L’uomo rischia tre volte in più della donna di essere ucciso… ma non è un mondo per donne. L’uomo è soggetto ovunque alla coscrizione obbligatoria, pressoché ovunque al servizio militare obbligatorio, anche se minorenne (ad es. in Paraguay 147 bambini e adolescenti deceduti durante il servizio militare, Servicio Paz y Justicia en América Latina pp. 94-108), il 70% circa dei civili morti in guerra sono uomini, l’uomo civile rischia più del doppio di una donna civile di essere uccisa (argomento che l’ONU ignora sistematicamente), i rifugiati di guerra possono essere respinti se sono uomini (in alcuni paesi, ad. es. Canada, Uruguay, Giordania…), l’uomo soldato rischia in guerra circa 100 volte in più della donna soldato di essere ucciso… ma non è un mondo per donne.
L’uomo rischia dieci volte circa in più della donna di finire recluso in prigione, rischia molto di più della donna uno stupro in prigione (una violenza troppo spesso ignorata dalle autorità, ad es. negli Stati Uniti), solo l’uomo può essere condannato all’ergastolo (in certi paesi, come in Russia…) o condannato alla pena di morte (in certi paesi, come Guatemala, Russia, Bielorussia…), solo l’uomo rischia il carcere per essersi sottratto all’obbligo di leva… ma non è un mondo per donne. L’uomo non ha diritto ad avere la certezza sulla propria paternità (in Francia è un reato fare un test di paternità senza l’autorizzazione del giudice), nessun uomo può disconoscere una paternità, al contrario della donna a cui questa possibilità è concessa, l’uomo può essere costretto legalmente a mantenere economicamente i figli nati dall’infedeltà della moglie (Giappone), l’uomo separato rischia circa otto volte di più della donna separata di morire suicida… ma non è un mondo per donne.
Le molte ragioni per cui… non è un mondo per donne.
L’uomo è escluso dalle ricerche delle persone scomparse (in Guatemala dal 2003 al 2014 circa 25.000 persone scomparse, circa 12.000 uomini e 13.000 donne), l’omosessualità maschile è perseguita penalmente e criminalizzata in diversi paesi del mondo, nel mondo solo l’uomo rischia la pena di morte per omosessualità, l’uomo rischia 400/500 volte circa in più della donna di morire a causa di mutilazioni genitali innecessarie (principalmente circoncisione), alle quali può essere soggetto legalmente, l’uomo vittima di violenza di genere è soggetto a discriminazione e sistematicamente ignorato pressoché ovunque nel mondo… ma non è un mondo per donne.
L’uomo rischia circa tre volte in più della donna il suicidio, quattro volte in più della donna di diventare un senzatetto, 20 volte circa in più della donna di morire al lavoro (l’uomo muore più spesso persino negli incidenti domestici), tre volte circa in più della donna di diventare dipendente di droghe o alcool, cento volte circa in più della donna di morire condannato a morte… ma non è un mondo per donne. In più di una trentina di paesi del mondo ancora l’uomo rischia di andare più tardi in pensione, malgrado l’inferiore speranza di vita, l’uomo rischia circa il doppio della donna l’abbandono scolastico, nella metà dei paesi dove le punizioni corporali sono ancora permesse (scuola, esercito, ecc.), queste sono ammesse solo sugli uomini… ma non è un mondo per donne.
I problemi del mondo maschile non esistono.
E ancora, le leggi che discriminano gli uomini vittime di tratta rispetto alle donne vittime di tratta, il divieto maschile di richiedere il test di paternità (come in Francia), le discriminazioni quando si tratta di regolarizzare gli stranieri (come in Marocco), le pene asimmetriche per gli stessi reati, gli assegni di mantenimento e l’affidamento dei figli asimmetrici nei procedimenti di separazione, le leggi di quote, sovvenzioni e “discriminazione positiva”, l’asimmetrica attenzione mediatica che ricevono i bambini rapiti rispetto alle bambine rapite in Asia o in Africa, il gap sulla speranza di vita, l’asimmetrica applicazione di pene o torture, e così via… ma non è un mondo per donne.
Proprio perché non è un mondo per donne, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) vietò il lavoro forzato per le donne nel 1930, ratificato da tutti i paesi, e quello per gli uomini più di ottanta anni dopo, nel 2014, misura che deve ancora essere ratificata da molti paesi. Proprio perché non è un mondo per donne, l’ONU ha riconosciuto solo dal 2013 lo status di vittime di violenza sessuale nei conflitti armati anche agli uomini. Proprio perché non è un mondo per donne, la Convenzione di Ginevra per la protezione delle persone civili in tempo di guerra del 1949, tutt’ora vigente, stabilisce un trattamento asimmetrico a seconda del sesso per le punizioni da impartire ai civili in tempo di guerra (Art. 119. «Le pene disciplinari. In nessun caso le pene disciplinari saranno inumane, brutali o pericolose alla salute degli internati. Esse dovranno tener conto della loro età, del loro sesso e del loro stato di salute»). Proprio perché non è un mondo per donne, «…quando nel Regno Unito il parlamentare Philip Davies propose che la seduta del giorno 19 di novembre fosse dedicata a parlare dei problemi specifici maschili, la femminista e collega parlamentare Jess Phillips si oppose perché l’idea “faceva ridere”. Proposta respinta. Per questo motivo, quando negli Stati Uniti il dott. Warren Farrell propose di creare un Comitato alla Casa Bianca per Uomini e Bambini con l’obiettivo di studiare i problemi maschili, la proposta fu respinta e il pretesto addotto fu che avrebbe comportato il drenaggio delle risorse dal già esistente Comitato della Casa Bianca per Donne e Bambine (White House Council on Girls and Women)». Ogni tanto è un bene ricordare che… non è un mondo per donne.