In un 2021 denso di soddisfazioni internazionali per l’Italia, dallo sport alla musica, continua la striscia di trionfi senza precedenti. Tra questi anche la Contradiction World Championship. Soddisfazione multipla, perché il podio è tutto tricolore: Medaglia d’argento a Matteo Renzi: “se perdo il referendum smetto con la politica”; Bronzo a Luigi Di Maio: “mai col partito di Bibbiano”. And the winner is… Lina Lazzari! La sua ultima perla è davvero da oro olimpico. L’assessore Lina Lazzari ha infatti surclassato tutti i pretendenti al titolo vincendo per distacco, non tanto per le pressioni finalizzate a revocare il patrocinio a un’iniziativa, quanto per le motivazioni che ha saputo brillantemente dare alla stampa. I fatti: la psicoterapeuta Antonella Baiocchi organizza un evento in occasione della giornata internazionale dell’uomo, una conferenza online sulle vittime maschili di violenza intitolata “Forza e fragilità dell’uomo oggi: verso una società capace di tutelare le vittime di violenza indipendentemente dal sesso”. L’evento gode di alcuni patrocini, tra i quali quello del Comune di San Benedetto del Tronto.
La cosa non va giù a Liberә Tuttә, una democratica associazione del territorio che aveva già protestato per una panchina commemorativa di tutte le vittime di violenza, donne, uomini e bambini. Non devono essere riconosciute, commemorate, catalogate, studiate o dibattute forme di violenza diverse da quella che registra vittime donne. Qualsiasi altro argomento è un intollerabile affronto a tutto il genere femminile, quindi la panchina inclusiva doveva essere abbattuta. L’hanno scritto davvero: “io porto il piccone”. Poi arriva la conferenza per riflettere sulla necessità di tutelare tutte le vittime a prescindere dal sesso, e le amiche di Liberә Tuttә posano il piccone e impugnano l’ascia di guerra. Allora non hai capito, Baiocchi: non s’ha da fare, punto. Partono allora le pressioni sul neoassessore alle pari opportunità, Lina Lazzari, per revocare il patrocinio comunale. Ammanettare Antonella Baiocchi sembrava eccessivo, tacitarla col napalm pure: che almeno le si neghi l’appoggio formale del Comune.
Bisogna essere oggettivi ma… è meglio essere di parte.
Eppure la assoluta imparzialità della dr.ssa Baiocchi è fuori discussione: ha colto due date vicine tra loro per organizzare eventi speculari, il 19 novembre (Giornata internazionale dell’uomo) un convegno sulle violenze subite dagli uomini, il 25 novembre (Giornata internazionale contro la violenza sulle donne) un convegno sulle violenze subite dalle donne. Ma in questo Paese deve essere chiara l’esistenza di argomenti tabù e allora chi si autoproclama democratico e inclusivo pretende anche di esercitare il diritto di censura su temi non graditi. Per costoro la democrazia si esercita imbavagliando alcuni temi per metterne in evidenza altri, e in questo caso è l’assessore alle pari opportunità a decidere cosa sia pari e cosa no. Ed ecco allora l’assessore Lazzari che esegue, chiedendo alla “dirigente competente” di non procedere alla concessione del patrocinio comunale. Meraviglioso, no? Ancora più meravigliose le motivazioni, forse un tentativo di rendere sport olimpico il mirror climbing: “vorrei precisare un concetto che è alla base di ogni convivenza civile e cioè che la violenza va condannata comunque, in qualsiasi forma si presenti. Nello specifico, va condannata la piaga sociale delle violenza di genere rispetto alla quale occorre finalizzare maggiori sforzi e impegno”.
