La Fionda

Le imprecisioni dell’On. Giannone e un invito al confronto

Illazioni sconclusionate, deduzioni sbagliate e conclusioni ancora più sbagliate. C’è questo ed altro in un post che ancora una volta mi viene segnalato visto che, ahimè, non ho né il tempo, né la voglia, né soprattutto l’interesse di seguire la sequela di profili e pagine social che mi contestano. Gli haters più affezionati tracimano da post di miserabili sciacquette senza alcuno spessore né importanza, oppure da post di psichiatri ancor più miserabili. Mai replicato, certa gentucola non merita attenzione. Stavolta però è diverso, si è scomodata addirittura una parlamentare (quale onore!) quindi una replica ci sta. Mi duole dirLe, dunque, che è fuori strada, On. Giannone, in molti tratti del Suo post. Il principale: «ha accostato la Sig.ra Laura Massaro a delle assassine pluricondannate. La “nuova colpa” della Massaro è quella di essere stata inserita tra le dieci donne più coraggiose del 2021, in quanto, grazie alla sua lotta per proteggere il figlio, l’alienazione parentale finalmente è stata sdoganata dai media. Un ottimo risultato che dovrebbe essere importante per tutte e tutti, ma non per lui che non si capacita di come possa essere stata definita proprio lei, la Massaro, un’icona nella lotta alla violenza sulle donne, e allora giù con i paragoni infamanti!». Non sono affatto paragoni infamanti, tutt’altro. Il senso del post che tanto La fa arrabbiare è esattamente opposto, riassumibile in “con tutto quello che succede vi stupite di una cosa senza importanza come il caso Massaro?”.

Le faccio un esempio facile facile. Molti genitori, padri e madri, mi scrivono per lamentare l’assenza della più volte invocata responsabilità civile dei magistrati, sostenendo che nella propria vicenda ce ne sarebbero stati gli estremi e chiedendo se fosse possibile denunciare giudici togati ed onorari. Senza entrare nel merito del caso specifico, rispondo di soprassedere spiegando che non c’è da stupirsi, esiste un innegabile favor nei confronti della magistratura a partire dal referendum del 1987 – promosso dai Radicali dopo il caso Tortora – che stabiliva con una maggioranza schiacciante la volontà delle italiane e degli italiani a che il magistrato di cui venissero provati gli errori ne rispondesse in prima persona. Esito referendario velocemente aggirato da una leggina ad hoc (la Vassalli) e la volontà espressa dalla cittadinanza è finita alle ortiche. Dal 1987 al 2021 la casistica è infinita, fino ad arrivare alle recentissime sanzioni del CSM per il Procuratore Giuseppe Creazzo, reo di aver molestato una collega: persi due mesi di anzianità. Una sanzione ridicola, un “buffetto”, lo definisce la stampa, un contentino per l’opinione pubblica la definisco io, giusto per dare l’impressione che il CSM non faccia sconti e si dimostri inflessibile con la categoria che invece protegge. Da notare che la pseudosanzione al procuratore di Firenze arriva immediatamente dopo il caso nazionale nato per la pacca sul sedere a una giornalista sportiva: Daspo immediato per il molestatore, i media invocano 12 anni di reclusione, caccia all’uomo, si attivano la Questura di Empoli e persino la Digos per rintracciarlo, la vittima viene invitata a sporgere denuncia che inizialmente non aveva fatto (il reato è perseguibile a querela di parte) e del caso si occupano tutti i media nazionali. Due pesi e due misure: pugno di ferro se le molestie a una donna nascono da un cittadino qualsiasi, guanto di velluto se nascono da un Procuratore.

giuseppe creazzo
Il Procuratore Giuseppe Creazzo.

Ci sono cose ben più importanti di Laura Massaro.

