La Fionda

L’auspicio di un 25 aprile della normalità

di Filippo Target. Il rapporto affettivo/amoroso fra uomo e donna, la classica relazione eterosessuale di coppia, pare che stia vivendo un picco storico di crisi. In realtà l’evoluzione delle coppie uomo/donna non ha fatto altro che trasformarsi in modo da  aderire bovinamente a quella che i sociologi chiamano “società liquida”. Si tratta di una mera conformazione, più che di un percorso a sé stante. I legami sono diventati quindi a loro volta liquidi e soggetti a repentine interruzioni, mutamenti, tira e molla estenuanti, rotture istantanee, esattamente come è accaduto con il posto di lavoro, che da “indeterminato garantito” è passato a precario e interinale, o con attività personali come le passioni e gli hobby, su cui le persone saltano di palo in frasca, e mille altri aspetti facenti parte di questa società nevrotica.

Questo declino (o evoluzione, secondo lo strambo, per antonomasia, punto di vista femminista) è sublimato nelle ultime due decadi di storia umana, ed è coinciso con l’ingresso a piedi pari dell’ingerenza statale che, sobillata dal femminismo, ha iniziato, tramite i suoi portavoce (i media) e il suo braccio armato (il legislatore e la magistratura) a rendere il privato rapporto di coppia un ménage a trois: da una parte il maschio, dall’altra la femmina, a cui fa ombra lo Stato, che la sorregge a braccetto come farebbe un anziano padre dai modi arcaici, costantemente arcigno e geloso fino all’oppressione. Nonostante infatti una situazione di diritto ampiamente improntata sull’uguaglianza, con pilastri fondamentali ampiamente consolidati nel repertorio dei diritti (aborto, divorzio eccetera), da oltre mezzo secolo, si è pensato, da parte del fronte femminista/femminile, di continuare a reclamare e rivendicare diritti, più per vezzo e consuetudine che per concreta necessità.

Occhio a non sgarrare.

Parliamo delle ultime due decadi durante le quali il legislatore, col plauso di sottofondo degli informatori di regime altresì conosciuti come “giornalisti”, ha inanellato una serie di inutili abomini misandrici sotto forma di norme, creando una macelleria sociale sublime, se l’obiettivo era la disgregazione a tavolino dell’antichissima attrazione naturale fra uomo e donna. Nel 2009 in Italia fu scritta la peggior norma sullo stalking di tutto lo scenario di diritto internazionale, il 612 bis del Codice Penale, criticata anche da tecnici del diritto, costituzionalisti e giuristi in quanto pecca di indeterminatezza e sovverte l’onere della prova. È l’unico caso in cui l’accusato deve dimostrare la propria innocenza, in quanto appunto, a norma di legge, bastano le sensazioni (di paura) della presunta vittima per certificare il reato.

Pochi anni dopo è stato messo nero su bianco: “carcere per chi (leggi: l’uomo) non paga il mantenimento”. Non importa il motivo, il come e il quando: fallisci il bonifico alla tua ex (che notoriamente nove volte su dieci è una persona che vorrebbe saperti morto, quindi non esattamente il tipo di soggetto che si gradisce foraggiare) e scatta in automatico il rinvio a giudizio e annesso processo penale. Infine la perla più recente: il “Codice rosso” approvato dal governo gialloverde, che completa il quadro con la classica ciliegina sulla torta. Oggi una ex può denunciare e far recapitare un divieto di avvicinamento se in un momento concitato la offendi verbalmente o per iscritto, “cagionandole ansia” (citazione testuale dell’articolo del codice). Non solo: grazie al codice rosso ora, se la incroci nella fila del supermercato, lei potrà a norma di legge invocare (parola utilizzata in modo non casuale) una pattuglia per trarti in arresto per flagranza di reato (?). Insomma, comunque la si giri, se sei uomo e stai avendo/hai avuto un rapporto sentimentale,il messaggio è questo: occhio a  non sgarrare, non dire nemmeno una parolaccia, paga e taci, in poche parole sii schiavo e sii fiero di esserlo perché in caso contrario la tua destinazione eletta è quella di una cella del carcere.

Un medicinale a base di democrazia.

Nella storia dell’unità di Italia, l’unico frangente assimilabile a quello attuale per tensione inculcata in una parte della popolazione e per una repressione così acuta fu il ventennio fascista. Come allora nel mirino vi erano comunisti, dissidenti ed ebrei, oggi la struttura di potere vigente, quella femminista, ha messo nel mirino l’uomo etero. Un altro punto di contatto piuttosto sconcertante fra questi due -ismi (fascismo e femminismo) è l’approccio legislativo, poiché in ambedue i ventenni, si mira a recludere l’avversario. Se allora si promulgarono le leggi fascistissime, quelle sopraelencate e attuali non sono altro che la loro moderna reinterpretazione, leggi che potremmo battezzare “femministissime”.

L’auspicio è che gli incontrovertibili dati demografici e sociali che puntualmente raggiungono nuovi record negativi, numeri come il calo verticale delle nuove nascite e dei matrimoni (toh, chissà come mai!), conducano a un punto di non ritorno che colpisca il lato economico del sistema.  Allora e solo allora, quando come si suol dire “verrà toccato il portafoglio” dello Stato, e solo dopo aver avuto l’onestà intellettuale di capire che i danni sono stati causati, più che dalle varie crisi economiche susseguitesi a ripetizione dal 2001 in poi, dal tafferuglio sociale che il virus del femminismo radicale ha iniettato nelle vite di tutti noi, solo allora il decorso di questa malattia ideologica sarà ben chiaro e noto a tutti. Se verrà curato con un medicinale a base di democrazia, potremo forse finalmente avere un nuovo 25 Aprile.