Quindi prima afferma che la violenza va condannata comunque, in qualsiasi forma, ma subito dopo circoscrive il campo della condanna alla violenza di genere, che secondo lei merita maggiore impegno. Prima tutte le vittime sullo stesso piano perché così impone ogni convivenza civile, un secondo dopo irrompe il distinguo tra violenza meritevole di attenzione e violenza trascurabile. Ancora: “Proprio per questo motivo vorrei sottolineare la non opportunità che la materia venga fatta oggetto di contrapposizione politica o di visioni parziali e quindi per questo negative perché vanno a detrimento della complessità e serietà del problema che sinceramente va affrontato in tutte le sue sfaccettature”. Ma come? La materia non deve essere inquinata dalla contrapposizione politica e poi asseconda le richieste di chi ne ha fatto esattamente una contrapposizione politica? I commenti sui social spaziavano dall’accusa di lode al fascismo alla necessità di abbattere l’inclusività con falce e martello. Divertente il capriolone logico della Lazzari: non devono esserci visioni parziali perché il problema va affrontato in tutte le sue sfaccettature, però è meglio avere una visione parziale – questo è: esclusivamente donne vittime – e considerare solo le sfaccettature ad essa legate, escludendo le altre.
Un trionfo al campionato mondiale delle contraddizioni.
E ancora: “Va sottolineato comunque che le violenza nei confronti della donna, e purtroppo il femminicidio, costituisce dolorosamente una piaga sociale e, oserei dire, una vera e propria emergenza. Distrarre allora l’attenzione dal problema risulta in questo momento fuorviante e, nel peggiore dei casi, negazionista. Su questo piuttosto vanno uniti gli sforzi e trovate le occasioni di un lavoro comune. Per questi motivi ho chiesto alla Dirigente competente di non procedere alla concessione del patrocinio alla iniziativa in oggetto”. Ed ecco la logica conclusione di un discorso inquinato dall’ideologia: il femminicidio è l’unica emergenza degna di nota, parlare anche di altro distrae l’attenzione. Una ideologia tossica impone dibattiti monotematici dai quali è Inaccettabile distrarre l’attenzione, che diamine: bisogna parlare di femminicidio anche nella giornata mondiale dell’uomo. Non si può celebrare la giornata mondiale dell’alfabeto braille (4 gennaio) senza fare un accenno al femminicidio, altrimenti ci si distrae. Né la giornata mondiale del dialogo tra religioni (13 gennaio) senza fare un accenno al femminicidio, altrimenti ci si distrae. Né la giornata mondiale della Nutella (c’è anche questa, il 5 febbraio) senza fare almeno un accenno al femminicidio, altrimenti ci si distrae. Né la giornata mondiale del gatto (17 febbraio) senza fare almeno un accenno al femminicidio, altrimenti ci si distrae…
L’elenco è lungo, c’è la giornata mondiale un po’ per tutto dalla radio all’orso polare, dall’acqua alle malattie rare, e poi la migrazione dei pesci, il jazz, la lotta al fumo, la risata (vicina alla giornata per la libertà di stampa, vorrà dire qualcosa?), il commercio equo, la giocoleria, la donazione di sangue e tanto altro ancora. Ma sempre con un doveroso richiamo al femminicidio, altrimenti ci si distrae. Poi la stoccata finale della Lazzari, et voilà: “risulta in questo momento fuorviante e, nel peggiore dei casi, negazionista”. Già, sarebbe riduttivo parlare solo di distrazione; utilizzare la giornata internazionale dell’uomo per discutere sulla necessità di tutelare qualsiasi vittima di violenza è un oltraggio insopportabile, equivale a negare il femminicidio. Complimenti assessore, meritatissimo il trionfo al campionato mondiale delle contraddizioni. Di fronte a certe esternazioni si fatica a restare seri, invece il problema è serio davvero: viene imposto alle masse cosa è consentito e cosa non è consentito dire. O meglio, è possibile parlare di qualsiasi argomento a patto che sia il padrone del vapore a sceglierlo. Concetti democratici, trasparenti, inclusivi. Le stesse dinamiche comunicative del MinCulPop. In quel periodo però, almeno, il regime non era occulto.