Laura Henderson (1863-1944) è stata una produttrice teatrale inglese. Nel 1931 acquistò il Palais de Luxe di Londra. Per tentare di emulare il Moulin Rouge, la signora Henderson decise di avere ragazze nude in scena, ma per motivi di censura le donne senza vestiti dovevano restare completamente immobili. Per la prima volta in Inghilterra, la nudità femminile arrivò in teatro, grazie a una donna. Lo spettacolo si rivelò un inaspettato successo e, nonostante i bombardamenti nazisti, il teatro rimase aperto per tutta la durata della seconda guerra mondiale. La vicenda della signora Henderson è stata d’ispirazione per un film, Lady Henderson presenta. Per schivare la censura, nel film, Lady Henderson riesce a strappare un compromesso al Gran Ciambellano censuratore: le ballerine potranno mostrarsi nude, ma dovranno rimanere immobili come fossero “opere artistiche”. Durante la guerra Lady Henderson decide di non chiudere il teatro, contro il parere dell’autorità. Lady Henderson voleva che i giovani soldati destinati al martirio avessero un luogo di relax e di distrazione nonostante i continui bombardamenti. Lady Henderson aveva avuto un figlio morto nella Prima guerra mondiale nel 1915 a 21 anni, e sepolto in un cimitero di guerra in Francia. Dopo la sua morte scoprì che il figlio (che non aveva mai avuto una ragazza) teneva nascosta tra le sue cose la foto di una bella donna nuda. La morale corrente considerava la nudità un tabù che Lady Henderson decise di infrangere.
Lady Henderson difese l’apertura del teatro durante la guerra con queste parole, davanti a una folla di giovani soldati, di collaboratori e delle autorità che lo volevano chiudere (corsivi nostri): «Dunque c’è stata una guerra prima di questa, che doveva porre fine a tutte le guerre, io ho perso mio figlio, il mio unico figlio. Alec aveva 21 anni, è stato ucciso dai gas, a quanto pare, combattendo in Francia, qualche tempo dopo sono andata in camera sua per mettere via le sue cose e ho trovato una cosa strabiliante, quella che voi chiamate una cartolina francese , la fotografia di una donna nuda, la teneva nascosta, e io ho capito che Alec forse era andato incontro alla morte senza avere mai visto una donna nuda in carne e ossa. Io ho pensato che quella fosse una cosa orrenda, quando si perde un figlio in guerra si sa per certo, checché ne dicano gli altri, che la sua morte è stata inutile, non impedirà che ne seguano altre, altre guerre, altre giovani vite. Anni dopo quando mio marito morì e io rimase vedova decisi di comprare un teatro e di mettere in scena dei nudi, in modo che i giovani come Alec non si trovassero mai più nella medesima situazione […]. Sono certa di questo: il mio desiderio di porgere questo dono ai nostri giovani non è sbagliato. Visto che dobbiamo chiedere ai nostri ragazzi di rinunciare alla vita almeno non chiediamogli di rinunciare alla gioia o alla possibilità della gioia».
Gli uomini pagano per un desiderio che non riescono a colmare.
Il discorso apologetico di Lady Henderson riguarda la nudità femminile a consumo degli uomini, cioè la pornografia, ma in realtà può essere pacificamente esteso all’atto sessuale: il sesso è un diritto? Evidentemente stiamo parlando di un concetto universale, che in teoria riguarda tanto gli uomini come le donne. Nella pratica non è così. Che il sesso sia un diritto per le donne è fuori dubbio. Il femminismo lo proclama apertamente. La liberazione sessuale femminile promuove il diritto delle donne a fare sesso quando e come vogliono. Infatti si parla di liberazione sessuale femminile, solo al femminile, per un motivo: la rivoluzione sessuale non mirava a liberare gli uomini. Anzi, per certi versi la situazione sessuale maschile è peggiorata, come dimostra la nascita di nuovi fenomeni sociali, come quello degli Incel. In questi casi la liberazione sessuale femminile ha rappresentato la repressione sessuale maschile. Come ho già scritto nell’intervento precedente sulla pornografia, il femminismo sostiene che «la coercizione è parte integrante della sessualità maschile, quindi la sessualità non può essere intesa come un qualcosa che uomini e donne condividono in piena uguaglianza, […] ma solo come una forma di sfruttamento». Senza entrare per ora sul merito per quanto riguarda l’idea negativa che le femministe hanno sulla sessualità etero, segnata dalla coercizione, la violenza maschile e lo sfruttamento, bisogna condividere il fatto che uomini e donne abbiano concezioni, rappresentazioni e approcci al sesso differenti, «la sessualità non può essere intesa come un qualcosa che uomini e donne condividono in piena uguaglianza», quindi è sbagliato proporre misure unilaterali da un punto di vista solo femminile o solo maschile quando bisognerebbe arrivare a dei compromessi.
