertà che viene compressa. Persino papa Bergoglio, da Atene, dalla patria per eccellenza della democrazia, due giorni fa ha lanciato l’allarme sull’arretramento di questa forma di governo. Gli organismi sovranazionali limitano i diritti dei Popoli. Nel nostro Paese già il dettato costituzionale, quando incontra i soggetti “giusti”, e ne ha trovati diversi, si presta ad eludere la sovranità popolare. Il capo dello Stato non è eletto dagli Italiani, anche il capo del Governo può non esserlo, così come i ministri ed i sottosegretari.
A ciò possiamo aggiungere che il legislatore deve rendere conto alla Corte Costituzionale (organo non eletto dal Popolo) e che il potere giudiziario, attraverso l’azione di certi suoi membri appare essere diventato una variabile impazzita. L’immaginario proposto alle masse parla di una democrazia contrapposta al “pericolo fascista” e pochi sembrano accorgersi del nuovo totalitarismo liberale che sta soffocando i diritti politici, sindacali, sociali, nonché delle libertà individuali di varia natura. La pratica dei lockdowns è stata possibile per l’avanzata digitalizzazione delle nostre vite e per gli apporti di liquidità monetaria garantita dalla Banca Europea. Appena sono stati disponibili tutti i mezzi tecnologici indispensabili allo scopo sono comparse altre e ben più pesanti schiavitù. Nel nome di una qualsivoglia emergenza “tecnica” è diventata “tollerabile” ogni deviazione dalla Costituzione. Il management della pandemia è pure la cartina di tornasole che rivela la necessità di bypassare la crescente flessione dell’economia del lavoro per affidarsi alla finanza, o meglio al criterio controbilanciante del dopaggio monetario senza fine. Dalla preoccupante volatilità degli impieghi finanziari le persone si possono distrarre con allarmi globali, proselitismi di massa, assoggettamento agli imperativi di una qualche security. Nel quadro dei problemi comuni ai Popoli “occidentali” vessati dal finanzcapitalismo la Francia ha le sue specificità, tra le quali i “gilets jaunes”, il cui canto di piazza è questo: “On est là, on est là, même si Macron ne veut pas nous on est là, pour l’honneur des travailleurs et pour un monde meilleur, même si Macron ne veut pas nous on est là”. E’ dal 17 novembre 2018 che, nonostante la brutale violenza della repressione subita costantemente in questi anni da parte delle forze di polizia, dalla quasi totalità del mondo mediatico e dal governo, continuano a scendere ogni sabato per le strade. La Francia si avvia verso nuovi scioperi, proteste e manifestazioni anche oltre il fine settimana. L’Italia, che con la nazione transalpina condivide le limitazioni più inflessibili, le politiche autoritarie ed economiche più condizionanti, ha altre specificità. Nei rapporti con la Francia non sfugge la sua subalternità soprattutto in relazione alle attività economiche-finanziarie. Nell’ultimo quindicennio gli operatori economici e finanziari francesi hanno acquisito oltre trecento prestigiose imprese italiane per un valore di circa cinquanta miliardi di euro.
In tema di alienazioni, anche di asset strategici, possiamo ricordare che la classe “dirigente” italiana, fin dagli anni Novanta del secolo scorso, non è stata seconda a nessuno nel cedere lucrose attività pubbliche in cambio di un “tozzo di pane”. Per quanto riguarda il funzionamento della giurisdizione, rispetto ad altri paesi europei, le specificità nazionali sono probabilmente anche uniche. Verosimilmente storie di malagiustizia, come quelle vissute dal nostro reclamante, storie “incomprensibili” come quelle della “segregazione” di Carlo Gilardi, storie come quelle di Yaska o di Pasquale (rese pubbliche dalla trasmissione televisiva ”Le Iene”), storie di carcerazioni spietate o ingiuste, storie di vendette giudiziarie, storie di corruzioni e collusioni che hanno caratterizzato alcuni tribunali, storie di potentati rintanati nelle procure della Repubblica, all’interno della finestra di Overton, se si tiene conto delle numerose reazioni della gente indignata, sembrano non trovare ancora collocazioni ammissibili. Ma sospettiamo che qualcuno stia già lavorando in questo senso perché dagli ambienti interessati a riformare radicalmente il CSM nell’interesse dei cittadini arrivano segnali sconfortanti. Essere costretti ad entrare in un tribunale continuerà a rimanere una grave sciagura. La ciliegina sulla torta è poi rappresentata dall’art. 82 c.p.c. che, fatte poche eccezioni, non accorda la libertà ai cittadini di autopatrocinarsi nei procedimenti giudiziari. Dentro la giurisdizione esistono delle prassi tacite, che però vengono rispettate con molta circospezione. Fra queste c’è una regola che, più o meno, recita così: “Un avvocato non difende un cliente buttando a mare un altro collega. Non si fa e basta”. Altrettanto difficile, se non ancora di più, è trovare un avvocato disposto a denunciare un magistrato. Ci raccontano che la “libertà” si conserva solo a prezzo della perdita di altre libertà (fondamentali). Per quanto riguarda gli ordini professionali, ricorrentemente si è discusso della loro soppressione, ma anche la libertà di provvedere a se stessi in qualunque settore specialistico, naturalmente se capaci, non è stata mai concessa.