La Fionda

La vera storia del suffragio universale

Mrs Madeleine Moon, membro del Parlamento britannico per il Partito laburista (MP di Bridgend), nel 2016 ha celebrato alla Camera la Giornata Internazionale della Donna, l’otto marzo, con queste parole: «Tutti sanno che alle donne è stato dato il diritto di voto alla fine della guerra del 1914-18, ma questo ha occultato il fatto che anche agli uomini della classe lavoratrice è stato dato il diritto di voto. Forse celebrano le donne onorevoli, come me, il fatto che le donne , attraverso le loro campagne, abbiano portato a far sì che anche quegli uomini avessero accesso al voto? Questo non dovrebbe mai essere dimenticato». Mrs Madeleine Moon offre un bellissimo esempio, tra l’altro in sede parlamentare, di come la narrazione femminista manipola e capovolge la realtà. Si tratta di una lettura capovolta della realtà storica, accennata nell’intervento precedente: il sacrificio di sangue maschile durante la Prima guerra mondiale aprì le porte al suffragio operaio maschile e, di conseguenza, anche alle donne. Le suffragette e le loro campagne furono ininfluenti, prive di importanza, come dimostrano i dibattimenti alla Camera per la concessione del voto alle donne, dove su di loro esiste un’unica menzione, di critica e di sdegno, realizzata dall’ex primo ministro Mr. Herbert Asquith il 28 marzo 1917:«E permettetemi di aggiungere che, da quando è iniziata la guerra, ormai quasi tre anni fa, non abbiamo avuto alcuna ripresa di quella detestabile campagna che ha sfigurato gli annali dell’agitazione politica in questo paese, e nessuno può ora sostenere che stiamo cedendo alla violenza ciò che abbiamo rifiutato di concedere alla ragione».

Ecco invece due semplici esempi di quali furono i veri protagonisti dei dibattimenti nella Camera per il suffragio, la prima realizzata dall’ancora primo ministro (fino a dicembre 1916) Mr. Herbert Asquith il 14 agosto 1916, la seconda dall’allora primo ministro Mr. Lloyd George, il 28 marzo 1917. Intervento di Mr. Asquith: «se doveste creare un nuovo diritto di voto, o quello che potrei chiamare un diritto di voto militare e navale — cioè un diritto speciale di voto da concedere a quegli uomini coraggiosi che stanno servendo il loro paese in mare e in terra in tutte le parti del mondo — dovreste dare voce anche a tutti gli altri uomini. Prendete i lavoratori che producono le munizioni. Hanno lasciato le loro case su invito dello Stato in gran numero; hanno interrotto i loro legami familiari e residenziali, e sono andati in luoghi fino a quel momento sconosciuti a loro, accalcandosi in enormi numeri, e non esito a dire che, dopo gli appelli indirizzati loro a nome del Governo e dello Stato, stanno rendendo un servizio altrettanto importante ed efficace nella conduzione della guerra come i nostri soldati e marinai».

Herbert Asquith
Herbert Asquith

Gli uomini al fronte!

Intervento di Mr. Lloyd George: «Vengo ora al punto successivo. Il mio onorevole e rispettabile amico ha parlato dei marinai e delle unità delle dragamine. I loro pericoli sono grandi e incalcolabili. Naturalmente, hanno la stessa rivendicazione dei nostri coraggiosi soldati, che siano marinai della marina mercantile o della Marina; ma non è finita qui. Parliamo dei nostri minatori e dei nostri lavoratori che producono le munizioni. Qual è la situazione lì? Non sono nelle miniere, invece di essere nelle trincee, per loro scelta – ed è un numero molto considerevole. Cosa è successo? Quando c’è stato il reclutamento volontario in questo paese, poiché le miniere e le grandi opere di ingegneria si sono svuotate di lavoratori, abbiamo dovuto praticamente avvisare gli ufficiali di reclutamento in questi posti e fare un appello per non reclutare, altrimenti centinaia di migliaia di loro sarebbero andati al fronte. In realtà, centinaia di migliaia stavano andando. Stava diventando una questione seria. La prima cosa che ho dovuto fare, come Ministro delle Munizioni, è stata appellarmi a Lord Kitchener di usare tutto il suo potere per riportare indietro gli uomini che erano già andati. Altrimenti, le nostre opere di ingegneria sarebbero state paralizzate. Quanto sarebbe ingiusto dire loro: “Se solo aveste volontariamente fatto il reclutamento, se solo aveste combattuto! È vero che state rendendo servizi maggiori dove vi trovate, e che siete rimasti dove siete su richiesta del vostro paese perché servite il vostro paese meglio lì, ma non possiamo riconoscerlo. Pertanto, vi rifiutiamo il voto.” Questo è assolutamente indifendibile. Nel momento in cui portate avanti il vostro progetto di legge per concedere il diritto di voto ai soldati e ai marinai con piena unanimità, se qualcuno proponesse un emendamento — e un emendamento sarebbe da promuovere — per concedere il voto alle persone che erano state invitate a restare a casa per fare il loro lavoro, oserei dire che verrebbe approvato, se non all’unanimità, con una maggioranza schiacciante».