La casistica è infinita, la firma de L’Espresso Stefano Livadiotti ha pubblicato un corposo elenco di casi in cui la magistratura si è arrampicata sugli specchi pur di assolvere i propri colleghi  (l’Ultracasta – Bompiani, 2011). Il primo caso citato dall’autore è emblematico: un magistrato fu pizzicato a molestare sessualmente un minore all’interno di un cinema a luci rosse, però venne assolto poiché anni prima era caduto da una scala battendo la testa per cui poteva ancora essere frastornato e non era responsabile di ciò che faceva. Tanti poi i casi di corruzione citati da Livadiotti, il panorama non è edificante. Tutto questo per arrivare alla conclusione che di solito consiglio: non serve a nulla denunciare un giudice che si suppone abbia sbagliato, è una perdita di tempo e denaro. Con tutto quello che è successo in passato e succede tutt’oggi non ci sarebbe da stupirsi se fioccassero le archiviazioni. Con ciò non intendo insinuare che il giudice della coppia che chiede consigli abbia molestato una donna come Creazzo, o abbia preso mazzette per aggiustare i processi, o abbia pilotato le nomine come Palamara. Dico semplicemente che esistono casi molto più gravi, quindi purtroppo non c’è da stupirsi se ogni tanto qualche giudice sbaglia. Allo stesso modo mi sono pronunciato nei confronti dei tanti indignati per la citazione della sig.ra Massaro tra le donne dell’anno 2021. Non ho detto che la Massaro sia un’assassina come la Picilli o una mandante di omicidio come la Reggiani, il breve elenco che ho fatto – gli esempi concreti potrebbero essere molti di più – serve a dimostrare la china discendente imboccata dalla politica, dai media e dalla magistratura: un sistematico doppio standard in base a chi faccia cosa.

Sulla Reggiani viene fatto un film e viene contesa dagli intervistatori ai quali dichiara candidamente di aver ammazzato il marito “per stizza”. La Spataro e la Picilli hanno ottenuto sconti di pena e grazia del Presidente dopo aver ucciso a coltellate i rispettivi partners, la Sciacquatori è stata assolta… di fronte a tali gravissimi eventi sempre risoltisi con un evidente favor per l’assassina, quale importanza può avere la nomina della sig.ra Massaro tra le donne simbolo del 2021? Nessun paragone infamante, al contrario, sottolineo l’enorme differenza tra casi gravissimi e la vicenda Massaro/Apadula che è molto meno grave poiché non ha affatto i contorni dei  crimini di sangue. In sostanza il significato del mio post è una critica a chi attacca la Massaro: “C’è molto di peggio, vi stupite per così poco?”. Mi chiedo, ad esempio, perché non salga l’indignazione collettiva per Eleonora De Nardis, che accoltella il compagno e poi scrive un libro sulla violenza di genere, come se Schettino scrivesse un libro per spiegare che il comandante non deve abbandonare la nave piena di passeggeri in caso di naufragio. Oppure nessuna indignazione popolare per le scandalose dichiarazioni della Reggiani o per William Pezzulo, Giuseppe Morgante e Rosario Almiento vittime dell’acido ma dimenticati da tutti, mentre Lucia Annibali ha ricevuto onorificenze istituzionali. Ripeto che gli esempi di doppio standard valutativo sono molti di più di quelli citati nel breve post. Il caso di Laura Massaro è poca cosa rispetto ad altri ben più gravi casi concreti di asimmetria giudiziaria e soprattutto mediatica. Viene nominata tra le grandi del pianeta nonostante abbia perso su tutta la linea e rifiuti di eseguire le sentenze ma non c’è da stupirsi visto il clima generale.

Laura Massaro camera dei deputati
Laura Massaro alla Camera dei Deputati con Laura Boldrini e Veronica Giannone.

Io contesto la teoria believe women.

La sig.ra Massaro purtroppo ha torto. Con ciò non esprimo una mia opinione ma, piaccia o meno, riporto il parere definitivo dei tribunali che hanno analizzato a fondo l’annosa vicenda. Le aggiungo un particolare: vengo accusato da più parti di essere troppo morbido per aver detto e scritto diverse volte che le responsabilità nella vicenda Massaro non sono tanto della Massaro stessa quanto delle parlamentari  – tra le quali anche Lei – che l’hanno sostenuta, incoraggiata e appoggiata nelle sue scelte illegittime. Ho un atteggiamento soft nei confronti della sig.ra Massaro perché non condivido le sue condotte, ma le comprendo o perlomeno credo di intuirne i motivi. Non credo che il suo accanimento nel violare i dispositivi giuridici si sarebbe protratto tanto a lungo senza appoggi e assicurazioni influenti che l’hanno fatta sentire blindata, intoccabile, protetta dalle altre sfere. Penso che le dobbiate delle scuse, credo che abbiate delle responsabilità morali in gran parte di ciò che le è capitato.

