La Fionda

L’indottrinamento sulla violenza contro le donne

di Santiago Gascó Altaba – Come ogni anno, il 25 novembre è stata commemorata la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Questa ricorrenza lancia principalmente due messaggi. Il primo è che la violenza maschile sulle donne è una costruzione culturale: “Riconoscendo che la violenza contro le donne è una manifestazione dei rapporti di forza storicamente diseguali tra i sessi (…) riconoscendo che la violenza contro le donne è uno dei meccanismi sociali cruciali per mezzo dei quali le donne sono costrette in una posizione subordinata rispetto agli uomini” (Preambolo, Convenzione di Istanbul). Il secondo è che la violenza di genere colpisce in maniera infinitamente maggiore le donne: “Riconoscendo che le donne e le ragazze sono maggiormente esposte al rischio di subire violenza di genere rispetto agli uomini” (Preambolo, Convenzione di Istanbul)

Ho adoperato i testi della Convenzione del Consiglio d’Europa, avrei potuto adoperare qualsiasi altro testo istituzionale, testi dell’ONU o di normative nazionali (ad esempio,la legge spagnola Ley Integral contra la Violencia de Género). I messaggi non cambiano, sono un copia e incolla. Questi due messaggi sono falsi. In seguito elencherò le mie obiezioni tratte dal capitolo La violenza del secondo volume “La grande menzogna del femminismo” (per le fonti, i dati o per chi vuole ulteriormente approfondire rimando alla lettura del libro “La grande menzogna del femminismo”, II Volume, pp. 739-806).

Nel mondo della prima infanzia le bambine si picchiano e, viceversa, le bambine picchiano.

PRIMO. La violenza non è una costruzione sociale. Su YouTube si trova un video, che ebbe molto successo, girato da Fanpage.it intitolato “Dalle uno schiaffo!: le reazioni dei bambini”. I bambini sono restii a dare uno schiaffo a una bella ragazzina quando vengono sollecitati a farlo. I motivi manifestati dai bambini: “Perché no? Perché lei è femmina”, “perché le femmine non si picchiano”, “perché così si fa male”, “non glielo posso dare perché è una ragazza”, “perché sono contrario alla violenza”, “perché le donne non si devono toccare nemmeno con un fiore”, “perché sono un uomo”. Il video finisce così: “Nel mondo dei bambini le donne non si picchiano”.

Il video (di stampo chiaramente femminista) vuole dimostrare che nel mondo degli adulti gli uomini picchiamo le donne perché siamo stati costruiti culturalmente a farlo. È evidente che nel mondo dei bambini ciò non succede. Ora osservate giocare in una stanza con giochi un gruppo di bambini e bambine di età leggermente inferiore un anno fino ai due anni circa. Oppure andate a qualsiasi parco giochi dove c’è un po’ di sabbia e dei piccoli che giocano con la paletta, il cubo e il rastrello, e osservate. I bambini si tolgono i giochi e si picchiano, senza distinzione di sesso e senza condizionamenti sociali. Per natura uomini e donne siamo predisposti alla violenza. Nel mondo della prima infanzia le bambine si picchiano e, viceversa, le bambine picchiano.

La “bellezza” della ragazzina abbia inibito il comportamento dei bambini?

SECONDO. Per assurdo il video di Fanpage.it dimostra il contrario di quel che vuol provare. I bambini del video, dai 7 anni circa fino ai 10, sono già stati costruiti socialmente, come dimostrano le loro risposte: non picchiano alla ragazzina perché è una ragazzina e loro sono maschi, al contrario di quello che facevano quando avevano due anni. O detto in altre parole, un maschio può essere picchiato perché è un maschio (Inclusio unius, exclusio alterius). Infatti, l’esistenza del video in sé (e di centinaia di altri simili), smentisce platealmente l’egemonia del condizionamento sociale patriarcale: per decostruire questa cultura violenta contro le donne, l’esistenza del video in sé promuove la costruzione di una nuova cultura che protegge le donne e ignora gli uomini (Inclusio unius, exclusio alterius).

Sono “manuali di ingegneria sociale che restano impigliati nella stessa logica che cercano di combattere: costruiscono sistemi e strutture mentali e sociali che loro stessi affermano di voler distruggere”. (La grande menzogna del femminismo, p. 627). Anche se non riguarda il tema di questo articolo, sarebbe interessante approfondire  quanto la “bellezza” della ragazzina abbia inibito il comportamento dei bambini. Perché è stata scelta per fare il video una ragazzina carina? Una ragazzina brutta, che assomigli a un maschio, avrebbe generato le stesse reazioni? (Sulla bellezza come arma femminile, La grande menzogna del femminismo, pp. 944-950).

Tutti, uomini e donne, preferiscono uccidere uomini.

