L’8 marzo 2023, durante la Giornata Internazionale delle Donne, in una cerimonia organizzata alla Casa Bianca, la first lady Jill Biden e il segretario di Stato americano Antony Blinken hanno consegnato il “Premio Internazionale Donne di coraggio” ad un trans, l’attivista trans argentino Alba Rueda. Nel video della cerimonia si può vedere come Jill Biden e Antony Blinken premiano un uomo in costume da donna, appesantiti da gesti forzati, i due baci di congratulazioni del segretario e l’applauso delle donne. La primadonna della Giornata Internazionale delle Donne del 2023 è stata un uomo. Non è la prima volta che un uomo spicca in un evento esclusivo per le donne. Richard Levine, ammiraglio vestito in uniforme (con gonna), è stato nominato da USA Today una delle Donne dell’anno 2022, donne alle quali vengono riconosciute il merito di aver avuto un importate impatto nella società. Nello sport il nuotatore trans Lia Thomas è stato nominato per il premio NCAA (National Collegiate Athletic Association) Woman of the Year (Donna dell’anno). Non intendo il podio raggiunto nelle diverse discipline sportive femminili, come ha fatto in nuoto Lia Thomas, e come stanno facendo altri uomini, sempre più numerosi, con grande successo, in altri sport (ciclismo, calcio, pallavolo, corsa, lotta libera… ad esempio il ciclista Tiffany Thomas è passato da essere un mero dilettante a raggiungere un livello d’élite e a stracciare le avversarie in soltanto 5 anni di preparazione). Sto parlando del riconoscimento come Donna dell’anno, esempio e riferimento per tutte le donne.
In Canada, il trans Fae Johnstone è stato scelto come volto della Giornata internazionale della donna di Hershey, tavoletta di cioccolato, durante il Canada International Women’s Day. Per quanto riguarda i concorsi di bellezza, il transessuale Angela Ponce rappresentò la Spagna a Miss Universo, dopo aver vinto Miss Universo España. In Latinoamerica il transessuale Brían Nguyen ha ricevuto la corona nel concorso di Miss Greater Derry, che apre le porte per il concorso di Miss Universo nazionale. A quanto pare gli uomini riescono a fare le donne molto meglio delle donne stesse in qualsiasi attività, persino anche quando fanno peggio. Quest’anno la cerimonia di apertura dei Campionati europei di pattinaggio artistico a Espoo, in Finlandia, si è aperta con l’esibizione di Minna-Maria Antikainen, il primo pattinatore trans finlandese. Prestazione a dir poco imbarazzante. Perché aprire la cerimonia con una pattinatrice esperta quando si può aprire con un uomo che si sente una donna? Come imbarazzante sono le prestazioni di ballo classico di Sophie Rebecca, ex-pilota de rally, 1.90 di altezza, che ha incominciato a danzare balletto all’età di 33 anni. Rebecca è riuscito ad essere ammesso con “meriti” in una delle più prestigiose accademie del mondo di balletto, la Royal Academy of Dance (RAD) del Regno Unito. Le sue prestazioni sono diventate pubbliche, e hanno destato scandalo, grazie a un video dove si vede il soggetto danzare un pezzo e successivamente un’altra ballerina danzare lo stesso pezzo.
La leggiadra esibizione di Minna-Maria Antikainen |
Gli attivisti LGBTQI+ hanno deciso di prendersi tutto.