Ma passiamo al titolo del Suo post: «i bocconi amari degli uomini che odiano le donne». È falso, ho già chiarito che per me non è affatto un boccone amaro il fatto che la sig.ra Massaro compaia nell’elenco delle donne meritevoli, personalmente non me ne frega proprio nulla, mi stupisco che molta gente si stupisca o addirittura si indigni con il Corriere lanciando campagne di boicottaggio. Non odio affatto le donne, le amo profondamente, forse non ne è al corrente ma ho una moglie e una figlia che adoro, mi sono occupato per 13 anni di mia madre allettata a causa di diverse patologie incurabili, ho assistito ed assisto donne sole o coniugate alle quali i Servizi Sociali hanno tolto i figli, lavoro con uno staff di stimatissime e competentissime donne. Ho un atteggiamento critico nei confronti delle donne che inventano false accuse, questo è vero, ma ciò non può essere utilizzato per dire che odio le donne, è un’accusa gratuita, qualunquista, infondata. Mi schiero contro chi ama le menzogne, non contro l’universo femminile in generale. Voglio sperare che sia lecito, non credo sia diventato un reato avere opinioni diverse dalle Sue. Per lo stesso motivo ho un atteggiamento critico verso chi sostiene che le false accuse non esistano e ogni donna debba essere creduta inquantodonna quando denuncia un uomo, credo sia un atteggiamento irresponsabile negare l’evidenza delle accuse infondate confermata dai fatti di cronaca. Se vuole informarsi, nel video qui di seguito c’è una breve sintesi relativa al 2021, e in archivio abbiamo migliaia e migliaia di casi anche degli anni passati. Insomma io contesto la teoria believe women a prescindere dal genere di chi la propaganda; non è colpa mia se le più accanite divulgatrici siano di genere femminile, ma Le garantisco che sosterrei identico principio se la teoria believe women diventasse il cavallo di battaglia di maschi bianchi cisgender come Renzi, Grillo, Berlusconi o chiunque altro.

Meglio scegliere i termini con cura…

Ancora dice l’On. Giannone: «definendo il mio lavoro una crociata anti padri, – con scarsi risultati vista la sua poca visibilità mediatica che tanto brama -». Impossibile non notare la Sua partigianeria: si occupa di violazione dei diritti dei minori solo quando non incontrano o rischiano di incontrare le madri. Vi sono padri, a decine di migliaia quindi in numero enormemente superiore alle madri, che hanno subito sottrazioni nazionali e internazionali dei propri figli, padri ostacolati nelle frequentazioni con la prole pur vivendo nella stessa città della madre, padri costretti per anni ad incontri protetti sulla base delle solite false accuse (vede che l’argomento è circolare?), salvo poi dopo anni essere assolti da ogni accusa ma ormai il danno con i figli è fatto. Ha mai speso una parola, dicasi una, per rilevare queste criticità? Non dico per occuparsi attivamente di uno di tali casi organizzando conferenze stampa o entrando in tribunale per sostenere un padre, ma anche solo per constatare che il fenomeno esiste? Il Suo disinteresse per i diritti dei figli quando il genitore penalizzato è il padre è un fatto, non un’opinione. Sarei felice se cominciasse a occuparsi dei diritti dei minori a 360°, ma per ora non è così. Quanto alla visibilità che tanto bramerei, è ancora una volta fuori strada. Capisco la frenesia di denigrarmi che trasuda da ogni Sua riga, ma devo suggerirLe di informarsi meglio prima di avventurarsi in una psicoanalisi a distanza pretendendo di interpretare il mio pensiero e le mie aspirazioni recondite. Preferisco mantenere un profilo basso, è un lato del mio carattere che conoscono benissimo le persone con le quali ho avuto modo di interagire in 40 anni di carriera.

Non smanio per apparire, non ha idea di quanti lavori abbia prodotto sui quali altri appongono la firma, non ho un sito né un blog, né una pagina personale, non ho un canale YouTube, non uso Twitter, Instagram, TikTok, Telegram o simili, non ho nemmeno WhatsApp sul telefono, non pubblico informazioni private sul mio profilo Facebook, né una storia, né un selfie. Ringrazio ma rifiuto sistematicamente ruoli di vertice in diverse strutture associative, ho gentilmente rifiutato in due occasioni persino una candidatura politica che alcuni sprovveduti avevano avuto l’imprudenza di propormi. Insomma sono un pessimo promotore di me stesso: mettermi in evidenza non mi interessa affatto come non mi interessa la caccia ai like, ai click, alle visualizzazioni. Sono ormai anziano, poco tecnologico e poco “social”, ma non è un fatto legato all’età: a 30, 40 e 50 anni mi comportavo nello stesso modo. Certo, non potevo indossare un cappuccio per restare anonimo durante i corsi di formazione, i master e i seminari di studio che ho tenuto in presenza fino a prima della pandemia, né posso indossare un passamontagna nei webinar a cui partecipo dal 2020 a oggi, è quindi ovvio che qualche foto e qualche video fatto da altri circoli in rete. Mi scuso se vedere la mia faccia La urta, ma non dipende da me. Ancora: «La nuova colpa della Massaro è quella di essere stata inserita tra le dieci donne più coraggiose del 2021». Non sono dieci, sono cinquantacinque. La differenza è enorme, come può non averla notata? Mi chiedo se abbia realmente consultato la pagina del Corriere o preferisca scagliarsi contro di me senza sapere di cosa parla.  Ancora:  «l’alienazione parentale finalmente è stata sdoganata dai media». No gentile onorevole, è esattamente il contrario. I media hanno riportato la notizia sulla stroncatura della Pas da parte della Cassazione. Scrivendo che un principio è stato “sdoganato”  sta dicendo non che viene stroncato ma che viene finalmente legittimato, riabilitato e reso socialmente accettabile ciò che è stato censurato per anni. Sicuramente voleva dire qualcosa di diverso, magari sarebbe il caso di scegliere meglio i termini.

