di Giuseppe Tarantini. La critica della teoria del patriarcato non passa solo per la narrazione della sofferenza e dell’oppressione maschile, ma trova sentieri percorribili anche dove si tenta di indagare sui modi con cui le donne hanno esercitato ed esercitano potere. Donne e uomini hanno fatto la storia e prodotto la società, lo hanno fatto agendo simultaneamente e in modo interdipendente, perpetuando forme sia di privilegio che di oppressione nei confronti di entrambi i sessi. Questa è la teoria del bisessismo, che si contrappone all’unilateralità della narrazione femminista analizzando il sessismo e le sue cause da un punto di vista più ampio e meno ideologizzato. Uno dei modi tramite i quali le donne hanno esercitato il potere partecipando attivamente alla storia umana è la superiorità sessuale nei confronti dell’uomo. Da che mondo è mondo, la femminilità reca con sé il potere della seduzione, della provocazione, e proprio alla sessualità sono legate sia una parte delle oppressioni femminili che una parte dei grandi privilegi femminili, in nome del fatto che la sessualità della donna è sempre stata caricata di un grande valore.
Coloro che vorrebbero sostenere la tesi di una storia univocamente sessista, dove le donne sarebbero state sempre prigioniere e quindi non responsabili delle contraddizioni sociali, dovrebbero renderci conto della grande abilità con la quale Cleopatra intrattenne i propri rapporti con Roma, di come Eva Duarte abbia selezionato e sedotto con un certo tatticismo i propri amanti arrivando a sposare il colonnello Peron o di quando Marilyn Monroe disse di aver passato metà della propria vita in ginocchio anche se non usava pregare. La sessualità femminile è in forte relazione con una delle caratteristiche maggiori del ruolo di genere tradizionale maschile: quella di essere un provider, di essere, cioè, colui che ha il dovere di provvedere ai bisogni della propria famiglia. Storicamente nelle società bisessiste l’uomo accettava una vita di lavoro in quanto era ampiamente presente l’altro lato della medaglia, ossia la sicurezza sessuale, riproduttiva e affettiva, ma oggi ben sappiamo come questi schemi siano saltati in nome di un progresso che, a dire di alcuni, vorrebbe combattere i retaggi sessisti del passato, ma che di fatto lo fa solo al 50%, continuando subdolamente a perpetuare tutte le forme di sessismo nei confronti dell’uomo.
Con la nascita delle date app (le applicazioni di incontri), una nuova pratica, lo sneating, approfitta di questo retaggio del sessismo tradizionale che sovraimpone il ruolo del provider a chi nasce maschio. Il termine viene dall’unione di due parole: senaking e eating, che significano rispettivamente “nascondere/acquattarsi” e “mangiare”, e definisce l’usanza di selezionare dei pretendenti sulle app di incontri al solo fine di ottenere del cibo gratis. Da un anno ha ricevuto una certa fama l’intervista di una ragazza che ha raccontato, sotto lo pseudonimo di Sarah, il modo in cui praticava lo sneating e le ragioni che la hanno condotta a farlo. “Ho iniziato a essere più strategica con i ragazzi che trovavo su Tinder”, ha dichiarato. “Alcuni di loro dicevano di essere all’antica e di sapere come si tratta una donna, ed erano coloro che, con tutta probabilità, avrebbero offerto al primo appuntamento… ho iniziato a mettere fissi un paio di appuntamenti a settimana, ogni volta che arrivava il conto facevo la scena patetica, quella nella quale si finge di voler pagare la metà, ma smettendo immediatamente di insistere”.
C’è spesso un’enorme discrepanza tra ciò che la trincea femminista sosterrà e ciò che la realtà dei fatti si dimostra essere: se ad esempio si farà notare, all’interno di un dibattito, che l’esistenza dello sneating è una delle tante dimostrazioni del fatto che anche le donne hanno dei privilegi e che anche le donne abusano e creano forme di tossicità sociale (approfittando della sedimentazione dei ruoli tradizionali di genere) , probabilmente si riceverà come risposta che tutto ciò è comunque opera del patriarcato, che quelle donne hanno interiorizzato il maschilismo e che il femminismo si batte contro tutto ciò. Ma poi basta guardarsi un attimo attorno, vedere quali sono i programmi e le battaglie per le quali le associazioni femministe fanno mobilitare centinaia di persone, e ci si accorge che non c’è traccia di condanna nei confronti delle responsabilità femminili. Non esiste condanna a piccoli fenomeni in fondo poco rilevanti come lo sneating, così come non esiste condanna alle false accuse di stupro, agli infanticidi commessi dalle madri e alle donne che uccidono o rovinano i mariti, perché non è permesso contemplare una responsabilità femminile in termini negativi, non oggi.