La Fionda

L’articolo “reverse” di The Vision: banalità e mistificazione

Che originale reverse l’articolo di “The Vision”, veramente scioccante! Un elenco di delitti per mano femminile poi la rivelazione finale: non è vero, sorpresona, le donne non sono le autrici ma le vittime dei reati descritti. Federica Passarella pensa forse di aver fatto qualcosa di innovativo, una geniale provocazione per smuovere le coscienze ed instillare il dubbio su quanta indignazione tracimerebbe dai media se si scatenasse la violenza femminile verso gli uomini. Poi cita una provocazione simile lanciata a febbraio 2021 da Dacia Maraini: «probabilmente i giornali si scatenerebbero e si leverebbero voci scandalizzate, urla e denunce. Qualcuno invocherebbe di ritornare alla pena di morte e certamente si teorizzerebbe che le donne sono malvage per natura, nemiche dell’uomo e che per natura tendono a distruggerlo. Decine di psichiatri sosterrebbero che le donne sono incapaci di vincere la gelosia, portate al crimine e oggettivamente pericolose».

Adesso la notizia la diamo noi – la verifica già è stata effettuata. Risultato: niente, non succede assolutamente niente, la violenza subita dagli uomini passa rigorosamente sotto silenzio, viene sistematicamente ignorata dai media, dalla politica, dal mondo accademico. La nostra redazione ha anticipato, e di parecchio, sia Passarella che Maraini divulgando lo scorso anno la notizia delle violenze domestiche subite dagli uomini nel corso del lockdown. Spieghiamo meglio. L’allarme per i rischi del lockdown era tarato (come tutto, del resto) solo sulle vittime femminili; social e media mainstream lo scorso anno – e non solo, anche oggi la strategia non è cambiata – hanno martellato a reti unificate sulla convivenza forzata che avrebbe esasperato gli animi e fatto esplodere una violenza unidirezionale: tutti gli uomini carnefici, tutte le donne vittime. Oltretutto vittime segregate in casa e controllate a vista h 24 dagli aguzzini, impossibilitate a scappare, impossibilitate a mettersi in salvo, impossibilitate persino ad effettuare una telefonata al 1522.

mano donna coltello

Reazioni alle uccisioni maschili per mano di donne? Zero.

L’Antiviolenza Srl  ha veramente dato il meglio di sé, con cifre che oscillavano come spighe al vento a seconda di cosa si volesse al momento sostenere: chiamate al 1522 in calo; anzi no, in aumento; anzi no, stabili. Argomento trattato più volte (ad esempio qui, qui e qui). Sembrava la solita trattazione ideologica a senso unico, come se il Covid 19 agisse chimicamente sul DNA maschile esasperandone l’aggressività. Di contro, come se prima e durante la pandemia non fosse mai esistita l’aggressività femminile, come se mai una donna avesse tirato piatti e bicchieri al marito, spaccato soprammobili, tirato coltelli e forbici, lanciato acido, percosso con calci, schiaffi, gomitate, ginocchiate al basso ventre e unghiate sul viso o agito violenza in qualsiasi altro modo. Eppure la casistica testimonia un uso disinvolto delle coltellate da parte femminile, per dirne una; e l’unica persona deceduta come conseguenza del lancio di acido è un uomo, per dirne un’altra.

Allora abbiamo lanciato una provocazione: da febbraio ad aprile 2020 abbiamo ricevuto circa 2.600 segnalazioni di uomini che lamentavano di essere vittime di varie forme di violenza domestica, le abbiamo gonfiate moltiplicandole per 10 ed abbiamo divulgato ad agenzie di stampa, redazioni, blog e segreterie politiche l’allarme della violenza subita da 26.000 uomini durante il lockdown. Per vedere l’effetto che fa, diceva Jannacci. Bene, l’effetto è che non c’è stato alcun effetto. Nessuno, ma proprio nessuno ha ripreso la notizia né ci ha contattato per verificare, come di solito fanno le agenzie. Non ci sono state le reazioni che paventavano Passarella e Maraini, nessun giornale si è scatenato, nessuna voce scandalizzata, niente urla, indignazione e denunce, nessuno ha invocato la pena di morte, nessuno psichiatra ha sostenuto che le donne sono incapaci di vincere la gelosia, portate al crimine e oggettivamente pericolose, nessuno (nonostante le granitiche certezze della Maraini) ha teorizzato che le donne sono malvagie per natura, nemiche dell’uomo e che per natura tendono a distruggerlo. Ed ovviamente nessun personaggio politico si è stracciato le vesti, nessuno ha sentito il bisogno di fare conferenze stampa, comunicati, tweet, post o comunicazioni di altri tipo … nessuno. Visto?