Richerd Gardner
Richard Gardner

Vittima solo (auto)dichiarata.

Gardner negli anni ’80 ha provato a classificare la Pas come sindrome, ma è stato sconfessato dalla comunità scientifica nazionale ed internazionale.  Non esiste nel DSM, ormai è appurato, quindi non posso concordare con la scuola di pensiero che utilizza la Pas come postulato a-scientifico che non riconosco. Non esiste come Pas né come teorie derivate. La SINPIA (Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza) ha chiarito ormai da tempo che si tratta di un insieme di comportamenti disfunzionali e non di un disturbo sintomatico, conclusione sulla quale converge la comunità scientifica da Giovanni Battista Camerini a Guglielmo Gulotta, da Gaetano Giordano a Matteo Villanova, da Giuseppe Pingitore a Loretta Ubaldi. Inaccettabile quindi che vengano utilizzati, come purtroppo ancora accade, i criteri diagnostici di R.A. Gardner e si arrivi una diagnosi di PAS, intesa come sindrome. A prescindere dalla inesistente validità degli indicatori individuati da Gardner, il fenomeno di un figlio che rifiuta un genitore è in aumento. Tale rifiuto non esiste in costanza di matrimonio, non esisteva prima della separazione dei genitori ma compare durante o immediatamente dopo. Ci si può interrogare sulle ragioni dell’aumento dei casi, si può discutere su come chiamare il fenomeno ma bisogna prendere atto non solo della sua presenza e della sua estensione ma anche, e soprattutto, delle drammatiche conseguenze che produce, a distanza di tempo, nei figli. Sempre. L’alienazione genitoriale non esiste come “sindrome” tuttavia esistono e sono estremamente diffusi i comportamenti più o meno consapevoli di un genitore tendenti a condizionare i figli per farne un utile strumento nelle contese giudiziarie con l’ex coniuge. Nessuno si sogna di definire tali comportamenti una patologia, prova ne sia che la soluzione è giuridica, non medica. Questa ossessione per negare l’alienazione accomuna diversa gente, perché insistere? La Pas non esiste, non serviva certo che venisse “sdoganata” dalla stampa, qualunque cosa voglia dire.

Ancora: «non si capacita di come possa essere stata definita proprio lei, la Massaro, un’icona nella lotta alla violenza sulle donne». Primo, non è vero che la sig.ra Massaro sia un’icona della lotta alla violenza sulle donne. Quelle sono Gessica Notaro, Lucia Annibali e altre donne il cui partner è stato riconosciuto colpevole delle gravissime violenze subite dalle vittime. Non è il caso della signora Massaro, le cui mille accuse contro l’ex sono state sistematicamente archiviate, senza che nemmeno una singola volta il sig. Apadula venisse non dico condannato, ma nemmeno iscritto nel registro degli indagati. Questo la dice lunga sulla fondatezza delle accuse formulate, ma non sono un giudice e devo attenermi – come dovremmo fare tutti, anche Lei – agli accertamenti effettuati dai magistrati inquirenti che non hanno mai ravvisato gli estremi di reato necessari ad incardinare un processo a carico del sig. Apadula. Sostenere che l’ex della sig.ra Massaro è un violento per il solo fatto che lei lo abbia denunciato come tale è l’applicazione pratica dello slogan believe women (come vede, ritorna) ma è una menzogna contraria alla verità giudiziaria. Quindi la signora non può certo essere un’icona della violenza sulle donne, che esiste nella sua narrazione ma non ha avuto alcun riscontro in Procura. Si dichiara vittima di violenza istituzionale il che, a prescindere dal fatto che lo sia realmente, è cosa diversa dal concetto più ampio di violenza sulle donne. Sul fatto che io non mi capaciterei della sua nomina mi sono già espresso, a me della sua nomina non interessa veramente nulla, ma è inutile insistere: non capisce solo chi si accanisce a non voler capire.

false accuse false denunce

L’effetto devastante delle false denunce.

