Le prime conseguenze della folle ideologia che ci circonda iniziano a deflagrare. Ecco cosa succede quando la percezione di qualcuno, la sua convinzione personale e la sua visione (distorta) prendono il sopravvento sulla realtà oggettiva ed inconfutabile/incontrovertibile dettata dalla genetica. È accaduto in Scozia, dove la polizia si è vista costretta a perseguire come donna un uomo transessuale, accusata di aver stuprato una donna. Si legge, infatti: «la polizia è in caccia di una “donna” – anche se la descrizione fornita recita “alta 1.90, barba e pene”». Permettere a un uomo di identificarsi in donna, soprattutto quando è sospettato di stupro, sta portando a conseguenze disastrose, poiché ciò comporta l’alterazione del crimine commesso, nonché una perdita di credibilità della vittima stessa: come potrebbe essere stata stuprata da una donna se ha vissuto un’esperienza traumatica con una persona di sesso visibilmente maschile? Insomma, una lo saprà pure se è stata violentata da un uomo! Credo che qualsiasi persona sarebbe in grado di capire se il proprio stupratore è uomo o donna… ma adesso anche questo viene messo in dubbio.
Procedendo con la notizia, si legge che in Scozia una donna violentata da un uomo, che però si identifica con una donna, dovrà accettare di essere stata aggredita da una donna: in pratica, stiamo affermando che la percezione individuale della persona conta più della realtà oggettiva. Percezione che, va precisato, è variabile, soggettiva e non dimostrabile, né misurabile: alcune di queste persone “percepiscono” di essere del sesso opposto anche a mesi alterni, per poi cambiare idea e in seguito, magari, percepirsi come un albero, un paracarro e via così. Il fatto che l’aggressore sia portatore di cromosomi XY (cosa che è dimostrabile e incontrovertibile) pare non basti più a fissare un punto di riferimento, quando invece costituirebbe un caposaldo su cui non poter nemmeno discutere. In gioco non c’è solo la libertà in senso ampio, ma anche le conseguenze della pretesa che la società intera debba adattarsi alla percezione del singolo. Così ci si trova con la polizia che dà la caccia a un uomo che però è donna, con il tizio che esige di lavorare nel reparto femminile di un ospedale perché la testa gli dice di essere donna o ancora con atleti che gareggiano nei settori del sesso opposto, generando delle competizioni sleali.
Lo stupratore che ci accusa di transfobia.
Tutta questa illogicità finisce per prendere delle pieghe davvero assurde. Siamo circondati da stuoli di donne che tutti i giorni denunciano violenze di tutti i tipi, a cui bisogna credere sulla parola. Ma dalle storie britanniche comincia a emergere un’eccezione: le donne sempre vittime pare non possano essere più sempre credute quando dichiarano il sesso dell’aggressore. Si è creato un cortocircuito e la società politicamente corretta non sa se dare più credito alla donna vittima o al carnefice transessuale. Bel dilemma! E ancora: se l’aggressore si identifica come donna, può mai la giustizia punire una donna? Quale delle due va creduta, la vittima o il/la carnefice? Qual è il modo per non essere accusati di misoginia (o di transfobia, o di entrambe)? Chi va punito? Non solo, sussiste un problema anche per le statistiche: questi aggressori vanno annoverati tra gli uomini o tra le donne? «L’auto-identificazione distorce le statistiche, fa apparire che lo stupro è un reato commesso equamente da donne e uomini», dice l’articolo.
Nonostante tutte queste difficoltà, però, pare che la polizia scozzese abbia deciso di permettere agli uomini accusati di stupro di potersi identificare come donne, anche se dovrà fare i conti col Primo Ministro di Scozia, Nicola Sturgeon, che si oppone alla prevaricazione della percezione personale sulla biologia. Le sue posizioni definite “transfobiche” le sono per altro costate l’allontanamento di parecchi giovani dallo Scottish National Party di cui è leader. Niente di strano oggi: dire la verità ci può costare caro perché viene confusa con l’odio. La biologia è rimpiazzata dalla percezione e siamo al punto in cui si rischia ad accusare un uomo di stupro poiché lui potrebbe identificarsi come donna e autorizzarlo ad accusarci di transfobia. Vedremo in Scozia chi la spunterà: se il Primo Ministro, contrario all’identificazione arbitraria e soggettiva delle persone al sesso che vogliono, o se il segretario di giustizia Humza Yousaf, che invece propone di registrare le persone in base al sesso a cui sentono di appartenere. Insomma, da Psicolandia è tutto.