Sta davvero cambiando il vento e si sente profumo di svolta epocale. Sperando non sia soltanto un’illusione olfattiva, ci sono segnali evidenti che stiano venendo al pettine i nodi stretti attorno alla vita di tutti da parte di un accolita di ideologi impegnati ad affermarsi e a trarre profitto dalla criminalizzazione del mondo maschile. Tra i vari indizi ne scegliamo due in particolare. Il primo fa riferimento alla nota opinionista Selvaggia Lucarelli che, in piena crisi post-elezioni americane, sembra dibattersi con la disperazione di un pesce fuor d’acqua, alla ricerca della più giusta direzione da prendere per consolidare e aumentare il suo seguito. Partorisce così un improponibile articolo sul suo blog dove sostanzialmente veste i panni di Michela Murgia ed etichetta come macisti o maschilisti o suprematisti maschi tutti coloro che in diversa misura hanno appoggiato il presidente Trump. Per Lucarelli sono tutti violentatori o aspiranti tali, in alcuni casi da buoni che erano (come nel caso di Musk) sono diventati il male assoluto e una porta spalancata al ritorno del fascismo e della virilità tossica. Il tutto espresso con una tale povertà di argomenti e un tal numero di contraddizioni da lasciare sconcertati. Lucarelli brandisce l’ascia e prova con tutta la forza che ha a dividere il campo tra i buoni, cioè lei e quelli che piacciono a lei, e i cattivi, cioè tutti gli altri. Il colpo sferrato però è talmente maldestro da sembrare quasi comico: ogni frase trasuda livore, supposta superiorità e un fegato grosso così, che sono poi gli ingredienti principali della malafede, oltre che il modo migliore per far risultare simpatici i personaggi che attacca.
E mentre da un lato sposa una posizione ciecamente misandrica, appunto sulla falsariga di una Michela Murgia o di un Francesco Piccolo, dall’altro, in un altro articolo, non ha remore a rivelare quella che le risulta essere la verità dei fatti riguardanti due influencer turbofemministe, Carlotta Vagnoli e Valeria Fonte. Entrambe hanno annunciato con indignazione di aver subito di recente una perquisizione da parte delle Forze dell’Ordine. Secondo Lucarelli, le perquisizioni sono legate a una denuncia per stalking a carico delle due presentata da un uomo che avrebbero ferocemente perseguitato fino a indurlo a un tentativo di suicidio. Le due influencer sono le classiche femministe contemporanee. Basti leggere il commento di Carlotta Vagnoli alla perquisizione subita, dove ritiene inconcepibile che si tenti di «punire chi difende gli interessi delle vittime di violenza». Cioè essendo lei un’attivista contro la violenza sulle donne, dovrebbe essere ritenuta intoccabile. Al di là di ciò, abbiamo Lucarelli che con una mano si lancia contro il “macismo” di natura trumpiana, cogliendo l’occasione per esprimere un odio irredimibile vero la natura maschile, mentre con l’altra attacca due donne che militano contro il macismo e solidarizza implicitamente con la loro vittima (un uomo). Una schizofrenia che può apparire inspiegabile soltanto a coloro che non possiedono la corretta chiave di lettura per il personaggio Lucarelli, che è essenzialmente social, è più un’influencer che una giornalista, e ciò la obbliga a correre a prendere la posizione che le può rendere più follower, like, engagement e tutta quella roba lì, ma anche a distruggere eventuali competitor, come le due influencer femministe. Il tutto anche a costo di apparire incoerente: biecamente e ciecamente sessista, in un caso, e nell’altro rivelatrice di quanto marciume occorra avere dentro per dirsi ed essere “attivista” contro la violenza sulle donne (talmente attiva da indurre un uomo al suicidio).
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Niente più buoni e cattivi.
Ma in questo trend Lucarelli è in buona compagnia. Il sito “Cronache Lucane” ha pubblicato ieri la sentenza integrale con cui il Tribunale di Cagliari ha condannato per atti persecutori tale Lucio Carmelo Lipari, ritenuto colpevole di aver partecipato a una campagna di persecuzione verso la criminologa Elisabetta Sionis. Il testo del dispositivo lascia allibiti non solo per ciò che quest’ultima ha dovuto subire per anni, ma per il contesto entro il quale il suo persecutore, così attesta la sentenza, s’è mosso e ha agito contro di lei. Lipari infatti era accusato in concorso con altri soggetti, uno dei quali è un nome e un volto noto: Roberta Bruzzone. Sì, la criminologa che è sempre in TV, anche lei a sproloquiare sui “maschi” brutti, cattivi e narcisisti e sulle donne tutte vittime della loro violenza. Il nome della Bruzzone ricorre insistentemente nella sentenza del Tribunale di Cagliari e vi si ipotizza un ruolo attivo, in taluni casi addirittura di orchestrazione, nell’organizzazione sistematica della persecuzione a danno della sua collega-concorrente Elisabetta Sionis. Le due si sono trovate su due campi opposti relativamente alla terribile e controversa vicenda di Valentina Pitzalis e Manuel Piredda, ma a quanto pare la diversità di opinioni è tracimata, dal lato della Bruzzone e della sua cerchia, in qualcosa di molto più grave.
Si descrive nella sentenza un tipo di condotta che probabilmente la stessa Bruzzone non esiterebbe a definire “tipicamente maschile”, appunto lo stalking. Con tutto ciò, va detto, la condanna riguarda appunto il Lipari, non la Bruzzone, che però (così dice la sentenza) risulta attualmente imputata a Roma, probabilmente per la stessa vicenda (la sentenza non lo specifica). Ben intesi: finché un giudice non si esprime in senso contrario, Roberta Bruzzone resta non colpevole, ma se il Tribunale di Roma dovesse confermare ciò che già il Tribunale di Cagliari ha messo nero su bianco, la credibilità di un altro soggetto attivissimo nella narrazione anti-uomo crollerebbe come un castello di carte. L’Italia si ritroverebbe ad avere una delle più note criminologhe, che in televisione e sui media pontifica di uomini stalker e abusanti, condannata lei stessa per stalking. Sarebbe una conferma del fatto che sta avanzando un mondo dove i colpi d’ascia che dividono i buoni dai cattivi non sono più di moda perché la realtà è molto più composita, sfumata e articolata di quanto talune opinion leader raccontino. Sarebbe una conferma che la realtà è un pettine dai denti molto sottili, contro cui prima o poi ogni nodo è destinato a scontrarsi.