In molti hanno ridotto la storia delle relazioni tra l’uomo e la donna a una mera equazione, molto semplificata, ma non per questo falsa: «sesso in cambio di mantenimento» o «mantenimento in cambio di sesso» (dove il mantenimento comprende cibo/mantenimento/protezione e il sesso comprende sesso/affetto). In questo non ci comportiamo molto diversamente dei nostri “fratelli” animali. Il mondo animale, analogamente a quello umano, è pieno di esempi di femmine che offrono accesso sessuale in cambio di risorse usualmente controllate da maschi, semplificata nella formula «sex for food». Secondo Aristotele due forze muovono l’essere umano: il sesso e la sopravvivenza. Due ambiti, la “sfera materiale” e la “sfera affettivo-sessuale”, a rigor di logica di pari dignità e che riescono a essere soddisfatti, a quanto pare, in maniera asimmetrica a seconda del sesso. L’uomo eccede nella sfera materiale ed è carente in quella affettivo-sessuale; la donna, al contrario, eccede nella sfera affettivo-sessuale ed è carente in quella materiale. In modo da compensare la parte deficitaria, tanto l’uomo come la donna conferiscono la parte eccedente a favore dell’altro, in uno scambio proficuo per entrambi. O almeno così succedeva fino a non molto tempo fa. È curioso come ancora oggi tra i cuori spezzati di relazioni fallite, di solito le donne si lamentino di essersi sentite “usate” per il sesso, e gli uomini si lamentino di essersi sentiti “usati” per i soldi.
Non tutti però condividono quest’impostazione: il movimento femminista nega l’esistenza di questo scambio. Per le femministe non esiste né il divario nella capacità di sopravvivenza né quello nel desiderio affettivo-sessuale. Infatti l’esistenza di queste premesse metterebbe in profonda crisi tutta la dottrina femminista. Dunque, per loro, il divario non esiste: discorso chiuso. Eppure il mondo è pieno di indizi più che evidenti di quest’asimmetria. Sulle tangibili difficoltà delle donne per sopravvivere, è stato già accennato qualcosa nel primo intervento, ma ne tornerò a parlare appositamente in futuro. Sul gap della disparità affettivo-sessuale, ancora oggi trovo sbalorditivo che ci siano persone che neghino questa realtà. Prostituzione, chat online a pagamento, il porno e tutta l’industria del sesso a consumo maschile non esisterebbero se non ci fosse questa asimmetria, se gli uomini avessero libero accesso alle relazioni e alla sessualità che a loro manca. Perché mai dovrebbe esistere il fenomeno della prostituzione nell’era della liberazione sessuale? Esistono forse il contrabbando e il mercato nero degli alcolici, nell’era della liberazione del commercio degli alcolici? La liberazione sessuale del ’68 è una panzana che ha liberato unicamente le donne. Oggi le donne possono agire e vestirsi liberamente, proporsi, sedurre, cambiare idea, offendersi e denunciare, a volontà. Al contrario, un uomo che decide di trovare compagnia femminile chiedendo, in maniera educata, a tutte le donne che trova per la strada se vogliono fare del sesso, ha molte più possibilità di finire in carcere che a letto. Che razza di “liberazione” è quella dove non si riesce nemmeno a chiedere di fare sesso, senza che la controparte spesso si offenda? Infatti, se sei un uomo etero, c’è un modo molto diretto ed efficace di chiudere la bocca a una femminista che sostenga la bizzarra teoria che gli uomini e le donne sono divorati da pari desiderio: proporle di fare del sesso (avvenenza permettendo).
Le indiscutibili conclusioni dei test sociologici.