Condividi


Read Previous

Soldi pubblici per il debito della Casa delle Donne? La Camera dica no!

Read Next

Amy Coney Barrett: il peggiore esorcismo per le femministe

Usiamo i cookie per personalizzare i contenuti e per analizzare il nostro traffico. Non condividiamo le tue informazioni né con i social media, né con affiliati pubblicitari. View more
Cookies settings
Accetta
Rifiuta
Politica su Privacy & Cookie
Privacy & Cookies policy
Cookie name Active
Chi siamo

Siamo un gruppo di studiosi attivi nell'analisi delle relazioni di genere e nella lotta contro il femminismo.

L'indirizzo del nostro sito è https://www.lafionda.com.

Quali dati personali raccogliamo e perché

Questo sito è gestito in Wordpress, che  non raccoglie dati personali sui visitatori e raccoglie solo i dati mostrati nella schermata profilo utente dagli utenti registrati, tuttavia in questo sito non è prevista alcuna registrazione degli utenti. Gli unici plugin che raccolgono dati sono quelli relativi al modulo di contatto per permettere agli utenti di scrivere alla redazione, e alla newsletter, che richiedono nome, cognome e indirizzo email.

Commenti

Quando i visitatori lasciano commenti sul sito, raccogliamo i dati mostrati nel modulo dei commenti oltre all'indirizzo IP del visitatore e la stringa dello user agent del browser per facilitare il rilevamento dello spam. Una stringa anonimizzata creata a partire dal tuo indirizzo email (altrimenti detta hash) può essere fornita al servizio Gravatar per vedere se lo stai usando. La privacy policy del servizio Gravatar è disponibile qui: https://automattic.com/privacy/. Dopo l'approvazione del tuo commento, la tua immagine del profilo è visibile al pubblico nel contesto del tuo commento.

Media Se carichi immagini sul sito web, dovresti evitare di caricare immagini che includono i dati di posizione incorporati (EXIF GPS). I visitatori del sito web possono scaricare ed estrarre qualsiasi dato sulla posizione dalle immagini sul sito web. Modulo di contatto Il modulo di contatto previsto dal sito prevede soltanto la raccolta di nome, cognome ed email di chi vuole scrivere alla redazione. Cookie Se lasci un commento sul nostro sito, puoi scegliere di salvare il tuo nome, indirizzo email e sito web nei cookie. Sono usati per la tua comodità in modo che tu non debba inserire nuovamente i tuoi dati quando lasci un altro commento. Questi cookie dureranno per un anno. Se visiti la pagina di login, verrà impostato un cookie temporaneo per determinare se il tuo browser accetta i cookie. Questo cookie non contiene dati personali e viene eliminato quando chiudi il browser. Quando effettui l'accesso, verranno impostati diversi cookie per salvare le tue informazioni di accesso e le tue opzioni di visualizzazione dello schermo. I cookie di accesso durano due giorni mentre i cookie per le opzioni dello schermo durano un anno. Se selezioni "Ricordami", il tuo accesso persisterà per due settimane. Se esci dal tuo account, i cookie di accesso verranno rimossi. Se modifichi o pubblichi un articolo, un cookie aggiuntivo verrà salvato nel tuo browser. Questo cookie non include dati personali, ma indica semplicemente l'ID dell'articolo appena modificato. Scade dopo 1 giorno. Cookie Gli articoli su questo sito possono includere contenuti incorporati (ad esempio video, immagini, articoli, ecc.). I contenuti incorporati da altri siti web si comportano esattamente allo stesso modo come se il visitatore avesse visitato l'altro sito web. Questi siti web possono raccogliere dati su di te, usare cookie, integrare ulteriori tracciamenti di terze parti e monitorare l'interazione con essi, incluso il tracciamento della tua interazione con il contenuto incorporato se hai un account e sei connesso a quei siti web. Analytics Il sito raccoglie statistiche sulle visite tramite il servizio Google Analytics, la qui privacy policy può essere letta qui. Con chi condividiamo i tuoi dati I dati che conferisci tramite questo sito non vengono condivisi con nessuno. Per quanto tempo conserviamo i tuoi dati Se lasci un commento, il commento e i relativi metadati vengono conservati a tempo indeterminato. È così che possiamo riconoscere e approvare automaticamente eventuali commenti successivi invece di tenerli in una coda di moderazione. Quali diritti hai sui tuoi dati Se hai lasciato commenti, puoi richiedere di ricevere un file esportato dal sito con i dati personali che abbiamo su di te, compresi i dati che ci hai fornito. Puoi anche richiedere che cancelliamo tutti i dati personali che ti riguardano. Questo non include i dati che siamo obbligati a conservare per scopi amministrativi, legali o di sicurezza. Dove spediamo i tuoi dati I tuoi dati non vengono spediti al di fuori dell'Unione Europea.I commenti dei visitatori possono essere controllati attraverso un servizio di rilevamento automatico dello spam. Il nostro contatto Per informazioni sulla gestione della privacy puoi scriverci a lafionda.info@gmail.com
Save settings
Cookies settings