fake news

La percezione collettiva deviata.

È una bufala lamentare che la violenza femminile scatenerebbe reazioni epiche, semmai è vero il contrario. La nostra piccola provocazione ha riguardato la violenza domestica, ma le dinamiche sono identiche anche per quanto riguarda gli omicidi riportati in cronaca nera: muore una donna, media e politica si scatenano; muore un uomo, nessuno alza un sopracciglio. Vediamo le prove, casi concreti di cronica asimmetria mediatica a seconda del genere di autori e vittime.

Palermo, 20 ottobre 2012: viene uccisa Carmela Petrucci , muore per difendere la sorella maggiore dall’aggressione dell’ex fidanzato.
Ampio risalto alla notizia su tutte le reti nazionali e tutti i quotidiani cartacei nazionali, giornalisti e troupe televisive inviate sul posto, servizi per diversi giorni consecutivi, interviste ad Autorità, parenti ed amici della vittima, ricostruzioni dell’omicidio, il Sindaco indice il lutto cittadino, filmati del luogo del delitto, dei funerali e della fiaccolata in città. Copertura mediatica a tappeto.

Prima e dopo la morte della povera Carmela, due episodi di omicidio a ruoli invertiti: donne che uccidono uomini a coltellate.

Cervignano del Friuli (UD), 13 ottobre 2012: Gabriele Sattolo viene aggredito dalla convivente, rinvenuto in una pozza di sangue muore durante il trasporto in ospedale. La notizia appare sul notiziario locale udine20.it

Sorso (SS), 21 ottobre 2012: Giovannino Delogu, invalido civile, viene ucciso a coltellate da una donna ubriaca.  La notizia appare sul notiziario locale buongiornoalghero.it

Pur col massimo rispetto dovuto a qualsiasi fonte di informazione, appare però evidente la limitatezza del bacino d’utenza di buongiornoalghero.it rispetto a tg1, tg2, tg3, tg4, tg5, Studio Aperto, tgLa7, RAInews24, Sky TG24 e poi Repubblica, Corsera, Messaggero, La Stampa, il Carlino, la Nazione, il Secolo XIX, il Fatto, Libero, Avvenire e mille altre testate regionali che si sono occupate di Carmela Petrucci, alle quali si aggiungono le tante trasmissioni di approfondimento pomeridiane e serali su tutte le reti pubbliche e private. Il risultato di tale doppio standard mediatico incide pesantemente sulla percezione collettiva dei fatti di sangue: della morte di Carmela vengono informati, doverosamente, 60.000.000 di italiane e italiani, mentre la morte di Giovannino Delogu è nota solo a parenti, amici e vicini di casa. Di nuovo un’analisi della copertura mediatica quando la vittima è di genere maschile.

manipolazione mass-media

Infiniti esempi di doppio standard mediatico.

Corigliano Calabro (CZ), 25 maggio 2013: Fabiana Luzzi viene uccisa dal fidanzato, l’assassino la aggredisce a coltellate e poi tenta di bruciare il cadavere. Solita eco nazionale, TG e stampa, filmati, lutto cittadino, etc.

Frascineto (CZ), 26 maggio 2013: Donato Annesi viene ucciso dalla convivente, tramortito a bastonate e finito con l’acqua bollente. Lessato vivo, dicono le cronache. La notizia trova spazio su nuovacosenza.com e cn24tv.it.

