La Fionda

Il privilegio maschile di morire prima

di Santiago Gascó Altaba – Circa un mese fa ho pubblicato un articolo intitolato “Il vantaggio biologico femminile: una bugia da sfatare”, dove elencavo in maniera succinta delle obiezioni tratte dal libro “La grande menzogna del femminismo”. La conclusione dell’articolo: la premorienza maschile è dovuta principalmente a cause socio-economiche e non a un presunto vantaggio biologico femminile per lo più inesistente. Per quanto assurdo possa sembrare, questa tesi è condivisa anche dalle istituzioni e dal femminismo (in linea con la perenne contradditorietà insita nella sua ideologia), come vedremo successivamente. (Per ulteriori approfondimenti su questo argomento rimando come al solito alla lettura del  secondo volume dell’opera “La grande menzogna del femminismo”).

Nella Tv spagnola Canal Sur il sociologo Hilario Sáez spiega: “Noi uomini paghiamo un prezzo molto alto per difendere i nostri privilegi: moriamo sette anni e mezzo prima, subiamo il 90% degli incidenti lavorativi, il 90% degli incidenti di traffico, siamo il 90% della popolazione carceraria, il 90% di quelli che si drogano, i costi della mascolinità tradizionale sono altissimi…” (In Canal Sur, Solidarios, Feminismo en el siglo XXI, al minuto 4:08). Vale la pena di rileggere di nuovo: “Noi uomini paghiamo un prezzo molto alto per difendere i nostri privilegi”, decidiamo di morire prima, scegliamo di subire incidenti lavorativi e di traffico, prediligiamo la permanenza in prigione piuttosto che una vacanza al mare, preferiamo una vita devastata dalle droghe, e così via.

Tutto questo è ininfluente per l’ONU.

Questa non è la stravagante e singolare opinione di un sociologo che è stato misteriosamente invitato in TV a esporre il suo particolare punto di vista. Della stessa opinione è l’ONU. A proposito degli uomini latinoamericani che vivono in media 5,8 anni in meno delle donne l’ONU asserisce: “La mascolinità tossica, contribuisce a tassi più alti di suicidio maschile, omicidio, tossicodipendenze e incidenti stradali”. E il titolare di questo articolo sul sito dell’ONU recita: “Nel continente americano il maschilismo riduce la vita degli uomini”. Il testo asserisce: “Molte delle principali cause di morte nel continente americano, comprese le patologie cardiache, la violenza interpersonale e gli incidenti di traffico, sono direttamente in relazione con comportamenti maschilisti socialmente costruiti”. “Questo concetto di mascolinità comporta tre rischi in genere: a) rischi per le donne e i bambini soggetti a violenza interpersonale, infezioni di trasmissione sessuale, gravidanze imposte e paternità assente; b) rischi per gli altri uomini, vittime di incidenti, omicidi e altre forme di violenza; c) rischio per se stessi, soggetto a suicidio, incidenti, alcolismo e altre tossicodipendenze.”

“Gli uomini muoiono più spesso per fare il macho che per malattie”, recita invece l’autore di un articolo sulla “Nuova Mascolinità” del giornale El país, primo giornale della Spagna. Non cercate statistiche, non ci sono. Ricorda in qualche maniera lo slogan diffuso per anni da molte testate che sosteneva che “la prima causa di morte delle donne è la violenza maschile”. In entrambi i casi non ci sono statistiche perché non esistono. Quanto affermato è palesemente falso. D’altra parte, il fatto che nel continente americano la coscrizione obbligatoria colpisca principalmente i maschi, che addirittura in alcuni paesi di latinoamericani ci siano delle retate di reclutamento maschile, che in molti paesi latinoamericani le donne vadano in pensione prima degli uomini, che esista una discriminazione effettiva nelle separazioni, che i Tribunali (e talvolta le normative, come in Argentina) giudichino più severamente i maschi e così via, tutto questo è ininfluente per l’ONU e non merita di essere menzionato.

“Una campagna per una mestruazione femminista”…

Ovviamente la mortalità femminile è affrontata in maniera diversa. Come tutti noi sappiamo, ogni sofferenza e patimento della donna è dovuta al Patriarcato, cioè a noi uomini. La carenza di mezzi, le malattie, il ciclo, le doglie e il parto, tutto è stato addebitato in maniera “esplicita” al patriarcato. Ecco alcuni estratti di citazioni di libri femministi e dei media tratte dal libro “La grande menzogna del femminismo” (pagg. 34, 1155-1156): “Molti studi dimostrano quanto, ancora oggi, le donne risultino svantaggiate rispetto agli uomini nella tutela della loro salute, e quanto sarebbe importante promuovere una consapevolezza sociale e individuale sui fattori di rischio legati alla salute femminile”. “Troppi farmaci a misura dell’uomo. Quote rose negli studi clinici”. “La mestruazione non è più naturale per la donna di quanto non lo sia per un bruto, e avrà la sua fine quando le donne prenderanno finalmente possesso del proprio corpo”. “Una campagna per una mestruazione femminista, ecologica e popolare per recuperare il controllo dei nostri corpi”. “I disturbi di cui soffrono le donne durante il loro periodo hanno spesso, molto probabilmente, origine psicosomatica più che fisiologica, culturale più che biologica”. “Le nostre malattie, come quelle dei lavoratori nelle fabbriche vengono fatte passare come inevitabili da una medicina funzionale al sistema”. “I maschi si impegnano a far diventare i processi fisiologici femminili naturali in processi patologici. Così inventano malattie o medicalizzano la gravidanza, il parto o la menopausa”. “Ciò che salva dalla malattia è la coscienza della propria oppressione”. “Le condizioni materiali e i rapporti sociali dentro i quali si svolge la nostra vita sono un continuo attacco alla nostra salute fisica e al nostro equilibrio psichico. Il nostro corpo fin dalla nascita è preso d’assedio e subisce continue violenze, dirette o indirette…”.

Secondo quanto sopra esposto possiamo desumere:

  • la premorienza maschile è dovuta principalmente a cause socio-economiche,
  • le istituzioni e i media ne sono a conoscenza,
  • la responsabilità di questa premorienza è addossata al patriarcato, cioè agli uomini stessi,
  • la responsabilità della mortalità femminile, delle malattie e delle sofferenze fisiche delle donne sono attribuite dal femminismo (ideologia dominante delle istituzioni) parimenti al patriarcato, cioè agli uomini.

Se mai morirò prima della mia ex, chissà quale sarà il motivo.

Arrivati a questo punto, posso solo orgogliosamente confessarvi che in questi ultimi anni, a seguito di un procedimento giudiziario di separazione molto conflittuale, il sottoscritto ha difeso con fermezza e determinazione i propri privilegi di uomo: ho voluto essere sottoposto a una quindicina di procedimenti penali nei miei confronti, ho deciso di essere espulso dalla mia casa e ho scelto di dormire in macchina per strada, ho voluto decisamente essere accusato falsamente di violenze fisiche, di abusi sessuali sulle mie figlie e di prestazioni sessuali violente sulla mia ex e naturalmente ho gradito in questi anni la sottrazione dei miei figli, in attesa che le ultime udienze di questo infinito “processo” di separazione mi permettano di farmi spedire finalmente qualche annetto in prigione in maniera di poter difendere congruamente i miei privilegi maschili. Se mai morirò prima della mia ex, chissà quale sarà il motivo.



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