L’indottrinamento dei bambini non sembra subire degli arresti in nessun luogo dell’Occidente… le iniziative di questo genere contro l’innocenza dell’infanzia, contro la spensieratezza tipica dei bambini, contro l’entusiasmo che li contraddistingue, sembrano voler distruggere a tutti i costi tutta la bellezza di quella fase, sporcandola con ide(ologi)e malate, inutili, nonché antiscientifiche (sì, perché poi di scientifico non hanno un bel niente, contrariamente a quanto cercano di farci credere). Questa storia dell’identità di genere ha preso troppo la mano di scellerati insegnanti che incoraggiano i loro alunni a credere che il sesso non sia qualcosa di reale ed incontrovertibile come natura vuole, ma qualcosa di mutevole/mutabile, di personale, qualcosa che è possibile cambiare a proprio piacimento, alla stregua di un vestito o di un colore di capelli; tutta la “didattica sul genere” sembra ora essere diventata parte normale dell’insegnamento, qualcosa di non molto diverso dalla geografia o dalla matematica, tanto che gli stessi bambini finiscono per chiedere di essere definiti mediante i propri pronomi preferiti (cosa, ribadiamo, a cui dei bambinetti non avrebbero mai neanche lontanamente pensato, se non fossero stati bombardati da questi argomenti, tra scuola, tv, pubblicità, politica, giocattoli gender neutral e diavolerie simili).
E così, tanto per non perdere l’abitudine, nel maggio di quest’anno, in Canada (posto molto “all’avanguardia” su questioni progressiste all’ennesima potenza), gli attivisti di genere hanno lanciato un’altra indispensabile iniziativa: il progetto “Gegi”, con l’importantissimo compito di insegnare a bambinetti in età da asilo che il sesso non esiste. Ovviamente tutti i ragazzi/bambini che si percepiscono del sesso opposto (non ho ben capito come mai adesso fiumi di bambini sembrano tutti confusi sul proprio genere… ma non sarà forse perché li stanno bombardando con queste questioni di cui a loro, in situazioni normali, non importa niente?) possono controllare se il consiglio scolastico della propria scuola permette loro di… prendere in prestito i migliori libri? No. Di usufruire dei migliori computer per fare ricerche? Nooo! Di poter utilizzare laboratori, impianti sportivi, biblioteche all’avanguardia? Neanche. Possono indagare su qualcosa di cui nessuno studente potrebbe mai fare a meno: la possibilità di poter utilizzare i bagni del genere a cui sentono di appartenere. Il tutto simpaticamente condito dalla mascotte-unicorno (che ultimamente sembra essere diventata il simbolo del mondo arcobaleno) Gegi, acronimo di “Gender Expression Gender Identity, la quale, dietro il simpatico faccino sorridente, tenta anche di strappare informazioni private ai ragazzini online. Stranamente (forse erano ubriachi), la pagina di Gegi ora sembra essere stata bloccata, a tutela della privacy dei bambini.
I bambini nel mirino.
Oramai questi attivisti sono del tutto fuori controllo: hanno preso di mira i più vulnerabili, quelli più malleabili e più facilmente influenzabili, per poter indottrinare intere generazioni con questa ossessione dell’ideologia di genere e creare delle controversie giudiziarie. Questa élite di intoccabili (non so se ci avete fatto caso, ma oramai queste minoranze sono praticamente immuni da qualsiasi provvedimento legale, da qualsiasi regola, come se non fossero suscettibili di punizioni, come se per loro la legge non valesse più) sembra fermamente decisa a mobilitare stuoli di bambini da usare come mezzi per raggiungere i propri scopi discutibili… Sì, perché l’indottrinamento fin dalla più tenera età permette loro di abbattere ogni residuo (semmai ancora esistesse) limite in materia di sesso biologico: sono proprio i bambini quelli presi più di mira, essendo quelli più indifesi e gli unici ancora privi di senso critico.
Sarà solo coinvolgendo loro che la strada sarà completamente spianata… Chi più di un bambino, che è praticamente come una tela bianca su cui poter disegnare e che assorbe come una spugna tutto ciò che gli viene insegnato, può acriticamente portare avanti questa ideologia, quando gli viene inculcata fin dalla più tenera età per quasi 10 ore al giorno? Ed è per questo che adesso nel mirino ci sono loro! Per la prima volta mi vedo costretta, ma solo su questa tematica, ad avallare la tesi delle iperfemministe radicali. Capita che anche un orologio rotto segni l’ora giusta due volte al giorno, dunque bisogna essere realisti e accettare che talvolta il nemico del mio nemico può essere mio amico, e in questo senso a loro va il mio plauso.