Dopo quasi mezzo secolo dalla rivoluzione sessuale, la morale dominante, le comunicazioni mediatiche e le normative sulla sessualità hanno preso un’impronta marcatamente femminista. Il femminismo proclama che uomini e donne siamo esseri identici e intercambiabili, quindi abbiamo lo stesso bisogno, lo stesso desiderio e lo stesso approccio al sesso. La visione sulla sessualità deve necessariamente uniformarsi. Come? La sessualità maschile, violenta, malsana e patriarcale, deve omologarsi a quella salutare, affabile, paritaria che, per una coincidenza del destino, risulta essere la sessualità femminile. Tutta la normativa occidentale che riguarda la sessualità, la prostituzione, il catcalling, il concetto di stupro e di consenso, la pornografia, tendono verso questa omologazione al sentire femminile. Evidentemente si tratta di una bugia plateale, segreto di Pulcinella, bisogno, desiderio e approccio, così come gli ormoni, sono completamente asimmetrici. Se non esistesse un divario nel desiderio non esisterebbe il diffuso fenomeno della prostituzione. Gli uomini non pagherebbero se non fossero forzati dalla scarsità di offerta e dal loro impellente bisogno. Oppure le donne, se fossero spinte dallo stesso desiderio sessuale degli uomini, lo farebbero gratis e molto più frequentemente. Le nuove possibilità tecnologiche non hanno fatto altro che confermare l’enorme divario esistente. Ad esempio, la piattaforma di incontri extraconiugali Ashley Madison, con 37 milioni di utenti, subì nel 2015 un hackeraggio che mostrò che molti profili femminili erano stati creati dall’azienda. Alcuni dati sono molto rilevanti: 20 milioni di uomini controllavano la casella di posta in arrivo del sistema di messaggistica di Ashley Madison, mentre solo lo facevano 1.492 donne. Lo stesso andamento fu registrato nella chat, con un’attività di 11 milioni di account maschili e di solo 2.409 femminili. In pratica, gli uomini sborsano dei soldi per una fantasia che non riescono a colmare.
Malgrado il discorso dominante istituzionale e femminista, la società, le aziende e le donne sono pienamente consapevoli di questo divario e ne approfittano, come fa Ashley Madison, e come fanno tutte le donne che aprono profili a pagamento sulle piattaforme. Il divario del desiderio maschile procura alla società un formidabile sistema immateriale di distribuzione di ricchezza (di Welfare), dagli uomini alle donne, e offre alle donne la possibilità di estorcere denaro per ciò che potrebbero (e dovrebbero?) dare gratis, quindi è nell’interesse della società e delle donne alimentare questo divario. Gli uomini pagano per il sesso perché non lo trovano gratis e non lo trovano perché le donne vogliono farsi pagare. La prostituzione esiste perché esiste un desiderio maschile insoddisfatto che le donne non sono disposte a soddisfare. Le donne sono le responsabili e le colpevoli della prostituzione. I termini però hanno la loro importanza, e possono cambiare i nostri criteri di giudizio, se al posto di desiderio parliamo di necessità. La prostituzione esiste perché esiste una necessità maschile e le donne non sono disposte a colmarla. Riporta l’opera La grande menzogna del femminismo (a pp. 529, 590): «È un fatto noto che il sesso giova alla salute, quel che è meno noto è che giova di più alla salute maschile, aiuta gli uomini a vivere più a lungo. Solo consci di quest’asimmetria si può valutare correttamente il costo che rappresenta per gli uomini la moralizzazione del sesso, i divieti imposti sulla prostituzione, sulla pornografia o la restrizione dei rapporti».
Un pensiero che non è nuovo, durante il Medioevo «la medicina del tempo cercò di alleviare i problemi che la castità poteva causare alla salute degli uomini e delle donne di Chiesa. La prognosi medica applicava trattamenti diversi a seconda del sesso e dei rimedi che possono sorprendere visti dalla prospettiva odierna, come ad esempio che gli ecclesiastici non potevano ricorrere alla masturbazione, che era invece consentita alle suore, purché la praticassero con le proprie mani o con un dildo fabbricato seguendo delle caratteristiche ben precise». Sotto la nuova ottica della salute il rifiuto femminile a colmare la necessità maschile acquisisce tutto un’altra valenza. Anche qui stiamo parlando di un concetto universale, la tutela della salute attraverso il sesso, che in teoria riguarda tanto gli uomini come le donne. Ma anche qui nella pratica non è così, per lo stesso motivo: l’asimmetria che esiste nell’accesso alla sessualità. Nella possibilità di accedere alla gratificazione sessuale il concetto di eguaglianza scompare tra uomini e donne, la maggior parte delle donne può accedere al sesso facilmente e in maniera quasi universale, per quanto riguarda gli uomini le percentuali si invertono. Se per le donne il femminismo continua a proclamare che il sesso è un diritto, lo fa perché sa che le donne, se vogliono, non hanno grossi problemi per accedere facilmente al sesso. Quando invece si sente proclamare su Internet e sui media che “il sesso non è un diritto”, è inteso che il messaggio è rivolto alla massa di insoddisfatti sessuali, agli uomini.
«Una cosa orrenda».
Sull’ottica della salute si è aperto un fronte per quanto riguarda l’assistenza sessuale alle persone con disabilità. Su questo argomento è stato realizzato un bel film, Gli Incontri (The Sessions) che ha come protagonista Helen Hunt nella veste di assistente sessuale. Il sesso è un diritto per le persone con disabilità? Se ne discute da tempo. Quando però l’argomento vira sulla salute degli uomini in generale, l’argomento sparisce dal dibattito pubblico. La tutela sessuale maschile è un concetto sconosciuto. I diritti biologici femminili sono garantiti nei paesi occidentali. Ad esempio, tutti tutelano il diritto della donna alla maternità, ma nessun paese garantisce all’uomo il diritto di conoscere il corpo di una donna, nemmeno quando rischiano la vita (come successe al figlio di Lady Henderson) o in punto di morte. Se un condannato a morte esprime come ultimo desidero di fare sesso con una donna, lo concediamo? (mi viene in mente il paziente del celebre film Qualcuno volò sul nido del cuculo, che conosce il corpo della donna grazie a un prostituta, un atto che verrà stigmatizzato dall’équipe medico con tragiche conseguenze per lui). «Una cosa orrenda», così descrive Lady Henderson l’impossibilità per un uomo di conoscere il corpo di una donna. È veramente «una cosa orrenda», come sostiene Lady Henderson? Il sesso è un diritto, anche per gli uomini? (Continua domenica prossima).