Ancora troppi particolari poco chiari nella terribile vicenda di Anna Sviridenko e Andrea Paltrinieri ma, pur condannando fermamente il tragico epilogo, alcuni dubbi sorgono. Come ha fatto Anna a chiedere la separazione in Austria, visto che i figli erano residenti in Italia? Come ha fatto il tribunale modenese a riconoscere il provvedimento adottato a Innsbruck, visto che non ne aveva titolo? Il Foro competente è sempre quello di residenza dei minori, anche tra coniugi che se li contendono tra città o regioni diverse. A maggior ragione quando si tratta di uno stato estero, ancorché comunitario. Le notizie si susseguono frammentarie e la nebbia rimane. Andrea, qualunque ingiustizia ritenesse di aver subito, non poteva sentirsi legittimato ad uccidere. È quindi ovvio che il gesto non può e non deve essere giustificato, ma è importante comprendere da cosa nasca, perché il tutto non può essere superficialmente archiviato con “lei era una santa e lui un criminale”.
I bambini dove sono nati e dove hanno vissuto? Le cronache, seppure stringate, dicono che Anna facesse la pendolare tra Italia ed Austria, 1.000 km a settimana per stare vicina ai figli che quindi – intuitivamente – non portava con sé ad Innsbruck. Sembra che la separazione in Austria fosse datata maggio 2023, i bambini da un anno avevano in Austria i parenti, la residenza, il pediatra, la scuola materna? La madre era russa, lavorava in Austria e aveva sposato un italiano; dove sono radicati i bambini, in che lingua ci si rivolge loro? È possibile che un Paese accetti di trasferire la residenza di due bambini sulla sola istanza materna, senza interpellare il padre e soprattutto senza che tali bambini abbiano mai messo piede nel Paese stesso? È possibile che un tribunale estero si dichiari competente in merito a due minori che non ha mai visto e che nemmeno vivono in loco? Ma soprattutto, è possibile che un tribunale italiano si dichiari incompetente in merito a due bambini nati in Italia, sempre vissuti in Italia e residenti in Italia? Dalle notizie che trapelano sembra anche che Anna mirasse ad un definitivo allontanamento del padre, visto che con una ulteriore istanza chiedeva l’affidamento esclusivo. Ma i giudici austriaci, sottolineano tutte le fonti, “aveva accordato l’affidamento «prevalente» concedendo al padre il diritto di visita”. Bontà loro, aggiungerei. Hanno “concesso” il diritto di visita, di cosa si lamentava questo padre incontentabile?
Solleviamo il problema dal 2004.
Credo, pur senza conoscere gli atti, che l’istanza di trasferimento concomitante alla separazione avrebbe dovuto essere presentata nel tribunale competente per territorio, che secondo il nostro ordinamento è quello di residenza dei minori (NB: di residenza attuale, non di residenza futura visto che un genitore ha in programma il prossimo anno di trasferirsi definitivamente). Al tribunale modenese si sarebbe presentato questo quadro: i bambini sono nati in Italia e sempre vissuti in Italia, la madre chiede di andarsene all’estero portandoli con sé. La situazione oggettiva dice che il padre a Modena, oltre a garantire il mantenimento del contesto abituale dei minori, avrebbe potuto contare su una rete familiare costituita da nonni paterni, zie, zii e cugini. La madre, viceversa, ad Innsbruck non avrebbe avuto una rete familiare a supportarla e, visto il lavoro prestigioso ma impegnativo, avrebbe dovuto lasciare che dei figli si occupassero estranei a pagamento. Ciò non toglie che il tribunale modenese avrebbe comunque potuto autorizzare l’esproprio dei figli tramite trasferimento all’estero, da noi la maternal preference impera sovrana e “la mamma è sempre la mamma” vale più di norme, logica e buonsenso. Resta il fatto che la possibilità di giocarsela in Tribunale ad Andrea è stata negata, hanno prevalso il colpo di mano, l’arroganza austriaca, l’arrendevolezza italiana. Forse l’Italia non vedeva l’ora di liberarsi della patata bollente lasciandola ai crucchi, questo non si saprà mai.
