Gentile Vicesindaco Emily Clancy, con questa breve lettera aperta non intendo entrare nel merito delle sue dichiarazioni immediatamente susseguenti alla pubblicazione dei manifesti di Genitori Sottratti e LUVV, quindi la loro vandalizzazione e la celebrazione di questa vandalizzazione da parte dei leader di associazioni femministe della città di Bologna. Esse, è noto, hanno fotografato e diffuso le immagini dei manifesti deturpati, alcuni dei quali riportavano lo slogan “uomo morto non uccide”. Desidero invece concentrarmi su quanto da lei affermato l’11 aprile in sede di Question Time del Consiglio Comunale. Nelle sue dichiarazioni ha più volte fatto appello ai valori democratici, al rispetto delle persone e al libero scambio delle idee. Si è anche prodotta in una serie di affermazioni circa il fatto che l’unica o quasi l’unica forma di violenza diffusa nella nostra società sarebbe la violenza degli uomini contro le donne, quindi nella (da lei presunta e quindi propugnata) divisione sessuale della violenza (quella degli uomini contro le donne), nel fatto che in Italia vi sia una strage di donne e un fenomeno, noto come “femminicidio”, che vedrebbe molte donne uccise “in quanto donne” ed in altri contenuti che appaiono riconducibile ad un codice ideologico ben preciso, che è quello del pensiero femminista.
Personalmente ritengo, cara Vicesindaco, che queste tesi, come qualsiasi tesi che importi delle verità morali, dovrebbero essere validate attraverso un confronto tra argomentazioni. Il confronto libero, civile e democratico è infatti l’unica via che lega l’universalizzazione di una norma morale all’ottenimento della approvazione da parte di tutti i soggetti coinvolti nel discorso pratico. Negare la possibilità di confronto significa non curarsi del riconoscimento intersoggettivo delle proprie tesi; fatto tanto più grave quanto più infamante l’accusa proferita (“odio diffuso contro le donne, uomini che esercitano una oppressione sulle donne attraverso una dominazione violenta”). Un contenuto di questo tipo dovrebbe predicare la propria affermazione, dovrebbe essere l’affidamento alla forza argomentativa migliore; non può e non deve essere, invece, la sua imposizione attraverso l’esclusione dal dialogo da parte di quei soggetti che manifestano interessi contrari ai propri.
Accetta la democrazia, Vicesindaco?
Ciò che lei sembrerebbe condividere in questo caso, Vicesindaco, sarebbe l’esclusione “assiomatica” di una parte di soggetti interessanti alla formazione della norma fondamentale (“l’uguaglianza”, “la parità”) e quindi il perseguimento, a dispetto della formulazione universale, di una applicazione monologica del principio in oggetto (“parità”, “rimozione delle discriminazioni”, “contrasto alla violenza di genere”). Fanno specie, da questo punto di vista, le sue affermazioni e quelle del sindaco che la sostiene: dopo aver asserito che non doveva essere consentita l’affissione dei manifesti (avvenuta interamente con soldi privati, non pubblici), dopo non aver speso neanche mezza parola di condanna per la loro deturpazione con scritte che inneggiavano all’odio contro gli uomini e quindi di sostegno alle associazioni che li avevano realizzati, lei e il sindaco avete rilasciato dichiarazioni pubbliche affermando di essere voi oggetto di censura e diffamazione da parte di fantomatici esponenti di destra (?!). Non ci si può sottrarre al confronto tentando di ribaltare la realtà in questo modo: i manifesti deturpati non sono i vostri, il muro contro muro e l’odio ideologico non sono quelli delle associazioni che hanno promosso questa iniziativa.
Vede, caro, Vicesindaco, la società umana andrebbe considerata come portatrice di un diritto oggettivo e non come oggetto di un potere, mera passività sottoposta a eventi decisi da una minoranza, o comunque da altri, senza alcuna legittimazione nel discorso pubblico. Tali sciagure sono già avvenute nella storia dell’umanità e in un passato non troppo lontano. Lei davvero pensa che si potrà ancora a lungo compensare la mancanza di una strategia per affrontare le gravissime crisi economiche, sociali ed ecologiche (le quali stanno determinando un imminente e rovinoso crollo di civiltà), indicando se stessa e le élite di cui fa parte come moralmente superiori rispetto al resto del corpo sociale, etichettato di volta in volta come misogino, fascista, violento, omofobo? Questa strategia di legittimazione del proprio dominio, secondo lei è davvero efficace? Ritengo che ci sia un solo modo per fugare queste perplessità ed è quello, per una volta, di rispettare uno dei principi fondamentali delle democrazie e della civiltà Occidentale, ovvero quello della libertà di pensiero e di parola, della libera partecipazione dei cittadini alle decisioni che li riguardano: essa non è un diritto legato alle contingenze politiche, revocabile al cambiare delle maggioranze, ma è, o dovrebbe essere un carattere fondativo della civiltà occidentale (e per questo è elencata come uno dei diritti fondamentali nelle Costituzioni e nelle Dichiarazioni dei Diritti). Accetta la democrazia, caro Vicensindaco?