La Fionda

Magistratura da incubo: una storia vera a puntate (43)

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In attesa di poter aggiornare i nostri lettori sull’esito degli atti recentemente depositati in corte d’appello, per i quali si attende la comunicazione dell’iscrizione a ruolo, non mancano gli argomenti per inquadrare il terreno di coltura in cui hanno trovato collocazione le vicissitudini del nostro infelice amico (dalla politica alla giustizia). Chi detiene il potere vuole la discrezione e non ama gli strepiti di chi ha mille ragioni per dolersi. In questo periodo storico si prodiga affinché quasi tutte le trasmissioni Tv, allineate e coperte, si occupino a tempo pieno solo di Covid-19, di vaccinazioni e di green pass. In merito vengono regolarmente nascoste o tacitate tutte le evidenze scientifiche in quanto dissonanti con le “verità” che debbono essere partecipate via mediatica agli Italiani. Siamo schiacciati tra pandemia e cantori di regime, tra riorganizzazione del capitalismo e darwinismo sociale. Il contesto favorisce la predisposizione (di chi ce l’ha) ad individuare la direzione del vento e dirigersi dalla parte “giusta”, capeggiati dagli stessi pifferai che si erano fatti interpreti della rottura con il liberismo esasperato, con l’europeismo dogmatico e con l’egemonia dei poteri finanziari sovranazionali. Volti noti, ottimi e disponibilissimi comunicatori, attraverso il piccolo schermo, non tralasciano di suggerire che il “passaporto sanitario” garantisce la libertà, coloro che lo osteggiano sono avversi alle riaperture di tutte le attività imprenditoriali con maggiore rischio di trasmissione epidemica. Tutto il resto non è pertinente ai disegni perseguiti da chi governa.

In questo clima da golpe bianco meritano solo qualche fugace inquadratura le manifestazioni del “Movimento 7 novembre” a Napoli, dei dipendenti Whirlpool a Roma, dei dimostranti a sostegno dei lavoratori della Gkn a Firenze e del raduno dei lavoratori Alitalia a Fiumicino. Meglio “fare spettacolo” con qualche dramma familiare a motivo della perdita del lavoro che affrontare il problema nella sua interezza. Non meritano attenzione le vere ragioni che hanno finito per travolgere le vite di decine e decine di migliaia di persone (operai e precari) che, nel corso degli anni, un pezzo alla volta, hanno visto cancellare tutte le garanzie costituzionali previste. In campo giudiziario la Tv preferisce intrattenere gli spettatori con qualche vittima di malagiustizia o con qualche povero disgraziato che ha perduto la propria abitazione, lasciata temporaneamente incustodita, e nel frattempo occupata abusivamente da terzi. Da decenni, sia per carenze normative che per inerzia giurisdizionale il Paese è pieno di abitazioni private e pubbliche usurpate ai legittimi proprietari. Eppure la forza pubblica viene soventemente e sollecitamente impiegata per cause meno nobili. Si pensi all’orrenda storia del prof. Carlo Gilardi, prelevato a casa sua dai carabinieri il 27 ottobre 2020 e finito inghiottito dal “nulla”. Anche in questo caso, dove ci sono in ballo grandi interessi ed un sistema di potere consolidato, la discrezione prevale su tutto il resto. Tramite i motori di ricerca sul Web, per chi tenta di seguire le sorti dell’uomo, appare più roba priva d’interesse che altro.