Oggigiorno nel mondo occidentale l’equazione di «sesso in cambio di mantenimento» o «mantenimento in cambio di sesso» è saltata in aria, e la prova più evidente è la forte crescita del movimento degli Incel (involuntary celibate – celibe involontario) all’interno della questione maschile, movimento sconosciuto una trentina di anni fa. Si tratta di uomini sofferenti sul piano affettivo-sessuale, si lamentano di non riuscire a trovare un partner sentimentale e/o sessuale, nonostante ne desiderino uno. Non trovano fidanzata fissa, nemmeno rapporti occasionali. Faticano anche a crearsi una famiglia, ma il concetto dell’appagamento sessuale emerge con maggiore prepotenza. In somma sintesi, la teoria Incel sosterrebbe che uomini e donne sono differenti dal punto di vista biologico e hanno differenti criteri di selezione sessuale. Ciò causerebbe un’enorme sproporzione di opportunità che vede le donne nettamente avvantaggiate in ambito relazionale rispetto agli uomini. La teoria LMS (Look, Money, Status – bell’aspetto, soldi, livello sociale) spiegherebbe le logiche selettive femminili che spingono un numero crescente di uomini fuori dall’area delle relazioni affettive ed erotiche. Le donne dunque avrebbero maggiori possibilità di approccio ed ottenimento di rapporti sessuali. Anche le donne di livello basso possono puntare in alto. Mentre la larga maggioranza delle donne, seguendo le proprie logiche selettive, vorrebbe relazionarsi romanticamente con una piccola minoranza di uomini (i più attrattivi secondo i propri criteri selettivi), la maggior parte degli uomini (con criteri selettivi molto meno rigidi) non porrebbe problemi a relazionarsi con la maggior parte delle donne. Questa situazione provocherebbe un’evidente disparità di accesso al sesso e alle relazioni affettive a danno della maggior parte degli uomini che restano esclusi dai criteri selettivi femminili. L’uomo che riesce a capire che l’asimmetria che regna nel mercato delle relazioni affettivo-sessuali è dovuta al potere che le donne hanno tramite la propria sensualità e quindi tramite il desiderio e l’appagamento sessuale, comprende la realtà del mondo e svela le dinamiche dell’umanità contemporanea, diventa quindi un “redpillato” (da Redpill, dal film Matrix, il cui protagonista, prendendo la “pillola rossa”, scopre la verità sul mondo che lo circonda, concetto ripreso anche dal famoso documentario dell’ex femminista Jesse Kaye).
Nulla di nuovo, le idee di base della teoria Incel sono antiche come le montagne, e trovano conferma in ogni articolo e studio sociologico sulla questione. Per farne qualche esempio, dei tanti che si possono citare, su questioni diverse in merito ma sempre convergenti sulla stessa conclusione: 1) Negli Stati Uniti tre donne su quattro escludono l’eventualità di frequentare un disoccupato, al contrario degli uomini intervistati che per i due terzi affermano di non considerare un problema avere una compagna che non lavori. 2) In un app di incontri molto noto (Tinder), le donne mettono il famoso “like” solamente al 4,5 degli uomini; al contrario, gli uomini apprezzano il 61,9% dei profili. 3) Dal Journal of Psychology and Human Sexuality, citato nel libro La grande menzogna del femminismo, a pag. 846: «Un uomo e una donna attraenti hanno avvicinato degli sconosciuti del sesso opposto in un campus dicendo loro: “Ti ho visto in giro, mi piaci molto”. Poi hanno posto una di queste tre domande, selezionando un argomento a caso: 1) Esci con me, stasera?, 2) Vieni a casa mia, stasera?, 3) Vieni a letto con me, stasera? Tra le donne cui era stato chiesto un appuntamento, il 50% ha acconsentito; di quelle a cui era stato chiesto di andare nell’appartamento dell’uomo, solo il 6% ha detto sì; di quelle a cui era stato proposto di fare sesso, nessuna ha risposto positivamente. Tra gli uomini cui era stato chiesto un appuntamento, approssimativamente il 50% ha detto “sì” (la stessa proporzione delle donne); il 69% ha accettato di andare a casa della donna; non meno del 75% era d’accordo ad andare a letto con lei quella sera stessa! È interessante notare che tra il 25% che ha rifiutato, un certo numero ha avvertito la necessità di giustificare il proprio no adducendo che aveva un impegno precedente con una fidanzata, o simili». Come si può apprezzare da questo ultimo studio, l’adesione di uomini e donne è inversamente proporzionale all’avvicinamento al rapporto sessuale.
L’indifferenza tra l’uomo e la donna.
