Ormai è noto a tutti, anche se molti fanno finta di niente: l’Europa è in recessione. L’Italia non sfugge al processo, essendo uno dei paesi più esposti al pericolo di una crisi energetica capace di mettere in ginocchio quel poco di industria rimasta, ancora sufficiente a farci detenere la definizione di “potenza industriale”. Già oggi esercizi commerciali, piccole e medie imprese sono in crisi nera, con chiusure a raffica determinate da bollette insostenibili. Un’onda lunga che, mano a mano che avanza la stagione, colpirà anche le industrie medie e grandi, oltre che i singoli cittadini. In questa prospettiva cupa ci si attenderebbe una presa di posizione netta e potente da parte del sindacato, delle organizzazioni nate per difendere i lavoratori, ma che spesso hanno incarnato anche le istanze del cittadino in generale, specie quando si è trattato di contrastare gli effetti nefasti del caro-vita. Questa tradizione, coniugata con il silenzio tombale di CGIL, CISL e UIL sulla crisi in atto e in arrivo, è alla base delle molte critiche che i sindacati nazionali stanno ricevendo da molte parti. Ma sono critiche ingenerose.
I sindacati infatti si stanno muovendo eccome e con iniziative rivoluzionarie e travolgenti, solo che non si sa. È merito di Bologna Today se oggi sappiamo di un’iniziativa della FIOM-CGIL de-ci-si-va per il benessere di tutto il Paese: «In fabbrica arriva la campagna per dire NO al sessismo e agli stereotipi di genere». Finalmente, si può dire, tirando un sospiro di sollievo. In cosa consiste l’iniziativa? Manifesti e volantini in fabbrica per dire stop al sessismo e cultura patriarcale, a partire dal linguaggio. Le bacheche di tutte le aziende metalmeccaniche del bolognese mostreranno il materiale informativo, decisivo per un cambio di mentalità di cui si sente un’urgente necessità. Bologna Today riporta integralmente cosa sta scritto sui volantini, ed è cosa troppo preziosa e importante perché non lo si faccia anche noi. Ecco dunque il loro contenuto: «Nelle conversazioni quotidiane ci sono delle frasi ricorrenti che vengono dette, senza pensare, che sono cariche di sessismo, cultura patriarcale e violenza di genere. Sono frasi comuni, purtroppo che troppo spesso si sentono dire e che riproducono stereotipi, carichi di violenza verbale e pressioni sociali a volte evidenti altre volte invisibili».
Le priorità imposte dal neoliberismo.
Non è finita. Il materiale informativo prosegue: «Con l’affissione nelle bacheche sindacali di queste locandine vogliamo far riflettere e dare un contributo, a partire dall’azione del sindacato dei metalmeccanici nei luoghi di lavoro, promuovere un cambiamento della cultura diffusa e un nuovo linguaggio consapevole e inclusivo, perché oltre alla violenza fisica fatta di botte, abusi e sevizie c’è anche una violenza fatta di parole che è talmente diffusa nella nostra quotidianità da non farci più caso. I recenti e tragici episodi, anche avvenuti nel nostro territorio, impongono al sindacato di fare tutto quanto nelle proprie possibilità per intervenire nei luoghi di lavoro, fabbriche e uffici, perché stereotipi e sessismo sono una realtà da affrontare con ogni mezzo a disposizione». Ora, non siete orgogliosi di una presa di posizione così straordinariamente rivoluzionaria del maggiore sindacato metalmeccanico nazionale? Non vi sentite tutti più tranquilli, ora che l’emergenza del linguaggio sessista in fabbrica è stato così efficacemente affrontato ed eliminato? FIOM e CGIL Bologna meritano una standing ovation perché davvero si sono resi esemplari di cosa si può e si deve fare oggi per migliorare la vita di tutta la comunità.
E non lo diciamo per scherzo. Non tanto, per lo meno: l’iniziativa di FIOM-CGIL è emblematica dell’oggi. Non vale la pena qui commentare il contenuto dei manifesti (si commenta da sé), né elaborare qualche riflessione sul ruolo dei media nel rilanciare (se così si può chiamare il copia-incolla di “Bologna Today”) certi contenuti. La vera riflessione da fare è più che altro sistemica, legata a quest’ultima coda di degenerazione della ragione liberale (o del regime neoliberista, comunque lo si voglia chiamare), che dopo aver cancellato pezzo per pezzo ogni residuo di diritto sociale, ora fornisce ai sopravvissuti fatui pretesti per sentirsi parte di qualcosa. Nascono così le militanze su temi marginali tangenti questioni “civili” che hanno fondamenta più su un fumus mediatico che su una realtà dei fatti. È il metadone con cui il sistema neoliberista alimenta e stordisce coloro a cui ha sottratto tutto, per distrarli e renderli partecipi di qualche piccolo (Truman) show estemporaneo. Le operaie (e gli operai) delle fabbriche metalmeccaniche del bolognese hanno davvero come priorità il linguaggio quotidiano sessista e patriarcale e non un livello salariale tale da affrontare la crisi in arrivo o quell’assistenza pubblica necessaria a compensare il loro inesistente potere contrattuale di fronte al capitale? Non crediamo che sia così.
Il sindacato strumento di regime.
Crediamo piuttosto che si tratti di un’esibizione sindacale ordinata o preordinata, cui le lavoratrici del bolognese sono state chiamate a partecipare per amore o per forza. Anche il sindacato, dopo aver ceduto tutto se stesso alla logica neoliberale, ha bisogno in qualche modo di sentirsi utile e vivo. E l’unico ambito dove gli è consentito agire è proprio quello degli pseudo-diritti civili o umani, purché siano conformi al dettato che lo stesso regime impone come priorità, in un’ottica sempre divisiva del corpo sociale. Ecco allora l’esposizione di un falso problema, l’esaltazione di un’emergenza posticcia, l’organizzazione di una manifestazione a ispirazione negativa. Non c’è una mobilitazione per portare proposte migliorative, per veicolare dei “sì”, ma solo per opporsi a qualche nemico immaginario, per dire “no” o “stop” a quei mulini a vento che il regime liberale camuffa di volta in volta in draghi o mostri da combattere. E il corpo sociale, in questo caso rappresentato dalle lavoratrici metalmeccaniche del bolognese, diventa così un Don Chisciotte collettivo, con i suoi deliri e le sue traveggole, istigato da astuti Sancho Panza a dare l’assalto a nemici fantasma, a essere sempre contro qualcosa o qualcuno, perché di valori per cui combattere non ce ne sono più. E se ci sono, il regime liberale li tiene ben nascosti alla consapevolezza comune. Con l’aiuto anche dei sindacati.