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di Davide Stasi. Mauro supera di slancio anche il terzo percorso di verifica delle capacità genitoriali. Capirai, ormai è uno scherzo, è diventato un veterano e sa come fare. Senza contare che è ormai palese quanto egli sia idoneo a fare il genitore. Un’idoneità che però Gaia, la sua ex compagna e madre di Alessio, non vuole verificare, nonostante le insistenze dei servizi sociali. Si sottrae a qualunque tipo di percorso, incluso quello che dovrebbe aiutarla a uscire dalla dipendenza dall’alcol. Nessuno le dice niente, nessuno la obbliga o prende provvedimenti, considerato che il piccolo sta con lei, e questo alimenta il suo senso di impunità e la forza con cui evita di farsi mettere in discussione.
Ma Gaia, supportata dai suoi avvocati e da un intero sistema, non si limita alla difesa. Va anche all’attacco, e ci va a modo suo. E’ così che Mauro scopre per puro caso, un venerdì, che il lunedì Alessio sarà ascoltato dai magistrati del Tribunale dei Minori. Corre agli uffici per chiedere spiegazioni. D’altra parte non è che si può fare un’audizione a un minore così, da un giorno all’altro e senza avvisarne i genitori o i servizi sociali. E invece sì, gli dice una cancelliera: “il magistrato può decidere se sentire il minore oppure no”. Non solo: non è necessaria la presenza di nessuno. “Tanto voi non potete entrare”, dice l’arcigna cancelliera del tribunale. Il bambino lo porterà il genitore con cui sta in quel momento (Gaia) e all’audizione saranno presenti soltanto il giudice titolare e un giudice onorario. Il tutto verrà solo verbalizzato e non registrato. “Ma la legge prevede la registrazione”, protesta Mauro. No no, non si fa dice la cancelliera: sono trent’anni che lavora lì e mai i colloqui giudice-bambini sono stati registrati. Tutto regolare, quindi? No, per Mauro non lo è per niente. Non a caso registra la discussione con la cancelliera:
Le voci sono state alterate per renderle irriconoscibili
Un’audizione che appare sicuramente anomala, forse anche del tutto irregolare.
Resta il problema del preavviso così breve. Mauro scopre che i servizi sociali, in quel momento titolari dell’affido direttivo, non erano stati avvisati. O meglio: un’email era partita, ma al venerdì pomeriggio oltre l’orario di chiusura del servizio. Non fosse stato per la buona volontà di una di loro che, avvisata da Mauro, è corsa a riaprire l’ufficio per leggere l’email, avrebbero avuto la notifica fuori tempo utile. “Però con così poco preavviso non è regolare”, dicono parlando con Mauro. “Anche perché dobbiamo organizzarci, lunedì non abbiamo l’auto per spostarci, non possiamo esserci”. Mauro non ci sta, chiama il proprio legale e insieme organizzano la presenza loro e dei servizi sociali, in un’audizione che appare sicuramente anomala, forse anche del tutto irregolare. Eppure la cancelliera lo ribadisce in modo netto: il bambino viene sentito da solo, senza nemmeno la presenza dei servizi sociali che ne hanno l’affido direttivo.