Nessun accenno alle donne, in quanto donne, e tanto meno alle suffragette. Il sentimento prevalente era quello di sostenere il voto per i soldati, espresso sinteticamente da Mr. W. Thorne nella Camera il 14 agosto 1916: «Se sono adatti per combattere sono adatti per votare» (If they are fit to fight they are fit to vote). La guerra, l’immenso sacrificio di sangue maschile, aveva concesso finalmente agli operai il diritto di voto, e questo permise di sbloccare la situazione anche per le donne. Il voto alle donne fu la conseguenza del diritto di voto concesso agli operai-soldati, una conseguenza collaterale. Persino le suffragette erano consce dell’immenso sacrificio maschile, tanto da aver promosso attivamente durante la guerra l’arruolamento, argomento già trattato qui. Queste le parole della suffragette Emmeline Pankhurst: «Il minimo che gli uomini possano fare è che ogni uomo in età da combattimento si prepari a redimere la sua parola verso le donne, e a prepararsi a fare del suo meglio per salvare le madri, le mogli e le figlie della Gran Bretagna da violenze troppo orribili anche solo da pensare». Gli uomini al fronte! (la nota parità femminista).

Emmeline Pankhurst
Emmeline Pankhurst

Donne contro il voto alle donne.

Per ironia del destino, le suffragette Emmeline Pankhurst and Christabel rifiutarono all’inizio l’Act del 1918 che concedeva il voto alle donne, non perché i liberali non fossero andati abbastanza lontano nelle loro proposte, ma perché ritenevano che soldati e marinai dovessero avere il diritto di voto senza che la questione del suffragio femminile interferisse. Il 15 agosto 1916, la signora Pankhurst accusò il primo ministro Asquith di usare il voto per le donne come «una scusa per privare del diritto di voto i marinai e i soldati, che lui pensa voterebbero contro di lui e metterebbero un altro uomo alla guida degli affari della nazione… Il signor Asquith insulta e ferisce le donne quando cerca di usarle come pedine per impedire agli uomini migliori del paese di esprimere il loro voto, mentre ogni persona squilibrata, codarda e traditrice è libera di votare come al solito» (tratto dall’opera Rise Up, Women!: The Militant Campaign of the Women’s Social and Political Union 1903-1914 di Andrew Rosen, nota 11). Il mutamento della posizione di Emmeline Pankhurst, che per anni non si era mai preoccupata del suffragio maschile, interessata unicamente alla lotta per il suffragio censitario femminile, è totale. Così, la WSPU inizialmente si oppose all’estensione del voto anche alle donne, che si sarebbe rivelata essere invece il fattore chiave per ottenere tale diritto. Fortunatamente per la causa delle donne, nell’estate del 1916 la WSPU aveva ormai poco peso nei circoli suffragisti, e la sua opposizione si rivelò comunque di breve durata. Quindi, al loro traguardo, anche le suffragette britanniche, come avevano fatto le femministe spagnole e tante altre, si opposero al voto delle donne.

