di Patrizia Cibien. Giorni fa ascoltavo in auto Rai2 a metà pomeriggio. Le conduttrici del programma, (non so quale ma non importa perché son tutti uguali) parlavano di fiabe e di come le femministe pretendono ormai che ne venga cambiato il testo e soprattutto il finale. Parlavano di Biancaneve e del principe Azzurro che alla fine la bacia senza il consenso. Apriti cielo! Violenza, bestialità, stupro. Anatema! Bisogna, dicevano, fare qualcosa perché non passi nelle nuove generazioni femminili l’idea che si possa essere baciate, senza permesso, impunemente. Questo il diktat. Non ho ascoltato oltre, uscendo dall’auto inebetita, stordita, frastornata, ma soprattutto, lo dico chiaramente, davvero offesa e di conseguenza incazzata. Offesa come donna, come insegnante che per anni ha raccontato queste fiabe e fatto sognare bambini e bambine, come persona appartenente a questa cultura occidentale, conscia del fatto che queste fiabe, che nascono dall’inconscio collettivo, parlano al nostro inconscio e ci aiutano a vivere.
Ma soprattutto offesa come bambina che le ha ascoltate per anni e che per anni ne è rimasta appagata nel fondo dell’anima. Sì, perché come bambina mi è stata offerta con una semplice fiaba la fiducia che anche per me, pur senza fare niente come Biancaneve, un giorno sarebbe arrivata una persona a svegliarmi e a valorizzarmi. Per ciò che ero e che sono. Dicono le femministe: «Devi valorizzarti da sola, non aspettare che sia un uomo a farlo». Fandonia smaccata, perché la nostra valorizzazione nasce dall’incontro e dalla relazione con l’altro che ci fa da specchio e che ci offre anche un’altra visione della vita e ci fa crescere. Non ci si valorizza da soli. E come si permettono costoro di mettere le mani su opere che appartengono alla collettività, che sono mie e di tutti, come osano imbrattare testi che sono il frutto della creatività e del genio di grandi letterati? Ma si sa che ormai, come deformano le fiabe tipo Biancaneve, così fanno con i film (vedi la 007 femmina …finalmente!) e con il resto. Cos’è questo odio, questo rancore, che radici hanno? Ma forse è peggio, non è solo odio è sporcizia intellettuale e soprattutto morale.
I regali ci rendono importanti.
È quindi giunta l’ora di gridare: scrivetevi le vostre fiabe, esimie femministe, inventate i vostri film invece di scimmiottare anche qui quello che fanno i maschi. Ma voi non volete creare, volete solamente rovinare e distruggere tutto, perché non siete capaci di fare altro. Non siete in grado di creare niente di nuovo e di vostro, siete sterili dentro. Costruitevi un altro mondo a vostro uso e consumo, magari su un altro pianeta e magari in un’altra galassia. Edificate voi stesse le case che abitate, magari partendo dai mattoni che dovreste modellare con le vostre mani e, se volete ingioiellarvi, create i vostri gioielli incominciando però dallo scavare le pietre nelle miniere, laggiù dove le donne non sono mai scese. Troppo comodo abitare in case che hanno edificato gli uomini, viaggiare in auto e treni e aerei che hanno inventato e costruito gli uomini, usare computer ideati dagli uomini al pari di quasi tutto il resto e al tempo stesso disprezzarlo.
Neanche internet va bene. «Va cambiato perché è dei maschi». Nossignore, non va cambiato: ve ne fate uno da voi e per voi stesse, se ne siete capaci, invece di parassitare ancora e sempre disprezzando ciò che usate. E lasciate questo mondo a noi, lasciateci in pace. Lasciateci parlare e scrivere come vogliamo, ascoltare le fiabe che vogliamo, rivedere i film politicamente scorretti che vogliamo (e che ci piacciono tanto!). Lasciateci vivere in questo mondo che è il simbolo della generosità maschile di cui tutti usufruiamo senza invidia e in silenziosa gratitudine. Io conosco bene le cose che so e quelle che non so fare. Non so costruire né una casa, né un computer, né tante altre cose e, tutto sommato, non mi interessa saperlo. Sono però grata a chi lo ha fatto e continua a farlo per me. Questi doni inaspettati non mi offendono, non mi umiliano, anzi mi valorizzano e mi onorano perché significano che valgo. I regali ci rendono importanti. Il gesto del principe è il simbolo di quei doni inattesi e il bacio a Biancaneve noi bambine l’abbiamo capito e l’abbiamo sentito nel nostro profondo. Abbiamo sentito di valere, di essere amate e gratificate semplicemente per ciò che siamo. Giù le mani dunque dalle nostre fiabe! Giù le mani dai baci dei principi, giù le mani dal mondo incantato!