giudice

Leggiamo: “Carlo Gilardi revoca il mandato all’avvocato Silvia Agazzi e chiede il silenzio – “Profondo senso di disagio e vergogna” – (la revoca è stata effettuata dal suo A.d.S.). Leggiamo: “Caso Carlo Gilardi, condannato l’ex badante Brahim El Mazoury – La sentenza per due degli stranieri accusati di circonvenzione in concorso – ”. Leggiamo: “Caso Gilardi, la parte civile: “La sentenza ristabilisce la realtà dei fatti” (la parte civile è l’A.d.S. dell’anziano professore). Leggiamo: “Carlo Gilardi, si indaga sui bonifici per la bicicletta elettrica”. Come se avessero paura (sarà davvero così?), quelli che chiedono giustizia e libertà per Carlo Gilardi non comunicano in maniera visibile a tutti quelli che frequentano la rete, ma si esprimono in maniera riservata via Facebook. Eppure tutti i pupi del teatrino nazionale ci assicurano che viviamo in una sana democrazia, che l’inefficienza della giurisdizione dipende da pochi occasionali farabutti, che il Popolo è sovrano, che il Parlamento vigila sulle azioni degli altri poteri, che il capo dello Stato è anche presidente dell’organo di autogoverno della magistratura. Malgrado le rassicurazioni il CSM continuerà a non avere dei consiglieri estratti a sorte e/o la rotazione degli incarichi. Non ci sembra poi che qualcuno abbia suggerito il criterio della casualità per i periti necessari ai magistrati per deliberare su materie tecniche. Questi dovrebbero stilare CTU solo dopo essere stati sorteggiati da appositi elenchi e non designati per chiamata diretta delle toghe. Le decisioni del CSM a rischio di pesanti condizionamenti estrinseci sono gli incarichi direttivi e quelli dei “fuori ruolo”, le poltrone di consigliere di Cassazione, di sostituto procuratore generale e di addetto all’analisi della giurisprudenza di legittimità.

Il palamaragate ha sollevato un velo sui rapporti di “credito/debito” che si creano con siffatta realtà, figlia della forza delle compagini associative. Rapporti di “credito/debito” si possono costituire anche tra magistrati e consulenti di loro fiducia, direttamente nominati. Riscontri di queste dangerous liaisons si trovano quotidianamente in molti tribunali. Su pressione dell’U.E. e delle condizioni da essa dettate per accedere al Recovery Fund il Parlamento italiano sta mettendo mano alla riforma della giustizia. Ma quale interesse ha l’Unione Europea a far rivedere le normative civili e penali che ci riguardano? Se usciamo per un attimo dalla narrazione agiografica dei “sogni” federalisti degli Anni ’20, ’30, ’40, di Paneuropa di Kalergi e del Manifesto di Ventotene del secolo scorso, non possiamo disconoscere che l’U.E. è nata su pianificazione/sollecitazione degli USA, nonché dei centri di potere che da sempre controllano e ispirano la politica nordamericana. Lo dimostrano sedici documenti, reperiti negli archivi nazionali degli USA nel 2016. Basti ricordare che da un memorandum del 26 luglio 1950 (firmato dal generale William Joseph Donovan, capo dell’O.S.S., servizio precursore della C.I.A.) spiccano disposizioni orientate a promuovere una campagna per la creazione del Parlamento europeo. La costruzione europea è stata finanziata dalla Cia per contrastare l‘influenza sovietica sul Vecchio Mondo. La classe dominante nordamericana ha imposto tale disegno quale condizione per concedere, nel secondo dopoguerra, gli aiuti del Piano Marshall. Dal 1949 al 1959, nel pieno della “guerra fredda”, gli Usa, attraverso i loro servizi segreti e tramite il Comitato per l’Unione, hanno versato ai movimenti europeisti l’equivalente di cinquanta milioni di dollari.