Non solo: 25 e 26 maggio 2013 cadono nel fine settimana. Lunedì 27, alla ripresa dei lavori della Camera, la allora Presidente  On. Laura Boldrini ricorda Fabiana Luzzi per introdurre la discussione sulla ratifica della Convenzione di Istanbul. Parla dell’emergenza-femminicidio e cita il caso Luzzi con lo slogan «ancora una volta la violenza che non è amore». Due episodi verificatisi a 24 ore di distanza e a pochi km di distanza (entrambi nella provincia di Cosenza) vengono trattati in modo diametralmente opposto: la vittima femminile ha un risalto nazionale mediatico e politico, la vittima maschile trova spazio solo sui piccoli media locali online. Ma gli esempi possibili sono molti. Accade l’8 marzo 2014:

A Vigevano (PV) Assunta Sicignano viene uccisa a coltellate dal marito
A Veroli (FR) Silvana Spaziani muore, spinta per le scale dal marito
A Cesano Maderno (MB) Salvatore Marsiglia viene ucciso a martellate e coltellate da moglie e figlia

Casi Sicignano e Spaziani: copertura mediatica nazionale, particolare risalto per la concomitanza con la Festa della Donna, le celebrazioni al Quirinale, il conferimento del Cavalierato della Repubblica a Lucia Annibali, le dichiarazioni dell’On. Boldrini e del Presidente Napolitano, la discussione politica sulle quote rosa nell’Italicum. Caso Marsiglia: oscuramento totale sulla carta stampata e nelle emittenti tv, la notizia appare solo sul web. Le cose non cambiano in tempi più recenti: due episodi nella stessa data, il 28 febbraio 2018:

Cisterna (LT) – Il carabiniere Luigi Capasso spara e ferisce la moglie Antonietta Gargiulo,  uccide le figlie, si barrica in casa e poi si suicida.
Oppido Mamertina (RC) – Maria Giuseppina Barca uccide il marito Rocco  Angelo Cutri colpendolo al capo ed alla gola con una roncola durante il sonno.

Caso Capasso: solita copertura mediatica nazionale, lutto cittadino, etc., inoltre si espongono numerosi personaggi della politica e dello spettacolo (Leonardo Pieraccioni, Laura Chiatti, Fiorella Mannoia, Nancy Brilli e molti altri). Caso Barca: passa sotto silenzio, solo lanci d’agenzia e trafiletti in cronaca locale.

manipolazione media

Un oscuramento sistematico.

Un ulteriore caso per dimostrare il disinteresse mediatico per le vittime maschili è quello avvenuto a Comiso (RG). Salvatore Burrafato viene ucciso da due donne, la compagna e una complice, per intascare l’assicurazione sulla vita. I giornali diffusi nel Meridione concedono un certo spazio alla notizia, pubblicando i nomi della vittima, dell’assassina e della complice nonché alcuni particolari sul torbido contesto di esoterismo e magia nera nel quale sarebbe maturato l’omicidio. Il Messaggero di Roma dedica alla notizia 12 righe nella rubrica delle brevine di cronaca. Notizia stringata, non viene pubblicato il nome della vittima e nemmeno le iniziali puntate, eppure si tratta di un delitto commesso con modalità barbare: l’uomo viene tramortito e bruciato  vivo; abbiamo quindi la scena di una persona che muore urlando e contorcendosi tra le fiamme, il tutto alla presenza di un bambino di 3 anni.  Il Messaggero di Roma pubblica 12 righe, la Nazione di Firenze 6 righe, per il Carlino di Bologna il fatto non è mai esistito così come per il Secolo XIX di Genova, il Piccolo di Trieste, la Stampa di Torino, il Corsera di Milano, etc. I TG nazionali non hanno mandato in onda nemmeno un servizio di 30 secondi. Proviamo a pensare cosa sarebbe accaduto a ruoli invertiti per un delitto tanto efferato: inviati sul posto di tutte le testate nazionali, servizi per diversi giorni consecutivi, risalto alla conferenza stampa di carabinieri ed inquirenti, interviste ai parenti, agli amici, al sindaco… Ma il morto è un uomo, a Roma bastano 12 righe in breve e altrove neanche quelle. Delle vittime maschili non si parla perché non esistono, o non esistono perché vengono oscurate?

