di Fabio Nestola. Parlare di “odio tra i sessi” è fuorviante, una gigantesca mistificazione costruita sull’equivoco dell’odio unidirezionale. Esiste l’odio di un singolo individuo verso un altro, a prescindere da cosa sia motivato, in milioni di circostanze specifiche: interessi economici, gelosia morbosa, vendetta, figli contesi, tradimento, torti subiti, disturbi comportamentali e altro ancora. Impossibile da condividere e sempre da condannare duramente, ma è un rancore individuale covato da una singola persona nei confronti di un’altra singola persona, che può essere non solo coniuge, convivente o fidanzato, ma anche un collega, un parente, un amico, un collega, un vicino di casa, un avversario politico, persino uno sconosciuto che si incontra in un pub. La cronaca nera registra episodi gravissimi di persone odiate hic et nunc, sempre con un motivo specifico che genera violenza in quella precisa circostanza nei confronti di quella precisa persona, ma è fuorviante parlare di odio cronico di un genere nei confronti dell’altro.
L’uomo strangola la moglie che lo ha ridotto sul lastrico perché odia quella donna, non tutte le donne. E non la odiava quattro o cinque anni prima, allora l’amava. Ha cominciato a odiarla come conseguenza di uno o più accadimenti. La donna accoltella il fidanzato che l’ha lasciata per un’altra perché odia quell’uomo, non tutti gli uomini. Fino a giorno prima lo amava, poi è la scoperta del tradimento a scatenare la pulsione omicida. È una menzogna attribuire a un presunto odio tra i sessi l’uxoricidio – ad esempio – per un tradimento. Se avesse fondatezza la teoria dell’odio verso una persona inquantodonna, l’assassino non avrebbe ucciso la donna odiata solo dopo 15 anni di matrimonio. E prima ancora della moglie avrebbe sterminato professoresse, studentesse, amiche, colleghe, la madre, le sorelle, le zie, palesando un odio generalizzato verso il femminile tout court. Cosa è accaduto quel giorno, non gli altri giorni della sua vita, per fargli odiare quella donna, non tutte le donne che ha incontrato? La odia inquantodonna o inquantoqualcosaltro? Donna lo era anche prima, che fosse traditrice, truffatrice, violenta o altro. È un elemento nuovo, non l’essere donna, che scatena l’odio: impossibile, salvo aperta malafede, occultare il rapporto causa-effetto.
La derisione pubblica strappa applausi.
Dinamica ambosessi: allo stesso modo la donna che tenta di avvelenare il marito non odia il genere maschile nella sua interezza. Odia quell’uomo al punto da volerlo uccidere, ma ciò non esclude che abbia amato, ami ed amerà altri uomini, i figli maschi, il fratello, il padre, un amante, un secondo marito. Ciò che è veramente di genere è piuttosto la denigrazione mediatica e istituzionale, la distorsione che viene fatta in occasione di ogni singolo episodio. Un uomo è violento quindi tutti gli uomini sono violenti, rieducazione è la parola d’ordine. Qualche decina di donne vengono uccise, quindi 30 milioni di uomini italiani sono potenziali assassini. L’accanimento non è contro la minoranza deviante, il che sarebbe doveroso, ma contro l’intero genere maschile, il che è una forzatura ideologica. L’odio dei sessi non esiste in natura, è frutto di un’ideologia funzionale alla criminalizzazione del maschile nella misura in cui viene descritta con i contorni di una jihad, dove il terrorista fa strage di persone che non conosce solo perché infedeli. Quella è una missione criminale imposta dal fanatismo religioso, mentre l’uomo sarebbe violento verso la donna inquantodonna come missione criminale imposta dal DNA. Non è altro che una forma di razzismo, neanche troppo velata.
Così l’accanimento contro il maschile non solo è tollerato, è ormai doveroso, tanto da diventare motivo di fama e apprezzamento. Gli uomini sono incapaci, inetti, volgari, stupidi, traditori, ubriaconi, gelosi, disonesti, violenti, sono “maschietti”, non sopportano il dolore, non sanno accettare la separazione, chiamano l’ambulanza per un raffreddore, non sanno assumersi delle responsabilità, hanno un solo neurone, non sono capaci di essere padri, non sono capaci di trovare i calzini, non sanno accendere una lavatrice, non sono multitasking come le donne, hanno quella fissa lì, se il sangue va tra le gambe non ce n’è per il cervello, se il mondo fosse governato dalle donne sarebbe migliore… Dall’insulto feroce alla denigrazione irridente, l’accanimento antimaschile dilaga sui social e in tv, sui giornali e nella politica. La criminalizzazione dell’uomo porta consensi, l’insulto è sdoganato, la derisione pubblica strappa applausi.
Nessuno vuole vedere l’odio generalizzato.
Guai invece ad esprimere un parere negativo su una donna, si scatena lo tsunami a reti unificate: un opinionista televisivo è stato sospeso, uno scienziato è stato messo in un angolo, un direttore di giornale è stato costretto a dimettersi per aver scritto che le atlete del tiro con l’arco erano cicciottelle. Non stronze, puttane, bastarde: cicciottelle. Di una donna o scrivi che è bellissima, bravissima e intelligentissima, oppure è meglio non scrivere nulla. È evidente che la Murgia sia un po’ meno slanciata di Belen, ma chi lo dice in pubblico fa body-shaming, è sessismo, è un affronto, è lesa Maestà, offende tutte le donne. Tutto è sessismo, avere opinioni diverse è sessismo, esprimere una critica seria e documentata è sessismo, tutto è diventato un affronto non a quella donna ma a tutte le donne. Poi la Finocchiaro dice in RAI che gli uomini e i padri sono tutti pezzi di merda, e quella è satira. Quindi se un uomo critica una donna, una sola, è “odio tra i sessi” che coinvolge gli interi generi; se invece è una donna ad insultare esplicitamente tutti gli uomini e i padri, bisogna sorridere. Che vuoi che sia.
Per decenni Forattini e diversi altri disegnatori umoristici (uomini e donne) si sono accaniti su Andreotti che era gobbo, Fanfani che era nano, Spadolini che era chiatto. Altan ha infilato ombrelli tra le chiappe di tutti, dai politici agli operai. Benigni ha fatto show televisivi e spettacoli dal vivo sulla ciccia di Ferrara. La Guzzanti ha sfottuto tutti, da D’Alema a Berlusconi. Ancora oggi imperversano vignette e battutacce sul Berlusca puttaniere, pelato e col trapianto, Gasparri con gli occhi storti, Brunetta che è nano, Giggino ignorante, Salvini pappone, Renzi dentone, l’elenco è infinito. Ma se si dileggiano i difetti fisici degli uomini non è body-shaming, è satira politica. Però criticare il rossetto della Azzolina è impossibile, è odio tra i sessi. Così nessuno vuole vedere l’odio generalizzato, istituzionalizzato e legittimato che esiste davvero: è l’odio contro il genere maschile, il razzismo globale del XXI secolo.