La Fionda

La nient’affatto originale parità messianica del femminismo

Ogni volta che qualche femminista afferma che il femminismo è parità non posso evitare di immaginare come vorrebbero giustificare la coscrizione maschile obbligatoria in tempo di guerra – non è l’unico punto di discriminazione maschile, ma è quello più evidente e duraturo. Da quando è nato il femminismo, oltre un secolo e mezzo fa, tutto il movimento e tutti i governi occidentali “paritari” hanno ignorato questa disparità, in barba ai propri proclami propagandistici e alle proprie costituzioni, che stabiliscono esplicitamente la parità tra i sessi. Ho già detto, in altri interventi, che la storia del femminismo si è caratterizzata per la promozione della disparità, la proclamazione della parità in parole e la negazione nei fatti. Qualsiasi dottrina che respinge l’universalismo, come fa il femminismo, che segmenta l’umanità in due gruppi, ai quali attribuisce colpe e sofferenze, non può essere paritaria. È l’essenza della dottrina femminista, che stabilisce a priori colpevoli e innocenti, oppressori e oppresse a seconda del sesso, in una teoria sessuale precotta, che nega la logica della parità. Il femminismo incarna dunque quello che afferma di combattere: la disparità. Eppure il femminismo è riuscito ad appropriarsi del concetto di parità, ne fa un uso quotidiano e l’ha fatto diventare la propria bandiera.

Nell’immaginario femminista il femminismo è un movimento messianico. Tutti dovremmo essere femministi. È un dono sublime arrivato al mondo, grazie alle donne, per liberare non solo le donne ma l’umanità intera. Le femministe sarebbero portatrici di valori salvifici – la pace, l’amore, la tolleranza, la parità, la sorellanza, ecc. –, che prima di loro erano praticamente inesistenti oppure sconosciuti. Se oggi le donne possono liberamente fare questo o quello è sempre dovuto alle conquiste femministe, mai a un percorso evolutivo di progresso spirituale (e tecnologico) dell’umanità, che ha permesso anche agli uomini di essere più liberi. E naturalmente non sono da ringraziare altri movimenti filosofici, e/o religiosi precedenti o contemporanei che hanno promosso il progresso spirituale dell’umanità e non si sono mai identificati con il femminismo. Tra tutti quei valori eccelsi praticati dal femminismo, la parità spicca su tutti. La parità intesa con una connotazione ben precisa: la “parità di genere” o parità tra i sessi (anche se sarebbe più corretto denominarla la “parità delle donne”, cioè la parità come la vogliono le femministe per le donne).

libertà delacroix

Donne leader religiose.

Tutte le istituzioni e i media celebrano di continuo la parità di genere. Ogni anno, ogni 8 marzo assieme alle donne si festeggia la parità raggiunta e si denuncia quella ancora da raggiungere. Il diritto di voto femminile, inteso come parità, è rammentato in ogni discorso per la Festa della Repubblica. Nei testi scolastici, nelle relazioni delle ONG, ovunque si trova la parità di genere, dalla parità da raggiungere per i lavori domestici, fino alla parità ancora lontana nell’Arabia Saudita o nel Terzo Mondo. Nell’immaginario del cittadino occidentale, ormai si fa fatica a concepire altri tipi di parità, al di fuori di quella di genere. Potete per favore indicarmi una ricorrenza annuale, nel mondo occidentale, che festeggi qualche altro tipo di parità al di fuori dei sessi (abitativa, legale, economica, lavorativa, di razza, di religione, di ideologia, ecc.)? Chissà per quale misteriosa ragione, che noi non celebriamo, i rivoluzionari francesi aggiunsero a Liberté e Fraternité il termine Égalité. Chissà per quale misterioso motivo, che non merita alcun anniversario, sono morti a sua difesa molti giovani francesi. Esistono altri tipi di parità? Comunque, senza uscire dal seminato, siamo sicuri che la maternità del concetto di “parità di genere” sia da attribuire al femminismo? Sembra che questo concetto, prima dell’avvento del femminismo (che per convenzione viene stabilito nel 1848, data della Convenzione di Seneca Falls), fosse completamente sconosciuto. Fino all’avvento del femminismo, l’umanità non ha mai promosso o praticato la parità tra i sessi? Quando Cristo, la figura più importante di riferimento per tutto il mondo occidentale durante secoli, non fa differenza tra uomini e donne, e quando invita a Maria ad ascoltare invece di occuparsi dei lavori (Lc 10, 38-42), cosa sta praticando? Nelle parole di Paolo di Tarso, «non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno» (Gal 3, 28), l’appello alla parità tra i sessi, non è esplicito? Qualcuno potrebbe obiettare che si tratta di casi singoli, citazioni o comportamenti isolati che nulla provano, perché il concetto di “parità di genere” non è articolato all’interno di una dottrina strutturata. In seguito elenco, in ordine cronologico, quattro movimenti (religiosi), antecedenti al femminismo, che promossero esplicitamente la parità tra i sessi.

