La Fionda

La polemica a senso unico sui libri di scuola

di Santiago Gascó Altaba. “Il dovere civile”. Letterale, così, senza mezzi termini, è il messaggio lanciato dai testi scolastici di scuola media ai ragazzini maschi quando si tratta di assumere “l’impegno di lottare per il proprio paese”. A fianco l’immagine del quadro di David, Il giuramento degli Orazi, uomini sull’attenti prendendo le armi e disposti a morire, mentre le donne giacciono dispiaciuti a lato. «Il dovere civile: David esalta l’uomo-eroe che, cosciente del proprio dovere, assume l’impegno di lottare per il proprio paese» (Storia delle arti visuali, Moduli d’arte, G. Dorfles, Editoriale Atlas, Bergamo, p. 226). Messaggio subliminale che desta nei ragazzini quello spirito eroico e patriottico che irradia luminoso in tutti i cimiteri di guerra: il dovere civile.

“La mamma in cucina, le brutte a casa: l’eterno sessismo dei manuali scolastici”, recita indignato il titolo dell’articolo-denuncia di Angela Gennaro sul condizionamento in negativo delle ragazzine dai testi scolastici, facendo seguito all’indignazione del politico conformista di turno anelante visibilità, tale Alessandro Fusacchia. Le frasi incriminate: “Lucia è troppo grassa…per indossare una minigonna”. “Rossella è così bella da sembrare un angelo, mentre sua sorella è talmente brutta che nessun ragazzo la degna di uno sguardo”. Frasi sessiste che confinano il ruolo della donna in casa e perpetuano l’oggettivizzazione del corpo delle donne. La donna in cucina, bella e magra, l’eterno femminino. È dovuta intervenire persino la ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina: “Quelle frasi sono semplicemente vergognose”.

Il problema più grave dei testi scolastici è l’indottrinamento ideologico.

Va bene, concordiamo. Eliminiamo dai testi scolastici, a tutela delle ragazzine, immagini e riferimenti, semmai ce ne sono, di donne con il grembiule che rimangono a casa a cucinare. E i ragazzini? Come la mettiamo con il pervasivo condizionamento sull’eterno mascolino? Come la mettiamo con le immagini e i riferimenti di decorazioni militari, battaglie, bandiere e arringhe, che pullulano sui testi scolastici, come l’esempio sopraccitato, e infondono nei giovani quel ruolo di eroe-soldato che molto spesso li porta alla tomba? Perché, diciamoci la verità, il condizionamento sulle bambine è qualcosa di vergognoso, ma la bellezza o i lavori domestici non ti portano alla tomba. Non ci sono cimiteri di casalinghe. Al contrario ci sono numerosi cimiteri di soldati, frutto di una “vergognosa” educazione già dalla prima infanzia. E dato che ci siamo, approfittiamo e destrutturiamo il ruolo maschile completamente: eliminiamo immagini e riferimenti di protezione e mantenimento delle donne da parte degli uomini. Dei lavori pericolosi pure, iniziando da quella fotografia degli anni ’30 che mostra gli operai seduti mentre stanno mangiando sulla trave di un grattacielo in costruzione a New York, che ogni volta che la vedo mi vengono le vertigini.

Purtroppo però il problema più grave dei testi scolastici non è il condizionamento, è l’indottrinamento ideologico. Mi permetto di elencare due esempi per ogni grado di studio:

Cancellazione della figura del padre – Scuola elementare
Uomo con la barba esercita violenza sul bambino (la barba rende evidente il sesso), malgrado statisticamente la violenza sui minori sia esercitata in maggior misura dalle donne. – Scuola elementare

Si aggiunga questo: scuola media, Chiedi alla Storia Vol. 3, Donne verso la parità, F. Amerini e R. Roveda, Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori, Milano, 2011, p. 61: “Oggi, nei paesi sviluppati le ragazze in media studiano più a lungo dei ragazzi e possono accedere a tutte le professioni, ma permangono alcune disuguaglianze: il carico del lavoro familiare continua a pesare sulle donne, a lavoro uguale le retribuzioni femminili sono inferiori del 30% a quelle maschili ed è ancora molto ridotta la presenza femminile (almeno in Italia) nelle posizioni manageriali delle aziende o in parlamento”. Così si diffonde il mito del gap salariale “a lavoro uguale”. Le retribuzioni diverse “a lavoro uguale” non esistono, sono vietate in Italia e in tutto il mondo occidentale.

Ancora: scuola media, Io cittadina, Io cittadino, M. Crippa, Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori, Milano, 2011, pp. 125-126: “I diritti delle donne: Particolarmente delicata, in molti paesi, è la condizione femminile. […] Su di esse, inoltre, pesano pregiudizi e tradizioni in nome dei quali in alcune società vengono punite più duramente degli uomini se commettono gli stessi reati”. Data la mia condizione di spagnolo, mi permetto di segnalare che l’autore non doveva andare in paesi lontani per trovare delle società dove a seconda del sesso le persone (le donne) “vengono punite più duramente se commettono gli stessi reati”. In Spagna, paese dell’UE, gli uomini “vengono puniti più duramente delle donne se commettono gli stessi reati” dal 2004, Ley Orgánica de Medidas de Protección Integral contra la Violencia de Género.