E poi c’è chi sostiene che gli uomini non vengono uccisi dalle donne, perché se venissero uccisi si scatenerebbe un putiferio. Non saprei dire dove sia il confine tra la genuina ignoranza di un argomento che si pretende di trattare da esperti e il puro e semplice delirio ideologico. L’elenco delle asimmetrie mediatiche è lungo e corposo, abbiamo archivi ultraventennali per poter incrociare i dati dei decessi di uomini e donne in base a data, luogo, autore, modalità, movente e altri particolari. Molti parlano e scrivono per stereotipi, frasi fatte e luoghi comuni, un festival di dozzinalità trite e ritrite, da un femminicidio ogni due giorni all’equivoco costruito sulla sovrapposizione tra la voce “donne uccise” e la voce “femminicidi”, ma non documentano ciò che sostengono. Noi invece gli archivi li abbiamo davvero, e questo ci permette di sbriciolare i luoghi comuni e dimostrare (non solo dire ma dimostrare, è molto diverso) le mistificazioni altrui. I delitti commessi dalle donne esistono, eccome se esistono, ma non se ne deve parlare. Questo oscuramento sistematico testimonia una strategia ricorsiva: consideriamo due aspetti di uno stesso problema, l’uccisione di donne (A) e l’uccisione di uomini (B). Puntando i riflettori sempre e soltanto sull’aspetto A del problema si ottiene il doppio effetto di enfatizzare l’aspetto A e contemporaneamente oscurare l’aspetto B.

odio antimaschile

Discriminazione che puzza di sessismo.

Quindi non è vero che delle vittime maschili non si parli perché non esistono, semmai nella percezione collettiva non esistono proprio perché non se ne parla. Non se ne deve parlare, e in questo senso l’elemento buonafede deve essere escluso: si tratta di una precisa scelta editoriale, non è verosimile che i giornalisti italiani si distraggano, tutti insieme, ogni volta che una donna uccide un uomo. In conclusione, qualche riflessione sulle certezze di Federica Passarella. «Non esiste il maschicidio come controparte del femminicidio, perché i femminicidi non sono omicidi qualunque. Si chiamano femminicidi non perché indicano il genere della vittima, ma per la modalità dell’omicidio; sono tutti i casi di donne uccise in quanto donne». Non è vero Federica, non è vero. Per quanto riguarda i fantasiosi elenchi dei cosiddetti femminicidi va detto che contengono sempre (non spesso, sempre) decine e decine di donne uccise per motivi che non hanno nulla a che vedere con l’inquantodonna. Li ha mai controllati questi elenchi? Ci infilano persino donne uccise da altre donne, lo sa? Possiamo concordare solo sul fatto che non esista il maschicidio, termine che aborriamo esattamente come femminicidio, che infatti non esiste nel codice penale né come fattispecie autonoma di reato, né come aggravante. Serve solo a connotare, o tentare di farlo, l’uccisione di una donna come reato più grave di altri. Si chiama discriminazione con un forte olezzo di sessismo, fatto da un genere “eletto” che vanta diritti superiori a chiunque altro. Però è un fenomeno estremamente circoscritto quindi bisogna gonfiare i numeri, proprio per far credere che si tratti di un fenomeno dilagante. E la cosa buffa è che quando fai notare le storture, partono a bomba i piagnistei. Passarella si lamenta su Facebook che il nostro articolo ha scatenato una shitstorm contro di lei e si difende così: «Il punto non è la criminalizzazione di un genere, né dire che tutti gli uomini sono violenti. Il punto è prendere consapevolezza del fatto che esiste un’emergenza». Non si nasconda dietro un dito, Passarella, il meccanismo è chiaro per tutti e ormai svelato: asserendo l’esistenza di un’emergenza che non c’è, si ottiene proprio di criminalizzare un intero genere. Ed è esattamente questo lo scopo. Suo e di molti altri. Basterebbe ammetterlo con chiarezza per far migliore figura ed evitare le shitstorm.



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