Di nuovo, la Tecnica ha aggravato la condizione di questi giovani uomini: Internet e i mezzi tecnologici hanno allargato il mondo delle opzioni delle donne, spingendo più in là i loro criteri selettivi. Prima, in un mondo relativamente confinato, la loro selezione era per forza limitata alla cerchia di conoscenti. Oggi questi stessi giovani, scaraventati in un villaggio globale tramite i mezzi tecnologici, sono messi quotidianamente in competizione con il Brad Pitt o il Berlusconi di turno; nel ruolo di partner affettivo e/o sessuale, sono diventati per moltissime donne esseri superflui, inutili, una biciletta per un pesce, un dessert del quale si può fare a meno. La Tecnica ha conferito alla sessualità femminile un potere ancora più straordinario. Da sempre, molto dell’agire maschile è finalizzato a ottenere il consenso femminile, una gratificazione di affetto e sessualità nei confronti della quale, specie per gli uomini in giovane età, è quasi impossibile opporre resistenza. In questo articolo il giornalista spiega come le mafie inducano a partire gli emigranti: «Londra è una specie di “secondo paradiso” dove “ogni uomo è ricco”. Trattamento sanitario, abitazione e scuola gratuita e numerosi altri benefici economici. Un luogo di opportunità, di sicurezza e, soprattutto, donne disponibili. (…) Nel Regno Unito le opportunità di relazioni sessuali sono immense». La frustrazione sessuale maschile è stata per tutta la Storia un motore fondamentale dell’agire umano. Chissà se Marx, riflettendoci un po’ di più, non avrebbe puntualizzato meglio la sua affermazione della lotta di classe come motore della storia. L’analisi teorica Incel è in linea di massima corretta, il problema sono le soluzioni, che si prospettano, una più politicamente scorretta dell’altra. Il sesso è un diritto? Esiste un diritto all’orgasmo? (Tema molto interessante, e controverso, che ci porta fuori argomento; cercherò di dare un seguito a questa tematica in altri interventi specifici)
Nel binomio, sfera materiale, a favore delle donne, e sfera affettivo-sessuale, a favore degli uomini, malgrado entrambe abbiano pari dignità, l’umanità si è sempre preoccupata di colmare la prima e di ignorare la seconda. Oggigiorno nel matrimonio la moglie ha il diritto di rifiutare il sesso al marito, ma se il marito si rifiuta di finanziare la moglie è considerata violenza di genere (si tratta di violenza economica). Nel divorzio è consuetudine che l’ex marito sia costretto a mantenere l’ex per anni, ma non esiste che l’ex moglie sia costretta a soddisfare l’appetito sessuale dell’ex per anni. Che differenza c’è tra un assegno di mantenimento e un assegno sessuale postdatato? Chi ha più colpa, il marito che impone alla moglie il sesso o la moglie che impone al marito la castità? Le mogli che non riescono ad adempiere il dovere coniugale in maniera soddisfacente dovrebbero rimborsare al marito le spese di questo per le frequentazioni delle prostitute? Avere una vita sessuale frequente e soddisfacente influisce positivamente sulla salute generale del maschio, allunga la vita. Oltre a migliorare la qualità psichica della vita e ridurre il numero di suicidi. Per non parlare dei suicidi degli uomini divorziati, non solo sconvolti sulla sfera affettivo-sessuale ma spesso derubati nella sfera materiale. Il benessere affettivo-sessuale del marito non interessa a nessuno. E così come avviene a livello individuale nel divorzio, avviene a livello collettivo. Il Welfare State si preoccupa del benessere materiale delle donne e collettivizza il mantenimento/protezione di tutti gli uomini a loro favore, ma non si cura di proporre politiche che prevedano un teorico appagamento sessuale per tutti gli uomini (come avviene ad esempio nelle politiche abortiste o nella protezione del diritto di maternità). Senza entrare nel merito (ho già accennato che si tratta di un tema complesso, da trattare in un’altra occasione), bisogna prendere atto che la società “patriarcale” conferisce un alto valore alla sfera materiale della donna, mentre ignora l’altro elemento del binomio, il benessere affettivo-sessuale dell’uomo. Il concetto di eguaglianza scompare tra uomini e donne quando si tratta della possibilità di accedere alla gratificazione sessuale. L’indifferenza tra l’uomo e la donna, profetizzata dal filosofo Emil Cioran, nell’attuale società occidentale, non si ripercuote allo stesso modo sull’uomo e sulla donna. Così come avviene nel divorzio, l’attuale società ha degradato il valore materiale dell’uomo, l’ha collettivizzato, e così ha tutelato la donna nella sfera materiale, e nel contempo l’ha rivalutata nell’ambito dove lei prevale, nella sfera affettivo-sessuale. Non c’è da stupirsi che oggigiorno le donne si autoconvincano di essere autosufficienti, di possedere molto valore e di meritare di più. L’uomo invece è stato spossessato del suo valore individuale in quanto fornitore materiale, diluito il suo contributo nella collettività, e abbandonato alla deriva nell’ambito a lui deficitario, nella sfera affettivo-sessuale. La caduta dell’uomo rappresenta la caduta di ogni ruolo maschile, la caduta del padre, del marito e del compagno affettivo e/o sessuale. Ma c’è ancora di peggio. (segue domenica prossima)