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Magistratura da incubo: una storia vera a puntate (4)

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Arriva il giorno fissato per l’udienza e il nostro determinato supplicante si reca fiducioso in tribunale. Qui trova due sorprese: l’avvocato incontrato casualmente a casa delle donne disabili il 12 giugno 2020 e un certificato dello stesso medico che ha visitato in sua presenza la madre l’11 giugno 2020. L’avvocato non si fa scrupoli di usare l’inspiegabile livore di un’anziana per accusare il figlio di un fantomatico ammanco sul libretto postale precedentemente citato. L’assunto è cinico ma è nell’ordine delle cose che un avvocato le tenti di tutte per far indossare la veste peggiore a un suo dichiarato avversario. È invece sconcertante che lo stesso medico che ha visitato la novantunenne l’11 giugno 2020, prescrivendole visita geriatrica e psichiatrica, ne attesti la capacità d’intendere e di volere il 21 luglio 2020. Il giorno successivo l’avvocato, munito di tale certificato, ottiene dalla sua cliente la firma di una procura speciale. Va notato che l’avvocato aveva comunicato al figlio della donna di aver ottenuto “ampio mandato” dalla stessa già il 3 luglio 2020. Va sottolineato che il medico, nel corso della visita effettuata in presenza del figlio della donna (che intanto straparlava), aveva dichiarato di non volersi avventurare nel campo della salute mentale, delegando il compito appunto al geriatra e allo psichiatra. Ma è possibile che un medico trovi “normale” la malevolenza di una madre nei confronti di un figlio che la accudisce faticosamente da 14 anni e non abbia scrupoli a mettere la sua paziente in condizioni di fare danni prima a sé stessa e poi agli altri? Nel corso dell’udienza l’istante riesce finalmente a dare un senso alla scomparsa di documenti contabili dall’abitazione della madre. La perdita di carte per le quali la novantunenne accusa il figlio rappresentano una manna per i teoremi dell’avvocato, ma si arrangerà, cercherà di fare appello ai ricordi, a qualche appunto sparso qua e là.

Non riesce ad accettare invece la sorprendente asseverazione del medico e gli scrive via email quanto segue: «La presente al solo scopo di evitare malintesi sorti durante la nostra conversazione telefonica del 31/7/2020. Come sa la vicenda connessa allo stato di salute di mia madre (anche psichiatrica/geriatrica) è finita in tribunale. In quella sede esistono delle certificazioni rilasciate da lei stesso in tempi ravvicinati. La contraddittorietà apparente delle attestazioni da lei redatte ha suscitato la perplessità del magistrato adito e la mia stessa. Ovviamente né io, né il giudice siamo medici. Per la correttezza che contraddistingue i miei rapporti con gli altri, rimasto colpito per gli esiti derivanti dall’uso della seconda certificazione, ho solo voluto parteciparle che è mia intenzione approfondire gli aspetti diagnostici collegati alla vicenda». Al difensore degli interessi delle due donne invalide non resta che riconoscerlo. L’avvocato intervenuto nell’udienza del 27 luglio 2020 ha condotto una manovra magistrale: ha spostato l’attenzione del giudice dalla comprovata incapacità d’amministrazione della madre agli ammanchi prodotti dal richiedente amministrazione di sostegno. Sa bene che in presenza di rapporti fiduciari non si chiede quietanza al proprio genitore. Carte di riscontro non ce ne sono. Maggiore è la confusione che si crea e più è difficile dirimere la questione. Sullo sfondo di questa battaglia giudiziaria si stagliano l’ormai anaffettiva e coriacea matriarca e la fragile figlia, sorella dell’istante. Quest’ultima, nel corso delle giornate, ha una lucidità in accelerata riduzione a causa di una malattia degenerativa. Da un anno ha perduto il figlio, prima ammalatosi di un tumore al cervello, poi finito in un ospizio. Per evitare di essere chiamata a rispondere dei debiti del deceduto il 10 giugno 2020 ha consapevolmente firmato una rinuncia all’eredità del figlio. La situazione creatasi in famiglia deve avere esaurito le sue risorse.

giudice

Per tentare di tranquillizzarla il fratello, reduce dell’esperienza maturata qualche giorno prima in tribunale, scrive: «Conosci fin troppo bene le difficoltà createmi sistematicamente da nostra madre per ragioni amministrative. Mi soffermo a ricordarti che i suoi regolari dinieghi a firmare qualunque genere di documento ha bloccato la riscossione della sua pensione mensile e io ho dovuto provvedere a tutte le sue richieste finanziarie fino a giugno scorso. Esiste una pratica ACEA (richiesta indebita di circa 1500 euro) rimasta inevasa per mancanza di firma. Solo la tua quotidiana insistenza, sommata alla tua personale diponibilità di contanti, ha convinto nostra madre a firmare il modulo per il tempestivo pagamento dell’IMU dovuta e da me versata per mezzo di “F24” l’8/6/2020. A motivo delle annose difficoltà createmi da nostra madre esiste un procedimento presso il G.T del Tribunale di xxxxxxxxxx al fine di poterla amministrare con certezza e regolarità. L’udienza si terrà il 28/9/2020 alle ore 11,30. Colgo l’occasione per ribadirti che, data la particolare situazione familiare che si è prodotta, ho reso inaccessibile a chiunque il facile accesso al tuo denaro. Questi soldi rimangono interamente a tua disposizione per eventuali bisogni presenti e futuri. Dopo che sarà conclusa la vicenda in oggetto sarà necessario rivedere i rapporti giuridici che ci legano affinché tu possa disporre di maggiore tutela in qualunque circostanza».