I numeri sono assolutamente inverosimili.

E poi: scuola superiore, Tempi e Cultura, Storia dal 1000 al 1650, Sez. Cittadinanza, A. M. Banti, Editori Laterza, Bari, 2015, p. 229: “Ogni volta che alle donne sono state date le possibilità di esprimersi intellettualmente, culturalmente, professionalmente, esse hanno mostrato di avere da tutti i punti di vista qualità pari, se non superiori, a quelle degli uomini”. Il testo sostiene la superiorità della donna, che si dimostra “da tutti i punti di vista” o pari o superiore all’uomo, mai inferiore.

Non basta? Scuola superiore, Io leggo, Narrativa, Cinema, Testi non letterari, A. Fontana, Ulrico Hoepli Editore, Milano, 2011, p. 338: “Parità tra uomo e donna. Lo sai che nel nostro mondo oggi: (…) Le donne lavorano i due terzi delle ore lavorative totali nel mondo, producono metà del cibo, e guadagnano appena il 10 per cento dei ricavi totali e possiedono meno dell’1 per cento delle proprietà globali. (World Developement Indicators, 1997, womankind.org.uk)”. Questi dati sono stati riconosciuti falsi dall’ONU, per la precisione dall’UNDP. Non bisognava comunque un esperto per rendersi conto dell’assurdità di quanto affermato, i numeri sono assolutamente inverosimili.

Ciò che non si nomina, non esiste.

Come può vedere, signora Ministro, il problema è più grave di suggerire o meno a una bambina in sovrappeso di mettere la minigonna. Negli esempi riportati la questione si è spostata da conveniente/non conveniente a vero/falso. Gli insegnamenti precedenti affermano falsità, è puro indottrinamento ideologico. Quale indottrinamento? Il suo, signora Ministro. Glielo spiego con un ulteriore esempio, tratto proprio dalla stessa collana incriminata. Secondo il Corriere, “le frasi segnalate provengono da un testo per le medie dal titolo Datti una regola di Rosetta Zordan, del 2014. A rintracciarlo sono stati i laureati del Coordinamento di Scienze della formazione primaria”. Stesso testo di scuola media, Datti una regola, stessa autrice, Rosetta Zordan, del 2011, a pagina 15, esercizio sul significante e il significato da individuare tra diverse immagini di “segni di comunicazione”: la segnaletica del divieto di clacsonare, l’anello nuziale, la parola “libro” e l’immagine di una ragazza che dà uno schiaffo a un ragazzo! Come vede, signora Ministro, non siamo di fronte a un’espressione sfortunata o “vergognosa”, qui siamo davanti a una violenza esplicita, proprio disegnata! Una violenza che io avevo già segnalato anni fa, che ho pubblicato su un libro. Una violenza passata inosservata non solo ai laureati del Coordinamento di Scienze, ma a tutta la società, in linea con l’invisibilizzazione che subiscono gli uomini vittime di violenza.

Ecco la mia segnalazione, di nuovo. Adesso, signora Ministro testiamo il suo indottrinamento. Questa segnalazione, violenza esplicita ed evidente, inoppugnabilmente più grave, meriterà un suo intervento? Il Corriere scriverà un articolo a questo proposito? Lo dubito. Perché nemmeno il libro Datti una regola, così ferocemente criticato, è libero dall’influsso dalla stessa l’ideologia femminista che vanta la critica: “Scrivi sul quaderno dei testi argomentativi. Ti presentiamo una serie di tesi contrapposte. Per ogni coppia individua il problema, scegli una delle due tesi, sostienila con opportune argomentazioni, giungi quindi ad una conclusione in cui riconfermi la tua tesi iniziale. 1. Oggi le donne hanno gli stessi diritti e le stesse opportunità degli uomini. 2. C’è ancora molto da fare perché la parità tra i sessi sia una realtà concreta e non solo un’enunciazione di principio” (Scuola media, Datti una regola, R. Zordan, Fabbri Editori, Milano, 2011, p. 269). La terza tesi “oggi gli uomini hanno gli stessi diritti e le stesse opportunità delle donne”, che prospetta una situazione di partenza di difficoltà per l’uomo, in contraddizione con la teoria femminista, non è nemmeno nominata. Ciò che non si nomina, non esiste. Indottrinamento scolastico.

Gli esempi riportati sono tratti de “La grande menzogna del femminismo”. Per ulteriori informazione e approfondimento su questo argomento rimando alla lettura dell’opera (pp. 614-689).



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