Se dovessi elencare delle femministe italiane storiche, penso che il primo nome che mi verrebbe in mente sarebbe quello di Carla Lonzi (1931-1982). Assieme ad altre due femministe, nel 1970 fonda uno dei primi gruppi femministi italiani, Rivolta Femminile, e affiggono sui muri di Roma il loro manifesto. Nel 1970 pubblica Sputiamo su Hegel e nel 1971 La donna clitoridea e la donna vaginale, due opere ormai considerate classiche di contestazione della cultura maschile. Il pensiero di Carla Lonzi non è affatto originale, riproduce i dogmi femministi che prima di lei avevano proclamato quelle che l’avevano preceduta. Questi dogmi sono l’essenza della dottrina femminista, vediamoli per l’ennesima volta. Nel manifesto di Rivolta Femminile (R), in Sputiamo su Hegel (H) e in La donna clitoridea e la donna vaginale (V) scrive:
1) Oppressione storica della donna. «essa non prevede la liberazione della donna, il grande oppresso della civiltà patriarcale» (R), «l’oppressione della donna non inizia nei tempi, ma si nasconde nel buio delle origini» (H), «l’oppressione della donna è il risultato di millenni» (H), «si scopre ogni giorno di più l’abisso millenario in cui affonda e si perde l’oppressione della donna e si scopre via via la struttura oppressiva del patriarcato in tutta la sua complessità di trama» (V), «la donna, che proviene dall’oppressione storicamente protrattasi nei millenni» (V) // 2) Innocenza (passività) storica femminile. «Abbiamo guardato per 4.000 anni: adesso abbiamo visto!» (R), «la Storia è il risultato delle azioni patriarcali» (H) // 3) Colpevolezza del padre, patriarcato. «Noi siamo responsabili di aver generato I’umanità dalla nostra schiavitù: non è il figlio che ci ha fatto schiave, ma il padre» (H), «il padre è cattivo, il pene è cattivo: questa è una realtà del mondo patriarcale» (V) // 4) Censura storica della donna. «La differenza della donna sono millenni di assenza dalla storia» (H) // 5) Le donne come classe sociale indifferenziata. «La donna è oppressa in quanto donna, a tutti i livelli sociali: non al livello di classe, ma di sesso» (H).
6) Superiorità morale della donna. «Il rapporto hegeliano servo-padrone è un rapporto interno al mondo umano maschile» (H) (cioè, le donne non si esprimono in gerarchie) // 7) Inferiorità morale dell’uomo, l’uomo violento. «La guerra è stata da sempre l’attività specifica del maschio e il suo modello di comportamento virile» (R), «la specie dell’uomo si è espressa uccidendo, la specie della donna si è espressa lavorando e proteggendo la vita» (H), «l’uomo e solo l’uomo ha avuto la capacità di diventare pericoloso alla vita stessa del pianeta: la metà del genere umano non può continuare ad assistere impotente a questa preparazione della catastrofe» (V) // 8) La famiglia, le religioni e l’istituzione del matrimonio sono nemiche della donna. «Riconosciamo nel matrimonio l’istituzione che ha subordinato la donna al destino maschile» (R), «siamo contro il matrimonio» (R), «la famiglia è il caposaldo dell’ordine patriarcale: essa è fondata non solo negli interessi economici, ma nei meccanismi psichici dell’uomo» (H), «la liberazione della donna non consiste nel raggiungere l’indipendenza economica, ma nel demolire quella istituzione che I’ha resa più schiava e schiava più a lungo degli schiavi» (H), «Alle nostre spalle sta l’apoteosi della millenaria supremazia maschile. Le religioni istituzionalizzate ne sono state il più fermo piedistallo» (R) // 9) Eterno femminino, condizionamento e costruzione della mente femminile. «Riconosciamo il carattere mistificatorio di tutte le ideologie» (R), «il mito della complementarietà è stato usato dall’uomo per giustificare il proprio potere» (R), «la passività non è I’essenza della femminilità, ma l’effetto di un’oppressione che la rende inoperante nel mondo» (V) // 10) La Natura (gravidanza, mestruazioni, parto,… nei testi di Lonzi l’atto sessuale) è nemica della donna. «La subordinazione della donna è sancita nell’atto sessuale del coito da cui l’uomo trae la convinzione naturale della sua supremazia, che questo è il presupposto della famiglia patriarcale autoritaria, oppressiva e antisociale, dunque accumulatrice di beni e di prestigi» (V), «essa è oppressa dal modello sessuale» (V) // 11) L’eteresessualità è una costruzione culturale, nemica della donna. «fin quando l’eterosessualità sarà un dogma, la donna resterà in qualche modo la complementare dell’uomo» (V) «l’eterosessualità […] è un pilastro del patriarcato» (V) // 12) Esclusione maschile. «Comunichiamo solo con donne» (R)
Nulla di nuovo, dunque. “Verità” che si possono trovare in qualsiasi libro femminista. Enunciati soggettivi che non perdono un briciolo di plausibilità se si invertono i sessi. Come al solito, la validità di quanto affermato è determinata da un assioma che è evidente per sé, che non ha bisogno di alcuna dimostrazione, il dogma femminista assoluto (donna/vittima, uomo/oppressore). Questo dogma serve di fondamento a tutta la dottrina femminista, ma la costringe anche alla rinuncia dell’imparzialità e della logica, a realizzare spesso contorsioni mentali per poter piegare la logica alla sua volontà. Vediamo un paio di esempi in Carla Lonzi. A proposito dell’aborto, in Sessualità femminile e aborto scrive: «Il concepimento è frutto di una violenza della cultura sessuale maschile sulla donna, che viene poi responsabilizzata di una situazione che invece ha subìto. Negandole la libertà di aborto l’uomo trasforma il suo sopruso in una colpa della donna. Concedendole tale libertà l’uomo la solleva dalla propria condanna attirandola in una nuova solidarietà che rimandi a tempo imprecisatamente lontano il momento in cui essa si chieda se risale alla cultura, cioè al dominio dell’uomo, o all’anatomia, cioè al destino naturale, il fatto che essa rimane incinta». L’uomo è sempre colpevole, qualsiasi cosa promuova, il divieto di abortire o il suo sostegno.