Gli uomini sono molto meglio delle donne a fare le donne non solo nelle attività tipicamente femminili, ma anche in qualsiasi evento fisiologico che abbia a che fare con il corpo delle donne. Tutto quello che le donne possono fare, gli uomini lo possono fare meglio. In rete ci sono dei video di uomini trans che stanno male a causa del ciclo, ci sono uomini trans che spiegano alle donne come ci si sente con il ciclo (Yes, Trans Women Can Get Period Symptoms), quello che il femminismo aveva definito con il termine tecnico di mansplaining. E non intendo donne trans che si sentono “uomini” e hanno il ciclo una volta al mese e fanno fatica ad accedere a prodotti mestruali. Anche questa realtà esiste. Sto parlando di uomini trans che si sentono “donne” con il ciclo, come Dylan Mulvaney, che ha fatto la pubblicità per tamponi intimi per donne), dopo essere intervenuto tra l’altro al Forbes Power Women’s Summit – il convegno delle donne di potere organizzato da Forbes, ed essere stato invitato a parlare con Joe Biden alla Casa Bianca. Negli Stati Uniti ci sono campagne e politici che promuovono il diritto all’aborto per gli uomini trans, che secondo la nuova visione possono rimanere incinta, lo stesso diritto che possiedono le donne (Birthing people). In Danimarca, il “Museo delle donne” ad Aarhus è stato ribattezzato “Museo danese di genere” ed è stata eretta una statua di un uomo che allatta un bambino come simbolo della nuova società. In fondo, come ha scritto il premier canadese Justin Trudeau l’8 marzo, la Giornata Internazionale delle Donne: «voglio essere molto chiaro su un’altra cosa: le donne trans sono donne. Resisteremo sempre a questo odio, ogni volta che si verificherà». Le finte donne possono parlare, le vere donne devono tacere, le obiezioni di queste ultime sono una manifestazione del loro odio.
Potete immaginare umiliazione più grande per qualsiasi femminista e per il movimento femminista, dopo decenni di lotte, manifestazioni e battaglie combattute per rendere, a dir loro, l’esistenza delle donne visibile? Alcuni uomini sono riusciti ad accaparrarsi tutti i premi e l’attenzione dei media in teoria riservate alle donne. Questi uomini hanno rubato l’identità delle donne, e si fanno festeggiare e celebrare dalle autentiche donne, come se i primi fossero le seconde, e le seconde meno importanti e meritevoli dei primi. I primi, le finte donne, raccontano le loro esperienze femminili e denunciano la discriminazione subita (dal Patriarcato) in quanto donne in corpo di uomo. Le seconde, le vere donne, ascoltano, alcune afflitte convinte, altre, molte di loro, per finta, costrette dal condizionamento sociale a ingoiare il rospo; sono costrette ad ascoltare cosa vuole dire essere loro, essere donne. Vivono il paradosso di dover sopportare come una parte dell’universo maschile, cioè il Patriarcato, zittisce le donne e spiega loro come sono. Si tratta di un vaudeville inimmaginabile, una parodia improponibile qualche anno fa. Una rivoluzione raggiunta, per assurdo, senza colpo ferire. Il femminismo ha adagiato un lungo tappeto all’ingresso dei genderisti, ha invitato loro alla loro stessa tavola, e gli attivisti LGBTQI+ hanno deciso di prendersi tutto, stanno sfrattando le anfitrione. Ciò che è sempre stato rappresentato come uno scherzo irriverente, uomini vestiti da donne che mimano e si prendono beffa di loro, dei loro comportamenti, della loro loquacità, della loro gestualità, è diventato oggigiorno un evento progressista e moderno, tollerante e responsabile, ufficiale e solenne.
La donna cancellata come soggetto politico.
