Care signore… sì, parliamo a voi, all’armata femminista e al suo codazzo di cicisbei… per una volta evitiamo di attaccarvi frontalmente. Non perché pensiamo che non serva, dopo questo articolo ricominceremo più determinati di prima. A frenarci è lo sbigottimento. Siamo talmente attoniti che non riusciamo a non fermare un attimo la contraerea per venirvi incontro, guardarvi in faccia e chiedervi, con calma e assoluta pacatezza: fate sul serio? Davvero non ritenete di stare esagerando un tantino? A cosa ci riferiamo, dite? Be’, all’esercizio del potere in termini di oppressione e soffocamento, a cosa sennò? Forse è il caso di fermarsi un attimo e di analizzare non solo l’infinito rosario di malefatte di cui vi siete macchiate nel lontano come nel più vicino passato, ma anche i vostri ultimi exploit.
La bieca strumentalizzazione della maestra di Torino, certo. L’impallinamento fascio-comunista del Prof. Mitola, anche. Ma anche la gragnuola di legnate che avete abbattuto sulla schiena dell’editore Alessandro Laterza, che in un tweet ha espresso una sua opinione: “Non conosco scrittrici contemporanee maestre di stile”. È ovvio che a voi non piaccia, per carità, ma è davvero impressionante la furia con cui, pochi secondi dopo, siete corse a massacrarlo costringendolo, ennesimo tra le centinaia di migliaia ormai, a scuse senza senso. Come ci si può scusare per un’opinione? Un’opinione la si contesta, la si discute, la si smentisce, non si fanno imboscate all’olio di ricino verso chi l’ha espressa. E questo vale, nella nostra ottica liberale, qualunque cosa una persona dica. Sappiamo che voi detestate la libertà, e capiamo che dei distinguo li facciate ma… a questo livello davvero non è consentito dire più niente di vagamente critico verso la sfera femminile, vi rendete conto? Questa è violenza. Anche questo potrà non piacervi, ma è un dato di fatto.
Dovreste fare parecchi passi indietro.
Ben intesi: Alessandro Laterza è nulla. È un uomo, quindi per voi porta in sé una tara ereditaria, non ha scusanti. Inquantomaschio il suo dovere oggi è pagare il fio “dell’orribile oppressione femminile passata e odierna”, d’accordo ma la Leosini… è una delle vostre, cribbio, è difficile avere dubbi in merito. Magari non si è mai dichiarata apertamente femminista, ma nella sua carriera non si è degnata mai, a quanto ci consta, di raccontare la storia di un uomo vittima di violenza da parte di una donna. E sì che William Pezzulo, Giuseppe Morgante, Stefano Savi, Giovanni Arcangeli e tanti altri sono lì che aspettano da anni… Insieme a loro potrebbe esserci anche Rosario Almiento, unico morto in Italia per un attacco con acido (sferrato da una donna). Uomo, e per questo non se ne conosce il nome, i pochi articoli che ne hanno parlato hanno messo solo le sue iniziali… Tutta gente ignorata dalla Leosini che per il vostro sabba novembrino voleva mandare in onda la sua intervista a Luca Varani, l’aggressore di Lucia Annibali, e voleva farlo in chiave antimaschile. Sue parole, voleva “mettere gli uomini davanti alla brutalità delle azioni dei loro simili”! Cosa doveva fare di più? Poi, certo, tempo fa ha detto che le donne che non troncano rapporti di violenza si assumono pure loro una punta di responsabilità e, Domineddio ne scampi, è stata una lesa maestà per cui l’avete fatta massacrare a dovere, anche se alla fine era un’inezia dai… Ogni tanto qualche sorella sbaglia e dovreste essere tolleranti, suvvia, voi che, previ selfie istituzionali, mandate in giro, anche per le scuole, a predicar l’antiviolenza una tizia scampata per un pelo all’accusa di tentato omicidio e poi condannata per lesioni gravi contro l’ex compagno.
Invece i capricci di Lucia Annibali, che pretende di poter sospendere l’Articolo 21 della Cosituzione se si tratta del suo ex e aggressore, sono stati assecondati da mezzo Parlamento, che si è sollevato contro la RAI e ha tappato la bocca a una giornalista stimata come la Leosini, riuscendo con ciò a fare quello che non gli era riuscito di fare nel 2016, quando l’intervista fu realizzata e mandata in onda. La Leosini oggi si dice “sconcertata” per le manganellate rosa sul groppone ma poi, come tutti d’altra parte, batte i tacchi e china il capo. Vi obbediscono, care signore femministe. Tutti si prostrano e chiedono scusa. Ma non lo fanno perché credono abbiate ragione, bensì perché hanno tutti il terrore di voi, giacobine del terzo millennio. Terrore di rovinarsi la carriera o di perderla del tutto. E voi, davvero, state passando il segno sotto ogni profilo, a partire da quello della decenza per arrivare a quello della violenza perpetrabile a una società che ambirebbe ad avere un po’ (non tanto, anche solo un po’) di libertà e democrazia. Proprio quei due valori su cui voi state defecando troppo irrefrenabilmente e da troppo tempo, costringendo tutta la società a subire un colossale e interminabile waterboarding di mistificazioni. E ve lo diciamo proprio oggi, già già, non a caso. Sperando che vi mettiate una mano su quel che rimane della vostra coscienza (poco poco, in verità) e prendiate atto che davvero state esagerando e dovreste fare parecchi passi indietro, prima che alla lunga scoppi qualcosa di difficilmente contenibile. Perché gli italiani sono pazienti ma, stretti tra pandemie a crisi economiche colossali, potrebbero esaurire la tolleranza verso le vostre soperchierie e la vostra violenza.
La mandiamo in onda noi.
Ve l’abbiamo fatto notare pacatamente, perché davvero ci pare incredibile che non ci arriviate. Ora però basta garbo, non ne meritate così tanto. Ora torniamo alla nostra trincea e alle nostre artiglierie, là dove voi ci costringete a stare, come prima (e per ora ultima) linea di difesa di una normale vita civile e di normali relazioni tra uomini e donne. E da quella trincea diciamo: tappate la bocca a una giornalista? Censurate un intero servizio pubblico di informazione? Lucia Annibali fa i capriccetti e chiama il cuggino grosso perché nonnonnò, proprio non vuole che si mandi in onda l’intervista e si ascolti la versione del suo aggressore Luca Varani? Bene, la mandiamo in onda noi. Eccola qui di seguito, tratta dal sito di RaiNews, dunque già pubblica e raggiungibile. E nel caso la rimuovessero (potrebbero anche arrivare a questo…), la potete trovare qui sotto. Ora mandatelo da noi il cuggino grosso. Lo aspettiamo. (Evviva la libertà e abbasso l’oppressione).