A proposito della libertà sessuale femminile, in Significato dell’autocoscienza nei gruppi femministi scrive: «…la rivoluzione sessuale maschile è stato l’ultimo atto con cui il patriarcato ha cercato di rendere rivoluzionaria un’oppressione: “Il sesso è bello! Il coito è bello!” inganna ancora una volta la donna su ciò che è bene per lei». Anche in questo caso l’uomo non ha scampo, non riesce a sfuggire alla sua colpa, prima perché la reprimeva sessualmente ora perché l’inganna. Questa colpa dogmatica e irrazionale viene espressa in maniera magistrale da Carla Lonzi quando parla di parità, in Sputiamo su Hegel: «L’uguaglianza tra i sessi è la veste in cui si maschera oggi l’inferiorità della donna». La “parità” sarebbe il travestimento usato dall’uomo per continuare ad opprimere la donna, la colpa maschile rimane. Si tratta tra l’altro di un pensiero molto attuale: la parità non c’è ancora. Il femminismo è una dottrina work in progress, raggiunti gli obiettivi pretesi, si aggiungono sempre di nuovi in un continuum verso un traguardo sempre più lontano e irraggiungibile. Come ha lasciato intendere molto bene Carla Lonzi, la parità non si raggiungerà mai, perché questa sarà sempre un sotterfugio maschile per opprimere la donna.
Il discorso più originale di Carla Lonzi riguarda la sua teoria sulla donna clitoridea e la donna vaginale. In breve, esiste «un sesso colonizzante e un sesso colonizzato ». Il piacere vaginale della donna sarebbe un piacere indotto dalla costruzione patriarcale a vantaggio dell’uomo (e della procreazione). Biologicamente la donna otterrebbe il piacere dalla clitoride, e non avrebbe bisogno dell’uomo. In Sessualità femminile e aborto, il piacere vaginale è un «processo di acculturazione se mai ce ne fu uno nei rapporti di assoggettamento tra gruppi», una «congiura del potere maschile». «Una procreazione coatta e ripetitiva ha consegnato la specie femminile nelle mani dell’uomo di cui ha costituito la prima base di potere». In La donna clitoridea e la donna vaginale, «avere imposto alla donna una coincidenza che non esisteva come dato di fatto nella sua fisiologia è stato un gesto di violenza culturale che non ha riscontro in nessun altro tipo di colonizzazione». «La cultura sessuale patriarcale, essendo rigorosamente procreativa, ha creato per la donna un modello di piacere vaginale». «Il fatto che l’uomo ci ha voluto vaginali contro ogni evidenza fisiologica ci doveva far dubitare: poiché l’uomo ha voluto sempre la donna non nella libertà, ma nella schiavitù». «Nella cultura sessuale patriarcale non è l’uomo a cercare la donna, ma è il suo pene a cercare la vagina». «Il piacere vaginale… è il piacere ufficiale della cultura sessuale patriarcale». «L’uomo ha sottomesso la donna facendone lo strumento voluttuoso della sua sessualità». Teoria interessante, che ogni giorno viene smentita da milioni di donne. Comunque, siamo sempre nel regno della soggettività, della parzialità, della vittimizzazione della donna e della colpevolizzazione dell’uomo. Vogliamo creare un racconto plausibile a sessi invertiti, che vittimizzi l’uomo e colpevolizzi la donna? Semplice, tra l’altro l’uomo possiede più opzioni: c’è l’uomo coito vaginale, l’uomo coito anale, l’uomo fellatio e l’uomo onanista. Percorrendo la stessa logica vittimista/colpevolizzante, l’uomo coito vaginale sarebbe la pratica imposta culturalmente dalle donne. Le altre tre, sceglietene pure una, magari quella che le donne disapprovano di più, sarebbero la vostra vera natura del piacere che le donne avrebbero cercato di cancellare lungo i millenni. Scambiate nel testo di Carla Lonzi le espressioni “donna clitoridea” e “donna vaginale” per quelle maschili previamente elencate e… voilà, il gioco è fatto!
Concludo con un paio di riflessioni molto brevi. In Sputiamo su Hegel Carla Lonzi ha esplicitato in maniera cristallina l’abc del femminismo: «l’esperienza femminile più genuina di questi anni ha portato a un processo di svalutazione globale del mondo maschile». Inoltre, «il nostro lavoro specifico consiste nel cercare ovunque, in qualsiasi avvenimento o problema del passato e del presente, il rapporto con l’oppressione della donna. Saboteremo ogni aspetto della cultura che continui ancora tranquillamente a ignorarlo». In sintesi, 1) svalutare l’universo maschile; 2) analizzare la realtà sempre in rapporto con l’oppressione della donna. Non è possibile dunque analizzare il mondo sotto un’altra lente, l’oppressione maschile non può esistere, perché rappresenterebbe la smentita della dottrina femminista. Il principio femminista della “donna oppressa per mano dell’uomo” è il principio dogmatico assoluto, assioma che spiega ogni cosa, rapporto e realtà del mondo. Carla Lonzi dixit.