TERZO. Tanto gli uomini come le donne preferiscono picchiare e uccidere uomini, e questo avviene dagli albori dei tempi, sia nei conflitti armati sia nella criminalità comune e ordinaria, in numeri talmente asimmetrici che sono fuori discussione. Gli uomini al patibolo, le donne al bordello. Non è questa la sede per approfondire quanto ci sia di naturale e quanto di culturale in questo comportamento umano di difesa della donna e di distacco dell’uomo, noi assumiamo per buona la tesi istituzionale che stabilisce la costruzione sociale della violenza. In percentuale, in Italia gli uomini sono il 67% delle vittime uccise da donne e il 75% delle vittime uccise da uomini, in Spagna gli uomini sono il 72% delle vittime uccise da donne e il 69% delle vittime uccise da uomini, e così in ogni paese. “In 24 paesi del mondo la percentuale di uomini uccisi per omicidio rappresenta dal 90 al 100% del totale, in una sessantina di paesi dal 80 al 90%, in una sessantina dal 70 al 80%, in una trentina dal 60 al 70%, in una decina dal 50 al 60%, e solo in un paese c’è parità: Giappone (50%). Nel mondo solo in quattro paesi la percentuale femminile è superiore: Brunei (51%), Cambogia (51,1%), Slovenia (53,8%) e Nauru (80,4% – 10mila abitanti) (UNODC). In Italia gli uomini vittime di omicidio rappresentano circa tre quarti del totale. Nel triennio 1992-1994 raggiungevano quasi l’85%, senza che ciò meritasse né denunce da parte delle istituzioni né bandiere a mezz’asta per le vittime maschili.”

Se un uomo e una donna si trovano di fronte alla minaccia imminente di un/a omicida, l’uomo rischia molto di più della donna di essere ucciso per la sola colpa di essere maschio. Tutti, uomini e donne, preferiscono uccidere uomini. Tutti, uomini e donne, siamo condizionati culturalmente da bambini a proteggere le donne e a uccidere gli uomini. Siamo dunque in presenza di una madornale campagna di manipolazione istituzionale dove si sostiene il contrario di quello che avviene nella realtà: la violenza di genere colpisce in maniera infinitamente maggiore gli uomini, per la sola colpa di essere uomini, e questo è dovuto principalmente a una costruzione culturale che fin da bambini protegge le donne e ignora gli uomini. Le premesse dei preamboli di tutte le normative sulla violenza di genere sono falsi, dunque tutto il corpo normativo successivo è sbagliato, un terribile insieme di mistificazione e indottrinamento.

La differenza tra informare e indottrinare spesso è sottile.

QUARTO. Ogni violenza ha due attori: il carnefice e la vittima (nell’omicidio, l’omicida e la vittima). Per quanto riguarda il sesso prevalente della vittima, è stato già accennato il netto predominio maschile tra le vittime tanto in numeri assoluti come percentuali. Per quanto riguarda il sesso prevalente dell’omicida, anche in questo caso l’uomo predomina nettamente in una percentuale che di solito va dal 85 al 90% degli omicidi (curiosamente una percentuale maschile leggermente inferiore a quella degli eroi uomini che salvano delle vite in situazione di rischio per la propria vita, particolare che misteriosamente si dimenticano di ricordare i testi femministi e le istituzioni e i governi quando parlano della violenza dell’uomo; sono da qualche giorno fa le immagini dei tre uomini che si avventano sul terrorista sul ponte di Londra e lo disarmano, dove erano le donne?). Le donne omicide rappresentano dunque dal 10 al 15%, una statistica che è rimasta pressoché invariata nel tempo.

Per completezza, riducendo l’ambito alla sola violenza domestica (coppia o familiari), secondo l’ONU un terzo delle vittime è composto da uomini, due terzi donne. Nella violenza di coppia circa un quinto delle vittime è composto da uomini. Tutte le campagne istituzionali contro la violenza sono di due tipi: generiche o, quelle più numerose, specifiche della violenza contro le donne. La differenza tra informare e indottrinare spesso è sottile: le campagne di prevenzione contro la violenza si dovrebbero finanziare più o meno in base alla percentuale divisa per sesso del numero di vittime e/o carnefici, mentre quando tutte le campagne sono a un unico senso stanno indottrinando. Quante campagne istituzionali di prevenzione contro la violenza, che presentano l’uomo nel ruolo di vittima e la donna nel ruolo di carnefice, sono state realizzate? Trascurando la percentuale del sesso delle vittime, nella sua maggioranza uomini, e scegliendo i dati meno favorevoli alla causa maschile, rimanendo dunque soltanto nell’ambito della prevenzione della violenza omicida generica, dove le donne rappresentano “solo” dal 15 al 10% delle omicide, tutti noi avremmo dovuto vedere nella nostra vita come minimo da un 10 a un 15% di campagne istituzionali contro la violenza con questo formato. Io rasento la cinquantina e ancora non ne ho visto una. Alzi la mano chi ne ha visto una? Benvenuti all’indottrinamento di massa.



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