Sì, proprio così, avete letto bene: solidarietà a GayBurg.com. Si tratta di un sito che più lontano dalle nostre idee non possiamo immaginare, talmente lontano che loro stessi in passato ci attaccarono per le nostre posizioni. Affidammo in allora la nostra risposta al nostro autore gay di punta, Domenico Schiafalà (che per altro tornerà domani con una rubrica tutta sua intitolata “Piagnistei – Riflessioni e pernacchie di un gay dissidente”) e la cosa finì lì. Oggi torniamo a occuparci di GayBurg.com, con una più che doverosa premessa. Per noi l’orientamento sessuale (o preferenze sessuali, o identità sessuale, chiamatela come vi pare…) è qualcosa che attiene all’intimità dell’individuo, costituisce parte del suo privato e della sua identità, è un costitutivo personale che coinvolge lui stesso ed eventualmente le persone che gli o le sono partner. In quanto tale, essa non è e non può essere qualcosa di politico o politicizzabile, a meno di non voler trasformare irrazionalmente un aspetto del proprio privato in strumento di radicalizzazione e conflitto. Questa nostra posizione ci consente di affermare alcuni punti chiave: primo, al centro del nostro pensiero c’è l’essere umano, a prescindere da ogni sua caratteristica personale, biologica e intima. Secondo, e di conseguenza, per noi nessun essere umano può essere discriminato, criminalizzato, penalizzato o punito in nessun modo per caratteristiche che attengono alla sua sfera personale. Non ci interessa che una persona sia etero o omosessuale, alto o basso, maschio o femmina, eccetera, ci interessa caso mai che apporto dà all’armonia sociale, restando all’interno del recinto fissato dalle leggi. In una parola, siamo fanaticamente devoti all’Art.3 della nostra Costituzione, senza eccezione alcuna.
Questo essenzialmente, che è per noi un pilastro fondamentale, ci divide da GayBurg.com, i cui animatori sicuramente dissentiranno dal nostro punto di vista. Per loro anche il privato è pubblico e soprattutto è politico. L’essere omosessuali è per loro un elemento qualificante della funzione politica dell’individuo all’interno della comunità, con la premessa che ogni omosessuale, nella storia come nel presente, è stato perseguitato e gli sono stati negati i diritti fondamentali che dovrebbero essere propri di ogni essere umano. Se possiamo trovare un punto di accordo su questo in una prospettiva storica (le evidenze non mancano), non saremmo però propensi a riconoscere plausibilità all’argomento nell’oggi e su questo aspetto probabilmente noi e GayBurg.com non troveremmo mai un punto d’incontro. E allora, se le cose stanno così, perché esprimiamo con forza solidarietà per loro? Per capirlo è sufficiente conoscere la nostra storia e leggere questo loro articolo del 22 dicembre scorso. A quanto pare, alcune delle loro prese di posizione sono state giudicate diffamatorie da taluni soggetti più o meno influenti sul versante politico. Questi ultimi, invece di chiedere a GayBurg.com un confronto pubblico o una rettifica, come si dovrebbe fare nei paesi davvero liberi e democratici, hanno pensato bene di tentare di tappargli la bocca… seppellendoli di querele, una più infondata dell’altra. Chiediamo a voi lettori de “LaFionda.com”: vi ricorda qualcosa?
Una trappola infame.
Scrive GayBurg.com nel suo articolo: «se in Italia esistesse per davvero un vero diritto di espressione, a chi lo esercita non dovrebbe essere chiesto alcun esborso economico nell’esercizio di quel diritto. Ma se ciò non avviene e se chi esercita un diritto di espressione rischia di doverlo pagare con i suoi soldi, ci pare evidente che i ricchi politici potrebbero tranquillamente usare le querele con fini intimidatori dato che il sistema giudiziario li agevola nel causare danno a chi sta esercitando i propri diritti». Al sito nostro amico “The Independent Man Italy” non sfugge l’assonanza con quanto Davide Stasi, fondatore ed ex titolare di queste pagine, ha scritto nel corso del tempo, non ultimo nel suo articolo di addio: «troppo facile perseguitare una persona tramite una denuncia-querela (specie per un reato come la diffamazione) e troppo, davvero troppo costoso per questa persona potersi difendere». Insomma, gli amici di GayBurg.com, se ci permettono di definirli così, sono finiti nella stessa trappola. A farla scattare, nel loro caso, sono stati politicanti della sedicente destra, nel nostro caso erano politicanti della sedicente sinistra, a riprova che l’istinto alla repressione del libero pensiero per via giudiziaria è trasversale agli schieramenti politici. Si tratta di una trappola infame, che rappresenta uno dei problemi principali nell’ambito della libertà di espressione nel nostro paese e in questa Europa sempre più pericolosamente inclinante verso l’amore totalitario per il bavaglio. Hanno ragione da vendere a GayBurg.com quando dicono che la magistratura, in caso di querela per diffamazione verso chi fa informazione o opinione, dovrebbe valutare quali sono le condizioni socio-economiche di chi querela e di chi viene querelato. È uno sbilancio che impatta direttamente sulla capacità di difendersi, dunque su chi ha espresso pubblicamente la propria opinione. Come tale, può diventare un’arma devastante in mano a chi non ha problemi economici o è in posizioni di potere per mettere a tacere le voci critiche o “non allineate”.
È molto probabile che non sottoscriveremmo mai, nemmeno sotto tortura, una singola virgola ci ciò che viene pubblicato su GayBurg.com. Ma ciò non ci impedisce di gridare forte che ciò che sta accadendo ai suoi gestori è evidentemente e semplicemente inaccettabile. Chi non è d’accordo con le loro opinioni e soprattutto chi se ne sente diffamato, chieda rettifica, chieda un confronto pubblico. Se è e si sente abbastanza forte delle proprie posizioni, non avrà difficoltà a “distruggere” le eventuali falsità pubblicate sul suo conto, così smontando impietosamente la credibilità dell’avversario. Ogni soluzione diversa da questa è un mero tentativo di repressione delle voci critiche, un vero vulnus alla libertà di parola, che è l’unico mezzo dato agli esseri umani per filtrare ciò che è vicino e ciò che è lontano alla verità delle cose, ma soprattutto è uno strumento essenziale di controllo del potere. E se non piacciono le ultime prese di posizione americane sul free speech, allora si faccia riferimento alle recenti dichiarazioni di Papa Francesco in merito. GayBurg.com non fornisce, nel suo articolo, un modo per contribuire economicamente alle loro esorbitanti spese legali, resesi necessarie per continuare a esprimere liberamente la loro opinione. Chiediamo a tutti i lettori de “LaFionda.com” di scrivere loro per chiedere come fare e di fare come hanno fatto per il nostro Davide Stasi in tempi recenti: anche solo 5 o 10 euro versati da 100 persone sono ossigeno per chi è seppellito dalle parcelle degli avvocati. Non restituiscono la serenità psicologica devastata dai procedimenti giudiziari, ma almeno dal lato economico aiutano e molto. Detto questo, ancora una volta a voce alta: solidarietà a GayBurg.com.