Ancora: «questo soggetto non è nuovo a tali gesta da leone da tastiera, e ha definito anche la sottoscritta ignorante, urlatrice, e autrice di comportamenti scorretti, in vari articoli di qualche mese fa ai limiti della querela». Confermo tutto. Ignorante – parola utilizzata nel senso strettamente etimologico del termine: colei che ignora. E ha dimostrato di ignorare molti aspetti degli argomenti che tratta. Per dire, l’ha fatto anche in questo ultimo post e ne sto spiegando dettagliatamente i motivi: il mio asserito odio per le donne, le 10 nomination del Corriere, la mia presunta brama di visibilità, la Pas “sdoganata” dai media, la sig.ra Massaro icona della lotta alla violenza sulle donne, ecc . Urlatrice – (non era questo il termine esatto, ma simile) perché scrivere in maiuscolo sui social equivale a strillare, inoltre i concetti espressi in maniera scomposta poco si addicono ad una Parlamentare della Repubblica. È lecito non concordare con una norma che non si condivide, ma una Onorevole ha tutti gli strumenti per attivarsi e chiederne la modifica o l’abrogazione invece di limitarsi a lanciare maledizioni sul web. I comportamenti scorretti – non ho deciso io che fossero scorretti ma i giudici che la hanno allontanata dall’aula quando pretendeva di presenziare a una delle udienze della querelle Massaro/Apadula.

Ancora: «emerge chiaramente un odio e un’insofferenza profonda nei riguardi delle donne che lottano e denunciano la violenza». Emergerà chiaramente per Lei e per chi la pensa come Lei, tuttavia il mondo è bello perché è vario: vi sono migliaia di pareri diversi sul mio lavoro, non solo in rete, sarebbe velleitario imporre a tutti la Sua chiave di lettura unidirezionale. Vede come si cade in errore generalizzando? Le donne che denunciano la violenza hanno tutto il mio rispetto, la mia empatia e la mia solidarietà. Quando sono reali vittime di violenza. Ovviamente impazzisco, come ogni persona sana di mente, all’idea che mia figlia possa in futuro incontrare un amico, un collega, un fidanzato o un marito che la maltrattino, la violentino, la uccidano. Il mio atteggiamento cambia radicalmente quando emergono le denunce strumentali, quelle finalizzate a ottenere obiettivi diversi da quelli appalesati. L’obiettivo dichiarato è quello di doversi proteggere dal maschio violento, quello occulto è la volontà di liberarsene tramite manette. Vendetta, rabbia, gelosia, interessi economici, allontanamento dai figli, la gamma delle motivazioni è ampia. Fenomeno emergente nei suoi picchi proprio in presenza di separazioni, divorzi e cessazioni di convivenza. L’insofferenza profonda che Lei mi attribuisce la nutro nei confronti  delle false vittime, non certo delle povere vittime reali. Ancora una volta non esprimo opinioni ma cito fatti: le false accuse esistono, sono un problema gravissimo e mai abbastanza condannato, ma inspiegabilmente negato dal femminismo radicale. Trovo curioso che nessuna associazione a tutela delle vittime abbia mai preso posizione con forza contro la costruzione di false accuse strumentali, una strategia accusatoria rilevata persino dalle operatrici giudiziarie, eppure i soggetti più penalizzati dall’utilizzo delle false accuse sono proprio le reali vittime di violenza in quanto, come viene lamentato dalle sostitute procuratrici, la mole di denunce infondate distoglie tempo, personale e risorse dalle indagini sui casi di denunce fondate.

dialogo

Il confronto è sempre positivo.

Concludendo, devo ammettere di essere abituato a venire visto come un nemico da stroncare, denigrare, deridere, zittire… accade da anni, anche con toni violenti e facendo leva su vicende strettamente personali che nulla avrebbero a che vedere con i contenuti sui quali lavoro. So di trattare argomenti tutt’altro che politically correct e per questo devo essere dettagliatamente documentato sui temi che affronto. Ciò che dico lo posso dimostrare in qualsiasi sede accademica, politica o giudiziaria; poi ho diverse altre idee ma non posso dimostrarle dettagliatamente, quindi le tengo per me. Il Suo post, Le assicuro, non è particolarmente aggressivo, ho visto molto di peggio. Tralasciando le schermaglie online, La invito ad un civile e spero costruttivo confronto su uno o più temi che ci vedono su posizioni decisamente diverse. Lo scontro è deleterio, sempre. Il confronto è positivo, sempre.



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