La Svizzera, uno dei paesi economicamente più progrediti al mondo, è uno Stato federale composto da 26 cantoni autonomi, di cui 6 sono semicantoni. Le sue Forze Armate sono composte da forze terrestri e aeree, non avendo sbocco sul mare. Il sistema milizia caratterizza l’esercito svizzero, costituito per il 5% da professionisti; il restante è costituito da cittadini tra i 20 e i 34 anni di età (a volte, fino ai 50 anni). L’ultima riforma che ha investito tale modello ha portato a una riduzione degli effettivi da 400.000 a 210.000 unità, di cui 130.000 in servizio attivo e 80.000 riservisti. Data la storica neutralità della Confederazione Elvetica, essa non partecipa ai conflitti armati: i militari svizzeri possono essere impiegati in missione di pace, disarmati. L’obbligo di servizio è solo per i cittadini svizzeri maschi, mentre le femmine possono arruolarsi solo su base volontaria.
Su questo fronte, la battaglia per la parità di genere è assente nella ricca e avanzata Svizzera. Non a caso, infatti, gli uomini svizzeri che non espletano il servizio di leva o quello sostitutivo civile, sono obbligati a pagare un’imposta di esenzione. Sì, vale esclusivamente per loro, per le donne no. E non si comprende il perché, nel terzo millennio, i soli uomini debbano essere obbligati al servizio militare o al versamento di una tassa per evitarlo. Ben intesi, è così in molti altri stati, ma ci sono eccezioni: per esempio in Corea del Nord e Israele l’obbligo di prestare servizio investe anche le donne, senza alcuna limitazione, in piena parità, anche nei possibili dislocamenti. Nella maggioranza dei casi però la leva femminile è un’opzione, con scarsissime possibilità di finire al fronte, in zone di pericolo o di reale ingaggio bellico. Insomma per le donne, tranne che nei casi citati, si tratta di avere la possibilità di una “vacanza in divisa” o poco più, che termina non appena aumentano le possibilità di finire ammazzati, privilegio che continua a restare tipicamente maschile.
Un obbligo ricadente solo sulla popolazione maschile.
Tornando al versante elvetico, essendo per le donne una possibilità, non sussiste per loro nemmeno la necessità di pagare la tassa d’esenzione, che non è cosa da nulla. La durata del pagamento è infatti in relazione alla durata del servizio militare: se, per qualunque motivo, non ci si arruola, non si sfugge all’imposta che verrà versata a partire dal compimento dei diciannove anni fino al compimento dei trentasette anni. Nell’eventualità i maschi optino per il servizio civile, si ha diritto a una detrazione d’imposta. C’è il diritto di richiedere il rimborso, se si completa il “maschio” percorso del dovere di servizio. Lo prevede la Costituzione della Confederazione Svizzera, all’articolo 59: al primo comma, gli uomini, obbligo; al secondo le donne, opzione. E se l’opzione rischia di arrecare qualche incomodo alle signore, c’è una recente notizia, diffusa in Italia da “La Repubblica”: «La svolta della Svizzera, finalmente mutande femminili alle donne soldato». Insomma la “svolta” è che sarà possibile alle giovani svizzere far finta di svolgere il lavoro militare, per di più indossando comodi tanga o perizomi, invece delle orribili mutande maschili.
E in Italia? Non è diverso, mutande a parte. La carriera militare è aperta ormai ovunque a donne e uomini, su base volontaria e professionale. Anche per noi non sussiste la reale possibilità che militari di sesso femminile vengano dislocati in scenari di conflitto o rischio reale: laddove infuria o può infuriare il fuoco è previsto, per prassi ed efficienza più che per qualche disposizione formale, che presenzino e agiscano soltanto militari uomini, gli unici detentori, anche per il nostro Bel Paese, del privilegio di poter morire ammazzati vestendo una divisa. Non solo: contrariamente a quanto pensano in molti, in Italia il servizio di leva obbligatorio non è stato abolito, bensì soltanto sospeso. Ovvero può essere ripristinato in qualunque momento con legge ordinaria. E, indovina, nel caso si tratterebbe di un obbligo ricadente soltanto sulla popolazione maschile. Senza alcuna possibilità di sfuggirvi, come capita in Svizzera, pagando una semplice tassa.