1) Lo zoroastrismo (o mazdeismo) è la religione basata sugli insegnamenti del profeta Zarathustra (o Zoroastro). Tra il VI secolo a.C. e il X secolo d.C. fu la religione principale più diffusa nelle regioni iraniche e dell’Asia centrale, sia teologicamente che demograficamente e politicamente. La religione promuoveva la parità di diritti tra i sessi all’interno della società. Le donne erano riconosciute come «partner degli uomini nella lotta comune contro il male». Nel suo testo sacro, l’Avesta, si rende manifesto questo ideale paritario. A livello stilistico, articola il messaggio di uguaglianza mediante formule esplicitamente inclusive, nar- “uomo” e nāirī- “donna”. L’Avesta accorda alle donne un’autorità morale e religiosa uguale a quella degli uomini e chiarisce anche che le donne, come gli uomini, sono destinatarie dell’educazione religiosa. 2) La Società degli Amici è una comunità di fedeli cristiani nata nel XVII secolo in Inghilterra appartenente al calvinismo puritano. I membri sono conosciuti come “amici” o comunemente come “quaccheri”. George Fox (1624-1691) è stato il fondatore del quaccherismo. Per i quaccheri l’istituzione del matrimonio doveva essere paritaria, perché l’uomo e la donna erano uguali in Paradiso. La subordinazione femminile sarebbe stata il risultato del peccato originale, e con la venuta di Cristo la redenzione da quel peccato era divenuta una realtà. Il movimento promuoveva l’uguaglianza spirituale e gli stessi diritti tra uomini e donne all’interno della comunità. In virtù della “luce interna” tutti (uomini e donne) potevano ricevere lo Spirito, pertanto svolgere parimenti il ministero. Dal 1650 furono molte le donne quacchere che contribuirono alla diffusione della setta e acquisirono carisma all’interno del movimento, profetizzarono e predicarono pubblicamente. Le donne quacchere pubblicarono almeno 220 testi durante il XVII secolo. Attraverso gli incontri delle donne, le donne supervisionavano la vita domestica e comunitaria.

shakers
La raffigurazione di una riunione di Shakers.

Gli uomini, i “fortunati” che vanno in guerra.

3) Gli Shakers, conosciuti anche con il nome di Società Unita dei Credenti nella Seconda Apparizione del Cristo, sono i membri di un ramo del calvinismo puritano dei quaccheri nati nel primo Settecento. La loro fondatrice e profetessa Ann Lee (1736-1784), nota come Mother Ann Lee, fu la leader e figura principale degli Shakers in quanto si riteneva essere una “incarnazione di Cristo in abiti femminili”. Gli Shakers credevano che sia la natura maschile che quella femminile risiedessero in Dio. Pertanto, se Cristo era apparso la prima volta come maschio, al suo ritorno sarebbe apparso sotto forma di femmina, cioè nella fondatrice del movimento, Ann Lee. Gesù incarnava il principio maschile di Dio e Ann Lee il femminile. Questa dualità divina si sarebbe riflessa nell’organizzazione: tutte le posizioni di comando erano occupate da un numero identico di uomini e donne. Al di sopra di tutti loro c’era il Ministero, composto da due uomini e due donne eletti a vita. Uno di loro, a volte un uomo e a volte una donna, aveva l’ultima parola (in Women’s Life in Utopia: The Shaker Experiment in Sexual Equality Reappraised — 1810 to 1860 di D’Ann Campbell).

4) La fede Bahaí è una religione monoteistica nata in Iran durante la metà del XIX secolo, per opera del Bab. Nel 1844 un giovane mercante, soprannominato in seguito “il Bab”, cominciò a predicare. Questo Profeta venne martirizzato nel 1850. I suoi insegnamenti furono proseguiti dal profeta Bahá’u’lláh (1817-1892). La fede Bahaí promuove la piena parità tra uomo e donna, tanto è vero che alcuni studiosi sono dell’opinione che nessun’altra religione mondiale è stata mai così esplicita al riguardo. Quando una donna diventa madre, ha diritto ad essere sostenuta dal marito senza rinunciare ad altri diritti. L’uomo deve fare un pellegrinaggio se può permetterselo economicamente, mentre per la donna è facoltativo. Anche per lei è facoltativo il digiuno e le preghiere obbligatorie durante le mestruazioni. Tutte le quattro scuole di pensiero summenzionate promossero esplicitamente la parità tra i sessi, prima del femminismo, anche se nessuna l’applicò in maniera perfetta. La fede Bahaí, ad esempio, rendeva facoltativo alla donna il pellegrinaggio, ma non per l’uomo. D’altra parte, come ho spiegato all’inizio dell’intervento, nemmeno il movimento femminista applica la parità in maniera perfetta, ma come vogliono le femministe per le donne. In conclusione, la parità tra i sessi non è affatto un concetto innovativo e originale del movimento femminista, come vorrebbero farci credere. In più, grazie alla “parità” femminista, noi uomini potremo continuare a far albergare pacificamente il sospetto di essere noi i fortunati eletti a combattere nei campi di Marte in tempo di guerra.



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