Umilmente devo riconoscere che non avevo previsto la deriva irrazionale che sta travolgendo il femminismo. Anni fa avevo scritto sul sito “Stalker sarai tu” un pezzo intitolato «Perché il femminismo ha trionfato?», che aveva destato un certo interesse, ripreso anche su altri siti. In questo pezzo rilevavo ciò che è un’ovvietà: in occidente il femminismo ha trionfato e si trova ovunque. Sono del parere che il femminismo sia un’ideologia falsa, oltre che perniciosa, e ho sempre cercato di combatterla con le armi che conosco: la logica, la ragione, i fatti, la verità storica. A questo scopo ho scritto e scrivo numerosi articoli e ho pubblicato addirittura un’opera, La grande menzogna del femminismo, e come me e prima di me hanno fatto altri. Le nostre contestazioni hanno sempre cercato di essere ragionate, argomentate, sostenute da dati e fonti, frutto di un lavoro di aggiornamento e di studio continuo e faticoso. Ma tutto ciò non è servito a niente, o a molto poco, era un dato indiscutibile che il femminismo aveva trionfato. Mi ero illuso, e con me tanti altri, che la ragione, la logica, i dati, lo studio potessero servire a fermare il femminismo, che una discussione argomentata potesse far prevalere la verità storica e la ragionevolezza nella controparte. Ma nulla di ciò era servito, al contrario il femminismo aveva continuato a espandersi. È bastato invece combattere il femminismo con le sue stesse armi, il vittimismo, l’irrazionalità, le emozioni, le bugie, per fare a pezzi il movimento femminista in poco tempo.
È possibile combattere una guerra nel fango senza infangarsi? Si può vincere la disonestà con l’onestà? Si può vincere l’irrazionalità con la ragione? Può vincere la pecora il lupo senza diventare essa stessa un lupo? L’ideologia di genere ha plagiato tutto il femminismo, ha plagiato la narrativa, la vittimizzazione, le richieste (come il femminismo ha richiesto, e ottenuto, trattamento differenziato, quote e posti fissi; in Spagna sono riservati ai trans posti nell’amministrazione pubblica – cosa che non avviene ad esempio per le vittime di terrorismo –, in Argentina l’1% dei posti di lavoro nel settore pubblico è riservato alle persone transgender). Ha plagiato il modo di proporsi e di manifestare le proprie idee, di appellarsi alle emozioni e di eliminare la ragione e la logica da qualsiasi dibattito, di far zittire gli avversari, umiliati e schiacciati da una colpa morale generata da insulti nuovi di zecca. Chi solleva obiezioni, una volta misogino, maschilista e sessista, oggi è omofobo, transfobico, Lgbtfobo. O peggio, se femministe, TERF. È nato all’interno del movimento femminista una guerra civile. Le TERF denunciano, con ragione, che le nuove normative «hanno cancellato la donna come soggetto politico», «hanno cancellato anni e anni di lotta femminista senza nemmeno aver raggiunto la parità», l’esperienza delle donne è stata rubata da questi “impostori”.
La guerra dei sessi si è conclusa.
L’autodeterminazione di genere, elimina le differenze tra i sessi. Se qualsiasi persona può cambiare di sesso il giorno dopo, non esistono i sessi e non può esistere una disparità strutturale tra i sessi come sostiene il femminismo. Per quanto assurdo e irrazionale possa sembrare, oggigiorno l’argomento principale per far tacere una femminista in un dibattito dove ci rinfaccia i peccati patriarcali è: “Da dove desumi il mio sesso? Da dove desumi che sono un uomo?”. Oggigiorno desumere il sesso di qualcuno senza aver chiesto è transfobico. E lo stesso argomento s’applica a tutta la narrativa storica femminista. Chi può oggi sostenere che i milioni di donne vittime del Patriarcato non fossero in realtà uomini imprigionati in un corpo di donna, e i milioni di uomini non fossero in realtà donne imprigionate in un corpo di uomo? Con quale autorità morale ci arroghiamo il diritto di desumere il sesso dei nostri antenati, che non hanno mai potuto esprimersi su questo argomento? Se l’umanità non è binaria, come sostiene l’ideologia di genere, allora non è mai esistito un Patri-arcato, è esistito un Cis-arcato. Nel mondo intersezionale trans, la teoria femminista non ha più alcun senso. Sorprendentemente, e inaspettatamente, il femminismo è stato sconfitto dal movimento LGBTQI+. La guerra dei sessi è arrivata alla sua conclusione. L’immaginazione al potere.