Mentre siamo immersi nelle traversie dell’istante davanti ai nostri occhi scorrono i volti di quei magistrati che abbiamo avuto l’onore di conoscere. Avevano grande professionalità, intelligenza, spirito di servizio ed anima. Ci assale una grande nostalgia per una razza di magistrati che forse sono in via di estinzione. Tornando alla vicenda ci risulta che l’uomo, nel denunciare dei sospetti e non delle certezze abbia suggerito di indagare su possibili ammanchi di liquidi dalla casa delle disabili, sulla vendita di gioielli nei negozi autorizzati ad acquistarli, su vecchi buoni postali cointestati e sul dileguamento del libretto postale utilizzato per l’accredito della pensione della madre. Nel parlare prima di far verbalizzare il suo esposto, solo en passant ha fatto cenno a possibili raggiri bancari. Ricorda di aver fatto un cenno alla truffa subita dalla sorella della Intermarket Diamond Business Spa (in un’agenzia Unicredit) poi fallita. Ricorda di aver riferito che sua sorella per due anni non ha ricevuto il rendiconto del portafoglio titoli, ma poi questi titoli sono stati recuperati dall’uomo e depositati su un libretto postale intestato solo alla donna. Il 3 agosto 2020 l’uomo viene convocato dai Carabinieri per l’indagine aperta dal magistrato in seguito alla sua denuncia del 16 giugno 2020. Per l’occasione, così come gli era stato raccomandato, porta molti documenti, una cronologia dei fatti pertinenti al caso accaduti dal 10 giugno 2020 al 31 luglio 2020 e una serie di risposte a domande formulategli via telefono. Con ciò, ripercorre nel dettaglio tutti gli eventi che abbiamo raccontato finora.

anziana

Il 3 agosto nella caserma dei carabinieri il denunciante è accolto da un maresciallo. Questi appare molto attento ad analizzare la mole di documenti consegnata e appare soddisfatto della dettagliata cronologia dei fatti. La sua attenzione è maggiormente attirata dallo scambio epistolare con l’avvocato coprotagonista della vicenda e dalle certificazioni mediche. Anticipa l’ospite dicendo: «Non ha ricevuto risposta scritta dal medico di sua madre, vero?». Il maresciallo evita qualunque sciatteria. Legge con attenzione ogni documento e, dove ha bisogno, chiede chiarimenti e precisazioni. Terminata la lunga disamina del voluminoso carteggio si rivolge all’istante e dice: «Lei ha segnalato raggiri delle Poste e delle banche ed il magistrato ha ordinato una visura». L’uomo replica: «In verità non ho mai sospettato che possibili furti e raggiri si realizzassero in queste sedi. Ho solo fatto cenno a due vecchi episodi vissuti da mia sorella, quello della Intermarket Diamond Business Spa e quello dei mancati resoconti sui titoli. Per questi motivi, in qualità di procuratore generale, ho sempre tenuto il più possibile a secco il conto corrente di cui mia sorella è unica intestataria presso l’Unicredit. Ritengo che, se furti e raggiri ci sono stati, questi si sono verificati fuori delle banche e delle Poste. Comunque non ho difficoltà a verificare insieme a lei i risultati di questa visura». Il lavoro di ricerca è stato poderoso. Emergono centinaia di movimenti su tanti vecchi libretti postali ormai estinti, intestati a vari membri della famiglia, uno degli intestatari/cointestatari è defunto. Emergono tutti i movimenti sul conto corrente Unicredit di sua sorella, i movimenti di un suo libretto postale ed i movimenti del libretto postale cointestato di cui si sono perdute le tracce. Per tentare di spiegare i movimenti presenti in questi documenti ci vorrebbero tanti giorni e l’uomo potrebbe rispondere solo limitatamente alle operazioni effettuate personalmente. Il maresciallo domanda al suo ospite se ha mai avuto libretti postali cointestati con la madre. Riceve risposta affermativa ma non appare interessato a sapere il motivo dell’estinzione di quel libretto, tra l’altro effettuata sollecitamente per l’alto rischio di morte nel breve periodo di uno dei cointestatari.

Il maresciallo chiede al denunciante se riconosce i movimenti effettuati sul libretto postale di sua sorella. Il denunciante risponde che quel libretto è stato aperto da lui personalmente con i soldi recuperati dai titoli ritrovati nell’agenzia Unicredit e poi lasciato a casa della sorella, dunque non sa spiegare perché ci sia una somma molto più alta di quella originaria da lui stesso depositata. Il maresciallo mostra poi i movimenti sul conto corrente Unicredit e sul libretto cointestato (quello dove viene accreditata la pensione della madre dell’istante). Domanda perché è stato fatto il prelievo del 6 maggio 2019 e, mentre l’uomo si accinge a spiegare i due motivi dell’operazione, incredibilmente anticipa la risposta: «Lei l’ha fatto per rappresaglia nei confronti del comportamento di Poste Italiane e per proteggere i soldi di sua sorella». È appunto così. L’uomo aggiunge che come memorandum delle donne cointestatarie (con ricorrenti vuoti di memoria) aveva spillato sul libretto una sua dichiarazione firmata. Il libretto è introvabile ma, dalla sua visura digitale, si evince che gli accrediti della pensione continuano regolarmente senza però che avvengano prelievi. A conclusione di questa ampia panoramica il denunciante asserisce che, per quanto è di sua circoscritta conoscenza, non si sono verificati ammanchi. Aggiunge poi che, malgrado il grande dispiegamento di mezzi per fare delle indagini bancarie, non sono stati però verificati i suoi sospetti (quelli manifestati nella denuncia del 16 giugno 2020) sulla sparizione dall’abitazione delle donne di preziosi, di altri oggetti, di vecchi buoni postali e di denaro contante.



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