Le voci sono state alterate per renderle irriconoscibili
Troppe cose non tornano, così, il lunedì prestissimo di mattina il legale di Mauro fa pervenire al Tribunale una PEC segnalando le varie irregolarità: ci sono protocolli specifici per audire un minorenne, ancor più se di sei anni, ancor meno nei locali del tribunale, in assenza di assistenza psicologica. Con ciò chiede l’annullamento dell’audizione, prevista per le 11. La PEC non riceve risposta. Per essere certo che la diffida arrivi a segno, il legale di Mauro corre in tribunale in grande anticipo e ne deposita una seconda cartacea. Poco dopo viene raggiunto da Mauro e dai servizi sociali, che presidiano il piano dove dovrebbe avvenire l’audizione, pronti a impedirla con ogni mezzo. Ma alle 11.30 non si è visto ancora nessuno: né il giudice incaricato, né Gaia, né Alessio. Chiedono in giro e una gola profonda del tribunale gli svela che madre e bambino sono stati fatti entrare da un ingresso secondario. Sembra Kafka, ma è realtà: il gruppo si divide per sbirciare nelle stanze e cercare di capire dove abbiano portato il piccolo. E’ il legale di Mauro a scoprirlo: Alessio è seduto tutto imbarazzato davanti a una giudice. A fianco del magistrato, seduta al computer, sta la stessa cancelliera arcigna con cui Mauro aveva parlato tre giorni prima e che per procedura non avrebbe dovuto trovarsi lì (lei stessa aveva detto a Mauro che ci sarebbero stati un giudice togato, più uno onorario e basta). Mauro, il suo legale e due rappresentanti dei servizi sociali fanno a quel punto irruzione. La cancelliera salta su intimando che non possono interrompere l’audizione e cerca di mandare via tutti, compresi i servizi sociali, sebbene detentori dell’affido direttivo. Alla fine, di fronte agli articoli di legge citati dall’avvocato di Mauro, il magistrato cede e li fa accomodare, dopo aver chiesto a Gaia di portare via Alessio.
Le voci sono state alterate per renderle irriconoscibili
Rimasti soli con i magistrati, i servizi sociali e l’avvocato di Mauro cominciano a riscontrare tutte le anomalie, chiedendo che vengano messe a verbale. Tanto per cominciare nessuno ha letto i due ricorsi depositati in mattinata dall’avvocato di Mauro, sebbene il giudice togato subito avesse risposto di averlo visto. A una verifica approfondita, poi, lo stesso togato che presiede l’audizione non ha i requisiti per condurre l’audizione con un minore. Un disastro davanti al quale nessuno, nemmeno l’accanita cancelliera, può nulla. I servizi sociali chiedono e ottengono l’immediata interruzione dell’audizione.
Gaia, nel frattempo, stizzita si prende Alessio e sparisce con il suo avvocato nei corridoi del tribunale. Mauro è incredulo per ciò che ha visto. Il suo legale e i servizi sociali, pur abituati un po’ a tutto, non sono da meno. Escono insieme dal tribunale, in silenzio. Probabilmente pensando a quello che sta passando il piccolo, sballottato così tra estranei e situazioni che non sa gestire psicologicamente. “Guardate un po’ là…”, sbotta Mauro appena usciti dal palazzo. Indica un gruppo di persone che sta salendo su un’auto. Sono Gaia e il suo avvocato, insieme ad Alessio e a un altro uomo. “Porca miseria”, sbotta l’avvocato di Mauro, che lo guarda interrogativo. “Che c’è?”. “Sai chi è quell’uomo?”. “No, chi è?”. “Un cancelliere del tribunale. Un superiore della cancelliera che c’era oggi con Alessio e la giudice. E quella è la sua auto”. Mauro e le operatrici dei servizi sociali rimangono a bocca aperta, mentre l’auto si allontana.
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In breve si è passati da Kafka a un romanzo giallo.
Tutto anomalo, tutto al limite dell’incredibile e del mai visto. Che ci facevano Gaia e il suo legale in macchina con un boss dei cancellieri? Perché ha provato il “colpo di mano” dell’audizione di Alessio in quel modo irregolare e il tribunale dei minori le è andato dietro? In breve si è passati da Kafka a un romanzo giallo che, se non fosse per la montagna di documenti e registrazioni audio e video di Mauro, sembrerebbe frutto di una fervida fantasia. Che però diventa realtà nei giorni successivi all’udienza irregolare di Alessio, fortunatamente sventata. Il piccolo va da papà, pochi giorni dopo, per passare le solite quattro ore scarse assieme. E mentre sono assieme parla, racconta. E con le sue parole apre uno spiraglio verso una verità allucinante…