Non se ne può più. Una certa politica (scritto in minuscolo perché la vera Politica è un’altra cosa, sicuramente più nobile) ha fatto della mistificazione e del meschino gioco sugli equivoci una strategia comunicativa ormai standardizzata. Menzogne grossolane alternate a giochi di parole più o meno sottili, è questo che ci viene propinato con un linguaggio che se mi lasciassi trasportare dalla rabbia non esiterei a definire “da ciarlatani”, ma preferisco rimanere sereno quindi mi astengo dall’utilizzare il termine “ciarlatani” per lasciare a chi legge le conclusioni. La scia è lunghissima, forse in futuro faremo le pulci a tutte le inesattezze sbandierate ai quattro venti come se fossero vere, a tutti i dati spacciati per il loro contrario, a tutti i fattoidi spacciati per fatti, a tutti gli equivoci mascherati da una buonafede falsa come una banconota da 15 euro. Fino ad oggi abbiamo archiviato minuziosamente documenti, link e screenshot, ma non abbiamo potuto contrastare colpo su colpo. Mission Impossible, un lavoro a tempo pieno.
Servirebbe un mare di tempo per smascherare ogni giorno decine e decine di proclami ingannevoli, ma si tratta di un lavoro immenso fondato su un gigantesco squilibrio di base: chi diffonde equivoci lo fa nell’esercizio delle proprie funzioni – quindi è pagato per farlo, anche profumatamente – mentre chi smaschera la disinformazione dilagante lo fa gratuitamente, anzi, oltre a non avere alcun tipo di remunerazione mette di tasca propria pc, periferiche, connessione, elettricità e tempo, tanto tempo sottratto alle rispettive attività. Citiamo, solo ad esempio, la mistificazione contenuta nelle note introduttive del DD 2530 del 16 febbraio 2022. I più recenti dati ministeriali sui cosiddetti reati-spia (artt. 572, 609 bis e seguenti, 612 bis cp) testimoniano che nell’ultimo triennio le denunce esitate in archiviazione, proscioglimento o assoluzione sono il 95-96%, dato a cui corrisponde un 4-5% di condanne. La griglia che segue è parte integrante (pag. 50) delle note introduttive del citato DDL: “disposizioni per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno della violenza nei confronti delle donne e della violenza domestica”, a firma delle Ministre Bonetti (Pari Opportunità e Famiglia), Lamorgese (Interno) e Cartabia (Giustizia).
La solita bufala della PAS.
L’analisi del quadriennio 2018-2021 testimonia un considerevole calo dei reati-spia, in particolare il decremento riguarda le condanne per maltrattamenti (passate da 3.849 a 1.679), violenza sessuale (da 1.922 a 431) ed atti persecutori (da 2.665 a 914). Trascurabile la rilevanza di altri reati quali costrizione al matrimonio, deformazione dell’aspetto o revenge porn. Tuttavia i dati in forte e inequivocabile calo, invece di generare soddisfazione per l’efficacia delle misure preventive, secondo le note introduttive del DDL 2530 testimonierebbero non un calo e nemmeno uno stallo, ma addirittura un aumento dei reati-spia dal quale nasce la necessità di nuovi e più stringenti strumenti normativi. Immediatamente dopo la griglia viene infatti scritto: “Alla luce dei dati sopra riportati, che evidenziano un trend in aumento dei c.d. reati spia, quali i maltrattamenti in famiglia, lo stalking e le altre violenze ai danni delle donne, il presente provvedimento reca interventi correttivi al codice penale e di procedura penale al fine di introdurre nuovi e più mirati strumenti a supporto delle Forze dell’Ordine e della Magistratura e crea un coordinamento strutturale fra norme e repressione di ipotesi analoghe”. Tradotto: visto che le condanne per stalking crollano da 2600 a 900 vuol dire che il reato è in aumento e sono proprio indispensabili nuove norme restrittive. Secondo qualcuno siamo un popolo formato da 60.000.000 di scemi?