Un gesto sicuramente folle è stato l’epilogo di una vicenda che avrebbe potuto e dovuto essere condotta in modo diverso. Ciò non significa sminuire la gravità dell’omicidio o addirittura giustificarlo, ma la responsabilità di quanto accaduto non ricade esclusivamente su Andrea. La domanda da un milione di dollari: ha fatto bene Anna ad allontanare i figli da Andrea perché era pazzo, oppure Andrea è impazzito proprio perché Anna gli stava allontanando i figli? Profetico, purtroppo, lo stralcio conclusivo del capitolo “la follia del sistema”, tratto dal libro “Perché i giudici non sono bambini” (2004) Capitolo 15, da pag. 185, la case history di una strage familiare, analizzata criticamente. L’ispettore Saverio Galoppo si suicida dopo avere ucciso la moglie che lo ostacolava nelle visite dei figli ed aveva annunciato di volersi trasferire dalla Liguria alla Puglia: « (…) Il gesto dell’ispettore Galoppo, purtroppo, è folle quanto il Sistema che lo ha generato. Nessuno sottolinea che vi sia stato un evento scatenante, o una somma di eventi scatenanti. Nessuno sottolinea come la minaccia “di non vedere più i figli” venga percepita come gravemente destabilizzante, ma al contempo concretamente attuabile ed infatti frequentemente attuata. Saverio Galoppo ha compiuto un gesto folle, che però è folle nella stessa misura della inibizione giuridica della genitorialità che ne ha scatenato le pulsioni violente.
I tanti casi simili che ci saranno.
In natura anche l’animale più mite diventa aggressivo quando non ha più alcuna via d’uscita; la disperazione è la molla caricata dal Sistema e le vittime sono tanto gli uccisi quanto gli uccisori. Come spesso accade nei casi di omicidio legato alla separazione, l’accusa di saper amare solo con il possesso dimentica che la controparte “voleva” i figli almeno quanto l’omicida. Si vuole ignorare come un genitore separato che deve incontrare i figli ogni quindici giorni non “si sente” vittima di una ingiustizia, ma “è” effettivamente vittima di una gravissima ingiustizia, tanto quanto vittime lo sono i figli che secondo un malcostume consolidato (attenzione: non secondo la legge) perdono il diritto alla bigenitorialità. Si vuole far passare sotto silenzio, ed è gravissimo che nessun operatore del Sistema lo evidenzi, come ad un genitore non affidatario venga imposto di considerare “normale” ed “obbligatorio” ciò che lo stesso Diritto e la stessa psicologia hanno da sempre definito lesivo di un sano processo evolutivo del bambino. Un genitore non separato che volesse trascorrere con il proprio figlio un weekend ogni quindici giorni, quattro/sei ore alla settimana, una settimana in inverno e due settimane in estate, verrebbe – da psicologi, giudici, avvocati ed assistenti sociali, – unanimemente considerato un genitore trascurante. E in un giudizio di separazione questa sua trascuratezza lo farebbe definire genitore “inadeguato”.
Un genitore separato che non vuole limitarsi a trascorrere con il proprio figlio un week end ogni quindici giorni e quanto segue, è considerato un genitore che non vuole adempiere alle statuizioni giudiziarie dunque invasivo, abusante, conflittuale. E in un giudizio di separazione ciò lo farebbe definire genitore “inadeguato”. L’attuale standard delle separazioni è un Sistema schizofrenico e schizofrenizzante perché obbliga a concepire la “genitorialità” (che nasce da basi biologico/istintuali di enorme spessore) secondo meccanismi antitetici e paradossali che variano in funzione dello stato civile dei soggetti coinvolti, criminalizzando il singolo che coglie l’incongruenza del Sistema. In altri termini è un Sistema folle, perché contraddice le premesse sulle quali si basa per operare, disattende le proprie stesse ingiunzioni e le aspettative di giustizia che crea. Psichiatri e psicologi sanno perfettamente che un sistema basato su tali contraddizioni è di per sé criminogenetico perché opera con modalità schizofrenica. Per mistificare tale natura allora diventa utile, comodo e soprattutto facile che la follia del Sistema-separazioni vada imputata a Galoppo. Ai tanti Galoppo che ci sono stati, ai tanti che purtroppo ancora ci saranno (…)».