anziana

La costruzione dell’U.E. trova la propria razionalità teorica nelle convinzioni economiche di Friedrich von Hayek (critico del Welfare State) e nel neoliberismo come “teoria del tutto” di Philip Mirowski. Acquisiti tali elementi si può dedure che le istituzioni comunitarie non siano dirette da un insieme di benefattori ed appassionati giuristi, mossi dagli stessi ideali: la pace, l’unità, la prosperità dell’Europa e l’appagamento dei Popoli. L’Unione Europea (tra il 6/2/2008 ed il 13/11/2009) ha “imposto” agli Stati membri la firma del Trattato di Lisbona, attraverso il quale può fare strame delle loro Costituzioni nazionali. Ci sembra pacifico che l’azione legislativa dell’Unione sia influenzata da innumerevoli lobbies, che hanno fatto di Bruxelles una delle capitali mondiali del lobbying e che non sia del tutto in linea con gli interessi dei cittadini europei. A Bruxelles non interessa sapere se il CSM funziona o no, non interessa conoscere quanti magistrati siano collusi o corrotti, non importa apprendere che i soldi liquidati a riparazione di malagiustizia dalle corti d’appello bastano giusto per fare qualche cena in un buon ristorante con i patrocinatori della causa, non importa percepire i vuoti di organico che ci sono nei tribunali. Bruxelles non si appassiona all’idea che possano esistere toghe “golpiste”, non si cura della sorte subita dal prof. Carlo Gilardi o delle vicende di cui è rimasto vittima il nostro reclamante con le sue due congiunte. Nel quadro delle sensibilità tipiche delle istituzioni comunitarie ha rilevanza che vengano riconosciuti i precetti basilari dei consumi. Dunque sarebbe auspicabile che anche gli imprenditori falliti possano rientrare il più velocemente possibile nel circuito economico attraverso l’istituto dell’esdebitazione. Sempre nel quadro delle citate sensibilità sarebbe gradita una nuova configurazione del processo civile (https://www.lafionda.com/dovremmo-chiedere-perdono-ai-padri-e-ai-figli-del-futuro/). Il 16 settembre 2021 è stata approvata dal Parlamento Europeo un’iniziativa legislativa sulla “violenza di genere” (https://www.lafionda.com/parlamento-ue-la-dittatura-si-rivela-e-adesso-non-si-scherza-piu/). Come altri organismi sovranazionali l’U.E, si fa interprete delle mai soddisfatte istanze del femminismo suprematista e totalitario (https://www.lafionda.com/i-caratteri-del-totalitarismo-femminista-sono-tuttaltro-che-nuovi/).

Tra i Popoli l’euroscetticismo è maggiormente diffuso tra gli Italiani. Riferendosi invece alle dirigenze politiche dei vari Stati l’euroscetticismo ha trovato maggiore seguito nei paesi che hanno sperimentato lo Stalinismo, come ad esempio l’Ungheria, la Polonia, la Bulgaria, la Slovenia e la Romania. Le lobbies affaristiche sono preoccupate perché il progetto europeo viene posto in stallo dalla crisi del sistema legale su cui si regge l’architettura dell’Unione Europea. Secondo le istituzioni comunitarie ogni sistema giudiziario nazionale dovrebbe essere indipendente dal suo governo e dovrebbe applicare la legislazione europea in un clima di fiducia reciproca tra Stati. I timori di chi comanda in Europa spiegano le modeste fortune di qualunque politico si dichiari euroscettico e le sue repentine conversioni. In certi casi la sorte riservata ai critici dell’U.E. può essere addirittura tragica. Il 10 aprile 2010 l’aereo con a bordo il presidente polacco Lech Kaczynski è precipitato mentre era in fase di atterraggio all’aeroporto militare di Smolensk, nella Russia occidentale. Nessuna delle novantasei persone a bordo è sopravvissuta allo schianto del Tupolev-Tu 154. Decapitata la leadership del paese: oltre a Kaczynsk sono morti diversi ministri, il governatore della banca centrale, il capo di stato maggiore dell’esercito. Tornando a parlare di riforma della giustizia l’accostamento di leggi speciali e tribunali speciali mette i brividi. Non si può dimenticare lo scempio, di cui ci parla la storia, prodotto dalla legge n. 1409/1863 (legge Pica) emanata con lo scopo di reprimere il brigantaggio e qualsiasi forma di resistenza armata nelle province meridionali. Anche Il tribunale speciale per la difesa dello Stato, istituito con legge n. 2008/1926 non evoca buoni ricordi. L’antifascismo era solitamente punito con pene detentive che andavano da uno a trent’anni. Le sentenze del tribunale speciale erano inappellabili, il consesso lavorava soprattutto sulla scorta delle segnalazioni provenienti dalla polizia segreta e dalle altre polizie. Non ci rassicurano gli eventi che in anni recenti hanno visto quali protagonisti altri tribunali “speciali” come quelli per i minorenni.



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