L’Act di 1918 concesse il voto agli uomini di 21 o più anni e alle donne di 30 o più anni. Si pensava che questo avrebbe concesso il voto a circa sei milioni di donne, sebbene la cifra finale fosse di circa 8,4 milioni di donne. Il Presidente, durante il dibattimento della Camera dei Comuni, il 4 aprile 1919, spiegò il motivo della scelta delle età diverse: «Si pensava che fosse desiderabile che donne e uomini fossero più o meno in parità, e abbiamo preso l’età di trenta anni, che era la più vicina che potevamo raggiungere per fare in modo che il numero delle donne votanti fosse uguale al numero degli uomini». In poche parole, molti uomini erano morti in guerra. Su questo punto Emmeline Pankhurst concordava con il Parlamento e si oppose all’estensione del diritto di voto alle donne alla stessa età degli uomini (21 anni) con la motivazione che «non è stato fatto un uso completo ed efficace del voto che già possediamo». Nel 1914, nella sua Autobiografia, aveva predetto, sbagliando: «Il suffragio universale in un paese dove le donne sono in maggioranza di un milione non è destinato a realizzarsi durante la vita di chiunque legga questo volume, e l’offerta generosa del Governo di un possibile emendamento non era altro che un insulto gratuito alle suffragiste». Quattro anni più tardi fu conferito il voto alle donne con almeno 30 anni d’età, nel 1928 esteso a tutte le persone con almeno 21 anni d’età, senza distinzione di sesso.

John Stuart Mill
John Stuart Mill

Un successo dell’umanità.

La dominante narrazione storica femminista, che delinea la conquista del voto delle donne come una conquista delle donne in lotta contro la prevaricazione e l’oppressione degli uomini (il Patriarcato), è una perversa mistificazione della realtà, una narrazione che fa scomparire le sofferenze e la lotta degli uomini per il diritto di voto, le vittime maschili nelle rivolte fiorentine o senesi per il voto nel Quattrocento o del movimento dei livellatori in Inghilterra nel 1650, nessun accenno alle associazioni maschili che già dal 1791 (la Sheffield Corresponding Society o la London Corresponding Society) lottavano per il suffragio universale maschile, nessun accenno al massacro di Peterloo nel 1819, alle massive manifestazioni del movimento cartista, né ai caduti di ogni altro paese totalitario per la democrazia. Nella lotta per la conquista del suffragio universale per entrambi i sessi, gli uomini furono pionieri durante secoli, pagando un dazio di sangue e di sofferenza di gran lunga superiore delle donne, questa è l’unica verità storica. La conquista del suffragio femminile nel Regno Unito illustra molto bene quella che è stata la lotta per la democrazia e il suffragio universale nel mondo. Quando John Stuart Mill richiese il voto per le donne nel Parlamento, nel 1866, gesto di grande importanza nella storiografia femminista, soltanto il 12% degli uomini circa avevano il diritto di voto. La democrazia era ancora un concetto lontanissimo, incomprensibile e irraggiungibile per molti. Ancora nel 1867 il primo ministro Disraeli, quando introduce il Second Reform Act, dichiara: «Non viviamo – e confido che non sarà mai il destino di questo paese vivere – sotto una democrazia. Le proposizioni che intendo fare stasera certamente non hanno alcuna tendenza in quella direzione». Dello stesso parere, contro la democrazia, nel 1871, la maggior parte degli intellettuali francesi. La verità è che, in contrasto con la narrativa femminista, la conquista del suffragio universale non è mai stato una guerra dei sessi. L’esito democratico e l’estensione del suffragio raggiunto in molti paesi del mondo in così poco tempo, tanto per gli uomini come per le donne, è da ritenersi uno strabiliante e grande successo dell’umanità intera.



Condividi


Read Previous

Se il marito è stanco e non fa sesso, chiama la polizia!

Politica su Privacy & Cookie
Privacy & Cookies policy
Cookie name Active
eu_cookies_bar
eu_cookies_bar_block
Chi siamo

Siamo un gruppo di studiosi attivi nell'analisi delle relazioni di genere e nella lotta contro il femminismo.

L'indirizzo del nostro sito è https://www.lafionda.com.