L’ultimo concentrato di inesattezze (al momento in cui scriviamo è l’ultimo, ma vista la frenetica attività del prolifico bufalificio non è detto che siano uscite altre chicche) è il post dell’On. Boldrini datato 8 luglio 2022 (foto di seguito). Notare la solita attivazione della strategia “dal micro al macro”: dal singolare l’Onorevole passa al plurale poiché dal singolo caso deve indurre a sentirsi vittima la corporazione “tutte le donne”. UN TRIBUNALE decide che LE MADRI sarebbero colpevoli, etc. La navigata Boldrini dovrebbe sapere che non è un tribunale a decidere in merito a tutte le madri. Ma soprattutto l’inganno è nella asserita decisione di questo terribile tribunale: le madri sarebbero colpevoli del fatto che i figli non vogliono vedere i padri violenti. Tre errori in una riga e mezza, credo sia un record. I tribunali spiegano dettagliatamente nelle sentenze che l’eventuale – e rarissimo – allontanamento dei figli dalla madre è una inevitabile conseguenza dei comportamenti della madre stessa, analizzati a fondo anche nel corso di anni da professionisti con diversi saperi e diverse competenze, e inequivocabilmente riconosciuti dannosi per la prole. L’allontanamento non è affatto una misura punitiva nei confronti della madre, come accanitamente viene propagandato dallo slogan “vittime di violenza istituzionale”, ma una misura protettiva per la prole che deve essere tutelata, sottraendola all’ambiente tossico e pregiudizievole per un sano percorso di crescita dei minori.
Il jolly della Convenzione di Istanbul.
Anche nel recente caso avvenuto nel lodigiano cui fa riferimento il post, il motivo dell’allontanamento è la protezione del minore. Attaccatissimo da più parti – come prevedibile – il presidente del tribunale di Lodi Angelo Tibaldi, smentisce tutte le accuse: “il 29 giugno 2022 il Tribunale di Lodi ha pubblicato il decreto nel quale si è disposto, con efficacia immediata, che il minore venisse temporaneamente collocato in comunità”. Collocazione “con diritto dei genitori di visitarlo secondo le modalità prescritte dai servizi sociali” “necessaria dopo il fallimento di ogni percorso di accompagnamento della madre nell’esclusivo interesse del minore”. Risultanze processuali e consulenze tecniche “hanno evidenziato come la condotta manipolatrice della genitrice sia stata e sia tuttora pregiudizievole per la salute psichica del minore”. Ma l’On. Boldrini preferisce ignorare le risultanze processuali e semplificare col qualunquismo “povere madri, ce l’hanno tutti con loro”. Poi prosegue: “provvedimenti di allontanamento disposti in virtù di una sindrome ascientifica non riconosciuta da nessuna istituzione, l’alienazione parentale (…) il richiamo alla PAS non può dirso legittimo”. Ecco il gioco sull’equivoco.
La PAS come sindrome è ascientifica, non esiste, ma l’alienazione parentale non vuol dire affatto sindrome. Esiste eccome, il termine non ha alcun criterio medico/psicologico/psichiatrico ma vuol dire semplicemente che un genitore allontana l’altro dai figli. Descrive un comportamento, non una malattia, e il fatto che un genitore possa adottare comportamenti esclusivi ed escludenti è riconosciuto in tutto il mondo, piaccia o meno all’On. Boldrini. Negare che un genitore possa considerare i figli una proprietà esclusiva e tenti di escludere l’altro è sintomo di malafede. Inoltre l’ossessione per la PAS, non solo boldriniana, non ha alcuna ragione di essere in questo come in tanti altri casi. Prova ne sia che quello di Lodi, come sottolinea il presidente Tibaldi, è: “un provvedimento non fondato sulla sindrome da alienazione parentale né motivato sulla base della morale personale dei magistrati sulla bigenitorialità, come espressamente scritto in alcuni articoli”. Quindi l’On. Boldrini gioca il jolly, tira fuori l’immancabile Convenzione di Istanbul e la relazione della Commissione Femminicidio targata Sen. Valente, compagna di partito e di impostazione ideologica.
Zero onestà intellettuale.
Bene, sulla relazione no-PAS, probabilmente creata ad personam per supportare un caso specifico diverso da quello di Lodi, la Commissione ha lavorato oltre due anni tirando fuori ben 36 casi di figli allontanati dalle madri. Oltre 200.000 l’anno tra separazioni, divorzi e cessazioni di convivenza, e la testimonianza dei tribunali italiani coalizzati per penalizzare tutte le madri che denunciano l’ex col quale hanno concepito dei figli, verrebbe “dimostrato” da 36 casi. Non 36.000, proprio 36 e basta. Invece di chiedersi cosa sia accaduto di grave per spingere i giudici a prendere 36 decisioni tanto insolite e impopolari rispetto allo standard “figli alla madre”, questo fenomeno clamorosamente di nicchia viene propagandato per una dilagante violenza istituzionale che richiede di essere stroncata con una urgentissima legge ad hoc. Una lettura ideologica sostiene che giudici, avvocati, consulenti e servizi sociali sono perfetti, scrupolosi e altamente professionali nelle centinaia di migliaia di casi in cui ogni anno affidano i figli alle madri; diventano però tutti incompetenti, faziosi e patriarcali le 36 volte che li affidano al padre. Onestà intellettuale, questa sconosciuta.