La Fionda

Il suprematismo femminista e i suoi test

di Santiago Gascó Altaba – Qualche mese fa avevo scritto qui quanto noi uomini siamo maschilisti, violenti, sessisti, prevaricatori, patriarcali… oltre che parecchio imbecilli perché non sappiamo di esserlo. E avevo celebrato la fortuna che abbiamo di poter imparare da altruiste multinazionali come Gillette o da enti pubblici, generosamente finanziati dall’UE con le nostre tasse, che ci ricordano che abbiamo mascolinità tossica da vendere. Se in quella occasione si trattava di un test per valutare il nostro maschilismo, ora il comune di Barcellona ci offre un test per capire quanta violenza maschilista esercitiamo.

Come avevo spiegato nell’articolo sopraccitato, il test è l’ultimo degli strumenti messi a disposizione alla cittadinanza, basta un semplice giro per il sito per rendersi conto della ricchezza e profusione delle offerte, manifestazioni e servizi a cura e tutela delle donne. In questo articolo però vorrei concentrarmi su un unico aspetto, un’unica risposta, quella che mi sembra la più pericolosa e significativa: il suprematismo femminista.

Quanta superbia maschile…

Il test sulla violenza maschilista segna come “molto preoccupante”, il livello più grave, quando “tu pensi che è lei la persona che provoca le situazioni di tensioni e litigi”. La colpevolezza assegnata a priori in base al sesso. Già nel test sul maschilismo a domanda “Una donna dice che sei maschilista, cosa fai?” avevo scritto ironicamente: “L’unica risposta corretta è: “Ascolti e rifletti su quel che ti è stato detto”. Non puoi disapprovare, non puoi contraddire, non puoi difenderti. Se non accetti, sei maschilista. Lei ha ragione, punto! Senza nemmeno entrare nel merito (chi se ne frega!), si decide in base al sesso. Quanta superbia maschile, quanto maschilismo infetta le nostre vene tanto che non ci è venuto in mente di fare un Mea culpa aprioristico.”

La pretensione a voler aver ragione sarebbe già la dimostrazione della propria colpa, in base al sesso. La remota possibilità che forse qualche uomo possa aver ragione rimane categoricamente esclusa. Non esiste pensiero più sessista (o, se riferito alla razza, più razzista) di questo pensiero, che stabilisce a priori la superiorità dell’uno e l’inferiorità dell’altro. A redigere questi manuali e test sono équipe di esperti e psicologi che pretendono di risolvere un problema sociale, il sessismo, del quale loro stessi fanno ostentazione. Un suprematismo diffuso e pubblicizzato anche presso le lavoratrici dei centri di rieducazione (tratto da “La grande menzogna del femminismo” a pag. 775):

Alessandra Pauncz

“Le donne non rubano”. Falso.

“Sembra un paradosso, ma questi uomini pensano di essere vittime e tendono a dare la colpa di ciò che accade alle compagne che, in un drammatico rispecchiamento con tali atteggiamenti, si fanno carico di quanto non funziona nella relazione” […] Si presentano loro stessi come vittime, come ‘compagni di donne terribili’. […] “Noi li aiutiamo a capire qual è la strada giusta da percorrere per uscire da questa spirale di violenza” (Alessandra Pauncz, Corriere della Sera, 17/12/2012) . Tutti gli uomini colpevoli. Nessun uomo innocente. Tutte le donne innocenti. Nessuna donna colpevole. Un suprematismo che impregna il giudizio sulla visione del mondo in infinità di argomenti.

Le donne non combattono le guerre. Falso. (La grande menzogna del femminismo, pp. 1013-1023). “Gli assassini più spietati che esistono sulla faccia della terra sono uomini, non donne”. Falso (La grande menzogna del femminismo, p. 1044). “La pedofilia è maschile. La donna può usare sessualmente gli adolescenti, ma mai i bambini”. Falso (La grande menzogna del femminismo, pp. 753, 790-791). “Le donne non rubano”. Falso (La grande menzogna del femminismo, p. 988). “La corruzione non è femminile”. Falso (La grande menzogna del femminismo, p. 988). Le donne non inquinano. Falso (La grande menzogna del femminismo, pp. 986-987).

“Loro governano, noi amiamo”.

Insomma, “loro governano, noi amiamo”, citazione che il giornale El Español attribuisce a Kate Millett, probabilmente inventata, ma non importa, si diffonde lo stesso per Internet perché è quello che la società vuole credere: le donne amano, gli uomini no. Una forma mentis che si traduce in prassi sociali, giudiziarie (ad es. nelle separazioni affidamento dei figli a priori alle madri) e in leggi. In Spagna nei litigi di coppia il protocollo stabilisce l’arresto immediato dell’uomo. Vicepresidente del governo spagnolo Carmen Calvo: “le donne devono essere credute sì o sì” (La grande menzogna del femminismo, p. 776).

Una forma mentis malata che è la logica conseguenza di un’ideologia malata e che, se applicata alla razza, la consideriamo intollerabile. Una forma mentis, una superiorità morale delle donne che fa parte dei dogmi fondamentali del femminismo: “Quarto Dogma Femminista: In molti ambiti è connaturale nella donna una superiorità mentale e comportamentale rispetto all’uomo, principalmente nell’ambito morale. Lo status di vittima storica dell’oppressione maschile attribuisce di fatto alla donna una superiorità morale ontologica.” (La grande menzogna del femminismo, dogma supportato da numerose citazioni, pp. 972-989). Se dopo la lettura di questo pezzo non siete riusciti a intravedere niente di sospetto, di profondamente sbagliato, pericoloso e criminale nella forma mentis femminista, complimenti!, avete passato il test del perfetto femminista. Nel frattempo, io, da maschio e peccatore vi saluto: mea culpa, mea culpa, mea culpa…



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