Quali dati personali raccogliamo e perché

Questo sito è gestito in Wordpress, che  non raccoglie dati personali sui visitatori e raccoglie solo i dati mostrati nella schermata profilo utente dagli utenti registrati, tuttavia in questo sito non è prevista alcuna registrazione degli utenti. Gli unici plugin che raccolgono dati sono quelli relativi al modulo di contatto per permettere agli utenti di scrivere alla redazione, e alla newsletter, che richiedono nome, cognome e indirizzo email.

Commenti

Quando i visitatori lasciano commenti sul sito, raccogliamo i dati mostrati nel modulo dei commenti oltre all'indirizzo IP del visitatore e la stringa dello user agent del browser per facilitare il rilevamento dello spam. Una stringa anonimizzata creata a partire dal tuo indirizzo email (altrimenti detta hash) può essere fornita al servizio Gravatar per vedere se lo stai usando. La privacy policy del servizio Gravatar è disponibile qui: https://automattic.com/privacy/. Dopo l'approvazione del tuo commento, la tua immagine del profilo è visibile al pubblico nel contesto del tuo commento.

Media Se carichi immagini sul sito web, dovresti evitare di caricare immagini che includono i dati di posizione incorporati (EXIF GPS). I visitatori del sito web possono scaricare ed estrarre qualsiasi dato sulla posizione dalle immagini sul sito web. Modulo di contatto Il modulo di contatto previsto dal sito prevede soltanto la raccolta di nome, cognome ed email di chi vuole scrivere alla redazione. Cookie Se lasci un commento sul nostro sito, puoi scegliere di salvare il tuo nome, indirizzo email e sito web nei cookie. Sono usati per la tua comodità in modo che tu non debba inserire nuovamente i tuoi dati quando lasci un altro commento. Questi cookie dureranno per un anno. Se visiti la pagina di login, verrà impostato un cookie temporaneo per determinare se il tuo browser accetta i cookie. Questo cookie non contiene dati personali e viene eliminato quando chiudi il browser. Quando effettui l'accesso, verranno impostati diversi cookie per salvare le tue informazioni di accesso e le tue opzioni di visualizzazione dello schermo. I cookie di accesso durano due giorni mentre i cookie per le opzioni dello schermo durano un anno. Se selezioni "Ricordami", il tuo accesso persisterà per due settimane. Se esci dal tuo account, i cookie di accesso verranno rimossi. Se modifichi o pubblichi un articolo, un cookie aggiuntivo verrà salvato nel tuo browser. Questo cookie non include dati personali, ma indica semplicemente l'ID dell'articolo appena modificato. Scade dopo 1 giorno. Cookie Gli articoli su questo sito possono includere contenuti incorporati (ad esempio video, immagini, articoli, ecc.). I contenuti incorporati da altri siti web si comportano esattamente allo stesso modo come se il visitatore avesse visitato l'altro sito web. Questi siti web possono raccogliere dati su di te, usare cookie, integrare ulteriori tracciamenti di terze parti e monitorare l'interazione con essi, incluso il tracciamento della tua interazione con il contenuto incorporato se hai un account e sei connesso a quei siti web. Analytics Il sito raccoglie statistiche sulle visite tramite il servizio Google Analytics, la qui privacy policy può essere letta qui. Con chi condividiamo i tuoi dati I dati che conferisci tramite questo sito non vengono condivisi con nessuno. Per quanto tempo conserviamo i tuoi dati Se lasci un commento, il commento e i relativi metadati vengono conservati a tempo indeterminato. È così che possiamo riconoscere e approvare automaticamente eventuali commenti successivi invece di tenerli in una coda di moderazione. Quali diritti hai sui tuoi dati Se hai lasciato commenti, puoi richiedere di ricevere un file esportato dal sito con i dati personali che abbiamo su di te, compresi i dati che ci hai fornito. Puoi anche richiedere che cancelliamo tutti i dati personali che ti riguardano. Questo non include i dati che siamo obbligati a conservare per scopi amministrativi, legali o di sicurezza. Dove spediamo i tuoi dati I tuoi dati non vengono spediti al di fuori dell'Unione Europea.I commenti dei visitatori possono essere controllati attraverso un servizio di rilevamento automatico dello spam. Il nostro contatto Per informazioni sulla gestione della privacy puoi scriverci a lafionda.info@gmail.com
Save settings
Cookies settings